Dieci fotografe famose in tutto il mondo. Di ieri e di oggi


Nella storia della fotografia sono molte le donne che si sono distinte per la scelta di particolari temi o soggetti e per il loro impegno politico e sociale. Ne abbiamo scelte dieci, con la consapevolezza che molte e molte altre meriterebbero di essere ricordate.

Il mondo della fotografia conta nella sua storia, dalle prime dagherrotipiste dell’Ottocento a oggi, numerose autrici che sono diventate famose in tutto il mondo e che negli ultimi tempi sono state celebrate attraverso mostre e pubblicazioni. Alcune, a metà del Novecento, sono entrate a far parte dell’importante agenzia parigina Magnum, altre hanno creduto nella fotografia come strumento di testimonianza e di denuncia, altre ancora sono diventate famose dopo la loro scomparsa. Ne abbiamo scelte in questa sede dieci che si sono particolarmente distinte per la scelta dei soggetti e dei temi o per il loro impegno politico e sociale, con la consapevolezza che molte e molte altre meriterebbero di essere ricordate perché entrate a pieno titolo nella storia della fotografia.

1. Margaret Bourke-White

Nata a New York nel 1904, Margaret Bourke-White è una delle esponenti più significative del fotogiornalismo. Dopo aver studiato alla Columbia University e alla Cornell University, nel 1927 si trasferisce a Cleveland e apre un piccolo studio fotografico. La carriera della fotografa prende il via nel 1929, quando l’editore Henry Luce la invita a New York per contribuire alla nascita della rivista Fortune. Durante la sua attività esplora ogni aspetto della fotografia, dai primi reportage sulle industrie tedesche e sulla Russia del piano quinquennale alle cronache visive della seconda guerra mondiale, ai celebri ritratti di Stalin e di Gandhi, dal Sudafrica dell’Apartheid all’America dei conflitti razziali fino alle visioni aeree del continente americano. Celebre è la fotografia dell’area che vola sopra Manhattan, scattata nel 1939. Quando nasce Life, nel 1936, è la principale firma fotografica del giornale. Famosi sono i suoi reportage durante gli anni della guerra come corrispondente e della liberazione del campo di concentramento di Buchenwald. Nel 1957 esce il suo ultimo servizio su Life: costretta ad abbandonare la fotografia a causa del morbo di Parkinson, si dedica alla scrittura della sua autobiografia Portrait of Myself, pubblicata nel 1963. Scompare a Stanford nel 1971.

Margaret Bourke-White, Veduta aerea di un aereo di linea DC-4 che vola sopra Manhattan (1939). The LIFE Picture Collection/Getty Images
Margaret Bourke-White, Veduta aerea di un aereo di linea DC-4 che vola sopra Manhattan (1939). The LIFE Picture Collection/Getty Images

2. Lisetta Carmi

Nata a Genova nel 1924 da una famiglia borghese di origine ebraica, durante la guerra è costretta a scappare in Svizzera. Inizia a dedicarsi alla fotografia negli anni Sessanta, quando decide di abbandonare la musica e la carriera da concertista. Dopo una prima esperienza al teatro Duse di Genova, comincia a realizzare reportage di denuncia sociale, primo tra tutti quello sui lavoratori al porto genovese, in cui denuncia le durissime condizioni lavorative. Tra le sue fotografie più celebri si conta quella al poeta Ezra Pound, con cui vinse il premio fotografico Niépce. Ha fotografato numerosi artisti e intellettuali, tra cui Lucio Fontana, Leonardo Sciascia, Edoardo Sanguineti, Alberto Arbasino, Sylvano Bussotti e Jacques Lacan. Tra gli anni Sessanta e Settanta compie numerosi viaggi in America Latina, in Asia e poi in India, dove incontra il guru Babaji Herakhan Baba. Nel 1972 pubblica Travestiti, serie fotografica frutto di anni di frequentazione della comunità dei travestiti di Genova, relegata ai margini della società. Celebri anche i suoi scatti dedicati alla Sardegna, realizzati tra il 1962 e il 1976 nel corso di ripetuti soggiorni sull’isola. A Cisternino fonda un Ashram per diffondere gli insegnamenti del guru. Scompare a Cisternino il 5 luglio 2022, dove viveva da oltre quarant’anni.

