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Redazione
, scritto il 03/05/2021
Categorie: News Focus / Argomenti: Uffizi - Arte antica
Gli Uffizi riaprono al pubblico domani, 4 maggio, e si presentano con 14 nuove sale, che espongono 129 opere del Cinquecento toscano ed emiliano: dal Pontormo al Parmigianino, dal Rosso Fiorentino al Correggio, da Andrea del Sarto a Bartolomeo Passerotti.
Inaugurate oggi le nuove sale degli Uffizi, dedicate al Cinquecento toscano e al Cinquecento emiliano: sono quattordici gli ambienti che domani accoglieranno per la prima volta al pubblico, con 129 opere in un nuovo allestimento. Nelle nuove sale sono esposti alcuni capolavori storici come la Madonna delle Arpie di Andrea del Sarto, la Madonna dal collo lungo del Parmigianino, la Pala dello Spedalingo del Rosso Fiorentino, la Cena in Emmaus del Pontormo, nonché le nuove acquisizioni, presentate alla stampa e al pubblico negli scorsi mesi. Tra queste ultime, i dipinti Pannocchieschi d’Elci di Daniele da Volterra (tra gli acquisti più importanti degli Uffizi negli ultimi anni) e l’Enigma di Omero di Bartolomeo Passerotti, l’ultima acquisizione del museo di Firenze (un’opera che si riteneva perduta da secoli). Accanto a questi dipinti entrano nel percorso aperto al pubblico anche opere che prima non avevano trovato un’esposizione permanente. Infine, aperta anche un’anticipazione delle nuove sale degli autoritratti, con i lavori di artisti come Bernini, Cigoli, Chagall, Guttuso.
Le nuove sale si trovano al primo piano e affiancano il corridoio dove le opere sono state esposte a partire dal 2011. Alcune hanno trovato spazio nelle sale del corridoio liberate, altre invece nei locali che fino a oggi erano stati utilizzati per le mostre temporanee, altre ancora in ambienti aperti ex novo. Con l’apertura delle nuove sale, domani, 4 maggio 2021, il pubblico sperimenterà per la prima volta anche il nuovo percorso del museo fiorentino, con il nuovo ingresso approntato nelle ultime settimane del lockdown del 2021: i visitatori, scendendo dal secondo piano attraverso la scala Buontalenti o l’ascensore situati tra la sala di Leonardo e quella di Michelangelo-Raffaello a metà del Corridoio di Ponente (non si passerà dunque come fino ad ora dallo scalone dei Lanzi, accessibile dal fondo dello stesso corridoio), arriveranno nelle nuove sale e da qui proseguiranno la visita verso gli ambienti del Cinquecento veneziano aperti nel 2019.
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D1: il Corridoio di Plautilla
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D1: il Corridoio di Plautilla
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D2: Andrea del Sarto
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D3: Alonso Berruguete e Francesco Granacci
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D3: Alonso Berruguete e Francesco Granacci
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D4: Pontormo e Rosso Fiorentino
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D4: Pontormo e Rosso Fiorentino
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D4: Pontormo e Rosso Fiorentino
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D5: Sebastiano del Piombo e Cinquecento romano
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D5: Sebastiano del Piombo e Cinquecento romano
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Il nuovo percorso del Cinquecento fiorentino ed emiliano
Nelle nuove sale, i dipinti non sono più esposti in maniera sequenziale lungo la direttrice del corridoio, ma sono sistemati entro spazi comunicanti, pensati per creare direttrici visuali, confronti incrociati, corrispondenze. Le opere sono protette da vetri di ultima generazione, senza rifrangenza: questa novità tecnica permette ai visitatori di avvicinarsi a pochi centimetri dalla superficie dei dipinti e delle sculture, senza avvertire barriere ottiche e senza far scattare fastidiosi allarmi.
