Il Museo Ettore Fico di Torino: un museo che compra opere di giovani. Intervista al direttore Andrea Busto


Molto noto a Torino e in Piemonte, il Museo Ettore Fico di Torino, dedicato all’opera del pittore del Novecento, ha una particolarità: è molto attivo sul contemporaneo e da anni acquista opere di giovani artisti. In questa intervista, il direttore Andrea Busto ci racconta i dietro le quinte.

La valorizzazione dell’intrinseca vocazione museale degli edifici industriali dismessi delle grandi città è uno degli ambiti più interessanti dell’urbanistica contemporanea, come dimostrano illustri esempi in Italia e all’estero, quali la Fondazione Prada di Milano (situata in una ex distilleria), il Museum Haus Konstruktiv di Zurigo (ricavato da una centrale elettrica sul fiume Sihl) o il DOX Centre for Contemporary Art di Praga (nato dalla ricostruzione di un’ex fabbrica nel distretto di Holešovice), solo per citarne alcuni. S’inscrive in questo trend anche il Museo Ettore Fico di Torino, inaugurato a settembre 2014 al termine di un lungo cantiere di ristrutturazione e adeguamento funzionale e ubicato in un’ex area industriale appartenuta in precedenza alla SICME (Società Industriale Costruzioni Meccaniche ed Elettriche) nel quartiere Barriera di Milano. L’istituzione, che ha da poco festeggiato il primo decennio di attività, costituisce un modello virtuoso non solo per il progetto di riqualificazione urbanistica e sociale di cui è il risultato, ma anche per il doppio piano strategico che costituisce al tempo stesso l’obiettivo e il motore delle sue attività. Innanzitutto, il museo è impegnato nella riscoperta e promozione dell’opera del pittore Ettore Fico (Piatto Biellese, 1917 – Torino, 2004), di cui custodisce l’intero corpus di opere ancora in suo possesso al momento della morte. L’artista, nonostante nel corso della sua lunga carriera abbia partecipato a importanti manifestazioni nazionali e internazionali, tra cui la Quadriennale d’arte di Roma (edizioni VII, VIII e IX), Ia Biennale Internazionale per I’incisione a Cracovia del 1966, la Mostra di artisti italiani a Praga del 1968 e la XXXIX Biennale Nazionale d’Arte Città di Milano, risulta oggi adeguatamente conosciuto solo a livello locale per il suo rifiuto di inserirsi nei meccanismi del sistema dell’arte a favore di un rapporto diretto e personale con i collezionisti, basato sul passaparola. Le attività portate avanti dal museo per incrementare la circolazione dei lavori di Fico, come l’organizzazione di mostre che li mettono a confronto con quelli di artisti di generazioni più giovani (anche in altre sedi) e l’inserimento di alcuni di essi nel circuito commerciale attraverso accordi con gallerie di settore, sono inoltre uno strumento per “capitalizzare” il patrimonio delle sue opere, in parte utilizzato per finanziare l’incremento della collezione. L’altra attività cruciale del museo è, infatti, la formazione di una raccolta, in continua crescita, di opere di giovani artisti distintisi in musei e mostre internazionali per innovatività di linguaggio, la cui presenza in dialogo con i lavori di Fico contribuisce di ritorno a precisarne la posizione in un contesto strutturato. Per approfondire l’argomento abbiamo avuto il piacere di rivolgere qualche domanda al direttore Andrea Busto, ideatore e anima di questo progetto.

Andrea Busto
Andrea Busto

EZ: Ettore Fico è stato un pittore eclettico, capace di attraversare e rielaborare con un linguaggio personale le tendenze artistiche a lui contemporanee, ma anche quelle precedenti, senza timore di risultare anacronistico. Ci potrebbe sintetizzare il suo “identikit artistico” mettendo in risalto specificità, evoluzioni ed elementi di continuità?

AB: Bisogna contestualizzare l’opera nel momento storico in cui si è sviluppata la sua ricerca. Imperniata in un contesto culturale di inizio secolo, in cui Torino guardava soprattutto a Parigi come capitale culturale e non a Roma come capitale nazionale e politica, tutta l’arte a cavallo delle due guerre e nell’immediato dopoguerra, quindi fino agli anni Cinquanta, si sviluppò secondo valori plastici legati a Casorati e alla cerchia di Gualino, ma anche a Spazzapan e all’amico Mattia Moreni, pur restando indipendente e sviluppando contesti a larghissime vedute internazionali. Ettore Fico, uomo colto e informato, viaggiatore tra Londra e Parigi, innesta la sua ricerca in un clima fra astrazione e figurazione in cui “la bella pittura” aveva un significato profondo nel rispetto di quei valori italiani che restano validi ancora oggi. La sua poetica, in bilico tra figurazione e astrazione, riesce a coniugare un deciso piacere pittorico, una manualità e una eleganza formale a gestualità segniche che intervengono in tutta la sua opera, sia pittorica sia grafica, in modo espressivo e virile. Paesaggio e figura coesistono nella sua ricerca che trova, soprattutto nella natura la sua forza vitale e ispiratrice.

Ettore Fico, Paesaggio lacustre (1985; olio su tela, 119 x 139 cm; Torino, Museo Ettore Fico)
Ettore Fico, Paesaggio lacustre (1985; olio su tela, 119 x 139 cm; Torino, Museo Ettore Fico)
Ettore Fico, Composizione con fiori (1966; olio su tela, 768 x 559 cm; Torino, Museo Ettore Fico)
Ettore Fico, Composizione con fiori (1966; olio su tela, 768 x 559 cm; Torino, Museo Ettore Fico)

Come è avvenuto il Suo incontro con l’opera di Ettore Fico e come si è sviluppato il progetto di studio e catalogazione dei lavori per arrivare, infine, a quello del museo?

