La Valdichiana, e in particolare l’area di Montepulciano, negli ultimi anni ha conosciuto un vero boom delle presenze turistiche. Secondo il Centro Studi Turistici di Firenze, che ha elaborato dati forniti dalla Regione Toscana e dall’ufficio Turismo del Comune di Siena, nel 2017 sono stati 500.000 gli arrivi e poco meno di 1.300.000 le presenze nel territorio, in aumento rispettivamente del 4,5% (il doppio rispetto alla media regionale) e del 2,5%. Gran parte dei turisti arrivano per visitare le bellezze di Montepulciano. Proprio quest’anno la città festeggia il cinquecentesimo anniversario dell’inizio della costruzione del tempio di San Biagio, uno dei più grandi capolavori di architettura rinascimentale dell’Italia intera, la cui realizzazione cominciò nel settembre del 1518, su progetto di Antonio da Sangallo il Vecchio (Firenze, 1455 - 1534). In che modo la città si prepara all’evento? Come intende gestire i flussi turisti in aumento? Quale il profilo del turista che visita la città, e perché ne è attratto? Come invece i cittadini vivono la città e i 500 anni del tempio? Di tutti questi argomenti abbiamo parlato con l’architetto Riccardo Pizzinelli, presidente delle Opere Ecclesiastiche Riunite di Montepulciano, l’ente, fondato nel 1923, che amministra gli edifici di culto monumentali della città. L’intervista è a cura di Federico Giannini, direttore responsabile di Finestre sull’Arte.
Il tempio di San Biagio a Montepulciano. Courtesy Opere Ecclesiastiche Riunite |
Il tempio di San Biagio a Montepulciano nel paesaggio, sullo sfondo la città. Courtesy Opere Ecclesiastiche Riunite |
La piazza Grande di Montepulciano. Ph. Credit Francesco Bini |
FG. Architetto Pizzinelli, il cinquecentenario della chiesa di San Biagio è partito nel segno di una miglior accoglienza per i visitatori, e della maggior sicurezza. Cosa è stato fatto in questo senso?
RP. Per quanto riguarda la sicurezza, la celebrazione si inserisce all’interno di un percorso che le Opere Ecclesiastiche Riunite di Montepulciano hanno fatto negli ultimi anni per contrastare alcuni fenomeni (per esempio alcuni furti) avvenuti perché il monumento ha un’ubicazione piuttosto isolata rispetto al contesto urbano e quindi talvolta si trova esposto a determinati rischi: siamo giunti dunque ad avere una custodia costante che verifica tutto ciò che avviene all’interno del tempio. Alle misure per la sicurezza si è poi aggiunto, per poter mantenere e valorizzare la possibilità di visita del monumento, un programma che ha come partner Civita-Opera Laboratori Fiorentini e che si è posto l’obiettivo di consentire la valorizzazione del bene attraverso la presenza di personale qualificato, di un bookshop, d’informazioni di tipo storico-artistico, una nuova guida, un’audioguida e un’app per smartphone che dà notizie ai visitatori.
A proposito dell’audioguida: questo strumento, oltre a dare informazioni sul tempio, invita anche il visitatore a scoprire il patrimonio culturale della città: le Opere Ecclesiastiche Riunite del resto non hanno fatto mistero del fatto che l’auspicio è quello per una fruizione più consapevole...
Occorre intanto dire che siamo stati agevolati dal fatto che San Biagio è un capolavoro del Rinascimento. Del resto è evidente che una delle perle di Montepulciano è proprio il tempio di San Biagio, e l’immagine del tempio si è sovrapposta all’immagine di Montepulciano nel mondo perché il tempio è effettivamente molto conosciuto non solo dagli storici di architettura ma anche dalla popolazione in generale. Ma tutta Montepulciano, almeno dagli anni Venti del Cinquecento e fino alla metà del secolo, ebbe un’esplosione d’interesse per l’arte e l’architettura che portò questa cittadina così piccola a contatto con la cultura romana e fiorentina, i due poli a cui si riferirono sia le famiglie nobili della Montepulciano del tempo, sia i personaggi importanti che all’epoca furono presenti in città (tra questi, per esempio, il papa Marcello II, la cui famiglia era originaria di Montepulciano). In questo senso, in effetti, il San Biagio costituisce una sorta di completamento (dal momento che si tratta di uno dei monumenti più importanti della città), ma anche un inizio di una visita che in realtà riguarda tutti i luoghi rinascimentali di Montepulciano, anche in riferimento all’architetto che ha costruito il tempio di San Biagio, Antonio da Sangallo il Vecchio, che ha lavorato molto in città e a cui in passato sono state attribuite diverse architetture anche civili di Montepulciano, per le quali la città è famosa. Quella messa in atto con Civita-Opera Laboratori Fiorentini, che ci ha supportato in questo percorso, è una sinergia che funziona.
