In Sicilia i musei non riapriranno il 18 maggio, come previsto dal Dpcm della cosiddetta “Fase 2”. I direttori non hanno ancora alcuna disposizione in merito. Anche se è nell’isola, prima che nel resto d’Italia, che si potrebbe riannodare il discorso con i visitatori. In una Sicilia che una classifica al contrario ha visto piazzarsi all’ultimo posto tra le regioni italiane per indice di contagio. Anche se l’autonomia consentirebbe alla Regione di agire indipendentemente dallo Stato. Non che l’ultima prova sia stata esaltante: proprio il primo marzo scorso è stata presa in “autonomia” l’incauta decisione di mantenere l’ingresso gratuito ai siti culturali, favorendo l’assembramento di oltre venti mila visitatori in piena emergenza. C’è da dire che anche nel resto del Paese la decisione di riaprire il 18 è tutta “da confermare”. Lo ha detto qualche giorno fa il ministro Dario Franceschini, precisando che, comunque, riapriranno gradualmente solo gli istituti che saranno in grado di garantire le misure di sicurezza. E se nello Stato una circolare del Ministero dei Beni Culturali dovrebbe stabilire quelle per il personale, mentre per i visitatori saranno i direttori di ogni museo, in base alle proprie peculiarità, a stilarle, in Sicilia, intanto che i musei attendono indicazioni dal Dipartimento Beni Culturali e Identità siciliana, solo i tre storici parchi archeologici autonomi , Valle dei Templi, Naxos e Selinunte, si dicono pronti a partire già dal 18 maggio. Insieme a quello di Siracusa, istituito l’anno scorso. Per gli altri ben diciassette voluti sempre dal governo Musumeci, non ancora dotati di autonomia finanziaria, non si conosce, invece, la data di riapertura. Eppure si tratta di migliaia di metri quadri di natura e storia per passeggiate che consentono distanze non ravvicinate, con un flusso di visitatori che non era importante già prima dell’emergenza sanitaria.
C’è, infatti, la questione economica. La Germania, che riapre i suoi musei dal 4 maggio, ha investito 10 milioni di euro per adeguarli alle nuove misure di contenimento del contagio. Che non sono poi molti se pensiamo che la sola Regione Lazio ha stanziato oltre 8 milioni di euro per musei, biblioteche e luoghi della cultura, in vista anche della riapertura del 18 maggio. In Sicilia nella Legge di Stabilità appena approvata la stessa cifra della Germania è stata destinata a fondazioni, compagnie teatrali e associazioni concertistiche ed è stato dato l’ok a un fondo da 75 milioni di euro gestito dall’assessorato Turismo. Niente fondi, però, per la sicurezza anti-Covid dei musei.
E poi, oltre a quella di personale e visitatori, c’è anche la questione della sicurezza delle collezioni che restano chiuse, sollevata da Icom e Interpol. Per quelle che riaprono, invece, il problema se l’è posto Orazio Micali, direttore del MuMe. Al Museo regionale di Messina, peraltro, diversamente dalla corsa di visibilità sul web intrapresa dagli altri musei, durante la chiusura si è preferito, invece, far calare il sipario, piuttosto che improvvisarsi professionisti di contenuti digitali: gli istituti siciliani non possono, infatti, contare come il Mibact su una rete già esistente di funzionari della comunicazione.
