“Ecco gli affreschi del Cavalier Tempesta, e a breve un'importante mostra su Dürer a Genova”. Parla la storica dell'arte Margherita Priarone


Fino al 6 gennaio 2019, a Genova vengono mostrati al pubblico gli affreschi del Cavalier Tempesta in Palazzo Nicolosio Lomellino. Ne abbiamo parlato con la storica dell'arte Margherita Priarone, che è tra i curatori dell'evento.

Fino al 6 gennaio 2019, a Genova, a Palazzo Nicolosio Lomellino, è visitabile il Salotto del Cavalier Tempesta, un prezioso ambiente interamente affrescato da Pieter Mulier detto il Cavalier Tempesta (Haarlem, 1637 - Milano, 1701). Si tratta di affreschi recentemente restaurati e restituiti alla pubblica godibilità, e alla cui apertura s’affianca una mostra dedicata a Carlo Antonio Tavella (Milano, 1668 - Genova, 1738), importante pittore paesaggista che fu a bottega per sei anni da Mulier (per maggiori informazioni sull’evento è possibile leggere l’articolo qui linkato). Di questi affreschi, della loro importanza e della loro eredità abbiamo parlato con la storica dell’arte Margherita Priarone (dei Musei di Strada Nuova di Genova), che assieme a Raffaella Besta e Gianluca Zanelli ha curato la mostra. E ci ha anche anticipato che a breve vedremo a Genova un’importante mostra di splendide stampe di Dürer, uniche nel panorama Italiano. L’intervista, la prima di una serie con protagonisti giovani storici dell’arte, è a cura di Federico Giannini, direttore responsabile di Finestre sull’Arte.

Margherita Priarone
Margherita Priarone

FG. Dottoressa Priarone, partiamo dal Suo ultimo progetto, l’apertura al pubblico del Salotto del Cavalier Tempesta a Palazzo Nicolosio Lomellino. Per la prima volta il pubblico ha l’occasione di vedere gli importanti affreschi che Pieter Mulier detto il Cavalier Tempesta realizzò in questo spazio: può raccontarci gli affreschi e la loro importanza?
MP. Questi affreschi sono stati recuperati con un restauro qualche anno fa ma non erano mai stati valorizzati con un progetto dedicato e aperti al pubblico con anche una mostra accanto, che ne valorizzasse i contenuti. Sono affreschi che vengono realizzati alla fine del Seicento, da questo artista olandese che si era formato nelle Fiandre, ad Anversa, e con un soggiorno in Italia tra varie regioni (l’Emilia, Roma, la Lombardia) aveva affinato l’elaborazione di un tema allora molto in voga, quello del paesaggio. Un paesaggio che diviene un soggetto autonomo e diviene anche soggetto di affreschi, cosa piuttosto inconsueta, per lo meno in quel momento a Genova. Quindi, per la prima volta, vengono proposti sulle pareti dei soggetti che normalmente erano riservati a dipinti da quadreria, ed è interessante il fatto che questi affreschi vengano concepiti come degli affreschi in cornice, nel senso che il pittore finge dei quadri in cornice affrescandoli: è quindi una finzione di una quadreria ad affresco. Sono bellissimi soggetti che determinano poi una tendenza di gusto che dal Cavalier Tempesta si diffonderà, a Genova, nella produzione di altri artisti: uno su tutti è Carlo Antonio Tavella. Ed è per questo che in una delle sale dello stesso piano è stata allestita la mostra dedicata a Carlo Antonio Tavella con opere provenienti dai Musei di Strada Nuova.

E a proposito dei quadri di Carlo Antonio Tavella, insigne paesaggista attivo tra Sei e Settecento e che fu anche a bottega da Mulier: quale fu il percorso formativo di questo artista e quali sono le sue principali opere a Genova?
Carlo Antonio Tavella nasce a Milano ma è di origini genovesi, e anche lui viaggia per l’Italia (a Roma, in Emilia, in Toscana), e quindi viene a contatto, al di là della sua formazione in area lombarda già come paesaggista, con esperienze di altri paesaggisti che erano attivi in Toscana e a Roma, da Gaspard Dughet a Nicolas Poussin e Salvator Rosa, quindi elabora una serie di suggestioni che provengono da altri artisti e le fa proprie, e divulga questo tema del paesaggio, a Genova, davvero a tutto campo: sono documentati e datati gli affreschi di paesaggio che realizza nel 1691-1692 a Palazzo Rosso, quindi poco distante dall’esempio del Cavalier Tempesta a Palazzo Nicolosio Lomellino. Questi affreschi sono ancora visibili nell’allestimento del dopoguerra, quindi incorniciati dalle tappezzerie di Franco Albini in Palazzo Rosso. E poi realizza altri cicli ad affresco, sempre con paesaggi talora in finte cornici, come quelli del Cavalier Tempesta, e poi dipinti come quelli che i Musei di Strada Nuova hanno prestato a Palazzo Nicolosio Lomellino. Infine, occorre citare i disegni, che per il pubblico sono molto affascinanti, perché restituiscono proprio la prima idea progettuale di un artista su carta, prima della trasposizione in grande su tela.

