Un emozionante Giovanni Lindo Ferretti "A cuor contento" a Spezia


Recensione del concerto di Giovanni Lindo Ferretti "A cuor contento", La Spezia, Pinetina del Centro Allende - Spazio Boss, 14 luglio 2016.

Articolo originariamente pubblicato su culturainrivera.it

Pochi musicisti riescono a dividere il pubblico come Giovanni Lindo Ferretti. Sul suo conto seguitano a scontrarsi le opinioni di chi mal sopporta le prese di posizione degli ultimi anni e quelle di chi ha deciso di rimanere, nonostante tutto, “fedele alla linea”. Il problema è che una “linea” non solo non c’era negli anni Ottanta e continua a non esserci adesso: il problema sta anche nel fatto che è sempre mancata (e per fortuna) la volontà di dettare una linea chiusa dalla quale mai allontanarsi. E questo non può che giovare all’arte, il cui compito non è quello di fornire risposte certe, come forse credono molti dei fan della prima ora delusi dalle recenti performance dell’ex cantante di CCCP, CSI e PGR, ma di proporre visioni del mondo, magari anche contrastanti, che hanno l’obiettivo di consentire al pubblico di capire quale linea (o quali linee) seguire. Di conseguenza, lo spettacolo che Giovanni Lindo Ferretti allestisce è molto più di un concerto. È un’esperienza da vivere che mette in scena musica, teatro, attualità. In questo, Giovanni Lindo Ferretti non è mai cambiato.

Avrà forse perso il mordente di un tempo (e diciamo “forse” soprattutto perché chi scrive, per mere ragioni anagrafiche – quando usciva Affinità/Divergenze non eravamo neanche nati – ha potuto seguire i primi lavori dei CCCP soltanto attraverso i documenti), ma la volontà di proporre al pubblico uno spettacolo che fa al tempo stesso emozionare e riflettere è rimasta quella di un tempo. E, come capita a tutti gli avanguardisti, anche Giovanni Lindo Ferretti si è storicizzato, e l’effetto più riscontrabile, a occhio nudo, della storicizzazione delle avanguardie, è la mutazione che assume la composizione del pubblico. Ieri sera a Spezia, alla Pinetina del Parco Allende – Spazio Boss, c’era di tutto: punk nuovi e punk ampiamente stagionati, impiegati di ritorno dal lavoro, bambini e ultrasessantenni, borghesi in chinos e polo di Ralph Lauren e accaniti frequentatori di centri sociali, compassate coppie di tutte le età e habitué delle più dozzinali bionde medie già ubriachi alle nove e mezza di una fresca serata d’estate con un cielo plumbeo che minaccia una pioggia che poi non scenderà.

L’inizio è affidato a Pons Tremolans, canzone che apre l’ultimo lavoro da solista di Giovanni Lindo Ferretti, Saga. Il canto dei canti. La solenne litania del cantante è accompagnata da Ezio Bonicelli (violino e chitarra) e da Luca Alfonso Rossi (basso e chitarra), membri degli Üstmamò, che conducono il pubblico in questo viaggio attraverso la Lunigiana, un viaggio in cui le antiche memorie dei pellegrini che percorrevano la via Francigena, ristorandosi a Pontremoli, con negli occhi il sogno vivo di Roma, “urbe puttana e santa”, si mescolano con le immagini odierne delle carovane di automezzi che prendono la A15 per dirigersi verso il mare, dove nasceranno amori sulla spiaggia, con baci su labbra rese saporite dal salmastro, e con gole arse dalla calura. Cambiano le modalità e gli obiettivi, ma i riti del tempo che passa sono gli stessi, con qualche alluvione di tanto in tanto a scombinare tragicamente la vita di queste terre, e con l’uomo consapevole della propria fragilità di fronte allo scorrere degli eventi: “il ponte è stabile, io tremolante”.

Comincia poi una prima carrellata di pezzi che hanno fatto la storia dei CCCP, opportunamente riarrangiati. Amandoti non è più il tango malinconico di un tempo, assomiglia più a una ballata orecchiabile da cantare in coro per preparasi al frenetico punk di Tu menti, che sopraggiunge in rapida sequenza. Dopo Tomorrow, il brano che i CCCP all’epoca registrarono (e in qualche occasione cantarono) con Amanda Lear, il pubblico inizia a scaldarsi sulle note di Mi ami (è azzardato ipotizzare che i Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes siano diventati famosi in Italia grazie a Giovanni Lindo Ferretti e ai CCCP?) e di Oh, battagliero per poi abbandonare definitivamente le sedie quando Rossi e Bonicelli attaccano la intro di Curami: di qui in avanti il concerto si segue rigorosamente in piedi, con accenni di pogo nelle prime due file sulle canzoni più movimentate.

