Negli ultimi decenni, Intesa Sanpaolo ha dato vita a un complesso sistema culturale che si pone l’obiettivo di promuovere l’arte e la cultura nel nostro Paese. Progetto Cultura – questo il nome del progetto – comprende quattro musei collocati in palazzi storici, le Gallerie d’Italia, dove è esposta al pubblico una cospicua selezione delle oltre 35 mila opere appartenenti al patrimonio d’arte del Gruppo, dall’archeologia al contemporaneo: a Milano trovano spazio le collezioni dell’Ottocento e della Fondazione Cariplo, oltre a una selezione di opere del Novecento; a Napoli spicca il Martirio di sant’Orsola, capolavoro di Caravaggio, insieme a pezzi di ambito meridionale datati tra Seicento e inizi del Novecento, alla raccolta di ceramiche attiche e magnogreche e a un nucleo di lavori della seconda metà del Novecento. A Vicenza sono protagoniste l’arte veneta del Settecento e la collezione di icone russe, una delle maggiori in Occidente; a Torino – sede dedicata alla fotografia e al mondo digitale in cui si conserva l’Archivio Publifoto con i suoi 7 milioni di scatti dagli anni Trenta ai Novanta del Novecento – è esposto un importante insieme di dipinti e arredi dal XIV al XVIII secolo, tra cui le nove tele seicentesche dell’oratorio della Compagnia di San Paolo, oggi distrutto. Accanto alle collezioni permanenti, le Gallerie d’Italia propongono mostre temporanee basate su progetti scientifici originali e rese possibili grazie a prestiti e scambi con importanti istituzioni museali nazionali e internazionali. A queste sedi si aggiungono la Galleria di Palazzo degli Alberti di Prato, aperta nel 2022 da Intesa Sanpaolo per consentire la fruizione di un patrimonio identitario per la città, e la Casa Museo dell’Antiquariato Ivan Bruschi di Arezzo, entrata nel patrimonio artistico dell’istituto di credito dopo l’ingresso nel gruppo di Ubi Banca. È inoltre parte del Progetto Cultura il programma Restituzioni che, dal 1989, cura e sostiene il restauro di opere individuate in collaborazione con gli organismi ministeriali di tutela; è in preparazione la 20a edizione del progetto che ha permesso a oggi il recupero di oltre 2mila capolavori del patrimonio artistico italiano. Ulteriori ramificazioni di Progetto Cultura sono costituite dall’Archivio Storico, che gestisce e valorizza i beni archivistici delle oltre 600 banche confluite nel gruppo; da Gallerie d’Italia Academy che dedica ai giovani iniziative di specializzazione come il corso di alta formazione in “Gestione dei patrimoni artistico-culturali e delle collezioni corporate”; dall’Officina delle idee che offre ulteriori occasioni formative qualificanti nel mondo dell’arte. Non mancano le attività editoriali, i progetti musicali e la vasta rete di partnership attraverso cui Intesa Sanpaolo sostiene importanti istituzioni, musei e iniziative culturali in Italia.
Protagonista di questo grandioso ingranaggio è Michele Coppola che, all’interno della Direzione Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo, ricopre il ruolo di Executive Director e Direttore Generale delle Gallerie d’Italia. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare nel dettaglio il piano pluriennale della banca, un unicum nello scenario italiano e non solo.
MS. Quali sono i motivi che spingono una banca ad acquisire e a valorizzare beni artistici?
MC. La risposta è quasi facile: esiste un legame profondo tra il mondo delle banche, l’arte e la cultura. È un rapporto che affonda le radici nella storia, fin dai tempi del Rinascimento italiano, quindi è inscindibile e nel corso dei secoli ha trovato numerosissime conferme. Ad esempio le Gallerie d’Italia di Milano, due anni fa, hanno ospitato la mostra Dai Medici ai Rothschild. Mecenati, collezionisti, filantropi dedicata a questo genere di relazione e che ha messo a fuoco quei profili di banchieri, non solo italiani, che hanno trasformato le proprie collezioni in musei aperti al pubblico. Oggi tale legame continua a essere vivo, forte e direi quasi necessario, perché pochissime cose come l’arte e la cultura sono in grado, in un istante, di trasmettere messaggi di appartenenza, di condivisione di valori e di prospettive future. E se una realtà privata come una banca vuole interrogarsi su ciò che è stata, ciò che è e ciò che sarà, non può prescindere dall’arte.
Però non tutti gli istituti di credito hanno una mission di questo tipo. Molte banche possiedono opere d’arte, ma sono poche quelle che le rendono fruibili al pubblico.
Questo discorso è interessante perché consente di sottolineare le differenze: in una logica di libero mercato, ognuno decide di presentarsi e di raccontarsi alla propria comunità, ai propri clienti e ai propri stakeholder nel modo che ritiene migliore. La nostra è una scelta identitaria: peraltro noi non abbiamo prove dell’esistenza, in Europa, di un progetto culturale così ampio ed esteso come quello di Intesa Sanpaolo.
