di
Redazione
, scritto il 30/09/2020
Categorie: Mostre / Argomenti: Novecento - Ceramica - Faenza - Museo Internazionale delle Ceramiche - Alfonso Leoni
Il MIC di Faenza dedica una mostra ad Alfonso Leoni, genio della ceramica del Novecento, nel quarantennale della sua prematura scomparsa a 39 anni.
Dal 1° ottobre 2020 al 19 gennaio 2021, il Museo Internazionale delle Ceramiche (MIC) di Faenza dedica una mostra a uno dei più talentuosi ceramisti del Novecento, Alfonso Leoni (Faenza, 1941 - Rimini, 1980), protagonista ribelle, innovatore ed estroso della ceramica contemporanea, purtroppo prematuramente scomparso per leucemia all’età di soli trentanove anni. La mostra, intitolata Alfonso Leoni, genio ribelle, cade nel quarantennale della scomparsa e segue un lungo lavoro di ricerca, a cura di Claudia Casali, in collaborazione con l’Archivio Leoni, che raccoglie per la prima volta in una antologica tutto il lavoro dell’artista, con l’obiettivo di analizzare la ricca e intensa produzione dedita non solo alla ceramica ma anche ai diversi linguaggi della contemporaneità (pittura, grafica, design, scultura).
Nonostante Alfonso Leoni viva in provincia (studia arte e ceramica all’Istituto d’Arte Ballardini di Faenza in cui, dal 1961, all’età di soli vent’anni, divenne anche docente di Arti Plastiche), la sua ricerca artistica è costantemente controcorrente, proiettata al nuovo: a scardinare la ceramica da meri aspetti tecnici e funzionali per elevarla a materia scultorea. Leoni, sostiene la curatrice, è figlio del proprio tempo, e ha tradotto in ceramica d’avanguardia un periodo, quello di fine anni Sessanta e Settanta, di lotte e contestazioni. Leoni si aggiornò sull’arte contemporanea e guardò a Fontana, a Leoncillo e allo stesso tempo all’arte giapponese. Capì che gestualità, azione e imperfezione (la wabi-sabi, bellezza dell’imperfetto della filosofia buddhista) sono temi quasi intrinsechi al suo mezzo prediletto: l’argilla.
Il critico Enrico Crispolti ne intuì subito il talento e scrisse che “interessava a Leoni il gesto più che il prodotto”. Si ricordano, in particolare, le azioni di protesta e le performance presentati alle due edizioni del 1974 e 1976 del Premio Faenza: nella prima espose le proprie opere coperte da un lenzuolo come gesto critico contro la competenza della giuria e, nella seconda, distribuì ai visitatori argilla cruda mentre lui distruggeva con un martello sue vecchie opere, per poi impastarle in una grande sfera. E, infine, le “macchine celibi” del 1972-73, una serie di carrarmati eseguiti a colaggio che erano un chiaro segno di contestazione contro la guerra.
La sua produzione esplora le possibilità di altri materiali come la carta, la pittura e il metallo anche applicate al design arrivando, a volte, a soluzioni precorritrici dei tempi. Per esempio, le Vetrine archeologiche sono una sorta di ready made che confonde la diacronia della storia in un’operazione che, in piccolo, ricorda, secondo la curatrice, quella realizzata da Damien Hirst nel 2017 con la mostra Treasures from the Wreck of the Unbelievable di Venezia o la pratica, oggi molto comune, di riutilizzare materiale di scarto come gli sfridi di lamiera per realizzare sculture o riciclare fogli di carta e cancellare pagine di patinate riviste di moda. Leoni avviò inoltre collaborazioni prima con le Maioliche Faentine, poi con le tedesche Villeroy & Boch e Rosenthal, che riconobbero immediatamente il suo talento, fornendo atelier e assistenti per realizzare le sue innovative idee.
