“The Italian Renaissance Altarpiece” di David Ekserdjian è un capolavoro bibliografico che esplora ogni aspetto del fenomeno delle pale d’altare nel Rinascimento italiano; sul quale la critica, ma anche il pensiero religioso, debbono compiere una attenta e continuata analisi.
Nel 2021 il Giornale dell’Arte scelse come libro dell’anno l’opera monumentale di David Ekserdjian The Italian Renaissance Altarpiece: un impegno che potremmo chiamare “la grande riflessione” sul maggior fenomeno pittorico del rinascimento italiano, ovvero sull’innumerabile spargimento delle pale d’altare nelle chiese cattoliche, al quale parteciparono (si può dire) tutti i geni dell’epoca e i maestri minori di ogni regione: atto imponente e avvenimento assiale della storia dell’arte. A tale atto mancava sinora un’opera d’indagine ed esplicativa che ne illuminasse la ragione complessiva e la rete dei legami, tenendo conto che l’universo dei quadri d’altare assomma in sé valori biblici, paleocristiani, storico-religiosi e di costume, in sovrapposizioni figurative le più svariate, soggette a interpretazioni compositive che spettano ad artisti assai diversi e soggiacenti, almeno in certi modi, alle condizioni di committenze altrettanto ricercate. Uno studio non comparabile, dunque, che l’autore ha condotto con vera unità di intenti, essendo dotato di una cultura a vastissimo raggio.
Vediamo intanto i dati oggettivi dell’opera editoriale. Un volume di grande formato (cm. 28,5 x 24), ricco di 496 pagine e di oltre 250 illustrazioni a colore; una dotazione testuale ben articolata con ampia introduzione, seguita dai sette capitoli tematici, arricchita da una conclusione e due appendici. Le note a fine volume, chiaramente distribuite, sono 2574. A tale sbalorditivo arredo si aggiungono una amplissima bibliografia, gli indici e i crediti. Non per nulla l’autore mi diceva essere questo il più grande monumento esegetico da lui mai elevato, e ne dichiarava l’irripetibilità durante un’intera vita. Le mie presenti note intendono tener vivo il desiderio di un’ampia conoscenza nazionale dell’opera di David Ekserdjian che vorremmo tradotta in una auspicabile edizione italiana.
Vogliamo qui sottolineare l’importanza delle pale d’altare come fatto totalizzante di quella architettura comprensiva di spazi e arredi che ha accompagnato la liturgia cattolica nel secondo millennio cristiano. L’istanza tardo-medievale di percepire al di là dell’altare una visione solenne, mistica ed evocatoria, dapprima riservata alle pareti dell’abside e del catino, si stringe vieppiù vicino alla mensa quando il celebrante della santa messa comincia a voltare le spalle al popolo per diventare la guida di una schiera orante che guarda alla croce. I primi apparati mobili “dietro all’altare” sono i dossali lignei, che diventano sempre più grandi, e le loro figurazioni centrali daranno il via alla vicenda delle pale vere e proprie con la loro specifica storia: dalle tavole lignee alle tele, alle cornici fastose, sino alle ancone teatrali che giungeranno ad essere elaboratissime. Questo fenomeno porta ben presto le chiese cattoliche alla perdita di quell’elemento imprescindibile per la fede paleocristiana e per quella romanica che era la finestra centrale dell’abside, la “Porta del Sole”, quando nell’empito mattutino entrava la Luce da Oriente, ossia la presenza stessa del Cristo.
Preso atto del ruolo sostitutivo delle pale torniamo all’impresa editoriale di David Ekserdjian, il quale esordisce nell’introduzione con una massima di La Rochefoucauld circa la conoscenza di un’opera d’arte, “che sarà sempre imperfetta sino al più acuto disvelarsi di ogni dettaglio”: una dichiarazione di lavoro, certo, ma forse pure un benevolo auto-ammonimento tipico del carattere di questo autore britannico, vicino sempre all’umor faceto. L’introduzione stessa è un atto di omaggio ai pochi autori, italiani e stranieri, che hanno affrontato il tema ma con visioni parziali o elencative; molto importante invece l’affronto delle tipologie, dello sviluppo delle forme, del soppeso compositivo delle pale, delle presenze santoriali, degli aspetti narrativi, del valore delle iscrizioni e degli ornamenti; infine del rapporto con la Messa e della scelta dei personaggi sacri (parte molto ricca e attenta). Con questa impalcatura iniziale, densa di oltre 50 pagine, è impostato l’intero costrutto del volume. Un primo esempio delle diverse latitudini figurative-immaginative delle Pale l’autore ce lo offre nel confronto, in campo emiliano, fra due pale coeve di Luca Longhi e del Correggio dove il primo inserisce un evento spaziale insostenibile, e il secondo una compresenza mistica al di fuori della logica temporale, ma mirabilmente armoniosa. Tutta la trattazione di questa parte è di alto interesse, di profonda cultura e di fitta documentazione.
