Monumenti, comunità, patrimonio pubblico: intervista all'artista Cosimo Veneziano


Cosimo Veneziano (Moncalieri, 1983) è un promettente artista italiano contemporaneo la cui ricerca indaga il significato e la natura dei monumenti.

Cosimo Veneziano (Moncalieri, 1983) è un artista contemporaneo le cui opere, come ha scritto la critica Elena Forin, “indagano il vasto universo di immagini del patrimonio sociale, architettonico e urbano”. Centrale, nella sua arte, è la riflessione sulla natura, sulla destinazione e sulla sopravvivenza sui monumenti, ma anche sul tema della comunità e dell’identità. Opere che fanno uso di diverse tecniche e che spesso traggono ispirazione dalla letteratura. Il 29 gennaio apre la prima personale romana di Cosimo Veneziano, dal titolo Rompi la finestra e ruba i frammenti!: abbiamo intervistato l’artista, che ringraziamo per la sua disponibilità, per parlare della sua arte. Buona lettura!

FSA. Partiamo da uno dei Suoi ultimi lavori, la serie Petrolio: una delle opere della serie di recente è stata anche inserita nel “Deposito dell’Arte Italiana Presente” all’ultima edizione di Artissima a Torino. Si tratta di una ricerca di grande interesse: disegni su tela di sculture antiche che vengono coperti da feltro per indagare la “cancellazione” dei monumenti dell’antichità, con il feltro a suggerire l’idea della censura e della distruzione dell’arte. Perché l’elemento petrolio è il punto di partenza della riflessione?
CV. La riflessione sull’iconografia monumentale parte dal libro Petrolio di Pasolini, dove in alcuni punti del romanzo vengono descritti il forte valore simbolico del paesaggio medio-orientale. Inoltre il lavoro parte anche dal presupposto che l’installazione di un monumento nello spazio pubblico comporta la selezione di un fatto storico o di un personaggio ritenuti cruciali per la comunità, mi chiedo quale peso possa avere la distruzione di un patrimonio riconosciuto come collettivo.

Ancora di opere coperte e censurate, ma per altri motivi, si parla con i calchi in ceramica della serie Membrana. Da dove nasce l’idea di queste sculture e cosa le collega alla serie Petrolio?
Per estendere la discussione, a queste opere ho affiancato inoltre un nuovo nucleo di sculture in ceramica, riproduzioni di quelle statue femminili conservate ai musei capitolini a Roma e occultate in occasione della visita a Roma del presidente iraniano Hassan Rouhani. Cancellare, nascondere, coprire o decontestualizzare le immagini è quindi per me il meccanismo messo in atto per sperimentare tali questioni e per condividerle con lo spettatore.

Uno dei filoni più consistenti della Sua ricerca è l’indagine sul rapporto tra società e monumenti, un filone che rimonta ai suoi esordi, quando con La possibilità di un’isola chiese ai cittadini di un quartiere complicato di fotografare ciò che loro ritenevano importante del loro territorio...
Sì, quello è un mio lavoro molto vecchio, addirittura non presente nel libro che ho editato con Silvio Zamorani Editore, nato inizialmente come ricerca all’interna dell’Accademia e poi sviluppata nella mia prima mostra personale, dove tentavo di ricostruire i simboli presenti in un quartiere di Torino. Il lavoro era molto acerbo ma era ambizioso, sia per la portata dello spazio sai per il materiale di ricerca esposto come le foto, le “mappe di relazione”, il grande disegno e la colonna sonora ideata dal musicista Roger Rama.

Cosimo Veneziano, Senza titolo (dalla serie Petrolio; 2015; disegno a china su tela, feltro industriale, 80 x 100 cm; Courtesy Alberto Peola Artecontemporanea
Cosimo Veneziano, Senza titolo (dalla serie Petrolio; 2015; disegno a china su tela, feltro industriale, 80 x 100 cm; Courtesy Alberto Peola Artecontemporanea)


Cosimo Veneziano, Senza titolo (dalla serie Petrolio; 2015; disegno a china su tela, feltro industriale, 80 x 100 cm; Courtesy Alberto Peola Artecontemporanea
Cosimo Veneziano, Senza titolo (dalla serie Petrolio; 2015; disegno a china su tela, feltro industriale, 80 x 100 cm; Courtesy Alberto Peola Artecontemporanea)


Cosimo Veneziano, Membrana (2017; sculture in ceramica, 10 x 15 cm; Courtesy Alberto Peola Artecontemporanea)
Cosimo Veneziano, Membrana (2017; sculture in ceramica, 10 x 15 cm; Courtesy Alberto Peola Artecontemporanea)

Nelle sue ultime mostre personali a Torino abbiamo visto i lavori della serie Giorni di un futuro passato. Una riflessione su arte-potere-propaganda strettamente collegata agli altri lavori che Lei ha realizzato nell’ultimo anno...
Sì, sono sempre affascinato dall’uso delle immagini e l’iconografia che compongono i vari movimenti politici, perché usano o inventano degli stili. Con la diffusione di internet queste iconografie vengono travolte e usate anche dal singolo individuo perché ormai in pochi secondi possiamo cercare un’immagine, catturarla e modificarla a nostro piacere. Quindi questo meccanismo sta creando una schizofrenia dove alcuni simboli legati a specifici movimenti politici vengono “rubati” da opposti movimenti o partiti.