Da più parti, del resto, viene rilevato come i turisti amino letteralmente Montepulciano. Ma chi è tipicamente il viaggiatore che si reca in visita a Montepulciano?
Ci sono diverse tipologie di presenza. Quella più cospicua è una presenza internazionale: in passato il turismo a Montepulciano era per lo più europeo, ma adesso si sta allargando. Per esempio, c’è una forte presenza americana, che peraltro non è solo turistica, ma è anche istituzionale: di recente la Kennesaw University di Atlanta ha aperto una sede estiva a Montepulciano, cosa che in passato avevano fatto anche istituzioni europee. Poi, in questi ultimi anni, per via delle modifiche che hanno avuto i flussi turistici a seguito dei noti episodi di terrorismo internazionale, c’è stato anche un notevole incremento di clientela italiana, e questo non solo nel periodo estivo, che è quello che porta la maggior presenza di clientela straniera, ma anche nel resto dell’anno: in questo momento le presenze si dividono dunque tra questo flusso di italiani che soggiornano per periodi brevi, di due o tre giorni, e la clientela internazionale che, sfruttando soprattutto gli agriturismi, si trattiene in zona anche cinque, sei o sette notti.
Lei ha fatto riferimento anche alle collaborazioni con le università americane. Il cinquecentenario di San Biagio sarà anche all’insegna della cooperazione internazionale: è stata attivata in tal senso una collaborazione con l’Università di Harvard. Quello tra Harvard e Montepulciano è però un rapporto che rimonta al 2014, quando venne inaugurato il rinnovato cortile del Fogg Art Museum, progettato da Renzo Piano. In che modo sono proseguiti i rapporti con la prestigiosa università statunitense, cosa è in programma quest’anno e in che modo la collaborazione proseguirà in futuro?
In realtà il legame tra Harvard e Montepulciano ha origini più remote, che risalgono addirittura agli anni Venti del Novecento, quando l’università americana inviò in Italia alcuni architetti per rilevare dei monumenti sulla base dei quali ricostruire ad Harvard la sede del Fogg Art Museum. Si pensò inizialmente di rilevare cortili della Roma rinascimentale: poi, per diversi motivi, gli architetti giunsero a Montepulciano e studiarono la facciata della canonica di San Biagio, che fa parte del complesso monumentale. Giunti in America, gli architetti di Harvard ricostruirono la facciata su quattro lati facendola diventare un cortile, peraltro molto importante, di cui però noi italiani avevamo perso la cognizione (e forse neanche conoscevamo bene questa storia), e gli americani stessi avevano un po’ smarrito la memoria di questo fatto. Quando negli anni Duemila, ad Harvard, è stato approvato il progetto di ristrutturazione del palazzo dei musei, parti del vecchio edificio sono state demolite, ma il cortile è stato mantenuto e coperto con una grande cupola in vetro, secondo il progetto di Renzo Piano. Dunque, nell’ambito di questo rinnovamento, l’Università di Harvard è andata alla ricerca dei motivi per i quali il cortile è stato costruito in questo modo, con la conseguenza che la sua storia è stata riscoperta: pertanto, loro stessi si sono avvicinati a noi, dal 2014 ci sono stati alcuni incontri e, proprio in occasione del cinquecentenario, si è cercato di stringere questi rapporti. Ad Harvard, nel cortile, ci saranno iniziative a partire proprio dal mese di aprile 2018, iniziative che si concluderanno nel periodo estivo. Poi ci sarà una presenza della delegazione di Harvard nei nostri festeggiamenti per il Cinquecentenario. La data cruciale è quella del 15 settembre 1518, giorno in cui fu posata la prima pietra del tempio di San Biagio: una delegazione dell’Università di Harvard sarà presenti qui, e presenterà il libro sul cortile del restauro del museo. Successivamente, noi concluderemo la nostra annata di festeggiamenti andando ad Harvard. Si sta dunque creando una sinergia, un contatto, un rapporto concreto su un fatto non solo simbolico ma reale, un rapporto nel quale anche l’amministrazione sta credendo molto, e io ritengo che ci saranno ulteriori sviluppi. Già quest’anno alcuni studenti verranno a fare un’esperienza qui a Montepulciano e ci saranno studenti italiani di storia dell’arte che si recheranno ad Harvard per compiere un’esperienza gemella.