Lisetta Carmi, I travestiti, La Novia (1965-1967, Genova) Su gentile concessione di Martini e Ronchetti
Lisetta Carmi, I travestiti, La Novia (1965-1967, Genova) Su gentile concessione di Martini e Ronchetti

3. Letizia Battaglia

Nata a Palermo nel 1935, Letizia battaglia è tra le fotografe e fotoreporter più significative del Novecento in Italia che ha raccontato la mafia, la vita dei poveri e le rivolte delle piazze, nonché le realtà emarginate, considerando sempre la fotografia come un documento. Nei primi anni Settanta comincia a fotografare per il quotidiano L’Ora di Palermo. Nel 1974 fonda l’agenzia Informazione Fotografica, che riunisce vari fotografi siciliani, tra cui Ferdinando Scianna. È stata la prima donna europea a ricevere il Premio Eugene Smith, nel 1985. Nel 1992 ha documentato gli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Nel 2017 inaugura il Centro Internazionale di Fotografia di Palermo, da lei diretto: un vasto archivio storico che riunisce gli scatti di oltre 150 fotografi. Nel 2019 partecipa al film di Franco Maresco La Mafia non è più quella di una volta, che ha vinto il premio speciale della giuria alla 76/a Mostra del cinema di Venezia: una partecipazione che è anche riconoscimento per la sua militanza antimafia, anche in tempi molto difficili per la sua amata Sicilia. Scompare il 13 aprile 2022.

Letizia Battaglia, La bambina con il pallone (1980) © Letizia Battaglia
Letizia Battaglia, La bambina con il pallone (1980) © Letizia Battaglia

4. Cindy Sherman

Nata nel 1954 a Glen Ridge, nel New Jersey, Cindy Sherman vive e lavora a New York ed è tra le artiste viventi più note al mondo (leggi qui l’articolo a lei dedicato). Salita alla ribalta alla fine degli anni Settanta con il gruppo Pictures Generation, l’artista ha rivolto la sua attenzione alla fotografia per la prima volta al Buffalo State College, dove ha studiato arte. Nel 1977, dopo essersi trasferita a New York, inizia la sua serie Untitled Film Stills. Dalla metà alla fine degli anni Ottanta inizia a esplorare gli aspetti più grotteschi dell’umanità, in Fairy Tales (1985) e Disasters (1986-89). Usa se stessa come modella, trasformando il suo aspetto con costumi, trucco e parrucche. I suoi famosi History Portraits, iniziati nel 1988, hanno utilizzato questi effetti teatrali. Dall’inizio degli anni Duemila, ha utilizzato la tecnologia digitale per manipolare ulteriormente i suoi personaggi; realizza le serie Clown (2003) e Society Portraits (2008).

Cindy Sherman, Untitled Film Still #21 (1978; stampa alla gelatina d’argento, 19,1 x 24,1 cm; New York, MoMA)
Cindy Sherman, Untitled Film Still #21 (1978; stampa alla gelatina d’argento, 19,1 x 24,1 cm; New York, MoMA)

5. Lee Miller

Nata a Poughkeepsie, New York, nel 1907, Lee Miller è una delle donne più emancipate e moderne della sua epoca. La sua vita fu molto movimentata. Dopo aver lavorato come modella e fotografa di moda e dopo essere diventata fotografa freelance per Vogue, decide di lavorare dagli inizi degli anni Quaranta come corrispondente accreditata per l’esercito americano, e compie reportage di guerra senza censure. Documenta la liberazione dei campi di concentramento di Dachau e di Buchenwald da parte degli alleati, ed è proprio di quel periodo il suo scatto più celebre: quello nella vasca di Hitler in uno degli appartamenti del Führer a Monaco di Baviera, all’interno del quale riesce a entrare per prima insieme al fotografo David E. Scherman. Vicina al movimento surrealista, è stata musa e amante di Man Ray e grazie a lui entra nella cerchia degli artisti surrealisti, diventando amica di Pablo Picasso, Jean Cocteau, Joan Miró e della coppia Leonora Carrington - Max Ernst. Convola a nozze due volte: la prima con il ricco uomo d’affari egiziano Aziz Eloui Bey, la seconda con il fotografo surrealista Roland Penrose, insieme a cui viaggiò attraverso l’Europa. Trascorre gli ultimi anni della sua esistenza come chef, organizzando eventi di cucina e scrivendo ricette. Scompare a Chiddingly, nell’East Sussex, nel 1977. Leggi qui l’articolo a lei dedicato.