Per conoscere, dunque, le iniziative e misure adottate dai musei e parchi archeologici dell’isola durante il lockdown e quelle che intendono prendere in funzione della riapertura, insieme a Micali (a cui abbiamo ritagliato un maggiore spazio per illustrarci il documento programmatico per la “Fase 2” che aveva già stilato il 16 aprile) abbiamo sentito Luigi Biondo, direttore del Riso, Museo regionale di Arte Moderna e Contemporanea di Palermo, antesignano dei musei autonomi di Franceschini, a cui la legge istitutiva (n. 9/2002, rubricata “Norme in materia di lavoro, cultura ed istruzione”) assegna “autonomia scientifica, organizzativa, amministrativa e finanziaria” (art. 18), che “comprende anche la gestione delle entrate che affluiscono al bilancio dell’istituto, ad eccezione delle spese relative al personale” (art. 18, c. 3). Un comma abrogato nel 2006 e ripristinato nel 2009, anche se ad oggi il museo non gode affatto di autonomia finanziaria, tant’è che come gli altri resta chiuso in attesa di superiori decisioni. Per i musei più piccoli, in cui dovrebbe essere più agevole organizzare turni di personale e contingentare i non molti visitatori, abbiamo intervistato Andrea Patanè, direttore del Museo regionale della Ceramica di Caltagirone. Gabriella Tigano, direttore del Parco archeologico di Naxos, ci ha, invece, spiegato perché il suo sia uno dei pochi istituti in grado di riaprire già dal 18 maggio. Quattro interviste “sinottiche” da cui emerge che sulla ripartenza influisce pure lo status giuridico dei diversi istituti.
Da sinistra a destra: Orazio Micali, Luigi Biondo, Andrea Patanè, Gabriella Tigano |
Durante questi due mesi di chiusura, quali iniziative avete preso per restare “connessi” col vostro pubblico, magari cercando di allargare la fidelizzazione a nuovi visitatori per invogliarli a venirvi a conoscere dal vivo, quando riaprirete? Da un sondaggio NEMO (Network of European Museum Organisations) è emerso che i social più utilizzati dai musei sono Facebook e Instagram. Anche voi avete utilizzato queste piattaforme? Per veicolare quali contenuti? La spinta alla digitalizzazione proseguirà anche dopo la riapertura? Come?
Biondo. A seguito delle Direttive statali per il contenimento del rischio Covid-19 è stata disposta la chiusura dei nostri siti di Palazzetto Agnello, di Palazzo Belmonte Riso e dell’Albergo delle Povere a Palermo e di Palazzo D’Aumale a Terrasini. Gran parte del personale è stato posto in modalità agile di lavoro (smart working), ma dal primo momento abbiamo cercato di restare connessi fra di noi e con il nostro pubblico, gli studiosi e gli istituti scolastici. Abbiamo riversato sui nostri profili Facebook ed Instagram dei piccoli contributi video che raccontano alcune delle nostre opere d’arte più apprezzate con una panoramica sugli autori, con lo scopo di proporre una visita virtuale privilegiata. Abbiamo continuato i nostri stage ed i tirocini a distanza con studenti dell’Accademia e del Dipartimento di Storia dell’Arte di Palermo. Grazie ad alcuni insegnanti dei Licei stiamo costruendo un percorso di adozione del monumento e della sua collezione che possa far conoscere sempre di più la nostra struttura. Abbiamo aderito alla campagna nazionale del Mibact #dilloinquindicisecondi con uno spot che è stato pubblicato sui profili Instagram e FB del Ministero. Il materiale prodotto e che svilupperemo sicuramente potrà servire in futuro per diffondere la conoscenza dei nostri siti e delle opere che ospitiamo.
Micali. Stavamo lavorando alla “creazione” di un pubblico nuovo, visto il basso numero di presenze degli anni precedenti, soprattutto di visitatori appartenenti al territorio messinese e di prossimità. Lo avevamo scritto nel documento programmatico pubblicato nell’ottobre 2019. Per essere presenti su Facebook o Instagram con progetti e proposte di livello serve poter spendere, il minimo necessario, per poter compensare le professionalità indispensabili. Ma in Sicilia i musei non dispongono di capitoli di spesa propri e non hanno facoltà di acquistare nulla senza l’autorizzazione preventiva. Più che digitalizzazione, informatizzazione, non in termini di virtualità ma di interattività, di supporto e diversificazione della conoscenza, favorendo sempre il rapporto diretto. Un museo non può prescindere dal contatto emozionale.