Il percorso ha inizio dal “Corridoio di Plautilla Nelli”, dove trova luogo un’Annunciazione di Plautilla Nelli (Firenze, 1524 – 1588) e i monocromi di Andrea del Sarto (Andrea d’Agnolo; Firenze, 1486 - 1530) con figure femminili, musici e guerrieri che l’artista studiò a Roma dove forse s’era recato nel 1511. Si entra poi, dopo aver ammirato una meravigliosa Madonna col Bambino di Giuliano Bugiardini (Firenze, 1476 - 1555), nella sala dedicata proprio ad Andrea del Sarto: spiccano capolavori come la Pala di Vallombrosa, quest’ultima tra le più importanti opere tarde del grande artista fiorentino, eseguita per la chiesa del Romitorio delle Celle di Vallombrosa, e raffigurante i santi Michele arcangelo, Giovanni Gualberto, Giovanni Battista e Bernardo degli Uberti, nonché la Madonna delle Arpie, cui è dedicata un’intera parete. Un passaggio immette nella terza sala, dedicata a Francesco Granacci e ad Alonso Berruguete (Paredes de Nava, 1488 circa - Toledo, 1561): ad accogliere il visitatore è però la Visitazione di Mariotto Albertinelli (Firenze, 1474 - 1515), che fa da raccordo ideale con la sala precedente e che è stata riallestita per ricostruire il suo assetto da pala d’altare. Di Berruguete, il pubblico ammirerà una Madonna col Bambino e una Salomè con la testa del Battista, mentre di Granacci ecco i dipinti per la camera Borgherini, a lungo esposti in passato vicino al Tondo Doni di Michelangelo. Si giunge di qui alla quarta sala, dedicata al Pontormo (Jacopo Carucci; Pontorme di Empoli, 1494 - Firenze, 1557) e al Rosso Fiorentino (Giovanni Battista di Jacopo; Firenze, 1495 - Fontainebleau, 1540): di questi ultimi sono stati qui raccolti tutti i capolavori, dalla Cena in Emmaus e dal Ritratto di Maria Salviati del Pontormo alla Pala dello Spedalingo e all’Angioletto che suona il liuto del Rosso. Di quest’ultimo esposto anche il San Giovanni Battista, parte del grande lascito da 455 opere del professor Carlo Del Bravo, donato agli Uffizi nel luglio 2020 (selezionato anch’esso come il Daniele da Volterra due anni prima, tra le “Acquisitions of the Year” della rivista britannica “Apollo”).
La quinta sala è quella dedicata a Sebastiano del Piombo (Venezia, 1485 - Roma, 1547): viene dato nuovo risalto alla Morte di Adone, che può essere di nuovo vista a un’altezza che permette di apprezzare ogni dettaglio. Quanto al Cinquecento romano, il pubblico avrà modo di comprendere attraverso la sala la ricezione della cultura michelangiolesca grazie soprattutto alle opere di Battista Franco (Venezia, 1510 circa - 1561), a cominciare dalla Battaglia di Montemurlo, che contiene numerose citazioni da Michelangelo. Si arriva quindi alla sala di Daniele da Volterra (Daniele Ricciarelli; Volterra, 1509 - Roma, 1566) che prosegue il discorso cominciato nella sala precedente: oltre ai dipinti d’Elci, il pubblico troverà anche opere di Francesco Salviati (Francesco de’ Rossi; Firenze, 1510 - Roma, 1563), come la fondamentale Carità che l’artista fiorentino eseguì tenendo a mente l’esempio del Tondo Doni. Si attraversa poi il nuovo Corridoio dei Marmi, uno spazio dalle tinte tenui, dove davanti a una lunga panchina sfilano rilievi antichi, alcuni dei quali mai esposti negli ultimi decenni. Spicca tra questi il rilievo di arte romana della fine del I secolo d.C. con il Pastore seduto, detto anche il Viandante. Passato il corridoio, quattro sale sono dedicate al Cinquecento emiliano: si comincia con la sala di Correggio e Parmigianino (l’ottava del nuovo percorso), dove ci s’intrattiene davanti ad alcuni capolavori come la Madonna in adorazione di Gesù Bambino del Correggio, la Madonna di San Zaccaria e la Madonna dal collo lungo del Parmigianino (ora sulla parete di fondo di una sala raccolta e piuttosto profonda: questo allestimento, realizzato anche grazie al contributo dei Friends of the Uffizi Galleries, è stato disegnato dall’architetto Antonio Godoli). La nona sala è invece quella dei capolavori di Dosso Dossi (Tramuschio?, 1487 circa - Ferrara, 1542) e seguaci, dove trovano spazio l’Allegoria di Ercole, l’Apparizione della Madonna ai santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista di Dosso nonché la Figura femminile dell’ignoto artista noto come l’“Amico di Dosso”. Il riallestimento dei dipinti di Dosso ha avuto come conseguenza anche un nuovo assetto della stanza “rossa” dove si trovavano prima, immediatamente prima della sezione dedicata a Caravaggio e ai pittori caravaggeschi. Li hanno sostituiti opere della pittura lombarda e lombardo-veneta del Cinquecento: vi si può ora ammirare una luminosa e tizianesca Cena in Emmaus recentemente attribuita a Simone Peterzano, maestro di Caravaggio. Si giunge quindi a un camerino dove trovano spazio i dipinti dei maggiori artisti di Ferrara, come il Garofalo (Benvenuto Tisi; Canaro, 1476/1481 - Ferrara, 1559), Ludovico Mazzolino (Ferrara, 1480 circa - 1528/1530) e lo Scarsellino (Ippolito Scarsella; Ferrara, 1550/1551 - 1620). L’Emilia termina con la sala del Cinquecento a Bologna dove s’alternano opere di Francesco Francia (Francesco Raibolini; Bologna, 1450 circa - 1517) e altri autori, tra cui Bartolomeo Passerotti (Bologna, 1529 - 1592), di cui è esposto ora nel percorso permanente il summenzionato Enigma di Omero.