Maritima loca, altro brano tratto da Saga. Il canto dei canti, ci porta dalla Lunigiana alla Maremma per renderci un po’ più edotti circa il nuovo corso del cantante: ma le dichiarazioni rilasciate qua e là sulle quali si accapigliano i fan non c’entrano niente. C’entra invece un rapporto più vicino alla natura, le ritualità perse dei tempi che furono, e soprattutto il ricordo della storia che crea l’identità del luogo (la canzone si apre con alcuni versi di Bartolomeo Sestini: “Tra le foci del Tevere e dell’Arno / al mezzogiorno sta un paese guasto / Gli antichi Etruschi un di’ lo coltivarno / e tenne impero glorioso e vasto”) e che si lega a storie d’altre terre, a cominciare da quella d’origine dello stesso Giovanni Lindo Ferretti (la Maremma “diventò rifugio della gente d’Appennino”). Il passato a sua volta si lega al presente ed ecco quindi che Ferretti intona una versione rivisitata di Radio Kabul, che diventa Radio Mosul con un testo riadattato per descrivere tutta la pesante realtà dei giorni nostri, e per arrivare a una sconcertante (ma forse scontata) conclusione: “cittadino del secolo ventuno / sciocco come te non c’è nessuno”.

Prende poi il via il blocco dei brani degli ex CSI (interrotto a metà da una momentanea incursione nel repertorio dei CCCP, con Annarella), e ha così inizio un nuovo viaggio attraverso i luoghi e il tempo. Si sussegono la suggestiva Polvere, che in realtà è tratta dal primo lavoro solista di Giovanni Lindo Ferretti (Co.Dex, del 2000), ma che i più ricordano per la famosa versione live eseguita con i CSI, Occidente che racconta il nostro mondo con sagace sarcasmo, Cupe vampe che rievoca gli orrori della guerra in Bosnia con uno dei suoi eventi più turpi e tragici (l’incendio della Biblioteca di Sarajevo), Del mondo che oppone una sorta di età dell’oro in cui il mondo era “giovane e forte” a un presente in cui è diventato “debole e vecchio”, per terminare con Brace e la sua atmosfera quasi misticheggiante (la stessa che spesso connota molte realizzazioni di Giovanni Lindo Ferretti). La fine del concerto è demandata a un nuovo blocco dei CCCP: Guerra e pace è seguita dalle incalzanti Per me lo so e soprattutto Io sto bene (con il suo celeberrimo refrain “non studio non lavoro non guardo la tv non vado al cinema non faccio sport) che coinvolge tutto il pubblico in un chiassoso finale memore, ancora, dei tempi andati.

C’è però spazio per un encore, che inizia con una Depressione caspica molto più CCCP che CSI, prosegue con Irata e Ombra Brada e termina con due brani chiesti a gran voce dal pubblico: uno è Emilia Paranoica (forse la canzone più nota dei CCCP) e l’altro è Spara Jurij. Giovanni Lindo Ferretti posa definitivamente il gotto di rosso che ha sorseggiato per tutto il concerto (anche da questi particolari si nota la differenza che lo divide da tantissimi altri musicisti), ripone in tasca il pacchetto delle sigarette e com’è tipico dei veri punk, ovvero riducendo ai minimi termini l’interazione con la platea (limitatasi, per tutto il corso del concerto, a un brevissimo ricordo di un concerto dei CCCP a Sarzana) e senza tante cerimonie inutili, saluta il pubblico con un cenno di ringraziamento. Si chiude così la tappa spezzina di “A cuor contento”. E come si diceva all’inizio, la linea non c’è neppure ora, e forse non c’è mai stata. C’è però Giovanni Lindo Ferretti, ci sono due musicisti di alto livello come Ezio Bonicelli e Luca Alfonso Rossi, ci sono riarrangiamenti che reinterpretano pezzi vecchi spesso in una chiave più intima e quasi onirica, c’è lo spazio per farsi due domande sul mondo che ci circonda, c’è un pubblico festante poco incline alla polemica che vuole solo godersi una serata d’estate con uno dei più grandi musicisti italiani di sempre, c’è arte, c’è musica, c’è tutto. Cosa si potrebbe chiedere di più da un concerto?

Giovanni Lindo Ferretti in Concerto a Spezia
Giovanni Lindo Ferretti in Concerto a Spezia


Giovanni Lindo Ferretti in Concerto a Spezia
Giovanni Lindo Ferretti in Concerto a Spezia


Giovanni Lindo Ferretti in Concerto a Spezia
Giovanni Lindo Ferretti in Concerto a Spezia


Giovanni Lindo Ferretti in Concerto a Spezia
Giovanni Lindo Ferretti in Concerto a Spezia


Giovanni Lindo Ferretti in Concerto a Spezia
Giovanni Lindo Ferretti in Concerto a Spezia



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Federico Giannini

L'autore di questo articolo: Federico Giannini

Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).






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