Patanè. Abbiamo pubblicato su Facebook, sulla pagina istituzionale del Parco Archeologico e Paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci, al quale è incardinato il nostro museo, notizie relative alla struttura museale (Sede del Museo e nuova sede dell’ex Convento di Sant’Agostino ) e foto dei materiali esposti con l’invito ai visitatori a venirci a trovare appena finita l’emergenza. Sì, abbiamo utilizzato Facebook per tutte le informazioni relative agli eventi culturali organizzati. Dopo la riapertura continueremo a informare i potenziali visitatori pubblicando contenuti ed eventi sulle piattaforme social.
Tigano. Il Parco Naxos Taormina è presente da anni sulle piattaforme Facebook, Instagram e Youtube. Sin dai primi giorni del #CuraItalia il nostro social media manager ha rimodulato il piano editoriale secondo una precisa strategia che non si limitava a interventi sulla storia dei siti e dei reperti: interpretando infatti il diffuso “sentiment” dei followers, ovvero la nostalgia dei siti d’arte, la sera di sabato 14 marzo (primi in Italia) abbiamo creato e lanciato l’hashtag #CoraggioItalia con l’accensione delle luci del Tricolore nel Teatro Antico di Taormina. Il post è diventato virale e la notizia rimbalzata su tv e quotidiani nazionali dando grande evidenza al messaggio positivo dalla Sicilia. Parallelamente è cresciuta la media mensile di utenti su FB. In merito alla digitalizzazione tra i progetti in fieri anche un catalogo multimediale per la visita virtuale di tutti i siti
Il MuMe di Messina |
Che tipo di perdite avete subito? A quanto ammontano in termini economici? E avete dovuto sospendere le collaborazioni con i liberi professionisti?
Biondo. Le perdite sono difficilmente quantificabili visto che il Museo ed i suoi siti collegati non hanno un’autonomia economica, ma possiamo calcolare i danni in termini d’immagine e di mancati introiti. Erano già in programma interessanti eventi da ospitare presso l’Albergo delle Povere che avrebbero portato dei
canoni da convertire in lavori e forniture per il sito. La mostra Body worlds non ha potuto completare il suo ciclo ed ha perso oltre 10.000 biglietti già prenotati. Il 5% di quei biglietti sarebbe stato versato nelle casse regionali. Avevamo iniziato la procedura per affidare ai Servizi aggiuntivi Palazzo Riso, questo avrebbe portato altri introiti diretti ed indiretti con gli eventi da definire in loro collaborazione. Il filo diretto con i professionisti, pur con grande difficoltà, non è stato reciso e continua a produrre frutti. Inizieremo fra poco dei saggi all’Albergo delle Povere per verificare la possibilità di trasferire, in alcuni ambienti del primo piano, l’Emeroteca delle Biblioteca regionale. Abbiamo ricevuto poi il progetto per il consolidamento degli attacchi al soffitto della famosa istallazione con gli armadi di Joannis Kounellis. I contatti con gli artisti ed i curatori sono stati quasi quotidiani e sono sicuro produrranno risultati molto presto.
Micali. Nella seconda metà dello scorso anno abbiamo registrato un -3% che ha parzialmente compensato il -15% della prima parte. Il lavoro di promozione di fine anno aveva cominciato a dare buoni frutti. A gennaio +90%; a febbraio +30% di presenze rispetto all’anno precedente. Aspettative incoraggianti, anche per l’accordo con Autorità Portuale di Sistema e Comune di Messina che faceva ben sperare a proposito di nuovi flussi dal crocierismo. I liberi professionisti, guide turistiche in testa, avrebbero trovato maggiori spazi e opportunità di lavoro per le proprie attività, ma anche agenzie e servizi connessi. Senza contare le prenotazioni per eventi e congressi già in fase di concessione.
Patanè. Nello scorso anno, nei mesi di marzo e aprile, abbiamo avuto poco più di 2.000 visitatori; allo stato non è ancora possibile quantificare le perdite economiche dovute al mancato sbigliettamento, poiché non possiamo elaborare i dati dei biglietti gratuiti staccati lo scorso anno in questo periodo; considerando che, in media, un terzo dei biglietti staccati in un mese sono gratuiti si può, in linea di massima, quantificare una perdita di incassi pari a circa € 5.500. Tutte le collaborazioni sono al momento in stand by.