Da qui, si arriva alla sala del Cinquecento toscano, con opere di Bachiacca (Francesco Ubertini; Firenze, 1494 - 1557) e Puligo (Domenico Ubaldini; Firenze, 1492 - 1527), alla sala del Bronzino e a quella delle “Dinastie”, dove sono esposti numerosi ritratti medicei, tra cui quello celeberrimo di Eleonora di Toledo del Bronzino. Da qui si prosegue poi il percorso verso il Cinquecento veneto e poi verso il Seicento. I corridoi che nel precedente allestimento ospitavano anche grandi pale d’altare ospiteranno la collezione degli autoritratti, che nel 1973 erano stati spostati nel Corridoio Vasariano ma che originariamente stavano agli Uffizi. Proprio in questi ambienti è previsto nel corso dell’anno un riordino della collezione iniziata nel Seicento dal Cardinal Leopoldo. Per annunciare l’inizio dei lavori è stata temporaneamente preparata una sala che ruota intorno alla statua del Cardinale, collezionista lungimirante e originale, insaziabile e molto competente: la sua immagine scolpita nel 1667 dall’artista di corte Giovanni Battista Foggini domina l’ambiente, circondata da una selezione di autoritratti che in parte egli stesso aveva comperato: vi sono quelli di Sofonisba Anguissola, di Ludovico Cardi detto il Cigoli, del Bernini, di Carlo Dolci. E intorno una selezione di altri autoritratti, provvisoria, perciò cronologicamente varia (Angelica Kauffmann, Marc Chagall, Renato Guttuso, Adriana Pincherle, Yayoi Kusama, Tesfaye Urgessa, solo per segnalarne alcuni), testimonianza di un’attenzione all’arte contemporanea di ciascuno dei membri della famiglia Medici e del cardinal Leopoldo in particolare, oltre che degli Uffizi odierni. È proprio il cardinal Leopoldo il personaggio a cui è dovuta una vasta parte della collezione d’arte degli Uffizi, e delle opere che si possono ammirare adesso durante la visita.
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D6: Daniele da Volterra e Francesco Salviati
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D6: Daniele da Volterra e Francesco Salviati
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D7: Corridoio dei marmi
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D8: Correggio e Parmigianino
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D8: Correggio e Parmigianino
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D9: Dosso Dossi e compagni
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D9: Dosso Dossi e compagni
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D10: Il Cinquecento a Ferrara
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D11: Il Cinquecento a Bologna
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D12: Bacchiacca - Il ritratto fiorentino
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Anticipazione sale autoritratti
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Anticipazione sale autoritratti
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Le dichiarazioni
“Tutti noi dello staff degli Uffizi”, dichiara il direttore
Eike D. Schmidt, “abbiamo preparato con cura questa riapertura che possiamo ben definire trionfale, e che sorprenderà il pubblico con una serie di capolavori finora mai visti ed altri ben noti, ma esposti in modo da riscoprirli nel loro significato più profondo. Da questa selezione emerge un’immagine nuova del collezionismo dei Medici, fin dall’inizio aperto a tutta l’Italia e oltre: gli Uffizi diventano una finestra aperta su un panorama artistico vasto e sorprendente. I Friends of the Uffizi Galleries hanno mostrato anche questa volta il loro amore per il museo, finanziando generosamente l’allestimento della sala del Parmigianino”.
“Siamo davvero lieti della presentazione di oggi delle nuove sale e in particolare di quella dello straordinario dipinto a olio del Parmigianino, la Madonna dal Collo Lungo”, afferma Maria Vittoria Rimbotti Colonna, presidente degli Amici degli Uffizi e dei Friends of the Uffizi Galleries. “Così come già avvenuto per quelle di Michelangelo e Leonardo, siamo felici che possano essere restituite alla collettività queste sale grazie anche al nostro contributo”.
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