I sette ampi capitoli che seguono svolgono il compito proposto dall’Introduzione. Il primo è intitolato “Committenti, Artisti e Contratti”. Qui la preparazione pressoché universale dell’Autore sul campo italiano si squaderna in una fitta rete di esempi di curiosissimo interesse poiché i desideri dei committenti (patrons) hanno spaziato dalle devozioni più tradizionali sino a particolarismi quasi impensabili, tra fede, interessi locali, ambizioni personali, e chiamate di personaggi a largo raggio. Ma il capitolo si appunta particolarmente sui modi delle stesure dei contratti, che sono anch’essi i più vari: dai precisi atti notarili alle lunghe dettature dei devoti, dei nobili, delle confraternite, fino ai sorprendenti biglietti, assai brevi, consegnati nelle mani dei grandi maestri quasi come atti di supplica, ma accompagnati da immancabili quote d’anticipo. Così in taluni contratti si leggono già, pressoché per intero, i dipinti in tutta la loro disposizione, il numero e i soggetti delle figure, e altre minuzie insistenti, compresi i colori. La data di consegna era ovvia e ricalcata (ma fu spesso causa di dissidi fra committenti e pittori). Le analisi qui condotte dal professor Ekserdjian comprendono anche le possibilità dei pittori di inserire il proprio autoritratto nella composizione, ma spesso l’obbligo dei ritratti del donatore o di persone interessate, e includono l’importanza delle iscrizioni, sempre previste. Le aureole furono oggetto di vive predisposizioni della committenza, e poterono essere tolte soltanto, nelle loro opere, dalla autorità dei maggiori maestri. La parte finale del capitolo è dedicata, con grande intelligenza e con puntigliosità di ricerca, al “che cosa succedeva dopo il contratto”: una parte molto lunga, nuova nella estensione, di vera illuminazione storica.
Il secondo capitolo è intitolato “The Virgin and Child and the Saints” e qui inizia l’esame delle tipologie contenutistiche delle pale. Ad evidenza la grande parte di queste mostrano la Vergine col Bambino Gesù sulle ginocchia; la Madonna sta in posizione alzata, molto spesso in trono, e in genere tiene alcuni Santi intorno. Questo centro dell’attenzione risolve alcune necessità di fede e di impetrazione: Gesù, come Dio è presente, la maternità divina di Maria è assicurata come pure il suo ruolo di mediatrice di tutte le grazie, le quali possono essere trasmesse dai protettori. In altre pale è rappresentato il Crocefisso, a volte sormontato dalle figure del Padre e dello Spirito Santo. Passando a pale minori, probabilmente destinate ad altari laterali, possiamo trovare i santi senza la divinità, e in tal caso essi trasmettono esempi o assicurano protezioni che potremmo chiamare “specializzate”: assistenza nei viaggi, soccorso nelle povertà, guarigioni nelle varie malattie o in certi frangenti della vita. Anche gli angeli sono invocati per i medesimi motivi ed anche per concessioni spirituali e virtuose. Qui l’autore padroneggia l’innumerevole quantità delle tavole e delle tele che nell’Italia intera sormontano gli altari, ed è acuto il suo soppesare continuo delle varie presenze; l’apparato iconografico è di grande pregio.
I capitoli terzo, quarto, quinto e sesto dell’imponente opera di David Ekserdjian sono dedicati alle narrazioni che vengono illustrate nei vari tipi delle Pale del Rinascimento italiano. Questi capitoli costituiscono il cuore grande del lavoro e darne una sintesi non è cosa facile. Il lettore dunque è più intensamente indirizzato all’intero testo originale, fondamentale. Il capitolo terzo si apre con l’indagine sulle dispute e sui dissensi che coinvolsero pittori, teologi, maestri della Chiesa e forti rappresentanze popolari, come le Confraternite, sul fatto che si potessero richiamare personaggi, santi o storici o addirittura folle, di epoche diverse accanto ad episodi della vita di Cristo e ad altri eventi, come i martirii o le visioni. Se dobbiamo designare chi abbia vinto non esiteremmo a dire il popolo cristiano, che venne compreso e sostenuto da insigni Pastori, così che tale approvazione è rimasta nei secoli.
I capitolo terzo è intitolato “Narrative Altarpieces: The Virgin and Christ” e, dopo l’introduzione, si articola in successivi argomenti: Histories and Icons: The Documentary Record - Single Events and Narrative Cycles - Old and New Testament Narratives - The Parents of the Virgin, her Early Life, and the Infancy of Christ - Between Christ’s Infancy and the Passion - The Passion of Christ - After the Resurrection - The Last Judgement and All Saints - segue un appunto finale. Il lettore comprenderà la vastità areale di questa esplorazione, sempre precisamente attenta sul tempo e sui personaggi che hanno accompagnato i grandi momenti della Redenzione. Noi ci limiteremo ad offrirne pochi esempi pittorici.
