Le Gallerie Estensi di Modena, presso la Sala mostre, accolgono dall’11 settembre 2021 al 13 febbraio 2022 la mostra Capa in color, in occasione della quale il pubblico potrà ammirare una selezione degli scatti a colori del celebre fotografo di fama mondiale Robert Capa. Curata dal Centro Internazionale di Fotografia di New York, l’esposizione è prodotta dalla Società Ares con le Gallerie Estensi. Robert Capa è internazionalmente noto per le sue fotografie in bianco e nero, ma ha lavorato regolarmente con pellicole a colori fino alla sua scomparsa, nel 1954. La rassegna riunisce oltre 150 scatti a colori, lettere personali e appunti dalle riviste su cui furono pubblicate.
Capa in color dà la possibilità di esplorare il forte legame di Robert Capa con la fotografia a colori, attraverso un percorso che intende illustrare la società nel secondo dopoguerra. L’esposizione è frutto di un progetto di Cynthia Young, curatrice della collezione di Robert Capa al Centro internazionale di fotografia di New York, nato con l’obiettivo di presentare un aspetto sconosciuto della carriera del grande fotografo. Intende illustrare il particolare approccio di Capa verso i nuovi mezzi fotografici e la sua capacità d’integrare il colore nei lavori da fotoreporter, realizzati tra gli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento.
“Oggi grazie alla possibilità del digitale”, dichiara Martina Bagnoli, direttrice delle Gallerie Estensi, “possiamo riscoprire e valutare nuovamente l’abilità di Robert Capa nel fotografare a colori. Tutte le immagini in mostra sono state scansionate e poi corrette cromaticamente per restituire alle pellicole il colore sufficiente per renderle adeguate alla versione originale, poiché con il passare del tempo queste, specialmente quelle in Ektachrome, avevano subito perdite di colore importanti”. “Il lungo lavoro di restauro promosso dall’International Center of Photography”, prosegue Bagnoli, “ci permette di tornare ad apprezzare Robert Capa in tutte le sue sfumature. Con questa iniziativa le Gallerie Estensi vogliono celebrare il colore del passato, ma anche segnare un nuovo inizio ’a colori’ per il museo dopo i lunghi mesi di grigio che la pandemia ha imposto a tutti noi”.
Nato a Budapest con il nome di Endre Friedmann e naturalizzato cittadino americano nel 1946, Robert Capa venne considerato dal Picture Post come “il più grande fotografo di guerra”, in riferimento agli scatti compiuti durante la guerra civile spagnola. Durante la seconda guerra mondiale, Capa ha collaborato con molte riviste, quali Collier’s e Life, che gli hanno permesso di acquisire una particolare sensibilità nella rappresentazione della guerra e delle devastazioni. Le sue immagini simboleggiano la brutalità dei conflitti e hanno contribuito a cambiare la percezione del pubblico verso la fotografia di guerra.
Il 27 luglio 1938, essendo in Cina per documentare la guerra sino-giapponese in un reportage durato otto mesi, Capa scrisse a un amico della sua agenzia di New York: “Spediscimi immediatamente dodici rulli di Kodachrome con tutte le istruzioni su come usarli, filtri, ecc... in breve, tutto ciò che dovrei sapere, perché ho un’idea per Life". Anche se di quel servizio rimangano solo fotografie in bianco e nero, eccetto quattro immagini pubblicate sulla rivista Life il 17 ottobre 1938, la lettera esprime l’interesse di Capa per i lavori con pellicole a colori, ben prima che venissero largamente impiegate da molti altri fotoreporter.
Nel 1941, Capa immortalò a colori lo scrittore Ernest Hemingway nella sua casa a Sun Valley, in Idaho, e utilizzò pellicole a colori anche durante la traversata dell’Atlantico su una nave merci con un convoglio alleato, scatto che fu pubblicato dal Saturday Evening Post. Della produzione di Capa sono molto noti i reportage del secondo conflitto mondiale, soprattutto dello sbarco in Normandia, pur avendo privilegiato in particolare pellicole in bianco e nero. Le poche immagini a colori ritraggono soprattutto le truppe americane e il corpo francese a cammello in Tunisia, nel 1943.