Incontrai, tramite amici comuni, Ines Fico, la moglie dell’artista, nel 2006, e lei mi propose di catalogare tutte le opere del marito e avviare una rivalutazione del suo lavoro. Accettai l’incarico e impiegai due anni a catalogare, fotografare e archiviare il corpus veramente imponente di carte, dipinti, taccuini, grafiche e sculture di Fico che erano oltre 5.000. Finito questo lavoro organizzai una mostra antologica, la prima a lui dedicata, presso il Filatoio di Caraglio di cui ero direttore artistico. Ines rimase talmente sbalordita dal risultato che mi propose di restare al suo fianco e aiutarla a continuare l’impresa di valorizzazione iniziata due anni prima. Da quel momento il nostro sodalizio divenne praticamente famigliare e lei decise di lasciarmi carta bianca nell’opera culturale e manageriale del progetto. Da lì si decise di aprire il museo e Ines mi nominò suo erede universale per la valorizzazione dell’opera del marito anche dopo la sua morte che avvenne nel 2017 e che io ho continuato fino a oggi.

Il museo ospita due cicli annuali di eventi espositivi ad ampio respiro, oltre a progetti con artisti che intervengono direttamente negli spazi, attività didattiche rivolte alle scuole, visite guidate e workshop. Qual è il ruolo sociale e culturale del Suo museo ideale? Quali sono a Suo avviso le principali differenze negli intenti tra un’istituzione privata aperta alla cittadinanza come Museo Fico e una pubblica?

Il museo ideale è un museo mobile, dinamico e capace di sviluppare progetti in sintonia con i tempi in cui opera. La staticità è la morte di un’istituzione e il rinnovamento, i cambiamenti e le rivoluzioni sono alla base del mio progetto culturale. Il MEF, come museo privato, può permettersi decisioni rapide e cambiamenti in sintonia con i tempi. La massima prerogativa di un museo come il mio è quella di poter produrre mostre ed eventi con una rapidità che le istituzioni pubbliche non hanno. Anche se caratterialmente prediligo le programmazioni annuali, spesso mi concedo una possibilità di sovvertire il calendario e anticipare la presentazione di artisti che reputo interessanti da far conoscere al pubblico prima di altre istituzioni.

Qual è il filo conduttore che collega il percorso di acquisizioni contemporanee e quali caratteristiche rendono la produzione di un giovane artista interessante per il museo?

Sto costruendo una collezione in sintonia con i tempi e con la produzione dei giovani che si esprimono oggi esponendoli per primo in mostre pubbliche. Con il premio Ettore e Ines Fico, che quest’anno è alla quindicesima edizione, individuo quelli che a mio parere sono i più promettenti e più interessanti e acquisisco per le collezioni del MEF una o più opere. Posso citare a titolo di esempio Anne Imhof o Guglielmo Castelli, oppure Rossella Biscotti o Petrit Halilaj. Spesso invece acquisto opere per il museo durante le mostre che presento durante l’anno. È il caso degli artisti di “Afrika Now” (Bouvy Enkobo, Victor Fotso Nyie, Elladj Lincy Deloumeaux, Salifou Lindou e James Mishio) che sono entrati tutti a far parte delle nuove acquisizioni.

Mostra Sogni, a cura di Andrea Busto, 12 settembre - 15 dicembre 2024. Foto: Beppe Giardino, su concessione di MEF – Museo Ettore Fico
Giusy Pirrotta, mostra Sogni, a cura di Andrea Busto, 12 settembre - 15 dicembre 2024. Foto: Beppe Giardino, su concessione di MEF – Museo Ettore Fico
Mostra Sogni, a cura di Andrea Busto, 12 settembre - 15 dicembre 2024. Foto: Beppe Giardino, su concessione di MEF – Museo Ettore Fico
Odonchimeg Davadorij, mostra Sogni, a cura di Andrea Busto, 12 settembre - 15 dicembre 2024. Foto: Beppe Giardino, su concessione di MEF – Museo Ettore Fico
Mostra Sogni, a cura di Andrea Busto, 12 settembre - 15 dicembre 2024. Foto: Beppe Giardino, su concessione di MEF – Museo Ettore Fico
Julia Haumont, mostra Sogni, a cura di Andrea Busto, 12 settembre - 15 dicembre 2024. Foto: Beppe Giardino, su concessione di MEF – Museo Ettore Fico
Mostra AFRIKA NOW, a cura di Andrea Busto, 8 marzo - 30 giugno 2024. Foto: Beppe Giardino, su concessione di MEF – Museo Ettore Fico
Mostra AFRIKA NOW, a cura di Andrea Busto, 8 marzo - 30 giugno 2024. Foto: Beppe Giardino, su concessione di MEF – Museo Ettore Fico
Mostra AFRIKA NOW, a cura di Andrea Busto, 8 marzo - 30 giugno 2024. Foto: Beppe Giardino, su concessione di MEF – Museo Ettore Fico
Mostra AFRIKA NOW, a cura di Andrea Busto, 8 marzo - 30 giugno 2024. Foto: Beppe Giardino, su concessione di MEF – Museo Ettore Fico

Vorrebbe darci qualche anticipazione sulle iniziative future?

Nel 2025 presenterò una collettiva sulle acquisizioni della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia composta prevalentemente da opere presenti nelle loro collezioni, una mostra personale di Marie-Claire Mitou, artista francese che presenterà opere realizzate durante un soggiorno in Piemonte e in giro per il mondo, poi sarà la volta della seconda tornata di “Afrika Now 2” dedicata agli artisti che utilizzano materiali eterogenei per le loro opere e infine una mostra personale di Emanuele Becheri con opere recenti, disegni e progetti.


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