Prima di parlare dei musei di Gallerie d’Italia, ci può rivelare quanto vale, in termini economici, il patrimonio storico-artistico di proprietà di Intesa Sanpaolo?
Per una banca, ragionare in termini di numeri è ovviamente un’abitudine, e se parliamo di patrimonio vorrei fornire un dato complessivo degli asset under management, cioè il valore economico delle collezioni d’arte che fanno capo alla gestione della Direzione Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo, cui si aggiunge la quota dei palazzi storici che ospitano le Gallerie d’Italia: complessivamente il valore si aggira su 1 miliardo di euro. In particolare il patrimonio immobiliare vale più di 250 milioni, circa un quarto; la restante parte comprende tutte le opere d’arte di nostra proprietà o riconducibili alla nostra attività di gestione.
Quali sono, a suo avviso, i pezzi più preziosi e distintivi delle vostre collezioni?
Pur senza poter fornire delle cifre puntuali che sono sempre condizionate dal momento storico, tra le opere più importanti della nostra collezione ci sono il Martirio di Sant’Orsola di Caravaggio, il Triple Elvis di Andy Warhol della Collezione Agrati, il Concetto Spaziale. La luna a Venezia di Lucio Fontana e infine il dipinto Abstraktes Bild di Gerard Richter, così facciamo anche il nome di un artista vivente.
Quante persone hanno visitato i vostri musei nel 2023?
Noi usiamo l’espressione “un museo, quattro sedi” e non facciamo distinzioni tra Milano, Napoli, Torino e Vicenza: ogni museo è come se fosse un lato di un palazzo a cui dedicare attenzione, determinazione e passione in ugual misura. Quindi, per fornire un dato complessivo relativo al 2023, sono stati circa 700mila i visitatori dei quattro musei, e prevediamo che nel 2024 questa cifra sarà superiore.
A quanto ammontano gli investimenti annuali di Intesa Sanpaolo per il Progetto Cultura?
La banca, in ambito culturale e sociale, investe decine di milioni di euro, ma dare una risposta precisa a questa domanda è complicato perché, ad esempio, andrebbero conteggiati i compensi dei cento colleghi che lavorano nella Direzione Arte e Cultura, oppure dei 150 storici dell’arte che accolgono i visitatori nelle sedi di Gallerie d’Italia. Insomma, il dato è composito, ma posso affermare che l’investimento è significativo.
Oltre ai possibili incrementi del patrimonio artistico grazie all’acquisizione di altre banche, come è avvenuto di recente con Ubi Banca, avete intenzione di acquistare ulteriori opere?
Qualche anno fa abbiamo comprato sul mercato, da un altro istituto di credito, Abstraktes Bild di Gerard Richter, tuttavia non facciamo vere e proprie campagne di acquisizioni, ma solo operazioni mirate. Quando si è di fronte a una collezione così vasta, che va dai vasi attici e magnogreci all’arte contemporanea, si potrebbero trovare ogni giorno sul mercato delle occasioni per colmare una lacuna o per fare un confronto ma, per quanto i nostri palazzi siano grandi, per quanto i visitatori siano numerosi e per quanto i depositi siano di ultima generazione e ben protetti, non possiamo continuare a comprare. Riceviamo inoltre molte donazioni, però siamo già nella condizione di non accettarle tutte, anche perché accogliere una donazione significa assumere un impegno di fronte a collezionisti che magari hanno lavorato una vita per mettere insieme un nucleo di opere, che vanno quindi curate per tutto il loro futuro. Si tratta di una scelta che va ponderata.
Ci può descrivere la rete dei musei di Gallerie d’Italia?
Il modo migliore per parlare di quest’incredibile storia italiana è partire dal presente: di recente abbiamo inaugurato a Vicenza una mostra dedicata al capolavoro delle collezioni di quella sede, cioè La caduta degli angeli ribelli di Francesco Bertos, una scultura unica, che da poco ha visto il riallestimento di una sala del museo per accoglierla al meglio. La mostra serve a leggere l’unicità dell’opera e il talento artistico dello scultore in chiave di attualizzazione delle collezioni. La stessa sera dell’inaugurazione ha preso il via una tournée, che chiamiamo Gallerie d’Italia Sonore, del musicista Boosta dei Subsonica che ha messo in musica alcune nostre opere in una serie di concerti, e il brano dedicato a Vicenza era ispirato proprio a La caduta degli angeli ribelli.
Alla prima sede vicentina di Gallerie d’Italia, inaugurata nel 1999, si sono poi aggiunte quelle di Napoli, di Milano e infine di Torino. Quali sono i progetti in corso nelle diverse location?
