Per la sua nuova esposizione all’Arsenale Institute for Politics of Representation di Venezia, dal 17 aprile al 24 novembre 2024, l’artista sudafricano William Kentridge, celebre per i suoi cortometraggi animati, sculture e opere teatrali, in collaborazione con la curatrice Carolyn Christov-Bakargiev presenta in anteprima la sua nuova serie di video in nove episodi intitolata Self-Portrait as a Coffee-Pot. Strutturata in brevi episodi da trenta minuti e pensata originariamente per essere resa disponibile al pubblico come una serie online, la mostra rappresenta un esperimento di incarnazione fisica e di esperienza fenomenologica del reale nell’era digitale, oltre che una riflessione su ciò che oggi potrebbe accadere nel cervello e nello studio di un artista. La casa di distribuzione di cinema d’essai MUBI ha acquisito i diritti di streaming globali per la serie di nove episodi, creata e diretta da William Kentridge, prodotta da Rachel Chanoff e Noah Bashevkin di The Office Performing Arts + Film, da Joslyn Barnes di Louverture Films e dal William Kentridge Studio, e a cura di Walter Murch, Janus Fouché e Žana Marović. Queste opere, destinate essenzialmente alla fruizione online, su dispositivo mobile o televisivo, intendono essere un inno alla libertà artistica, e al contempo rilevare profeticamente la mancanza di libertà tipica dei nostri spazi chiusi nell’era digitale. Vogliono mettere inoltre in risalto il modo in cui la stessa attività del lasciare segni con i materiali costruisce il sé nel processo di creazione. Inoltre, il rapporto tra pittura e spartiti musicali, così come tra danza e disegno, diventa una forma di ginnastica mentale o di yoga per il cervello, esercizi per espandere e migliorare l’intelligenza umana nella nostra epoca in cui le protesi dell’intelligenza artificiale e l’uso crescente dei social media finiscono per atrofizzare pericolosamente le nostre capacità cognitive ed emotive.
L’Arsenale Institute for Politics of Representation di Venezia, sotto la guida del filosofo Wolfgang Scheppe, è uno spazio dedicato alla ricerca e alle mostre che si focalizza sulla critica dello spettacolo e sull’analisi della politica della rappresentazione. Nonostante il suo interesse per il Situazionismo, Kentridge ha spesso tratto ispirazione per il suo vocabolario visivo, i costumi e i design da periodi precedenti, in particolare da Dada, Bauhaus e precursori costruttivisti, tra cui il Ballet Triadique (1916-1922) di Oskar Schlemmer; alcuni di questi costumi compaiono nell’ottavo episodio della serie (Oh to Believe in Another World), che fa riferimento alla caduta in disgrazia degli intellettuali utopisti in generale attraverso la storia di Dmitri Shoshtakovic, ed è anche il titolo di una performancee di un’installazione di Kentridge del 2022–2023.
“Le riprese sono iniziate durante il primo lockdown e lo studio imitava gli spazi chiusi del Covid”, spiega William Kentridge, “ma lo studio è anche una testa espansa, una camera di pensieri e riflessioni dove tutti i disegni, le foto e i residui sulle pareti dello studio diventano questi stessi pensieri”.
“L’arte di Kentridge affonda le proprie radici in Sudafrica, dove l’artista continua a vivere e a creare la maggior parte dei suoi lavori”, ha affermato Carolyn Christov-Bakargiev, “e nasce dal tentativo di affrontare la natura delle emozioni e della memoria umana, nonché il rapporto tra conoscenza, desiderio, etica, pratica e responsabilità. Kentridge indaga su come le nostre identità vengono modellate attraverso le nostre mutevoli idee di storia e luogo, osservando come costruiamo le nostre storie come forme di collage e cosa ne facciamo, sia a livello individuale che nella collettività. La sua è un’arte elegiaca ma allo stesso tempo beffarda che esplora le possibilità della poesia nella società contemporanea, anche in assenza di visioni utopiche per il futuro, e fornisce un acerbo commento satirico sulla nostra società, proponendo al contempo un modo di vedere la vita come un continuo processo di cambiamento e incertezza piuttosto che come un mondo controllato dai fatti. In questa nuova serie, gli alter ego e i doppelgänger di Kentridge dibattono su una serie di questioni: come funziona la memoria? Cosa crea il sé? Perché la storia va sempre storta? Si potrebbero interpretare le opere come un’inversione dell’ossessiva divisione narcisistica delle personalità della nostra epoca di avatar sui social media in forme di tranquilla psicoanalisi”.
Venerdì 19 aprile dalle 11 alle 13, Kentridge interverrà inoltre all’Università Ca’ Foscari Venezia. L’incontro si svolgerà nella storica Aula Magna Silvio Trentin a Ca’ Dolfin dove un tempo era collocata una serie di dipinti del Tiepolo che rappresentano teatralmente battaglie e scene dell’espansione dell’Impero Romano, compresa la Guerra Punica, prima che venissero rimossi alla fine dell’Ottocento: tema che coglie la poetica dell’artista rispetto al senso della perdita e della storia.
La mostra è sostenuta da Goodman Gallery, Lia Rumma Gallery e Hauser & Wirth.
Immagine: Fermo immagine da Self-Portrait as a Coffee Pot, Episode 4: Finding One’s Fate (2022; HD Video, 31 min 02 sec). Courtesy William Kentridge Studio
Titolo mostra | Self-Portrait as a Coffee-Pot | Città | Venezia | Sede | Arsenale Institute for Politics of Representation | Date | Dal 17/04/2024 al 24/11/2024 | Artisti | William Kentridge | Curatori | Carolyn Christov-Bakargiev | Temi | Arte contemporanea, Arte digitale |
William Kentridge presenta a Venezia la sua nuova serie di video sulla libertà artistica |