Tigano. È ancora presto per quantificare. Certamente il danno sarà enorme e sarà impossibile ripetere la stagione strepitosa del 2019, quando il Parco ha registrato il suo primo storico record sfondando il tetto del milione di visitatori: sono stati 1.033.656 nei tre siti di Taormina, Naxos e Isola Bella mentre nel 2018 il totale era stato di 993.668. Il Parco, ente autonomo, vive di sbigliettamento e da aprile in genere il guadagno cresce in modo esponenziale corroborato dalle presenze degli stranieri, che per noi sono il 70% del fatturato. Non credo che l’utenza locale possa sopperire la mancanza del turismo internazionale, anche se in “bassa stagione” avevamo registrato crescite considerevoli: in gennaio e febbraio Taormina era a +68% e + 58%, Naxos + 35% e +70%. Poi è arrivata l’epidemia…
Il Riso - Museo regionale di Arte Moderna e Contemporanea di Palermo |
Avevate mostre in corso quando si è chiuso il 9 marzo scorso o ne avevate in cantiere, che avrebbero dovuto aprire nelle settimane scorse? Quando pensate di inaugurarle, con termini di chiusura evidentemente slittati?
Biondo. Avevamo in corso la mostra Body worlds, di cui ho parlato prima, ed inoltrato un ricco programma da sviluppare nei prossimi mesi. Sarà certamente necessario posticipare tutto. Non riesco a pensare a date esatte prima di aver ricevuto le giuste indicazioni per le misure di sicurezza adeguate.
Micali. Erano in corso la mostra Cavalcando attraverso i secoli, quasi al termine, e un programma di proiezioni. L’assenza di risposte al programma di eventi e attività inviato al Dipartimento a gennaio non aveva ancora permesso di decidere quali iniziative portare avanti e le date di apertura al pubblico. Intanto avevamo puntato su una programmazione estiva di eventi e performance. Di quel programma non è facile dire cosa si potrà salvare e cosa potrà essere realizzato e con quali limitazioni. Non dipende solo da noi. Abbiamo rinviato ogni valutazione a dopo il 18 maggio.
Patanè. Stavamo organizzando una mostra con il Museo di Montelupo, in Toscana, con il prestito di circa trenta reperti di ceramica del Museo; la mostra sarebbe poi stata trasferita a Caltagirone. Pensiamo di inaugurare in autunno.
Tigano. Stavamo già lavorando, sotto il profilo scientifico, al nuovo allestimento permanente dell’Antiquarium di Francavilla di Sicilia, all’interno di Palazzo Cagnone. Grazie allo smart working e a una piattaforma condivisa, accessibile anche da remoto in questi due mesi i vari professionisti hanno potuto proseguire la progettazione per integrare l’allestimento tradizionale con strumenti digitali: un video introduttivo e la sala immersiva. Speriamo di aprire a fine giugno. Avevamo in progetto per maggio anche una piccola rassegna sperimentale di teatro classico con i licei nell’area archeologica di Giardini Naxos, dove a breve monteremo comunque la tribunetta all’aperto di 200 posti. Appena possibile partiremo con le visite serali al Teatro Antico.