A Torino abbiamo inaugurato un nuovo progetto espositivo di Mitch Epstein che parla della natura americana e della natura degli americani. È il racconto di un fotografo che, negli ultimi vent’anni, ha narrato le trasformazioni e la complessità del rapporto tra sviluppo tecnologico e il pianeta. Le fotografie, memorabili, richiamano l’attenzione del tempo presente verso il cambiamento climatico e la relazione tra l’uomo e la terra. Per di più, in collaborazione con Aboca, abbiamo predisposto un bosco urbano costituito da 13-14 piante che vivono nella corte delle Gallerie d’Italia di Torino e sarebbe nostra intenzione poterlo rendere permanente, visto che in quella zona manca il verde. A Napoli è in corso un focus dalla collezione Agrati dedicato ad Andy Warhol, nonché una significativa mostra su un ambasciatore e collezionista britannico a Napoli, Sir William Hamilton, per dimostrare ancora una volta come le Gallerie d’Italia riescano a essere un luogo di approfondimento, con progetti inediti che condividono bellezza, studio e ricerca. Infine Milano: il 22 novembre apriremo al pubblico Il genio di Milano. Crocevia delle arti dalla Fabbrica del Duomo al Novecento, mostra che racconta come la città sia sempre stata capace di innovare anche in campo artistico e culturale, diventando dimora di personalità come Leonardo e Lucio Fontana. Il progetto è organizzato in partnership con la Pinacoteca Ambrosiana.
Qual è la caratteristica che accomuna le mostre allestite nelle sedi di Gallerie d’Italia?
L’originalità è il nostro faro e guida la nostra attività. Ad esempio, il fotografo attualmente ospitato a Torino ha realizzato un nuovo progetto su nostra commissione, inoltre sfido chiunque in Italia a fare un progetto di studio su un personaggio come Sir Hamilton, e ricordo pure la recente mostra su Felice Carena, basata su un lavoro culturale raffinatissimo, teso a ridare luce e rimettere al centro della critica – cosa che è effettivamente avvenuta – un grandissimo pittore fino ad allora totalmente negletto. La stessa mostra di Vicenza ha preso il via da uno studio di un’opera che, prima delle nostre ricerche, era attribuita a un altro artista, Agostino Fasolato, e oggi viene ricondotta a Bertos. L’intenzione è sempre quella di lavorare intorno a progetti nuovi, frutto di studio, mai comprati sul mercato come tappa di un viaggio fatto in Italia o in Europa.
Avete avuto modo di condurre delle recenti survey di gradimento tra i visitatori dei vostri musei? Se sì, quali risultati hanno dato?
Qualche anno fa abbiamo fatto un’indagine di gradimento e le risposte sono state decisamente favorevoli, anche se non le abbiamo mai rese pubbliche. Posso aggiungere che siamo “sotto assedio” da richieste di partnership e di iniziative condivise, e quindi ho la netta sensazione che il gradimento sia altissimo... I numeri sono costantemente in crescita, e inoltre ci chiedono di aprire Gallerie d’Italia in ogni luogo del Paese.
Ma nelle Gallerie d’Italia di Milano, Torino e Napoli non c’è solo arte: sono stati infatti implementati degli spazi dedicati alla ristorazione. Quanto è importante offrire una proposta food&beverage di alta qualità all’interno di un museo?
Noi siamo molto soddisfatti dei ristoranti che si trovano all’interno di Gallerie d’Italia e crediamo che l’esperienza di visita museale non possa prescindere da un momento di contatto con un’altra forma di eccellenza italiana, ovvero la creatività enogastronomica. Quando poi ci sono chef giovani come Alessandro Negrini e Fabio Pisani a Milano, Giuseppe Iannotti a Napoli e Christian Costardi a Torino, creatività, divertimento e qualità diventano concetti chiave. Siamo inoltre orgogliosi di aver riaperto il caffè San Carlo a Torino, un caffè storico e importante per la città. Ovviamente, bisogna rimanere capaci di parlare a tutti i pubblici, e abbiamo trovato una formula che credo risponda a questa esigenza.
Pensando invece alle altre banche, cosa potrebbero fare per far conoscere al pubblico e valorizzare meglio le loro collezioni d’arte?
Guardare quello che fa Intesa Sanpaolo!
L'autrice di questo articolo: Marta Santacatterina
Marta Santacatterina (Schio, 1974, vive e lavora a Parma) ha conseguito nel 2007 il Dottorato di ricerca in Storia dell’Arte, con indirizzo medievale, all’Università di Parma. È iscritta all’Ordine dei giornalisti dal 2016 e attualmente collabora con diverse riviste specializzate in arte e cultura, privilegiando le epoche antica e moderna. Ha svolto e svolge ancora incarichi di coordinamento per diversi magazine e si occupa inoltre di approfondimenti e inchieste relativi alle tematiche del food e della sostenibilità.