La Divina Commedia illustrata da Mimmo Paladino. Intervista all'ideatore, Sergio Risaliti


Per il settecentenario della morte di Dante Alighieri, il noto artista Mimmo Paladino ha realizzato un'edizione speciale della Divina Commedia, da lui illustrata. Un'intervista all'ideatore del progetto, il curatore Sergio Risaliti.

Il 2021 è l’anno del settecentenario della morte di Dante Alighieri, avvenuta a Ravenna nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321. Sono numerose le iniziative, promosse in tutto il Paese, per ricordare il padre della lingua italiana, molte delle quali sul web per via delle attuali restrizioni dovute al contenimento della pandemia. Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento di Firenze e curatore della sezione arte contemporanea al Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli, ha colto l’importanza della ricorrenza per ideare un ambizioso progetto: una edizione speciale della Divina Commedia illustrata dall’artista Mimmo Paladino. Il volume, pubblicato da Forma Edizioni, è arricchito dai saggi di Cristina Acidini e Giorgio Bacci, oltre a vantare la collaborazione di Riccardo Bruscagli, esperto dantista e professore emerito di letteratura italiana presso l’Università degli Studi di Firenze. Il volume è in uscita il prossimo aprile e sono previste tre versioni: una di formato divulgativo che andrà in libreria, disponibile con i saggi in lingua italiana e inglese, mentre il testo della Divina Commedia rimane integro. Un’altra versione, invece, viene proposta in edizione limitata e di grande formato (firmata e numerata), disponibile in 150 copie che si presenta in un cofanetto di tela. Infine, 70 copie che, oltre ad essere di grande formato (firmate e numerate), contengono due litografie originali dell’artista Mimmo Paladino. Ne abbiamo parlato con l’ideatore e curatore del progetto, Sergio Risaliti.

AM. Direttore, da cosa è stato ispirato per l’ideazione di questo progetto editoriale?

SR. In primis dall’amore smisurato che ho per la Divina Commedia, una lettura che mi accompagna da sempre e che ritengo sia uno strumento di educazione alla poesia ed ai valori morali in esso contenuti. Poi dall’amicizia con Mimmo Paladino che più volte si è cimentato nell’illustrazione di grandi testi della letteratura come Pinocchio e Don Chisciotte, su quest’ultimo ha anche realizzato un film, o di poemi epici come l’Iliade e l’Odissea.

È stato lei a proporre a Mimmo Paladino di illustrare la Divina Commedia?

Sì, sono stato io. Ho avuto immediatamente chiara l’idea di coinvolgerlo perché ritengo abbia una spiccata disponibilità immaginifica. Una capacità a fantasticare che restituisce con segni e immagini aspetti non immediatamente interpretabili del poema. Non è solo una illustrazione didascalica quella di Paladino, ma una vera e propria reinvenzione artistica e poetica dei versi che lo hanno ispirato.

Su che basi l’artista ha scelto i passi da illustrare?

Direi che è stato fondamentale il contributo scientifico del professor Bruscagli, il quale vanta una capacità straordinaria di perlustrazione del territorio dantesco.

La Divina Commedia illustrata da Mimmo Paladino
La Divina Commedia illustrata da Mimmo Paladino


La Divina Commedia illustrata da Mimmo Paladino
La Divina Commedia illustrata da Mimmo Paladino


La Divina Commedia illustrata da Mimmo Paladino
La Divina Commedia illustrata da Mimmo Paladino

In che modo le immagini si legano alle parole? Cosa vogliono restituire al lettore?

Dante è un poeta plastico e figurativo, potremmo definirlo, oggi, un regista cinematografico contemporaneo. Nella Divina Commedia ci sono immagini potentissime che restituiscono un forte impatto visivo. Pensiamo a Paolo e Francesca, cosi travolti dal loro amore, abbracciati e avvinghiati all’infinito, ecco Dante scriveva rendendo vive le immagini. Paladino, prendendo spunto dall’immenso repertorio figurativo di Dante, porta con le sue illustrazioni altre sollecitazioni, superando il limite delle parole ed aggiungendo la sua porzione di spazio e di significato.

Ci sono artisti che, nel corso della storia, si sono lasciati ammaliare dal fascino della Divina Commedia?

Gli artisti che si sono adoperati nell’illustrazione della Divina Commedia sono molti. Tra il 1400 e il 1500 si ricordano Sandro Botticelli e Federico Zuccari, mentre in epoca più moderna William Blake e Gustave Doré. In particolare, sono legato a Doré dal ricordo di una edizione della Divina Commedia, illustrata dall’artista francese, appartenuta alla mia famiglia che ancora oggi conservo. In epoca più contemporanea, figurano i lavori di Renato Guttuso e Robert Rauschenberg.

Ed oggi invece?

Anche oggi, certamente. Per un progetto futuro, ho chiesto ad alcuni giovani artisti di lasciarsi permeare dal fascino dalla Divina Commedia per realizzare diverse raffigurazioni del poema. Per l’ispirazione basterebbe pensare all’attuale situazione pandemica. Abbiamo attraversato l’inferno, ora siamo in purgatorio, in attesa di tornare alla luce.

Secondo lei, qual è l’aspetto più importante dell’eredità lasciataci da Dante?

La lingua, indubbiamente. La ricchezza del vocabolario di Dante e la capacità di significare con le parole esperienze umane immortali. Valore che ancor di più assume importanza in questi tempi in cui si sta assistendo ad un graduale impoverimento del nostro vocabolario, dettato anche da una contaminazione con altre lingue.

Essendo lei direttore del Museo del Novecento di Firenze, può illustrarci le iniziative volte a commemorare il Sommo Poeta?

Il 29 marzo, sempre in base all’andamento della pandemia, nella Sala dei Gigli del Palazzo Vecchio, a Firenze, verranno esposte tre opere dell’artista iraniano Ali Banisadr, ispirate alla lettura della Divina Commedia. Dante conosceva bene la cultura e la letteratura orientale, dunque sarà interessante assistere al dialogo tra l’arte contemporanea iraniana e lo scritto del Sommo Poeta. In estate, sempre Covid permettendo, è in programma una lettura integrale della Divina Commedia nel loggiato del Museo del Novecento. Ovviamente, anche il libro di cui parliamo, nato grazie alla collaborazione con Mimmo Paladino, è frutto della necessità di onorare il significato immenso della Divina Commedia in occasione dei settecento anni dalla morte di Dante.


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