In queste ore sta facendo parecchio discutere un articolo, pubblicato ieri su Repubblica e firmato da Tomaso Montanari, in cui l’autore si scaglia contro i tagli ai fondi per la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, che passano dagli oltre un milione di euro del 2014 agli appena 196.397 euro stanziati dal bilancio di previsione per il 2015 (meno di quanto il ministero ha accordato all’ultimo film con Belén Rodriguez). Purtroppo, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze non è l’unico istituto per il quale il bilancio di previsione prevede dei tagli.
Che cos’è intanto il bilancio di previsione? Si tratta del “principale documento per l’allocazione, la gestione e il monitoraggio delle risorse finanziarie dello Stato”, come viene spiegato sul sito della Ragioneria di Stato. Attraverso il bilancio di previsione, il Parlamento autorizza il Governo “a prelevare e utilizzare le risorse pubbliche nella propria attività amministrativa”. Viene approvato con cadenza annuale e riassume sia le entrate che le uscite delle amministrazioni statali nell’arco del triennio successivo. Tuttavia, solo gli stanziamenti del primo anno del triennio costituiscono limiti all’autorizzazione di spesa, e sono quindi quelli a cui far riferimento per l’anno in vigore. Dal confronto tra il bilancio del 2014 relativo alle spese del Ministero per i Beni Culturali, e lo stesso documento relativo al 2015, possiamo ricavare le cifre divulgate da Montanari nel suo articolo su Repubblica. A proposito della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, c’è da dire che l’erogazione di oltre un milione di euro nel 2014 fu frutto di una precisa politica dell’ex ministro Massimo Bray, che prevedeva di potenziare il sistema bibliotecario statale, tant’è che nel 2013 la spesa per la stessa biblioteca fu di circa 350.000 euro. Lo stesso bilancio del 2014 prevedeva comunque una grossa decurtazione per il 2015, a 248.061 euro, poi ridotti a 196.397 euro con l’approvazione del bilancio del 2015: quindi, in realtà, il taglio era ampiamente previsto, ed era il milione di euro del 2014 a configurarsi come un qualcosa di, ahinoi, fuori dal normale. Certo, c’è da domandarsi se con Bray ancora nel team di governo, e magari con un diverso presidente del consiglio, l’opera di potenziamento delle biblioteche italiane avrebbe potuto continuare e magari rafforzarsi, con stanziamenti simili. Sta però di fatto che la Biblioteca ha subito questo enorme taglio, che costringe di fatto l’istituto a vivacchiare con una cifra misera se rapportata alla sua enorme importanza.
La Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze |
I tagli riguardano però anche altre voci in capitolo. Per rimanere in tema libri, grossi tagli anche per il Servizio Bibliotecario Nazionale Informatico: si passa dal milione di euro del 2014 ai circa 760.000 del 2015. Sempre sul tema informatica, tagliati gli investimenti: i 908.335 euro del 2014 diventano 740.370 nel 2015 (e meno male che dovremmo modernizzare le biblioteche). Se tuttavia la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma respira (stanziati 200.000 euro in più rispetto al 2014), la Biblioteca per ciechi “Regina Margherita” di Monza vede decurtati di oltre 800.000 euro i propri fondi (dai 3,3 milioni del 2014 ai 2,5 del 2015). Tagliati anche di circa 100.000 euro (da 1,7 milioni del 2014 a 1,6 del 2015) i fondi per l’acquisto di libri, documenti, manoscritti e pubblicazioni.
Ma passiamo ad altri settori. Non stupiscano le poderose differenze che si notano tra 2015 e 2014 per quanto riguarda la tutela dei beni archeologici e quella delle belle arti, dell’architettura, dell’arte contemporanea e del paesaggio: semplicemente, gran parte del personale afferente a queste aree, è stato riassegnato a nuove direzioni generali (come quella dei musei, inesistente fino al 2014) create dalla riforma Franceschini. Bisogna quindi consultare le singole voci di capitolo per scoprire che, comunque, i tagli riguardano anche aree diverse da quella della tutela del patrimonio librario. Malgrado l’archeologia non se la passi così male, con i 200.000 euro in più del 2015 per la manutenzione straordinaria dei siti (dai 6 milioni a 6,2) e il raddoppio dei fondi per l’inventariazione (da 135.417 a 328.813) e per il progetto Grande Pompei (da 556.000 a 1.080.202), i tagli si fanno sentire soprattutto sui beni artistici. Il progetto Grande Brera, per esempio, riceverà 70.000 euro in meno (da 1,974 a 1,905 milioni di euro), i fondi per il restauro avranno tagli per 200.000 euro (da 1,1 milioni a 920.000), quelli per l’inventariazione dovranno fare a meno di 100.000 euro (da 524 a 424.000), e soprattutto i fondi per l’acquisto di opere d’arte, l’espropriazione e l’esercizio del diritto di prelazione saranno decurtati di ben 700.000 euro (da 2,6 milioni a 1,9), benché venga istituita una dotazione di circa 300.000 euro, per gli stessi obiettivi, alla Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanea, creata dalla riforma Franceschini.
Sul piano della valorizzazione, dimezzati i fondi per gli interventi urgenti sui siti in pericolo (da 316.279 euro a 183.571), mentre su quello della tutela del patrimonio va segnalato un ulteriore dimezzamento, quello per i restauri dei beni archivistici (si passa dai 315.846 euro del 2014 ai 130.775 attuali). Vengono però stanziati ben 30 milioni di euro per i “Grandi progetti beni culturali”, il piano che “individua beni o siti di eccezionale interesse culturale e di rilevanza nazionale per i quali sia necessario e urgente realizzare interventi organici di tutela, riqualificazione, valorizzazione e promozione culturale, anche a fini turistici”. Deve ancora partire, staremo a vedere cosa porterà. Comunque, in definitiva, il bilancio 2015 contiene una previsione di cassa inferiore di circa 60 milioni di euro rispetto al 2014: non si arrestano, dunque, i tagli agli stanziamenti del ministero. Chi volesse approfondire i bilanci del Ministero dei Beni Culturali, può recarsi sul sito della Ragioneria di Stato e selezionare la voce “bilanci di previsione”, quindi “bilancio finanziario”, oppure seguire i link che abbiamo fornito più in alto.
L'autore di questo articolo: Federico Giannini
Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).