Lee Miller con David E. Scherman, Lee Miller in Hitler’s bathtub, Hitler’s apartment, Monaco di Baviera, Germania, 1945. © Lee Miller Archives
Lee Miller con David E. Scherman, Lee Miller in Hitler’s bathtub, Hitler’s apartment, Monaco di Baviera, Germania, 1945. © Lee Miller Archives

6. Tina Modotti

Nata a Udine nel 1896, Tina Modotti è considerata una delle più grandi fotografe dei primi decenni del Novecento, anche per la sua attiva militanza politica e il suo impegno politico e sociale. Per questo è divenuta simbolo di emancipazione e di modernità. Trascorre l’infanzia in Italia fino all’età a sedici anni fino a quando raggiunge il padre a San Francisco, dove lavora come modella. Sposa il pittore Roubaix de l’Abrie Richey e si trasferisce a Los Angeles, mentre due anni dopo conosce Edward Weston, di cui diventa musa e amante. Vanno a vivere a Città del Messico, e qui frequentano espatriati culturali e politici e stringono una forte amicizia con Frida Kahlo e Diego Rivera. È qui che si avvicina al movimento comunista, di cui diventa attivista e fotografa. Fotografa la società messicana, i lavoratori, i campesinos e le donne, diventando un punto di riferimento culturale e intellettuale per il Messico. Nel 1930 viene espulsa dal Paese a causa delle sue idee politiche. Si stabilisce quindi a Mosca con il compagno Vittorio Vidali, si iscrive al Partito comunista sovietico e abbandona la fotografia. Dal 1936 al 1939 i due si uniscono alla lotta al fascismo in Spagna e dopo la sconfitta del franchismo fanno ritorno in Messico. Scompare nel 1942 a Città del Messico a causa di un sospetto arresto cardiaco.

Tina Modotti, Donna con bandiera, Messico (1928)
Tina Modotti, Donna con bandiera, Messico (1928)

7. Eve Arnold

Nata a Philadelphia nel 1912, Eve Arnold è una delle prime fotografe, insieme a Inge Morath, ad essere ammesse nella celebre agenzia parigina Magnum. L’artista fa il suo ingresso in Magnum nel 1951 grazie a Henri Cartier-Bresson, il quale rimase colpito dagli scatti newyorkesi della Arnold: immagini di sfilate nel quartiere afroamericano di Harlem. Nel 1952, insieme alla famiglia, si trasferisce a Long Island, dove realizza uno dei reportage più toccanti della sua carriera: A baby’s first five minutes, in cui racconta i primi cinque minuti di vita dei piccoli nati al Mother Hospital di Port Jefferson. Nel 1956 giunge ad Haiti per documentare i segreti delle pratiche Woodoo. A seguito della sostituzione del fotografo Ernst Haas, inizia a frequentare le celebrities di Hollywood: negli anni Cinquanta nasce l’amicizia con Marilyn Monroe e nel 1960 ha occasione di documentare le riprese del film Misfits con la celebre attrice e Clark Gable. Trasferitasi a Londra nel 1962, realizza reportage di viaggio, soprattutto nel Medio e nell’Estremo Oriente. È del 1969-1971 il progetto Dietro al velo, in cui testimonia la condizione della donna in Medio Oriente. Scompare a Londra nel 2012.

Eve Arnold, Marilyn Monroe (1960; Hollywood, USA) © Eve Arnold / Magnum
Eve Arnold, Marilyn Monroe (1960; Hollywood, USA) © Eve Arnold / Magnum

8. Inge Morath

Nata a Graz nel 1923, Inge Morath è insieme a Eve Arnold una delle prime donne a entrare nell’agenzia parigina Magnum. È interprete e traduttrice per lo United States Information Service; terminata la guerra si trasferisce a Vienna, dove inizia a lavorare come giornalista. A Parigi inizia a collaborare con Magnum e i suoi esordi la vedono al fianco di Ernst Haas ed Henri Cartier-Bresson. Negli anni successivi viaggia in tutto il mondo e collabora con prestigiose riviste come Picture Post, LIFE, Paris Match, Saturday Evening Post e Vogue, dove la fotografa pubblica i suoi più significativi reportage di viaggio, che vanno dall’Italia alla Russia, dalla Spagna all’Iran alla Cina. Nel corso della sua carriera ha occasione di ritrarre artisti, celebrità e politici. È in occasione del suo primo viaggio a New York, nel 1956, che Inge conosce il disegnatore Saul Steinberg e rimane entusiasta della sua produzione di maschere realizzate su sacchetti di carta e scatole di cartone: dalla loro collaborazione nasce il progetto Masks in cui Inge Morath ritrae persone con addosso queste maschere di carta. Nel 1962 sposa il drammaturgo Arthur Miller e va a vivere con lui a New York e poi nel Connecticut. Nel 1991 vince il Premio nazionale austriaco per la fotografia. Scompare a New York nel 2002.

