Una terra così speciale da poter essere il posto scelto da Dio per dimorarci. È la Toscana raccontata da Antonio Socci nel libro dal provocatorio titolo Dio abita in Toscana. Viaggio nel cuore cristiano dell’identità occidentale (edito da Rizzoli), dove il giornalista e scrittore senese propone un viaggio nella sua terra oltre gli stereotipi degli spot pubblicitari con i cipressi delle colline ondulate, o alle facciate dei monumenti che diventano sfondo di migliaia di selfie. Vuole parlarci di un posto “in cui tutto è un’espressione della fede cristiana del popolo: non solo i capolavori dei tanti artisti che vi sono nati o che nei secoli l’hanno amata, anche i muri delle città e perfino le vigne e i cipressi che ammiriamo nella sua inconfondibile campagna”.
Socci, ex vice direttore di Rai Due, editorialista di Libero e direttore della Scuola di giornalismo di Perugia, lo fa partendo dal condividere una riflessione dello storico dell’arte Tomaso Montanari, dal 2021 Rettore dell’Università per stranieri di Siena: “Abbiamo forse smarrito la ragione profonda per cui davvero ci interessiamo al patrimonio culturale e alla storia dell’arte: la forza di liberazione con cui apre i nostri occhi e il nostro cuore a una dimensione ‘altra’”. Proprio per questo si propone di andare oltre l’immagine di una “Toscana plastificata, modaiola”, scrive nella premessa, “un po’ lunapark, un po’ cimitero monumentale, una sorta di pittoresca Pompei”, e andare alla radice della storia di quella regione che definisce l’Italia dell’Italia, che ha avuto una concentrazione ineguagliata di personaggi che hanno fatto la Storia: “Per quale misterioso disegno”, si domanda Socci, “il Creatore ha elargito una cascata di grazie così straordinaria a quel fazzoletto di terra, in quell’epoca storica”, ovvero tra metà del Duecento e metà del Cinquecento? “O come si spiega – in altro modo, più laico – una tale concentrazione di genialità?”. Architetti, pittori e scultori, scrittori, poeti e intellettuali, ma anche mercanti, banchieri, artigiani e contadini, musicisti, scienziati, mistici e “carismi che hanno espresso questo grido al Salvatore”.
In una terra dove oggi vediamo spesso turisti che passano tra le opere d’arte dando la sensazione di mancanza di consapevolezza di quanto guardano, l’autore ci accompagna alla scoperta dei toscani (“maledetti” e “rissosi”), delle città, dei borghi, dell’arte come riverbero della fede cattolica che qui ha pietre miliari della sua tradizione: “Qui tutto parla di bellezza, di genialità, di carità”. E ancora: “Tutto, in questa terra toscana, è un inno a Cristo, tutto parla di Lui, la storia, i capolavori, i muri delle città (perfino le vigne e i campi di grano, nella loro liturgia cosmica)”. Dove la tradizione è devozione dove il vivere quotidiano non era cosa a parte dalla religione. Nel sigillo della Repubblica di Siena sta scritto Salvet Virgo Senam quam Natus signat amenam: conservi la Vergine l’antica Siena, che Lei stessa rende bella. E sul portale di Palazzo Vecchio: Rex Regum et Dominus Dominantium, Gesù Cristo, Re dei Re e Signore dei Signori. Possono dunque, ci viene naturale domandarci, tutti questi uomini di potere, pensatori, artisti essersi ‘sbagliati’ e fare tutto quello che hanno fatto credendo in qualcosa che non esiste?