Il Museo della Ceramica di Caltagirone |
I musei statali riapriranno dopo il 18 maggio. Il Cimam, Comitato Internazionale dei Musei d’Arte Moderna e Contemporanea, la principale organizzazione internazionale che rappresenta questo tipo di musei, suggerisce di seguire il “modello asiatico” per la riapertura: in Cina, Giappone e Corea del Sud i musei hanno iniziato a riaprire da metà marzo scorso. Appena qualche giorno fa, su La Sicilia, suggerivo di adottare anche in Sicilia quel modello (in sintesi: prenotazioni online a numero ristretto e legate al nominativo, rilevazione temperatura corporea, distanza di sicurezza e obbligo delle mascherine, disinfezione dei locali, aumento del personale di vigilanza) adattandolo alle specificità del territorio e dell’organizzazione amministrativa regionale. L’impressione è che non ci sia una regia unica, un cronoprogramma, e che ognuno faccia da sé. Riapriranno, ciascuno con misure proprie, i parchi archeologici “storici” con l’aiuto delle società che gestiscono i servizi al pubblico, ma è evidente che l’autonomia finanziaria e gestionale è ciò che fa la differenza, mentre per i musei, come per tutti gli altri nuovi parchi istituiti da questo Governo, per il momento l’unica cosa certa è che non si sa quando riapriranno. Il Dipartimento BBCCIS vi ha dato indicazioni per i diversi ambiti d’azione, che il Cimam individua in sicurezza dei visitatori, sicurezza del personale, gestione delle strutture e comunicazione al pubblico?
Biondo. Non abbiamo ancora ricevuto indicazioni operative per la riapertura. Non credo che sia difficile organizzare il flusso dei nostri visitatori, visto che non abbiamo mai ricevuto il turismo di massa ed abbiamo sedi espositive con spazi notevoli. Basterà scaglionare le presenze nelle sale, far ricorso a prenotazioni e differenziare gli orari di visita. Sono molto fiducioso visto l’impegno e la collaborazione del nostro personale di vigilanza, che ha dimostrato sempre professionalità ed amore per il loro lavoro e per i luoghi che presidiano.
Micali. Siamo in attesa di leggere le linee guida che penso siano in corso di scrittura nelle sedi di Assessorato e Dipartimento dei beni culturali, di concerto con gli equivalenti della Funzione Pubblica. È evidente che qualsiasi previsione non potrà prescindere da adeguate azioni di spesa. Azioni, non previsioni. Il distinguo tra i parchi archeologici dotati di autonomia finanziaria e le restanti strutture periferiche del Dipartimento dei beni culturali segna la differenza tra chi può programmare, decidere e spendere e chi può programmare e basta. La riorganizzazione dei Dipartimenti regionali scritta nel decreto del Presidente della regione n.12 del 2009 e poi l’entrata in scena del Decreto legislativo n.118 del 2011 ha privato i Musei, ma non solo loro, di qualsiasi possibilità di spesa diretta, subordinando qualsiasi acquisto, anche il più semplice, a una lunghissima trafila di autorizzazioni preventive che, ogni anno, devono aspettare l’approvazione del bilancio regionale. Ma per ripristinare la funzionalità degli uffici è necessario dotarli subito di filtri e protezioni al pari di qualsiasi azienda o impresa. Per riaprire i musei ai visitatori è obbligatoria la presenza di sistemi e strumenti che subordinino gli accessi ad adeguati livelli di controllo e garantiscano all’utente una visita quanto possibile tranquilla e in sicurezza, per la salute propria ma anche per quella del personale che opera all’interno delle sale. Servono regole quanto più possibile uniformi sull’intero territorio regionale, modalità di applicazione e strumenti condivisi. Ma servono anche risorse disponibili alla bisogna da parte dei direttori, altrimenti come potranno decidere di sanificare e pulire gli ambienti giorno per giorno; acquistare i DPI necessari all’utenza e al personale; sostituire e pulire con continuità i filtri della climatizzazione; adeguare i documenti di valutazione dei rischi; integrare le figure responsabili in materia di sicurezza della salute sui luoghi di lavoro; raccogliere ed allontanare i rifiuti diversi, e tanto tanto altro ancora?
