Prima di iniziare la recensione del libro La Tavola Doria di Louis Godart, edito da Mondadori, mi sento in dovere di ringraziare l’autore per avermi citato in un passo del libro in cui si parla della Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci, le cui vicende costituiscono uno dei nuclei principali del volume. Ma andiamo con ordine.
Che cos’è intanto la tavola Doria? È il dipinto attorno a cui ruota tutto il libro: una tavola che alcuni ritengono un autografo leonardesco e altri una copia più o meno tarda, le cui vicissitudini ci vengono raccontate da Godart nelle prime pagine del libro. Registrata nel Seicento nelle collezioni della famiglia Doria di Genova, dove arrivò in seguito a scambi di doni con i Medici di Firenze (Giovan Carlo Doria e Cosimo II erano ottimi amici), nel 1940 la tavola veniva venduta dal ramo napoletano della famiglia Doria, in seguito a un’asta, al marchese Giovanni Niccolò De Ferrari di Genova, e appena due anni dopo passò nelle mani di un antiquario fiorentino. A seguito di diverse vicende che hanno portato illegalmente la tavola Doria fuori dall’Italia, il dipinto arriva in Giappone, al Tokyo Fuji Art Museum. Il museo però viene a sapere che l’opera è notificata (ovvero, in termini semplici, lo Stato italiano le riconosce un elevato interesse culturale e per questo motivo non può essere venduta all’estero) e quindi non può esporla. Si arriva pertanto a un accordo tra il museo giapponese e lo Stato italiano: il Giappone dona l’opera all’Italia, che in cambio concede di averla in prestito per limitati periodi di tempo.
La Tavola Doria è indissolubilmente legata alle vicende della Battaglia di Anghiari in Palazzo Vecchio: il dipinto, che negli inventari seicenteschi delle collezioni dei Doria era peraltro assegnato alla mano di Leonardo da Vinci, è una delle opere attraverso le quali sappiamo come avrebbe dovuto essere il progetto leonardesco per la parete di Palazzo Vecchio (Godart, nella sua analisi, ci propone anche tutti gli altri disegni e incisioni tratti dalla Battaglia di Anghiari). Sappiamo poi che Leonardo stesso dipinse una tavola preparatoria raffigurante la Battaglia di Anghiari: quello che si cerca di capire è se la tavola Doria sia l’opera preparatoria eseguita da Leonardo, o se invece si tratti di una copia.
La Tavola Doria di Louis Godart |
Il libro si chiude con due capitoli dedicati a una lunga riflessione sui risvolti mediatici di certe ricerche che hanno poco di scientifico ma che ottengono risalto sui media. Partendo da un presupposto: dice Godart che “chi è impegnato a far progredire faticosamente la conoscenza della storia e dell’arte si vede spesso tagliato fuori dai canali della comunicazione con l’assurdo pretesto che la scienza non fa ’audience’”. Adducendo quindi esempi tratti da teorie che hanno riguardato la storia dell’arte antica, materia ben conosciuta da Godart in quanto l’autore del volume è esperto di civiltà egee, si finisce inevitabilmente con il dedicare un capitolo del libro alle ricerche di Maurizio Seracini nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, alla ricerca della Battaglia di Anghiari. Vicende di cui noi di Finestre sull’Arte abbiamo parlato a lungo. Citando studi e articoli (tra cui il mio dedicato alla scritta “Cerca trova” pubblicato sul nostro sito), Godart arriva alla conclusione (“facile”, secondo l’autore) per cui la ricerca di Seracini viene definita una “vana caccia”, una ricerca dal sapore di gran lunga più mediatico che scientifico e filologico. Con una importante e saggia riflessione: “chi vuole difendere la serietà della ricerca scientifica ha un compito: deve promuovere la divulgazione del sapere convincendo la gente che è l’avventura della conoscenza scientifica rigorosa la più bella delle avventure. Non è necessario inventare misteri [...] per entusiasmare il pubblico”.
Il libro di Louis Godart si pone proprio come un’ottima e chiara opera di divulgazione, adatta a un pubblico ampio che grazie a La Tavola Doria può familiarizzare non soltanto con i contenuti del dipinto (un capitolo è anche dedicato ai possibili messaggi politici della tavola) e con l’arte di Leonardo, ma anche con i procedimenti della ricerca storico artistica, che spesso sono sconosciuti ai più. E benché i motivi per l’attribuzione a Leonardo della tavola Doria possano apparire labili e insufficienti (ma del resto lo stesso Godart non si sbilancia), con La Tavola Doria leggiamo un libro di sicuro intelligente, che prende le distanze dalla storia dell’arte intesa come modo per fare sensazionalismo con improbabili scoop.
C’è poi da trovare un altro merito in questo libro di Louis Godart: oltre a essere, come già detto, un buon esempio di divulgazione, il volume fa capire al pubblico che un dipinto può essere importante anche senza che sia un originale. Le copie rivestono un ruolo determinante nella ricerca storico-artistica (e grazie agli esempi che troviamo nel libro capiremo perché), e questo aspetto è in controtendenza rispetto al culto del “grande nome” che interessa i media che parlano di storia dell’arte. Perché la storia dell’arte non è fatta solo di quei tre o quattro grandi artisti le cui opere sono diventate quasi icone pop (si pensi alla Gioconda o al David). La storia dell’arte non è il culto del grande capolavoro che annulla tutto il resto: è un qualcosa di molto più serio, rigoroso, profondo e affascinante, e La Tavola Doria di Louis Godart va proprio in questa direzione.
La Tavola Doria
di Louis Godart
Mondadori, 2012
163 pagine
L'autore di questo articolo: Federico Giannini
Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).