La facciata della canonica di San Biagio. Courtesy Opere Ecclesiastiche Riunite |
Interno del tempio di San Biagio. Courtesy Opere Ecclesiastiche Riunite |
Il Tempio di San Biagio è stato spesso teatro di riprese cinematografiche che lo hanno reso in qualche modo protagonista film girati in tutto il mondo: quali riscontri ha potuto garantire, in termini di presenze turistiche o di interesse per la città, questa attenzione del cinema nei confronti della chiesa e di Montepulciano?
Soprattutto in anni recenti e con la diffusione, attraverso i social, di tutta una serie d’immagini, il riscontro è stato molto rilevante. Una parte di questo è avvenuto perché alcune di queste produzioni erano rivolte a una popolazione di utenti relativamente giovani (pensiamo ai fan del film Twilight), che sono stati quindi spinti a visitare i luoghi dove sono state girate le loro scene preferite. In realtà già dagli anni Cinquanta, con Il Cristo proibito di Malaparte, Montepulciano è sede di set cinematografici: più recentemente, in città è stata girata la fiction sui Medici, con alcune scene riprese anche a San Biagio (in questo caso però sotto mentite spoglie: l’ambientazione doveva infatti ricreare la Firenze del Quattrocento). Questo fatto ha portato sicuramente un incremento importante. Diciamo però che da un punto di vista qualitativo si registra una forte presenza della gita di un giorno: i turisti arrivano per visitare i luoghi del set cinematografico, poi quelli che rimangono più sensibilizzati rimangono magari due o tre notti, ma nel caso dei turisti spinti dal cinema si tratta soprattutto di un turismo “mordi-e-fuggi” che forse in prospettiva non è il massimo, ma sicuramente la diffusione del nome e dell’immagine è stata rilevante perché i flussi turistici sono aumentati anche in questi anni molto recenti.
E si è già pensato, o si sta già mettendo in atto, qualche misura per contrastare il turismo “mordi-e-fuggi” di cui Lei ha appena parlato?br /> Questi meccanismi non sono così semplici. Credo che Montepulciano sia a un bivio, perché deve decidere se rimanere una cittadina di “consumo” semplice di cultura, o se strutturarsi in una realtà che offre anche più della semplice visita: questo grande boom turistico deve consolidarsi a livello di offerta, nel senso che occorre che gli imprenditori investano in qualità, e che l’amministrazione realizzi infrastrutture. Se avverrà una qualificazione dei servizi e dell’offerta, credo che Montepulciano possa compiere un salto di qualità anche dal punto di vista della fidelizzazione dei turisti. Per evitare il “mordi-e-fuggi” bisogna accattivare, cercare di far sì che un interesse possa essere mantenuto per tempi più lunghi, e Montepulciano da questo punto di vista avrebbe anche le carte in regola, perché è già sede di varie iniziative, dal Cantiere internazionale d’arte, al Bravìo delle Botti, al Bruscello Poliziano e altri eventi che rendono interessante una visita non solo da un punto di vista storico e culturale ma anche antropologico, teatrale o gastronomico, facendo sì che il turista tenda a rimanere. Credo che, se continuerà una sinergia tra i vari soggetti coinvolti, potremo avere uno sviluppo molto più duraturo.
Veduta del tempio di San Biagio dalla canonica. Courtesy Opere Ecclesiastiche Riunite |
Cambiando invece il punto di vista, come è vissuto dai cittadini di Montepulciano il loro rapporto con la loro città, con la chiesa, con il turismo, e ovviamente con il cinquecentenario?