Il 16 aprile ho inviato ad Assessori e Direttori generali dei beni culturali e della funzione pubblica, ma anche alle Organizzazioni sindacali, un documento nel quale ho indicato, dal mio punto di vista, le azioni su cui ragionare con adeguato anticipo in vista della cosiddetta fase 2. Un documento di alcune pagine incentrato su aspetti riguardanti l’articolazione e il funzionamento di un museo ma che negli aspetti generali avrebbe potuto essere utilizzato per altre tipologie di ufficio. Il documento prende in esame fattori legati alla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro; all’articolazione della presenza del personale applicando alcune modalità già presenti nel Contratto Collettivo Regionale di Lavoro del comparto non dirigenziale; all’applicazione di dispositivi di protezione personale; alle modalità di verifica preventiva degli accessi nei luoghi di lavoro in forma automatica e senza impiego di altro personale; ai sistemi di controllo degli accessi del pubblico e dei visitatori di un museo; all’introduzione di sistemi di controllo della distanza interpersonale tra i visitatori e con il personale che opera nelle sale. Sistemi sui quali, con i miei collaboratori, abbiamo svolto ricerche e avviato interlocuzioni, soprattutto tenendo conto dei tempi dell’Amministrazione, dell’economicità e sostenibilità della spesa e della possibilità di raggiungere gli obiettivi di controllo e sicurezza senza ricorrere a sistemi complicati, che avessero bisogno di dotazioni che ordinariamente non sono presenti nei nostri musei o subordinate a competenze e livelli specialistici di cui non abbiamo disponibilità. Basta guardare alle polemiche sorte intorno all’applicazione Immuni che rendersi conto che sono necessarie azioni a basso impatto normativo. Tra queste c’è un braccialetto che una tecnologia a buon mercato e di pronta disponibilità usata dai portuali belgi, ma non solo da loro. In questi giorni è stata citata su alcuni siti di informazione. Il tag, così viene chiamato l’apparecchio, è un minuscolo trasmettitore che funziona in modalità bluetooth e avvisa il suo possessore che sta entrando nel raggio di azione di un altro sistema analogo (nel caso dei portuali nel raggio di manovra di una gru o di un’altra macchina operatrice al fine di evitare incidenti sul lavoro). Quando un tag aggancia il perimetro di un altro tag entrambi suonano, si illuminano e vibrano, avvisando i rispettivi possessori del conflitto. È sufficiente “tarare” il raggio bluetooth del tag, fino a 1m o più, per aggiungere alla sicurezza anche il rispetto della distanza interpersonale. Il tag è perfettamente anonimo e, se non viene preventivamente connesso a un gateway o a una rete wireless, non consente e lascia alcuna traccia. La proposta è molto semplice. Dotare ciascun lavoratore di un proprio tag perché sappia sempre di essere a giusta distanza dai colleghi: nella propria stanza, nei corridoi, in fase di accesso o uscita, in prossimità dei distributori automatici di bevande, etc. Associando a ogni ingresso un tag inserito in un involucro monouso si riuscirebbe a favorire il rispetto della distanza interpersonale senza ricorrere a sistemi complessi da somministrare in lingue e modalità assai differenti da visitatore a visitatore. Con analoghi presupposti ho proposto un sistema di verifica preventiva dell’accesso con rilevazione della temperatura e di riconoscimento facciale associati all’identità del titolare del biglietto di ingresso acquistabile solo on line con prenotazione dell’orario di visita, al fine di garantire la sicurezza rispetto al travisamento del viso prodotto dall’uso obbligato della mascherina. Questo sistema o qualsiasi altro va bene purché si giunga a una soluzione concreta adottata per tempo. E di tempo a disposizione prima del 18 maggio non ne rimane molto.
Patanè. Non ancora. Ma non ritengo che i protocolli asiatici siano applicabili in Sicilia. Per le risorse economiche e, soprattutto di capitale umano, della nostra regione, mi sembra fantascienza.
Tigano. In attesa di conoscere le linee guida governative, stiamo cominciando a prevedere alcuni prerequisiti propedeutici all’introduzione di norme di sicurezza, come la periodica sanificazione degli ambienti comuni, a tutela della salute dei lavoratori e dei visitatori. Siamo al lavoro insieme ad Aditus, la società che gestisce i nostri servizi aggiuntivi. Si stanno acquistando mascherine, gel igienizzanti e strumentazione per misurare la temperatura; le sanificazioni degli ambienti di servizio
Il Parco Archeologico di Naxos |
Pensa che dopo questa esperienza cambierà qualcosa nella gestione del patrimonio culturale regionale? Cambierà qualcosa per l’istituto che dirige?
