La guerra in Ucraina al momento è relativamente lontana da Leopoli (Lviv), città vicina al confine con la Polonia, al momento una sorta di rifugio per chi lascia le città più colpite dal conflitto. Leopoli è anche sede di uno degli istituti culturali più importanti del paese, le Gallerie Nazionali delle Arti “Borys Voznytsky”, un complesso che raduna più musei: Palazzo Lozynskyj, Palazzo Potočkyj, il Museo del Modernismo, il Museo della Cappella Boim, il Museo dei Libri Antichi Ucraini, il Museo Ivan George Pinzel, il Museo di Scultura Moderna e diversi castelli in tutta la regione di Leopoli. A Palazzo Potočkyj è conservata una grande collezione di arte italiana ed europea che vede, tra gli altri capolavori, il Denaro versato di Georges de la Tour, una delle versioni del Regno di Anfitrite di Jacopo Zucchi, un ritratto di Sofonisba Anguissola, opere di Paul Troger, Josef Winterhalter, Anton Franz Maulberch. Palazzo Lozynskyj ospita invece le raccolte dell’Ottocento, mentre altri musei, come il Museo del Modernismo, racchiudono importanti opere della storia dell’arte ucraina. Come sta affrontando il museo questa situazione? Ne abbiamo parlato con Vasyl Mytsko, head of communication delle Gallerie. L’intervista è a cura di Federico Giannini.
FG. Che sensazioni state provando in questo momento?
VM. Non credo che in questo momento abbiamo tempo per ragionare profondamente su quello che proviamo, lo abbiamo avuto forse nei primi tre giorni: ecco, in quel momento eravamo sconvolti. Non ci aspettavamo che potesse cominciare una guerra così cruenta, in una parte così vasta del paese. E abbiamo dovuto cominciare a fare qualcosa, prepararci per affrontare questa situazione. Quindi ora non abbiamo tempo per sederci a pensare, per profondi ragionamenti filosofici.
In che modo state lavorando adesso e che cosa state facendo?
La gran parte del nostro lavoro al momento è riservata, soprattutto per ciò che riguarda la ricollocazione delle opere. Abbiamo rafforzato le misure di protezione e sicurezza, e per questo obiettivo ci avalliamo anche del supporto delle forze armate ucraine. Abbiamo poi preso alcune misure di carattere tecnico per affrontare eventuali imprevisti.
Fino a poco tempo fa avreste immaginato di dovervi trovare a mettere in salvo le vostre opere da eventuali attacchi al museo? Avete cominciato a lavorare in anticipo?
Abbiamo cominciato immediatamente dopo i bombardamenti del 24 febbraio. Nei primi tempi i nostri obblighi erano di diverso tipo, in parte di carattere documentario, e in parte rivolti a mettere in salvo la vita delle persone, ovvero i nostri lavoratori.
Cosa stanno facendo adesso i vostri lavoratori?
Parte dei lavoratori che si dedicavano dei servizi al pubblico in questo momento sono in stand-by, ma ad ogni modo tantissime persone nella nostra zona sono impegnate nelle attività di volontariato, o perché partecipano in modo attivo o perché coordinano le attività, mentre altri stanno lavorando molto duramente per risolvere altri problemi nei musei. Ci coordinamo con altri musei e ci prepariamo.
Quali sono i vostri timori maggiori in questo momento?
Non abbiamo paura, ci ricordiamo le politiche di Mosca verso la cultura dell’Ucraina nei secoli. Cominciarono nel XVIII secolo rubandoci il nome di “Russia” (in origine “Rus’”), che venne poi dato alla Moscovia al tempo di Pietro il Grande. Sotto la zarina Caterina II, cronache dell’Ucraina furono confiscate dal territorio ucraino e la storia venne riscritta. La lingua ucraina venne ufficialmente bandita. Sotto l’Unione Sovietica cominciò un periodo di terrore ancor più grande (è molto facile cercare su Google informazioni sul “Rinascimento ucraino fucilato”, “Ukrainian Executed Renaissance”, il periodo degli anni Trenta in cui l’élite culturale dell’ucraina fu giustiziata). Molti importanti reperti trovati in Ucraina dagli archeologi sovietici non sono mai tornati dalla Russia. Putin ha ufficialmente confermato la continuazione di questa politica e vuole distruggerci come paese e come comunità culturale. Gli oggetti dei nostri musei sono la base della nostra identità ucraina ed europea, quindi non abbiamo timori. Siamo vaccinati contro l’imperialismo di Mosca, e sappiamo perfettamente come preservare i nostri tesori.
Avete notizie da altri musei in Ucraina, nelle zone più colpite?
Raccogliere informazioni in questo momento è molto difficile. Il Ministero della Cultura dell’Ucraina è stato evacuato dunque comunichiamo con loro attraverso metodi diversi dai soliti. Da quello che so, ce ne sono alcuni che sono stati seriamente danneggiati. Uno dei primi è stato quello di Ivankiv, nella regione di Kiev, con le opere di Maria Prymachenko, artista di scuola anticlassica con uno stile “folk” originalissimo: il museo è stato incendiato a causa di un bombardamento, ma per fortuna le opere di Prymachenko, stando a informazioni preliminari, sono state salvate dagli abitanti della zona. Da quanto si apprende dai social network, a Mariupol ha preso fuoco il Museo di Storia Locale, e lo stesso è accaduto al museo di Ochtyrka. A Kharkiv, sono state danneggiate le finestre del Museo d’Arte ma ci hanno fatto sapere che le opere sono in salvo, e adesso stanno cercando volontari e materiali per isolare le finestre.
Avete ricevuto supporto dalla comunità internazionale?
Ci stiamo lavorando. Abbiamo collaboratori molto stretti in Polonia. Ci stanno fornendo materiali da imballaggio che ci servono per mettere in salvo le opere e di cui adesso qui c’è penuria, anche perché gran parte degli esercizi commerciali è chiusa quindi è difficile procurarsi questo tipo di materiale. Stiamo inoltre lavorando con la ALIPH - International Alliance for the Protection of Heritage in Conflict Areas, dalla quale pensiamo di ricevere fondi per proseguire con i restauri (soprattutto architettonici) oltre a materiale per far fronte al lavoro quotidiano.
Che cosa si può fare dall’esterno (per esempio dall’Italia, dalla Francia, dalla Germania) per aiutarvi? Quale supporto può darvi chi vive in altri paesi?
Buona domanda: al momento non abbiamo niente di urgente da chiedere. Penso che il miglior supporto che chi si preoccupa per noi possa darci, sia a livello di persone sia a livello di istituzioni, sia venire a visitare l’Ucraina dopo la nostra vittoria, e visitare i nostri musei, perché abbiamo davvero molto da mostrare. Nel nostro museo abbiamo splendide collezioni di arte italiana e di arte europea, per esempio abbiamo un dipinto di Georges de la Tour che in Italia avete visto a Milano, a Palazzo Reale, ma abbiamo molto di più: dipinti, sculture, grafica, architettura. Quindi vi invito a venire qui quando la guerra finirà, per visitarci e per scrivere di più su di noi.
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ISCRIVITI ALLA NEWSLETTERL'autore di questo articolo: Federico Giannini
Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).