Da questo punto di vista il cinquecentenario rappresenta una scommessa, anche perché il nostro ente è... un ente povero: non disponiamo di grandi risorse. Abbiamo quindi cercato di allargare il raggio dei festeggiamenti coinvolgendo tutti i soggetti del territorio, chiedendo un regalo per il nostro cinquecentesimo anniversario. C’è quindi chi ci sostiene dal punto di vista economico, come l’amministrazione e la diocesi, e chi invece, come i privati e le aziende, ci sostiene garantendo spettacoli, concerti, esposizioni, convegni: tutte le realtà importanti della città ci hanno offerto qualcosa. Il ragionamento alla base di ciò è presto detto: San Biagio è un bene di tutti. Certo, tutti i nostri beni appartengono a tutti, ma il San Biagio a maggior ragione, perché non è stato costruito dalla Chiesa ma dal Comune, e chi gestiva i fondi anche in antico era proprio il Comune. Purtroppo nel tempo questo concetto, come molto spesso succede in Italia, è andato perdendosi, così che si è giunti a un punto in cui non tutti sentono il tempio come proprio. Il cinquecentenario dovrebbe servire proprio a ricordare a tutti, a cominciare dai ragazzi delle scuole e dai giovani, che questo è un bene di tutti, e tutti insieme dobbiamo tutelarlo, dobbiamo godercelo, dobbiamo rispettarlo, dobbiamo fare in modo che le future generazioni lo ricevano almeno nelle condizioni in cui lo abbiamo avuto noi. E i cinquecento anni sono un bel termine di tempo per fare un’opera di questo tipo.
Nel frattempo il programma delle celebrazioni prosegue: cosa prevede prossimamente?
Il 23 aprile del 1518 si celebra il cinquecentenario del miracolo che è alla base della costruzione del tempio, quindi abbiamo pensato di realizzare una serie d’iniziative a cavallo di questa data. In particolare, sabato 21 aprile ci sarà l’inaugurazione di una mostra all’interno del tempio di San Biagio, intitolata Il tempio di San Biagio dopo Antonio da Sangallo, che ripercorre la vicenda dell’arredo storico e dell’arredo artistico dell’interno del tempio, realizzato non in ambito rinascimentale, ma tra la fine del Cinquecento e la metà del Seicento, con una serie d’interventi che resero l’interno molto più barocco di come lo conosciamo. Nell’Ottocento ci fu infatti un ripristino neorinascimentale dell’interno, e durante questo intervento fu asportata gran parte degli arredi storici e dei dipinti che erano stati realizzati nel sedicesimo e nel diciassettesimo secolo. Il nostro progetto, già realizzato, è quello di riportare all’interno del tempio queste grandi tele e di ricostruire tutta la storia dell’arredo del Cinque e Seicento e del ripristino neorinascimentale. Sarà possibile visitare l’esposizione per tutta l’estate, dal momento che dura dal 21 aprile sino al 4 novembre. Sempre il 21 aprile seguirà poi un concerto d’organo del maestro Cesare Mancini, anche perché tra le varie iniziative c’è stato il restauro dell’organo storico del tempio, di eccezionale valore. Domenica 22 ci sarà invece una conferenza celebrativa intitolata Gli anni del tempio di San Biagio. Dalla maniera moderna alla Controriforma, tenuta dal professor Antonio Natali, già direttore degli Uffizi. Seguirà un ulteriore concerto della Fondazione Cantiere. Al di là di questo fine settimana ci saranno comunque diverse manifestazioni, specialmente nel periodo di giugno e luglio, il periodo forse più ricco: il 15 di giugno in San Biagio ci sarà anche un’assemblea delle fabbricerie d’Italia, e ci saranno importanti convegni soprattutto a luglio, mese durante il quale il tempio diventerà sede dei concerti del Cantiere Internazionale d’Arte. Dai primi di settembre fino alla metà del mese le iniziative invece saranno tutte tese a ricordare la posa della prima pietra che avvenne, come ricordavamo, il 15 settembre del 1518.
L'autore di questo articolo: Federico Giannini
Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).