Le opere della serie Dark Portraits di uno dei maggiori fotografi ritrattisti contemporanei, Dino Ignani (Roma, 1950), entrano a far parte del patrimonio dei Musei Civici di Roma. Tra i 37 progetti candidati al PAC – Piano per l’Arte Contemporanea 2022-2023 promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, la Sovrintendenza Capitolina è risultata infatti ammessa al finanziamento nell’ambito “acquisizione e produzione di opere dell’arte e della creatività contemporanee destinate al patrimonio pubblico italiano” proprio con il progetto Dark Portraits di Dino Ignani. Il nucleo di opere va ad arricchire il patrimonio capitolino esplorando la cultura degli anni Ottanta attraverso lo sguardo del fotografo.
La ricerca di Ignani sulla moda e sul look dell’epoca ha prodotto un ciclo di ritratti dedicato ai giovani che a Roma animavano i club della cosiddetta scena dark, che riconosce al colore nero un’inedita gamma di declinazioni estetiche e identitarie. Proprio in quegli anni il termine “look” inizia a indicare l’attitudine contemporanea a vivere l’aspetto esteriore come un progetto vero e proprio, in cui, oltre all’abbigliamento, entrano in gioco gli accessori, l’acconciatura, il make up. Dino Ignani, come altri suoi coetanei europei, primo tra tutti Miguel Trillo con la Movida Madrileña, documenta questo fenomeno puntando sul classico ritratto posato in bianco e nero. Nelle storiche e nelle nuove discoteche della Capitale, invita i presenti a farsi ritrarre approntando un set ad hoc. Il risultato è un corpus di 200 fotografie che, al termine delle procedure di acquisizione e inventariazione, andranno a ingrandire la collezione del Museo di Roma in Trastevere, offrendo così l’opportunità di approfondire lo studio di un decennio assai significativo.
Queste immagini testimoniano che “Roma negli anni Ottanta era bellissima … un esercito di sognatori senza più divise, solo “chiodi” in pelle o paltò da dandy, o frac sdruciti, o parka che arrivavano dritti da Londra. Le foto di Dino Ignani sono foto esse stesse dark. Bianchi e neri definitivi a marcare una realtà parallela. Nessun sorriso, ma ritratti di lupi e pantere che si inventavano ogni giorno una ragione per restare al mondo, creavano stili sulla propria pelle, senza mediazioni” (Daniela Amenta, 2013).
Dino Ignani, che attualmente vive e lavora a Roma, ha iniziato a occuparsi di fotografia a metà degli anni Settanta, privilegiando il lavoro di documentazione della scena artistica e culturale e dei suoi protagonisti. Da oltre quarant’anni si dedica a ritrarre i poeti italiani: scrittori già consacrati, alcuni ormai scomparsi (Giorgio Caproni, Attilio Bertolucci, Amelia Rosselli, Patrizia Cavalli), ma anche autori emergenti, che hanno via via arricchito il suo progetto. Presentato per la prima volta nel 1987 da Enzo Siciliano e Diego Mormorio col titolo “Intimi ritratti”, esposto e pubblicato in più occasioni in Italia e all’estero, questo lavoro unico nel suo genere è entrato nelle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo. Negli stessi anni in cui inizia a fotografare i poeti, Ignani sviluppa il ciclo ritrattistico dedicato ai giovani protagonisti della vita notturna della capitale.