Una grande mostra dedicata all’arte etnica dell’Oceania: si intitola Power & Prestige. Simboli del comando in Oceania, e si tiene dal 16 ottobre 2021 al 13 marzo 2022 a Venezia, a Palazzo Franchetti. La mostra, a cura di Steven Hooper, direttore del Sainsbury Research Unit per le Arti dell’Africa, Oceania e delle Americhe presso l’Università dell’East Anglia nel Regno Unito (uno dei massimi esperti internazionali in materia), è promossa della Fondazione Giancarlo Ligabue in collaborazione con il Musée du quai Branly di Parigi, il museo con la più vasta collezione di arte etnografica del mondo che la ospiterà in seconda sede. Per la prima volta in Italia e in Europa vengono esposti assieme 126 bastoni del comando oceanici: si tratta mazze, spesso di grande valore artistico, con diverse funzioni, realizzate nel XVIII e XIX secolo, una decina delle quali appartenenti alla Collezione Ligabue. Si tratta di pezzi rari provenienti dalle principali collezioni del Regno Unito e dell’Europa continentale, come il National Museum of Scotland di Edimburgo, il Cambridge University Museum of Archaeology & Anthropology, il National Museums of World Cultures nei Paesi Bassi, il Musée des Beaux-Arts di Lille, la Congregazione dei Sacri cuori di Gesù e di Maria a Roma e altre collezioni, sia private che pubbliche, che detengono tesori in gran parte mai esposti prima d’ora: in particolare dal British Museum di Londra che presta eccezionalmente per l’evento 26 notevoli pezzi.
È la prima mostra interamente dedicata a questi manufatti: l’obiettivo è quello di gettare nuova luce sui bastoni del comando oceanici. Il Nuovissimo Continente, come viene oggi indicata l’Oceania, l’ultimo ad essere scoperto dagli Europei prima dell’Antartide, è un insieme estremamente diversificato di isole sparse su metà della superficie del nostro pianeta, accomunate dal grande Oceano Pacifico, che le unisce. Dall’Australia e dalla Nuova Guinea a ovest, abitate da 50.000 anni, alle isole della Polinesia come Tahiti, l’isola di Pasqua e le Hawaii scoperte da viaggiatori polinesiani mille anni fa, queste terre hanno una ricca varietà di culture che affascinarono i primi europei, che le raggiunsero a partire dal Cinquecento. Gli abitanti del Pacifico avevano sviluppato tecniche, usi e forme d’arte originali che si erano evolute o modificate nei territori oceanici in base ai diversi contesti e alla storia di ognuno. I bastoni del comando, solitamente classificati come armi primitive anche se in molti casi mai utilizzati come tali (in realtà anche splendide sculture in legno, pietra e osso di balena, manufatti dai molteplici usi e significati, pezzi unici espressione della creatività e della capacità di straordinari artigiani), erano tra i materiali più diffusi e ancora prodotti quando, tra Sette e Ottocento, le spedizioni del Vecchio Continente iniziarono a giungere con frequenza in quelle terre, prima che i missionari e le amministrazioni coloniali ne scoraggiassero la produzione.
Oggetto di curiosità e ammirazione, di studio e di collezionismo, vennero portati in Occidente da avventurieri, ricercatori, commercianti, missionari e ufficiali coloniali. Eppure, proprio perché a lungo considerati strumenti cruenti di selvaggi, furono costretti a un ruolo minore nei musei e nelle esposizioni. La mostra veneziana intende presentarli in tutte le loro molteplici valenze: vere opere d’arte complesse, rappresentazioni di divinità, status symbol, pregiati oggetti di scambio e accessori per le esibizioni, e talvolta strumenti di combattimento.
Accompagnata da un catalogo Skira, Power & Prestige è stata anche l’occasione per il primo studio sistematico di questi materiali, che avevano un ruolo importante nelle culture delle isole del Pacifico (a Tonga, Tahiti, Nuova Guinea, nell’isola di Pasqua e in altre isole) espressioni d’arte e usi radicati da conoscere e rispettare; oggetti che hanno suscitato l’ammirazione di celebri artisti del Novecento come Alberto Giacometti, Henry Moore e Constantin Brancusi, ma che sono stati dimenticati o poco indagati dagli stessi musei proprietari. Spesso infatti l’interesse degli europei era semplicemente di tipo folkloristico: i bastoni erano ritenuti souvenir esotici da mostrare o rivendere. Altre volte si trattava di un interesse di tipo scientifico, animato dalle filosofie illuministe e dal sistema linneano, al fine di portare esemplari di ogni genere nei circoli intellettuali d’Europa come quelli del British Museum o di Oxford, di Cambridge o di Edimburgo. Joseph Banks, per esempio, fu un grande promotore di questa diffusione al suo ritorno dal primo viaggio di Cook; così come Ashton Lever fondò un suo personale museo noto come Museum Leverianum, prima a Liverpool e poi a Londra, finendo in bancarotta per aver collezionato in maniera ossessiva materiali naturali e curiosità da tutto il mondo. Venduta all’asta la sua fantasmagorica collezione, che conteneva moltissimi bastoni dall’Oceania, gli studiosi stanno tentando di ricostruirla anche attraverso gli acquarelli realizzati nel 1783 dall’artista Sarah Ston e proprio in occasione della mostra Power & Prestige è stato identificato un bastone della Nuova Caledonia conservato ora al National Museum of Scotland di Edimburgo e aggiunto alla lista una mazza ituki delle Figi conservata a Cambridge: entrambi i bastoni saranno esposti a Palazzo Franchetti a Venezia in questa occasione.