Il salotto del Cavalier Tempesta
Il salotto del Cavalier Tempesta


Il salotto del Cavalier Tempesta
Il salotto del Cavalier Tempesta


Il salotto del Cavalier Tempesta
Il salotto del Cavalier Tempesta

Nella presentazione degli affreschi del Cavalier Tempesta si fa leva sul fatto che si tratta di opere che sono state “riscoperte e restaurate”: il pubblico vede però il risultato finale, ma non quello che c’è dietro alla riscoperta e al restauro. Quali sono state dunque le tappe che hanno appunto portato alla riscoperta e al restauro?
Questi affreschi sono stati attribuiti qualche anno fa al Cavalier Tempesta da Mary Newcome sulla base della similitudine con altri affreschi che il Cavalier Tempesta realizzò a Roma, a Palazzo Colonna. Il lavoro di restauro è stato molto lungo: ricordo che c’è stato anche un lavoro manuale di rimozione a bisturi nella pulitura della superficie pittorica di questi affreschi che, per lo sporco che li copriva a causa del passaggio del tempo, presentano alcuni tratti con una superficie molto svelata, molto lieve, che però restituisce anche l’eleganza della pittura di quest’artista, che procedeva con sottili velature anche nella produzione ad affresco, quindi con una delicatezza nella restituzione ambientale che è davvero unica. Le fonti parlano, sia per Mulier sia per Tavella, proprio dell’attenzione nel restituire la freschezza delle acque, l’ariosità dei paesaggi. Carlo Giuseppe Ratti, biografo di Tavella, parla di “dolci lontananze dei paesi”, perché sia Mulier sia Tavella usavano questi colori lievi e questo trascolorare di tinte per rendere le lontananze, le profondità di paesaggi che sono certamente un repertorio, dal momento che sono paesaggi inventati, e che però ogni volta sono... sempre uguali e sempre diversi, perché si tratta di quei motivi classicheggianti che erano stati portati in auge da Poussin a Roma, ma che vengono costantemente rinnovati.

In che modo verrà colta a Genova l’eredità che verrà lasciata da questi artisti tanto importanti?
Con una produzione che è a tutto campo e diventa talmente di moda che tantissimi aristocratici e collezionisti commissionano o acquistano tele con questo soggetto, quindi l’abilità del pittore era quella di variare la tipologia di paesaggi, di rocce, di sfondi, di fronde degli alberi in un repertorio di modelli che venivano continuamente modificati per rendere più piacevoli queste composizioni. Addirittura, sappiamo dalle fonti che Tavella invierà poi i dipinti di paesaggio a Vienna, a Lisbona, a Londra, con una fortuna che supererà i confini della Repubblica di Genova. Sono quindi soggetti che poi i pittori studiano in una produzione su carta di cui i Musei di Strada Nuova hanno una ricca collezione e che effettivamente restituisce questo lavoro di studio di un repertorio di modelli che il pittore doveva tenere sempre pronto per poi realizzare su vasta scala i suoi paesaggi.

Qual è l’importanza di un evento come questo, che s’inserisce nel contesto di una programmazione culturale particolarmente ricca, intensa e importante quale è quella di Genova?
La sala del Cavalier Tempesta è davvero un evento unico perché non abbiamo altri ambienti affrescati di Mulier di questa qualità a Genova. E comunque quello del Cavalier Tempesta è un nome, un punto di riferimento per la pittura di paesaggio del Seicento italiano. Il suo soprannome tra l’altro è dovuto al fatto che era famoso per la realizzazione di scene di tempeste e di mari in burrasca, e anche questo tipo di soggetti diventa una tipologia di grandissima fortuna. Quindi il Cavalier Tempesta è sicuramente un nome di richiamo, e l’abbinamento con la sala di Carlo Antonio Tavella è comunque un approfondimento su un tema che diventa di fortuna non solo a Genova ma su larga scala, ed è anche una valorizzazione delle collezioni dei Musei di Strada Nuova, accanto agli affreschi del Cavalier Tempesta a Palazzo Nicolosio Lomellino, e di collezioni che il pubblico non vede di frequente, come quella dei disegni che è di straordinaria importanza. Le collezioni civiche genovesi hanno circa diecimila disegni, che chiaramente per ragioni conservative non possono essere esposti alla luce permanentemente, ma sono preziosissime le occasioni in cui c’è la possibilità di mostrarli al pubblico in un contesto coordinato con altri luoghi espositivi.