Il quarto capitolo ha per titolo “Narrative Altarpieces: The Saints” e, dopo la premessa, l’articolazione comprende: Saint John the Baptist - The Apostles - Mary Magdalen - The Martyrs, molto ampio - Monastic Saints - The Doctors of the Church - Popes and Bishops - The Angels - e i brevi Patron Saints - The Seven Acts of Mercy and the Seven Sacraments + la chiusura. Anche questa parte della trattazione è assai estesa, laddove - come sempre nel libro - la serrata parte testuale copre una moltitudine irradiata e memorabile di casi sotto l’aspetto tipologico e artistico insieme. La presenza dei santi è proposta infatti sotto l’aspetto narrativo, richiedente una capacità agiografica plurima, sia riguardo alle fonti testuali antiche, costantemente richiamate, sia riguardo alle relative traduzioni pittoriche: si pensi ai processi e agli svolgimenti martiriali, ma si pensi anche ai caratteri esemplari - di fede, di studio, di carità, di perseveranza - che ogni immagine dei santi doveva imprimere nei credenti.
Il quinto capitolo è dato ai Mysteries. Una scelta molto giusta e consapevole, in quanto quel teatro della fede che è formato dalle pale d’altare (si pensi per esempio ad una chiesa con le cappelle laterali e il loro intero giro) contiene fatti e persone, ma pure simboli e disposizioni divine, ed anche incitamenti per la vita pratica e spirituale insieme. Le parti della trattazione sono: l’Apertura che mette a punto il concetto - The Madonna della Misericordia - The Madonna del soccorso - The Immaculate Conception - The Madonna of the Rosary - Other Mysteries of the Madonna - The Double Intercession - The Holy Kinship - Mysteries of Christ - The Mystic Mill and the Mystic Winepress - The Most Holy Name of Jesus and the Three Realms - The Trinity - Mysteries and the Monastic Orders - Disputations - The Cross and Other Objects - Myracle-Working Works of Arts. Già l’elenco di queste sacre categorie mistiche assicura l’estrema attenzione e ricerca dell’Autore, che qui dobbiamo rimarcare; mentre il medesimo elenco ci esime forzatamente a mostrare tutti i relativi esempi. Come sempre l’apparato figurativo rimane vivido ed efficace. L’identificazione dei “misteria” avviene su tutte le scelte della chiesa cattolica, puntualmente ricordate, e apre anche in questo caso i modi di percorso di decine e decine di sentieri laudativi e impetrativi.
Il sesto capitolo si intitola “Narrative and the Predella” e raccoglie una documentazione imponente su opere varie, comprese le predelle di Pale, Polittici, e composizioni singolari. Le sue parti sono: Presentazione concettuale - The origins and Early Development of the Predella - Narrative Cycles and One-on-Ones - Gold Grounds and Naturalistic Backgrounds - The Predella and the Written Record - Vasari and the Predella - The Decline of the Predella - The Subject Matter of Predellas - The predella and the Eucharist - Other Settings for Secondary Narratives - Secondary Narratives and Symbols: The Foreground - Supplementary Narrative: the Background - Thematic Extension - Typological Narratives and Fictive Reliefs - The Purpose of the Predella.
Con tale accuratissimo percorso, sempre collegato ma pressoché meandrico l’Autore giganteggia certamente sull’analisi artistica e di contenuto. Per questo capitolo ci limitiamo pertanto a due soli esempi figurativi.
Il successivo capitolo “Frames, Sculpture, and the Altarpiece” dopo l’avvio si sussegue distinguendo in ordine: The Manifacture od Altarpieces - Frames and their Contents - Painted Frames - Sculpture around Paintings - Painters and Frame-Makers - Drawings for Frames - Altarpieces and the Third Dimension - Hybrid Altarpieces - Altar-Frontals - The Sculptural Altarpieces. Le attente distinzioni e classifiche dell’Autore risaltano anche nell’osservazione delle varie risoluzioni che l’arte italiana apportò negli altari a muro. Appaiono qui alcune grandiose oreficerie in struttura, oppure quelli che potremmo chiamare gli ultimi dossali lignei, ma in stile classico e sempre coperti d’oro, per poi passare ai monumenti marmorei, da Napoli a Venezia, e alle sublimi maioliche robbiane. La vicenda tocca gli “ibridi altari” dove i vari materiali modellabili si congiungono e sfiora gli scenari teatrali che preludono al barocco. Abbiamo scelto soltanto due esempi in tante presenze eterogenee.
Nel gran volume di Ekserdjian l’ultima parte testuale, importantissima, si dichiara come “Conclusion. The Council of Trent And After”. Vi risparmiamo le parti dichiarate, ma qui l’autore riversa una summa concettuale e precettuale sull’arte visuale qual era prima del Concilio di Trento e quale si venne formando nell’immediato dopo-Concilio, toccando idee e decreti di alte personalità ecclesiastiche che fornirono ai pittori soprattutto indirizzi didascalici, pietosi ed emotivi. Una conclusione necessaria per la comprensione totale dell’opera.
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