Un libro di storia dell’arte che assomiglia molto a un libro di educazione civica: del resto, a cosa serve la storia dell’arte se non a educare, oltre che a emozionare e a smuovere gli animi? Potremmo riassumere in questo modo l’interessante libro Il bene di tutti, scritto da Mariella Carlotti ed edito da Società Editrice Fiorentina. Un libro interamente dedicato a un’unica opera d’arte: gli affreschi del Buon Governo e del Malgoverno di Ambrogio Lorenzetti che decorano la Sala dei Nove all’interno del Palazzo Pubblico di Siena.
Mariella Carlotti, Il bene di tutti |
Mariella Carlotti ci offre un libro agile, senza fronzoli, di poco più di cento pagine, con belle illustrazioni a coloriretorica che costituisce il rischio principale per chi si accinge a scrivere un testo su un’opera dal denso significato politico. Un’opera che non si può capire se non ci si cala nella Siena del Trecento. Siamo, in particolare, tra il 1338 e il 1339. Siena vive una feconda stagione artistica e culturale: i fratelli Lorenzetti sono al culmine della loro carriera, Simone Martini ha da poco lasciato la città per trasferirsi ad Avignone, e accanto ai più grandi c’è tutta una schiera di artisti minori, ma capaci di far diventare Siena il principale polo artistico, assieme a Firenze, dell’Italia del tempo. E soprattutto, Siena è una città che gode di stabilità politica e di un periodo di benessere duraturo, iniziato nel 1287, con l’istituzione del Governo dei Nove, una giunta di nove cittadini, provenienti dalla borghesia locale, che seppero dare il via a quella che è considerata come l’età dell’oro della storia di Siena: un periodo di quasi settant’anni, dal 1287 fino al 1355. È sotto il Governo dei Nove che vengono realizzati il Palazzo Pubblico e la celeberrima piazza del Campo, ma soprattutto è con il Governo dei Nove che la città si dota di un sistema di leggi che, novità per l’epoca, viene tradotto in lingua volgare (la lingua delle amministrazioni era infatti il latino) e messo a disposizione di tutti i cittadini che volessero leggerlo. Inoltre, chi governava Siena doveva impegnarsi a farlo con giustizia ed equità. Con grande modernità e con un senso civico in grandissimo anticipo sui tempi, il Costituto del 1309 imponeva ai governanti di Siena di tenere in somma considerazione la bellezza della città, per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, per onore, prosperità, e accrescimento della città e dei cittadini. La bellezza è insomma vista come un qualcosa che deve avere uno scopo pubblico, deve insegnare.
Gli affreschi di Ambrogio Lorenzetti ben assolvono al compito di dimostrare, forse in modo troppo schematico per gli occhi di noi contemporanei, ma comunque efficace, qual è la bellezza che fa crescere una città in modo prospero, e quali sono invece i pericoli e gli orrori di una città caduta nelle mani di un malgoverno: e quello di Ambrogio Lorenzetti (e del Governo dei Nove che gli commissionò gli affreschi) è un monito valido ancora al giorno d’oggi. Mariella Carlotti, dopo averci fatto ripercorrere la storia di Siena dalle origini fino al Trecento, e dopo essersi soffermata per tutto un capitolo sulla magistrature dei Nove, ci parla prima della scuola senese, poi ci introduce la figura del grande Ambrogio Lorenzetti, e infine ci parla dei suoi affreschi, senza dimenticare qualche cenno al Palazzo che li contiene.
Il Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti |
Uno dei punti di riferimento principali di Mariella Carlotti è Dante Alighieri, spesso chiamato in causa per dare letteralmente (e letterariamente) voce agli affreschi di Ambrogio: ma non c’è sfoggio, non sono richiami superflui, perché Dante ci guida nella comprensione delle scene affrescate nella Sala dei Nove. Ed è altamente probabile che lo stesso Ambrogio avesse ben presente l’opera dantesca, o comunque ne padroneggiasse i concetti perché, per esempio, se Dante dichiara che la giustizia è un effetto del cielo (O dolce stella, quali e quante gemme / mi dimostraro che nostra giustizia / effetto sia del ciel che tu ingemme!, Paradiso, XVIII, 115-117), nell’affresco di Ambrogio vediamo che l’allegoria della giustizia, caratterizzata dall’attributo della bilancia con due angeli, uno che premia i buoni e l’altro che punisce i malvagi, è aiutata dall’allegoria della sapienza divina, che sostiene la bilancia. Proprio a indicare che la giustizia deriva dalla sapienza divina.
Con continui rimandi tra arte e letteratura, Il bene di tutti (e, a proposito: non poteva essere scelto un titolo migliore per indicare che tutti possiamo trarre giovamento dalla visione di questi affreschi) affronta tutte le pareti affrescate da Ambrogio con singoli capitoli dedicati (uno all’Allegoria del Buon Governo, uno agli effetti del Buon Governo sulla città, uno ulteriore sull’Allegoria del Malgoverno e sugli effetti del Malgoverno sulla città) per giungere al capitolo conclusivo, interamente dedicato allo splendido Crocifisso di Lando di Pietro, che racconta la singolare storia di un’opera realizzata nello stesso anno degli affreschi di Lorenzetti. Vi rimando alla lettura del libro per comprendere per quale motivo la storia di questo Crocifisso si leghi così bene agli affreschi del Buon Governo.
Il libro è quindi sicuramente consigliato: una lettura agevole, ma che offre moltissimi spunti di riflessione (in questo post ne ho suggeriti alcuni, ma non è che una piccola parte di ciò che si può trarre da Il bene di tutti), adatto a un pubblico ampio, anche non avvezzo alla storia dell’arte. Chiunque può trarre beneficio dalla lettura di questo libro. Soprattutto coloro che credono che la bellezza sia “cagione di diletto”, di “onore”, “prosperità” e “accrescimento” per tutti. È questa, forse, la più alta lezione che Ambrogio Lorenzetti ci ha dato con i suoi affreschi.
Il bene di tutti. Gli affreschi del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena
di Mariella Carlotti
Società Editrice Fiorentina, 2010
105 pagine
16 €
L'autore di questo articolo: Federico Giannini
Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).