Affreschi del salotto del Cavalier Tempesta
Affreschi del salotto del Cavalier Tempesta


Affreschi del salotto del Cavalier Tempesta
Affreschi del salotto del Cavalier Tempesta


Affreschi del salotto del Cavalier Tempesta
Affreschi del salotto del Cavalier Tempesta

La mostra è, appunto, realizzata anche con disegni dei Musei di Strada Nuova, e questo ci consente di introdurLa anche sotto un’altra veste, perché Lei ricopre il ruolo di conservatore delle collezioni dei Musei di Strada Nuova ed è responsabile del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe. Ogni anno i Musei di Strada Nuova organizzano delle splendide mostre di grafica e disegni, che però richiedono un impegno importante: quali sono i principali ostacoli che un impegno del genere comporta?
Gli ostacoli sono moltissimi e sono spesso anche di carattere economico, perché è necessario restaurare i disegni prima di presentarli al pubblico, oltre che montarli, come avviene in tutte le collezioni del mondo, su passepartout di cartone non acido, idoneo alla conservazione ma anche all’esposizione al pubblico, in cornice o in vetrina. I nostri fogli, essendo così tanti, non sono tutti montati su passepartout e ci vuole dunque questa preparazione per ogni evento espositivo. Noi a Palazzo Rosso abbiamo degli spazî molto belli, allestiti da Franco Albini nei restauri del dopoguerra, con vetrine che abbiamo adattato per l’esposizione di disegni. Però è necessario, ogni volta, reperire i fondi per restaurare i disegni, per l’allestimento e la presentazione al pubblico, e per la pubblicazione di un catalogo che valorizzi il progetto espositivo. Ecco, direi che sono questi i principali ostacoli.

Quali sono a suo avviso le caratteristiche che rendono buona e di qualità una mostra di disegni o in generale di grafica?
Una buona mostra di grafica è una mostra che abbia un lavoro di preparazione scientifica adeguato, e questo non solamente per realizzare pubblicazioni destinate agli addetti ai lavori, ma perché è soltanto dopo lo studio approfondito di un artista (nel caso di mostre monografiche), o dopo lo studio di un genere o di una scuola di disegnatori, che si riescono a realizzare quegli accostamenti e quelle letture critiche che poi sono importanti anche per la divulgazione al grande pubblico. Poi è chiaro che ci sono sempre due livelli di lettura: quello per gli specialisti, che poi trova spazio nel catalogo, e quello dei pannelli didattici e della produzione più divulgativa, che però ha sempre una base di studio notevole. Noi, avendo così tanti disegni, cerchiamo nel tempo di valorizzare i nuclei più importanti realizzando delle mostre monografiche. Normalmente le nostre mostre sono dedicate ad un artista e poi pubblichiamo dei “Quaderni del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe di Palazzo Rosso” che si focalizzino su un pittore, e scegliamo anche nomi che abbiano un interesse che travalica quello genovese o anche italiano, e che siano interessanti per gli studiosi anche a livello internazionale. Chiaramente con la dispersione del materiale collezionistico di grafica troviamo, per esempio, disegni di Domenico Piola non solo a Genova ma anche all’Albertina di Vienna, al British Museum, al Louvre. Effettivamente i nostri cataloghi di grafica hanno una grandissima diffusione nei musei del mondo.

Concludiamo chiedendo se può anticipare al nostro pubblico i progetti di cui si sta occupando e che si concretizzeranno nell’immediato futuro...
Sono molto contenta di annunciare un progetto a cui sto lavorando con i miei colleghi, in primis Piero Boccardo, direttore dei Musei di Strada Nuova, e gli altri del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe. Si tratta di una mostra di stampe di Albrecht Dürer: sono stampe di un legato promesso da parte di un collezionista privato alle collezioni civiche di grafica, che noi vogliamo valorizzare fin da ora, prima ancora dell’acquisizione di questo legato, con una mostra. Sono stampe di una qualità eccezionale, uniche nel panorama italiano: posso dire che sono opere meravigliose e quasi restituiscono la prima impressione della matrice inchiostrata sulla carta, sembrano quasi dei disegni, per via della freschezza del nero della stampa e della liquidità del tratto della stampa, è una qualità eccelsa. Collaborerà alla mostra anche Jonathan Bober, che è responsabile del gabinetto di grafica della National Gallery di Washington, e che da esperto ha sottolineato il livello altissimo di questi pezzi che esporremo in primavera a Palazzo Rosso. Stiamo ancora definendo la data, ma per fine marzo o inizio aprile esporremo questi pezzi, sono una sessantina di stampe di soggetto sia religioso che profano: un grande progetto espositivo sul quale è adesso concentrato il nostro impegno.


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Federico Giannini

L'autore di questo articolo: Federico Giannini

Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).






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