Biondo. Non ho certezze né esperienze analoghe che possano confortare una mia risposta, ma io sono un inguaribile ottimista e pertanto sogno che la voglia di recuperare il bello con la libertà di fruirlo possa spingere tanta gente a visitare i nostri siti. Dovremo essere bravi a ripensarli con nuovi percorsi e letture ancora più affascinati e coinvolgenti. L’aforisma che “la bellezza salverà il mondo” dovrebbe essere, in questo senso, un vero e proprio dogma per noi e per il futuro degli Italiani.
Micali. Se cambierà qualcosa? Difficile dirlo in termini assoluti. Che un cambiamento sia necessario è fuor di dubbio. Non in termini di riorganizzazione periferica, ne abbiamo avute quattro in nove anni. Parlando di Musei, il cambiamento dovrebbe riguardare quanto più possibile il recupero del gap esistente con le altre realtà italiane, in termini di modernità, interattività, linguaggi, pluralità, accesso alla spesa. Ma soprattutto stabilità tecnico-amministrativa, capacità di programmazione che si traduce automaticamente in budget pluriennali assegnati con regolarità, modelli e obiettivi di sviluppo che facciano a meno di finanziamenti “a sportello”, risorse certe per manutenzioni e gestione dell’ordinario, livelli adeguati di autonomia nei rapporti con il mondo scientifico e accademico nazionale e internazionale. Il Museo di Messina non fa eccezione.
Patanè. Alla prima domanda non so proprio cosa rispondere. Per il nostro Museo cambieranno sicuramente, come credo per tutti i luoghi pubblici, le modalità di accesso, soprattutto per gruppi di persone (scolaresche, gruppi organizzati, visite guidate) che dovranno essere contingentati, utilizzeremo percorsi di visita che evitino incroci, utilizzeremo un accesso per le visite e un’uscita separata, utilizzeremo, se la Regione provvederà alla fornitura, tutti i presidi igienici per tutelare la salute del personale.
Tigano. È troppo presto per dirlo anche se, guardando alla vita quotidiana, immaginiamo che alcuni processi saranno “smaterializzati”: a cominciare dai biglietti, sempre più digitali e meno analogici. Per noi non è una novità, visto che dal 2018 utilizziamo il servizio di prenotazione on line. Fra le novità che ci accomunano ad altre realtà l’installazione dei tornelli all’ingresso dei siti: una barriera che consentirà il distanziamento di sicurezza. Per tutto il resto, considerando che la pandemia è una emergenza straordinaria, navighiamo a vista, pronti a correggere la rotta e con un’unica grande certezza: l’umanità non può fare a meno della bellezza e della memoria del passato. Torneremo tutti ad ammirarla.
L'autrice di questo articolo: Silvia Mazza
Storica dell’arte e giornalista, scrive su “Il Giornale dell’Arte”, “Il Giornale dell’Architettura” e “The Art Newspaper”. Le sue inchieste sono state citate dal “Corriere della Sera” e dal compianto Folco Quilici nel suo ultimo libro Tutt'attorno la Sicilia: Un'avventura di mare (Utet, Torino 2017). Come opinionista specializzata interviene spesso sulla stampa siciliana (“Gazzetta del Sud”, “Il Giornale di Sicilia”, “La Sicilia”, etc.). Dal 2006 al 2012 è stata corrispondente per il quotidiano “America Oggi” (New Jersey), titolare della rubrica di “Arte e Cultura” del magazine domenicale “Oggi 7”. Con un diploma di Specializzazione in Storia dell’Arte Medievale e Moderna, ha una formazione specifica nel campo della conservazione del patrimonio culturale (Carta del Rischio).