Ma torniamo al libro. Un viaggio attraverso la bellezza toscana, la regione con la maggior parte di siti Unesco, tanto ricercata dal turismo odierno, che vuole essere un percorso di lettura consapevole in anni in cui il dibattito sullo sviluppo delle città d’arte ruota sul concetto del turismo eccessivo, l’overtorurism. E così ci fa comprendere che è la lode alla Madonna alla base del Palio di Siena, facendolo comprendere oltre il folklore: non una gara di cavalli (come ha scritto in questi giorni il Washington Post parlando di sport equestre migliore al mondo) con gente vestita di abiti variopinti, ma una manifestazione di devozione di tutta la città alla propria Regina. “È ben significativo”, scrive “che [la Madonna] sia rappresentata come regina in trono – dai suoi due più grandi artisti – nei due luoghi fondamentali della città: nel centro della cattedrale (l’altar maggiore) e nel centro del palazzo del governo (la Sala del mappamondo)”. Il Palio è il drappo che si contendono le contrade con sopra raffigurata la Vergine, che una volta vinto viene portato in Duomo intonando il Te Deum di ringraziamento. Una manifestazione religiosa che si celebra ogni anno, quindi, non una rievocazione storica, legata a due eventi di fede descritti nel libro.
Socci questo viaggio ce lo propone realmente con tre ipotetici itinerari che da Roma (“città che con Firenze ha vissuto in simbiosi spirituale”) conducono a Firenze: la via del mare, la via delle colline e quella dei monti. “Ognuna è un viaggio fisico e metafisico fra le delizie della terra e quelle del cielo”. E lungo il percorso di ognuno ci racconta e ci documenta la storia degli uomini e dell’arte sviluppatasi nei secoli. Condurrà il lettore lungo le strade di Sorano, Pitigliano e Sovana, della Maremma e di Grosseto, l’Argentario, Massa Marittima e le colline metallifere, San Galgano con la sua spada nella roccia, Castagneto, Volterra, Pisa, le Alpi Apuane, Viareggio e Lucca, Certaldo e Vinci, Pistoia, Prato, Arezzo, San Sepolcro, Cortona e i luoghi santi di La Verna e Vallombrosa, Siena, la Val d’Orcia, Montalcino, Pienza ...e Firenze. Dove “Atene, Gerusalemme e Roma, la tradizione classica, la rivelazione biblica e la storia cattolica (compresa poi la cultura ebraica e quella islamica) sono state abbracciate ed esaltate, illuminate dalla santità di San Francesco d’Assisi e Caterina da Siena”.
Un libro denso e ricco di dettagli, un documentato lavoro di ricerca con fatti inediti (come una confidenza di Lenin) e testimonianze contestualizzate in scenari antichi e nuovi insieme. Attenzione è data alla ricostruzione della storia della Pisa gloriosa Repubblica marinara, che adesso non affaccia più sul mare come mille anni fa, spiegando le motivazioni che stanno dietro la realizzazione del Duomo, del campanile, del battistero e del campo santo di (quella oggi chiamata) piazza dei Miracoli. Ci spiega cosa in realtà rappresenti quel complesso monumentale, al di là della pendenza della Torre che distoglie l’attenzione dal reale significato di quella mastodontica piazza. “Lo spazio creato a Pisa non ha niente a che vedere con il termine ‘piazza’, è uno dei più stupefacenti punti di arrivo dell’arte occidentale, arricchita dal contrasto con la scienza e l’astronomia araba”, lo definisce Enrico Guidoni, citato nel libro. Una ricostruzione che ha fatto comprendere a chi scrive, mi scuserete il riferimento personale, perché è Pisa, e non altre città sedi di importanti monumenti della cristianità, ad essere stata annunciata più volte come bersaglio di attentati da parte dell’Isis.
Arriviamo in fondo al volume con la sensazione che questa descrizione della Toscana, più che un romanzo on the road, sia un pellegrinaggio. Tra fatti storici, origini e spiegazioni, citazioni e preziosi collegamenti tra arte e letteratura. “Entrare in Toscana – scrive Antonio Socci – è come ricordare una promessa che (non si sa bene chi, quando e dove) qualcuno ci ha fatto”. E allora è il caso di andarci.
L'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.