Dopo il secondo conflitto mondiale, l’attività del fotografo si orientò esclusivamente verso l’utilizzo di pellicole a colori, soprattutto per fotografie destinate alle riviste dell’epoca come Holiday e Ladies’ Home Journal (USA), Illustrated (UK), Epoca (Italia). Presentate ai lettori per la prima volta, quelle immagini avevano lo scopo di raccontare al pubblico americano ed europeo la vita quotidiana di persone comuni e di paesi lontani, in modo radicalmente diverso rispetto ai reportage di guerra che avevano guidato i primi anni della carriera di Capa. L’abilità tecnica del maestro, insieme alla capacità di raccontare le emozioni umane presentata nelle prime fotografie in bianco e nero, gli permise di muoversi abilmente tra i diversi tipi di pellicola, utilizzando il colore a completamento dei soggetti fotografati. Tra questi primi lavori, le fotografie della Piazza Rossa di Mosca, realizzate durante un viaggio in URSS nel 1947 con lo scrittore John Steinbeck e la vita dei primi coloni in Israele nel 1949-50. Per il progetto Generazione X, Capa andò a Oslo, a Essen, nel nord della Norvegia e a Parigi con l’obiettivo di catturare la vita e i sogni delle giovani generazioni nate prima della guerra.
Gli scatti di Capa mostrano ai lettori anche un ritratto dell’alta società, dovuto al sapiente uso della fotografia a colori. Nel 1950, immortalò le stazioni sciistiche più alla moda delle Alpi svizzere, austriache e francesi, e le spiagge francesi di Biarritz e Deauville per il fiorente mercato turistico presentato dalla rivista Holiday. Inoltre scattò varie fotografie di moda, lungo le banchine della Senna e in Place Vendome. Ebbe modo di ritrarre attori e registi sui set cinematografici, ad esempio Ingrid Bergman nel film Viaggio in Italia di Roberto Rossellini, Orson Welles in Black Rose e John Huston in Moulin Rouge. Nello stesso periodo realizzò anche una serie di ritratti, come quelli di Pablo Picasso, fotografato su una spiaggia con il figlio Claude, o di Giacometti nel suo studio a Parigi.
Capa in color intende mostrare come Robert Capa iniziò a osservare il mondo in modo diverso e come la sua attività riuscì ad adattarsi alla nuova sensibilità postbellica. L’innovativo mezzo fotografico lo obbligò non solo a riconsiderare la composizione dei colori, ma anche a trovare il modo migliore per soddisfare la curiosità di un pubblico reduce dal conflitto. Per tutti i lavori realizzati dalla fine della guerra in poi, Capa impiegava sempre almeno due fotocamere: una per le pellicole in bianco e nero e una per quelle a colori, e le pellicole Ektachrome di medio formato. Continuò a lavorare con pellicole a colori fino alla sua scomparsa, anche durante il viaggio in Indocina dove venne ucciso nel maggio 1954. In particolare, gli scatti a colori dall’Indocina sembrano anticipare le immagini che avrebbero dominato l’immaginario collettivo della guerra in Vietnam, negli anni Sessanta del Novecento. La collezione è presentata da ICP-International Center of Photography, grazie a ICP Exhibitions Committee e ai fondi pubblici del New York City Department of Cultural Affairs in partnership con il consiglio cittadino.
Per info: www.capaincolor.it
Immagine: Robert Capa, Capucine, modella e attrice francese al balcone (Roma, agosto 1951). Credits Robert Capa, International Center of Photography/Magnum Photos
Titolo mostra | Capa in color | Città | Modena | Sede | Gallerie Estensi | Date | Dal 11/09/2021 al 13/02/2022 | Artisti | Robert Capa | Curatori | Centro internazionale di Fotografia di New York | Temi | Fotografia, Modena, Robert Capa, Gallerie Estensi |
A Modena in mostra oltre 150 scatti a colori del grande fotografo Robert Capa |