Nella sua pur breve carriera Leoni ha lasciato un’impronta e una eredità fondamentali per tutto il mondo della ceramica faentino e non solo. “Leoni”, spiega Claudia Casali, “è stato in grado di porre al centro della riflessione la ceramica, come provocazione, come canto fuori dal coro, metafora di cambiamento intellettuale innanzitutto. Egli è ripartito dalla ceramica riconsiderandola dal punto di vista concettuale quale materiale dell’arte contemporanea. Aveva compreso che la ceramica era materia tanto antica quanto attuale”.
Per l’occasione è stata pubblicata da Silvana editoriale un’ampia monografia di 360 pagine, con oltre 400 immagini, a ripercorrere un’intensa, breve, carriera artistica. Sono poi previsti diversi eventi collaterali: ogni domenica, alle 10.30, sarà possibile vedere la mostra insieme a un educatore culturale del museo. Inoltre, le visite del mese di ottobre sono gratuite, incluse nel prezzo del biglietto del MIC di Faenza (intero 10 euro, ridotto 7 euro, ridotto per faentini 5 euro), mentre il 4 ottobre, in occasione della giornata Unesco, l’ingresso è di 5 euro per tutti. I posti sono limitati (max 30 persone) e la prenotazione obbligatoria allo 0546697311 o all’indirizzo email info@micfaenza.org. Ancora, ogni venerdì, dal 2 ottobre al 13 novembre, alle 18 sono stati coinvolti alcuni dei suoi studenti (2 ottobre: Antonietta Mazzotti, 9 ottobre: Gianfranco Morini, 16 ottobre: Antonella Cimatti, 23 ottobre: Antonella Ravagli, 30 ottobre: Guido Mariani, 6 novembre: Aldo Rontini, 13 novembre: Giovanni Cimatti) che condurranno una visita guidata alla mostra: il pubblico potrà dunque ascoltare i ricordi e il ritratto di Alfonso Leoni artista, uomo e insegnante, direttamente da chi lo ha conosciuto. Infine, ogni primo sabato del mese (ore 14.30-17.30) durante il periodo della mostra saranno realizzati dei workshop riservati agli adulti e ispirati al lavoro di Leoni.
Per tutte le informazioni è possibile visitare il sito del MIC di Faenza. Di seguito, una gallery di opere in mostra.
|
Alfonso Leoni, Senza titolo (1961; china su carta, 49 x 35 cm; Collezione Tambini)
|
|
Alfonso Leoni, Senza titolo (1964 circa; carta intagliata e incollata su cartoncino nero, 48 x 33 cm)
|
|
Alfonso Leoni, Tondo P. (Tondo V) (1969; ceramica, diametro 26 cm)
|
|
Alfonso Leoni, Senza titolo (1967 circa; maiolica foggiata a trafila, 25 x 29 x 8 cm)
|
|
Alfonso Leoni, Scatto flessuoso e tornio - Flusso (1972; maiolica, 68 x 31 cm; Faenza, MIC, inv. n. 17792)
|
|
Alfonso Leoni, Torsione turchese (1973-74; maiolica, 48 x 52 x 46 cm)
|
|
Alfonso Leoni, Senza titolo (1967-69, sfrido di lamiera stampata saldata su tre basi cilindriche in ferro, su base cubica in marmo, 37 x 36 x 10 cm)
|
|
Alfonso Leoni, Senza titolo (1970; terracotta, 10 x 56 x 47 cm)
|
|
Alfonso Leoni, Carro armato (1972-73; maiolica, 15 x 34 x 15 cm)
|
|
Alfonso Leoni, Senza titolo, Villeroy & Boch, Mettlach (1977; porcellana, diametro 33 cm)
|
|
Alfonso Leoni
|
La consultazione di questo articolo è e rimarrà sempre gratuita. Se ti è piaciuto o lo hai ritenuto interessante,
iscriviti alla nostra newsletter gratuita! Niente spam, una sola
uscita la domenica, più eventuali extra, per aggiornarti su tutte le nostre novità!
La tua lettura settimanale su tutto il mondo dell'arte
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER