L’edizione numero IX di Flashback, la fiera d’arte antica e contemporanea di Torino, si è tenuta quest’anno dal 4 al 7 novembre, in una nuova sede, la ex Caserma Dogali, ma come sempre con una selezione di espositori di alta qualità. Il dato numerico è andato oltre le aspettative (18.000 i visitatori), e anche molti galleristi hanno espresso soddisfazione. Cosa ne pensano le direttrici Stefania Poddighe e Ginevra Pucci? Le abbiamo raggiunte per una breve intervista, con Federico Giannini.
FG. Flashback è tornata in presenza dopo quasi due anni di pandemia e di stop alle fiere. Quali sono state le sensazioni?
GP-SP. Questa nona edizione è stata molto emozionante. Si percepiva entusiasmo e curiosità, ma allo stesso tempo abbiamo notato un comportamento sociale pieno di rispetto. Rispetto per le regole, per l’altro, per il posto, forse nella consapevolezza che il rispetto sia l’unica strada a poterci garantire un futuro di socialità. Tanti giovani e tanti stranieri hanno battuto la nostra sottile linea rossa. Anche questo ci ha molto emozionato dopo due anni così difficili.
Quest’anno il tema della fiera era “La zona franca”. Che cosa significa? Quali motivi hanno portato alla scelta di questo tema?
Il tema scelto per la nona edizione è profondamente legato a questo momento storico. Si tratta di un periodo che ci necessitava uniti ma che ci ha voluti divisi, un momento durante il quale ci siamo interrogati sul concetto di libertà, libertà che ci è mancata, libertà che ci siamo presi, libertà individuale ed etica della reciprocità. La “Zona Franca” è un inno alla libertà espressiva della ricerca artistica, uno spazio libero che accoglie le diversità, un luogo al di là della norma, del consueto, che per queste sue caratteristiche, rappresenta uno spazio di confronto nel quale trovare spunti mediatori.
Una delle grandi novità della IX edizione di Flashback è stato il cambio di sede: la fiera quest’anno arrivava in centro, in un grande spazio, ovvero la Caserma di via Asti. Come è andata? Come è stato l’impatto? Cosa ne hanno pensato pubblico ed espositori?
Flashback si è contraddistinto fin dalla nascita come un format innovativo e in divenire che si concentra sulla capacità di guardare a ciò che già esiste, a ciò che è stato trascurato per ribadirne l’esistenza e la forza. Questo è il compito che ci siamo poste e che realizziamo anche grazie a tutte le gallerie e gli artisti che partecipano al progetto. Ecco che la nuova sede, una caserma in disuso, s’inserisce perfettamente nel format, uno spazio trascurato denso di storia e significato riafferma con forza la propria attualità per fornirci gli strumenti per comprendere il nostro presente. Questa scelta ha rappresentato una grande sfida per tutti, per l’organizzazione, per gli architetti e per le gallerie. Come tutto ciò che è innovativo il percorso è stato impegnativo ma il risultato è andato al di là delle nostre aspettative. Ci ha colpito l’entusiasmo del pubblico, anche per loro è stata un’esperienza nuova, lontana anni luce dai padiglioni fieristici, ma che è stata in grado di trasformare la visita a Flashback in un’esperienza di continua scoperta. Spazio dopo spazio l’architettura è entrata dirompente nel progetto e, come ha affermato un nostro espositore, ha trasformato la fruizione da fieristica in museale. Grazie alla nuova sede dunque possiamo definirci la prima fiera di arte storicizzata “site-specific”.
A proposito di pubblico: la fiera ha soddisfatto le aspettative?
La fiera è andata ben al di là delle aspettative sia in termini di pubblico partecipante che di vendite. Un fattore fondamentale per l’aumento di pubblico è stata la curiosità di verificare come opere e gallerie interagissero con uno spazio temporaneamente riconvertito. Siamo supersoddisfatte.
Veniamo alle vendite: ne sono state concluse di importanti. Qualche commento a freddo?
Il fatto che Flashback abbia funzionato dal punto di vista delle vendite è per noi una conferma circa le scelte fatte. Chi dirige ha una fiera ha il compito di creare il giusto contesto perché gli interessi di ciascuno vengano soddisfatti, noi lavoriamo sempre in questa direzione garantendo un’altissima qualità e fornendo sempre, con spirito innovativo, nuovi stimoli sia alle gallerie che al nostro pubblico.
Avete già in mente novità per il prossimo anno?
Adesso che abbiamo realizzato quanto lavorare su spazi in disuso sia stimolante tantissime idee ci “frullano” già in testa, d’altra parte la prossima è la decima edizione!
L'autore di questo articolo: Federico Giannini
Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).