Inge Morath, Giovane donna con la pelliccia, (1960; USA) © Magnum Photos
Inge Morath, Giovane donna con la pelliccia, (1960; USA) © Magnum Photos

9. Vivian Maier

Nata a New York nel 1926, Vivian Maier è tra le massime esponenti della street photography. È diventata famosa in tutto il mondo solo dopo la sua scomparsa, perché ufficialmente non faceva di mestiere la fotografa, bensì la tata. Durante la sua vita non ha mai sviluppato i suoi scatti, solo pochi per tenerli per sé, perché ha sempre voluto rimanere fuori dal mondo del commercio. Venne scoperta dentro scatoloni un’enorme quantità di stampe e negativi (oltre 150mila), ma anche bobine di plastiche delle pellicole, poi diffusa grazie al venticinquenne John Maloof, il quale alla cifra di quattrocento dollari acquistò alcuni di quegli scatti e diede inizio alla prime ricerche sulla fotografa. Quelli compiuti dalla tata fotografa sono ritratti di storie comuni, di persone comuni, che incontrava per la strada e che era subito pronta a immortale con la sua Rolleiflex che teneva sempre al collo. Uno straordinario talento accompagnato da una forte dose di sensibilità e di umanità, con un approccio di fotografa umanista. Scompare a Chicago nel 2009.

Vivian Maier, Autoritratto Dans un miroir rond (s.d.; stampa contemporanea anticata a getto d’inchiostro; Collezione privata)
Vivian Maier, Autoritratto Dans un miroir rond (s.d.; stampa contemporanea anticata a getto d’inchiostro; Collezione privata)

10. Sabine Weiss

Nata a Saint-Gingolph nel 1924, Sabine Weiss è considerata l’ultima rappresentante della fotografia umanista francese. Nel corso della sua carriera ha avuto la capacità di raccontare la condizione della gente comune di Parigi e ha ritratto artisti come il violoncellista Pablo Casals, il pittore francese Fernand Leger e i compositori Benjamin Britten e Igor Stravinskij. Nel 1952 la sua carriera ha una svolta decisiva quando entra nell’agenzia Rapho, su raccomandazione di Robert Doisneau; dall’anno successivo infatti le sue fotografie sono pubblicate da grandi giornali internazionali quali Picture Post, Paris Match, Vogue, Le Ore, The New York Times, Life, Newsweek. Ha realizzato reportage e ritratti di pittori, scultori, attori e musicisti, ma anche di persone comuni che incontrava per la strada, con una particolare attenzione per i volti dei bambini. Fin dagli esordi, Sabine Weiss volge il suo obiettivo sui corpi e sui gesti, per immortalare emozioni e sentimenti. Ha documentato inoltre i suoi numerosi viaggi per il mondo, come in Portogallo, in India, in Birmania, in Bulgaria, in Giappone, in Polonia e in Egitto. Scompare il 28 dicembre 2021 nella sua casa di Parigi.

Sabine Weiss, L’artista Niki de Saint Phalle (1958; Parigi)
Sabine Weiss, L’artista Niki de Saint Phalle (1958; Parigi)

Se ti è piaciuto questo articolo abbonati a Finestre sull'Arte.
al prezzo di 12,00 euro all'anno avrai accesso illimitato agli articoli pubblicati sul sito di Finestre sull'Arte e ci aiuterai a crescere e a mantenere la nostra informazione libera e indipendente.
ABBONATI A
FINESTRE SULL'ARTE





MAGAZINE
primo numero
NUMERO 1

SFOGLIA ONLINE

MAR-APR-MAG 2019
secondo numero
NUMERO 2

SFOGLIA ONLINE

GIU-LUG-AGO 2019
terzo numero
NUMERO 3

SFOGLIA ONLINE

SET-OTT-NOV 2019
quarto numero
NUMERO 4

SFOGLIA ONLINE

DIC-GEN-FEB 2019/2020
Finestre sull'Arte