La sua ultima mostra, che apre il 29 gennaio a Roma, e che s’intitola Rompi la finestra e ruba i frammenti, vuole ragionare sul tema della sopravvivenza dei monumenti ai mutamenti della storia. Un altro tema di forte attualità. La curatrice della mostra, Benedetta Carpi De Resmini, ha scritto che la Sua arte “scompone e frantuma l’idea di opera pubblica e la riporta tra noi, con quello che resta e dandogli un’altra vita, perché la sua vita è insita nell’interpretazione”. È dunque entro la sfera personale dei singoli individui (e quindi entro questi “frammenti”) che i monumenti sopravvivono?
Sì, possono sopravvivono nella “nostra” sfera personale.

La stessa riflessione si può condurre non solo per i monumenti ma anche per opere all’apparenza più insignificanti ma cariche comunque di storia: il Suo Banca d’Italia in tal senso è un lavoro molto potente...
Sì, quella semplice scritta è densa di significati perché parla di un patrimonio naturalistico, elemento economico trainante come il marmo di un intera regione d’Italia, e anche simbolo architettonico di un periodo di benessere economico e sociale che era la sede della “Banca d’Italia” a Massa.

Cosimo Veneziano, Giorni di un futuro passato (2017; carboncino su tela, 100 x 200 cm; Courtesy Alberto Peola Artecontemporanea)
Cosimo Veneziano, Giorni di un futuro passato (2017; carboncino su tela, 100 x 200 cm; Courtesy Alberto Peola Artecontemporanea)


Allestimento della mostra Giorni di un futuro passato presso Alberto Peola Artecontemporanea
Allestimento della mostra Giorni di un futuro passato presso Alberto Peola Artecontemporanea


Cosimo Veneziano, Banca d'Italia (2014; marmo di Carrara, 23 x 90 x 3 cm; Courtesy Alberto Peola Artecontemporanea)
Cosimo Veneziano, Banca d’Italia (2014; marmo di Carrara, 23 x 90 x 3 cm; Courtesy Alberto Peola Artecontemporanea)

La Sua arte sembra avere uno stretto legame con la letteratura. I titoli di diverse sue mostre fanno riferimento ad altrettante opere letterarie (La possibilità di un’isola di Houllebecq, Verso l’Occidente l’Impero dirige il suo corso di David Foster Wallace): qual è il Suo rapporto con la parola scritta?
Sono molto affascinato dai racconti e dalle storie, quindi il mio rapporto con la parla scritta e molte volte fonte iniziale di costruzione di immaginari.

La Sua arte utilizza mezzi espressivi molto diversi: disegni, sculture, serigrafie, sempre all’insegna di uno stile figurativo scarno ed essenziale. Quali sono le ragioni alla base delle Sue scelte tecnico-stilistiche?
Il progetto. L’uso del materiale e della tecnica sono per me elementi fondamentali, perché parte integrante del lavoro, il progetto e la materia sono per me elementi che vivono in simbiosi. Il materiale usato viene suggerito dal progetto, è una forma di rispetto. La materia non si adatta, ha una propria organicità. Per chiarire meglio i concetti di materia e organico, vi descrivo il lavoro Imago Mundi, realizzato in collaborazione con l’architetto e artista Maurizio Cilli. Imago Mundi nasce da un vuoto, la parte perduta di un monumento funebre, uno Stüpa presente al MAO (Museo Arte Orientale di Torino). La parte smarrita era la torre. Abbiamo ricostruito la parte mancante con una stampante in 3D: questo passaggio è stato fondamentale perché attualmente è l’unico mezzo che ti permette di costruire il manufatto direttamente dal disegno senza l’uso di manualità e soprattutto senza l’uso di materiali “storici”, come ad esempio il marmo o il polistirolo, molto usati con il taglio a pantografo. Utilizzare la stampante in 3D ti permette di avvalerti di sostanze sintetiche senza ancora una definita cultura, perché ricostruendo una porzione di monumento indiano inevitabilmente ti vai a scontrare con un’altra cultura. La presenza dello Stüpa originale è segnalata con un disco di marmo nero di Madurai della stessa dimensione del monumento.


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Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta

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