Un nuovo spazio nel cuore di Firenze per Tornabuoni Arte – Arte Antica, che partecipa alla XXXIII edizione della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze con una mostra che presenta una selezione di opere inedite e coglie l’occasione per inaugurare la nuova sede. L’evento si terrà sabato 28 settembre alle 17: il nuovo spazio espositivo si trova al piano terra dello storico palazzo di Bianca Cappello, adiacente alla sede principale della galleria in via Maggio, uno dei palazzi più belli e interessanti della città. Questo ampliamento va dunque a creare una delle gallerie antiquarie più vaste della città, rafforzando la posizione di Tornabuoni Arte nel panorama fiorentino.
La mostra anticipa la pubblicazione del catalogo Dipinti e arredi antichi 2024 e raccoglie preziosi dipinti, sculture, mobili e oggetti d’arte, riflettendo l’attenzione e la ricerca costante del fondatore Roberto Casamonti per soddisfare le esigenze di collezionisti e appassionati.
Tra i capolavori esposti si distingue una Madonna con Bambino in trono e Santi Giuliano e Antonio Abate, attribuita allo Pseudo Maestro di Carmignano, un fondo oro del Trecento di grande valore devozionale e storico. Si tratta di un artista del quale è in corso di studio l’attività: molto vicino all’autore degli affreschi tardo trecenteschi della chiesa di San Michele a Carmignano, si formò verosimilmente studiando l’operato di Agnolo Gaddi. Spiccano inoltre due oli su rame di Scuola fiamminga (fine XVI-inizio XVII secolo), raffiguranti scene delle Sette opere di Misericordia, e un vivace Ritratto di nobildonna fiorentina, attribuito ad Alessandro Allori, esemplare del Manierismo fiorentino che venne realizzato in occasione del matrimonio due giovani nobili. Ancora, il dipinto I vecchioni di Guercino, databile intorno al 1617-1618, è un bozzetto preparatorio per il celebre quadro Susanna e i vecchioni, conservato al Museo del Prado. Secondo gli studi di Nicolas Turner, Guercino aveva preparato due versioni distinte per il dipinto finale, concentrandosi separatamente sui diversi gruppi di personaggi. Questo bozzettone, che si focalizza sui vecchioni, rivela la metodologia utilizzata dall’artista per comporre l’opera finale.
Tra le acquisizioni recenti, spicca Filemone e Bauci di Orazio De Ferrari, pittore genovese del Barocco, che raffigura un episodio tratto da Le Metamorfosi di Ovidio. L’opera è stata scelta come copertina del catalogo “Dipinti e arredi antichi 2024” e inclusa nel volume monografico di Piero Donati. Un altro capolavoro è il monumentale Vaso di fiori con pappagallo, attribuito all’ambito di Jan Peeter Verbruggen II, pittore olandese specializzato nel ritrarre nature morte con precisione realistica. L’opera rappresenta un vaso traboccante di fiori su un piedistallo adornato, mentre un pappagallo si cela tra la vegetazione, impegnato a beccare della frutta.
La sezione pittorica si conclude con una Veduta di Venezia, raffigurante l’isola di San Giorgio Maggiore, attribuita a Giacomo Guardi, figlio e allievo del celebre Francesco Guardi, databile subito dopo il primo decennio dell’Ottocento. Per quanto riguarda la scultura, spicca una Madonna col Bambino, un bassorilievo in stucco policromo della bottega di Antonio Rossellino, espressione dell’arte rinascimentale fiorentina e della devozione religiosa dell’epoca. Di notevole rilievo è anche un Giovane Bacco in marmo, opera della scuola toscana tardo barocca, attribuita da Sandro Bellesi a Isidoro Franchi, allievo di Giovan Battista Foggini.
Inoltre, si possono ammirare due sculture in alabastro raffiguranti Cupido e Psiche, attribuite a Giovanni Insom, scultore attivo in Trentino e a Firenze nel XIX secolo. La collezione include anche pregiati mobili, come un cassone nuziale senese della metà del XVI secolo, decorato con motivi a grottesca; una console Luigi XVI genovese con un ripiano in marmo di Broccatello di Spagna; una dormeuse inglese in stile Vittoriano, e un tavolo da centro con un piano in commesso di pietre dure, che richiama l’Art Nouveau.
Tra gli oggetti decorativi spiccano un sontuoso tabernacolo fiorentino del XVII secolo, in marmi policromi, ispirato al maestro Buontalenti, e uno stipo del XVIII secolo di origine tedesca o olandese, con intarsi che arricchiscono le linee architettoniche ancora Rococò.
L’inaugurazione segna un nuovo capitolo per Tornabuoni Arte, che si conferma punto di riferimento per l’antiquariato a Firenze e a livello internazionale.