Ci furono anche molte società missionarie, sia cattoliche che protestanti, che raccolsero questi oggetti in musei itineranti allo scopo di esibire il successo delle attività evangeliche e facilitare la raccolta di fondi, mostrando i manufatti dei “pagani” convertiti, come la London Missionary Society, la cui collezione si disperse a partire dal 1890, confluita in parte cospicua nelle raccolte del British Museum, o la Methodist Missionary Society che invitò i missionari a promuovere la raccolta e la vendita di prodotti locali anche a fini di beneficenza. Alcuni oggetti presenti in mostra provengono da collezioni di questa natura come le due pregevoli sculture antropomorfe dell’isola di Pasqua che adesso appartengono alla Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria di Roma. Il mondo museale comunque nella seconda metà dell’Ottocento vide emergere figure chiave che promossero l’acquisizione di materiale etnografico sviluppando rivalità sul piano personale ed istituzionale come August Francks al British di Londra, Hanry Balfour al Museo di Oxford, il barone von Hugel a Cambridge e, per l’Italia lo zoologo e antropologo Enrico Giglioli, le cui raccolte sono oggi il nucleo centrale delle collezioni sull’Oceania dei musei di Roma e Firenze.
“Nel mondo Occidentale e in Europa”, spiega Inti Ligabue, presiedente della Fondazione Giancarlo Ligabue, che quest’anno festeggia i primi cinque anni di attività, “solo in anni recenti si è iniziato a guardare con occhi non viziati da pregiudizi e da preconcetti alle popolazioni e alle culture di continenti lontani: popolazioni spesso sopraffatte e di cui sono state cancellate, volutamente o per supponenza, memoria e saperi. Manufatti come le mazze oceaniche sono ancora oggetti in parte misteriosi, non capiamo fino in fondo i loro messaggi né i simboli che le adornano, ma appaiono straordinari per fattezze e le storie che possono narrare sapranno condurci con rispetto attraverso l’Oceano, spiegando le vele della conoscenza”.
“La Fondazione Giancarlo Ligabue”, dichiara Emmanuel Kasarhérou, presidente del Musée du quai Branly-Jacques Chirac, “è un centro di ricerca prezioso per la diffusione della conoscenza sulle collezioni, le culture e su diverse tematiche care ai musei come i nostri. Questa relazione è una meravigliosa opportunità per il nostro Museo di condividere le sue collezioni e di farlo per la prima volta, in particolare, con il pubblico italiano. Gli specialisti del settore museale lo sanno, non esiste una ricetta ideale per una mostra di successo. Ma esistono dei punti di vista, degli spunti di riflessione che permettono ai visitatori di entrare nel vivo della materia e di realizzare un viaggio nuovo, attraverso le opere. È il caso di questa esposizione”.
Per tutte le informazioni è possibile visitare il sito di ACP - Palazzo Franchetti.
Nell’immagine, da sinistra: Ùu, bastone di comando bifronte, dettaglio (Isole Marchesi; fine XVIII - inizio XIX secolo; legno, corda in fibra di cocco; lunghezza 142,9 cm; Venezia, Collezione Ligabue); Mazza cerimoniale/Bastone da danza, dettaglio (Papua Nuova Guinea, Buka; fine XIX - inizio XX secolo; legno, pigmento, lunghezza 92 cm; Parigi, Musée de quai Branly); Taiaha, bastone da combattimento, dettaglio (Aotearoa, Nuova Zelanda; inizio XIX secolo; legno, conchiglia di abalon, fibra, peli di cane, lunghezza 193 cm; Venezia, Collezione Ligabue); Vat, bastone da combattimento, dettaglio (Papua Nuova Guinea, provincia del Sepik orientale; fine XIX - inizio XX secolo; legno, pigmento, lunghezza 129 cm; Collezione Bienaymé).
Titolo mostra | Power & Prestige. Simboli del comando in Oceania | Città | Venezia | Sede | ACP - Palazzo Franchetti | Date | Dal 16/10/2021 al 13/03/2022 |
Venezia, a Palazzo Franchetti la prima grande mostra di bastoni del comando dell'Oceania |