di
Redazione
, scritto il 24/05/2021
Categorie: News Focus / Argomenti: Siena - Arte antica
A Siena, dopo anni di lunghe ricerche, è stata finalmente riunita la collezione Piccolomini Spannocchi. I 165 dipinti ritrovati si ricongiungono e vengono esposti in modo permanente nel complesso di Santa Maria della Scala.
A Siena viene finalmente riunita, nelle sale del complesso di Santa Maria della Scala, la Collezione Piccolomini Spannocchi, antica e prestigiosa raccolta senese che viene radunata in modo permanente nelle sale del quarto livello dell’antico ospedale attestato già nell’XI secolo e dal 1997 diventato sede museale. Si tratta di una delle collezioni più interessanti, più affascinanti ma anche meno note di Siena e della Toscana tutta. Per trovare una “data di nascita” della collezione occorre tornare al 1774, anno del matrimonio tra Caterina Piccolomini di Modanella e Giuseppe Spannocchi: l’unione della coppia fece sì che la raccolta Piccolomini confluisse nella raccolta Spannocchi, ma l’origine dei due nuclei collezionistici ha origini molto più antiche.
Il nucleo più corposo è quello della famiglia Spannocchi: la loro collezione era sistemata, fin dal Seicento, nelle dieci sale del piano nobile di Palazzo Spannocchi a Siena, nei pressi della basilica di San Domenico. Al momento del matrimonio tra Giuseppe Spannocchi e Caterina Piccolomini di Modanella, nella raccolta figuravano opere di maestri nordici e italiani del Cinque, del Sei e del Settecento. I nomi più famosi sono quelli di Lorenzo Lotto, del Sodoma, di Sofonisba Anguissola, Giovanni Battista Moroni, Paris Bordon, Bernardo Strozzi, Francesco Furini. A questi si aggiunge Domenico Beccafumi, con la serie dei cartoni preparatori per il pavimento del Duomo di Siena, parte della collezione Spannocchi fin dal Cinquecento. Tra i nordici figurano invece Albrecht Dürer, Albrecht Altdorfer, Otto van Veen, Pieter Snayers. Nomi del tutto insoliti per una raccolta senese, che anche per questo motivo è tanto più preziosa.
|
Lorenzo Lotto, Natività (Siena, Collezione Piccolomini Spannocchi)
|
|
Sofonisba Anguissola, Bernardino Campi ritrae Sofonisba Anguissola (Siena, Collezione Piccolomini Spannocchi)
|
|
Paris Bordon, Annunciazione (Siena, Collezione Piccolomini Spannocchi)
|
|
Marco Pino, Martirio dei santi Giovanni e Paolo (Siena, Collezione Piccolomini Spannocchi)
|
|
Giovanni Battista Moroni, Ritratto di giovane con la barba (Siena, Collezione Piccolomini Spannocchi)
|
|
Alessandro Varotari detto il Padovanino, Ratto d’Europa (Siena, Collezione Piccolomini Spannocchi)
|
|
Bottega di Bernardo Strozzi, La guarigione di Tobia (Siena, Collezione Piccolomini Spannocchi)
|
Buona parte delle opere della raccolta Piccolomini proveniva dalla celebre “Celeste Galeria”, la favolosa raccolta dei Gonzaga di Mantova che venne smembrata tra il terzo e il quarto decennio del Seicento, dapprima con le vendite selvagge di Vincenzo II (ultimo Gonzaga a regnare su Mantova), che cedette a prezzi ridicoli una parte fondamentale della collezione a Carlo I d’Inghilterra, inferendo una prima mutilazione alla Celeste Galeria, e poi con i feroci saccheggi a cui le collezioni mantovane furono sottoposte nel 1630, durante il Sacco di Mantova del 18 luglio di quell’anno, doloroso episodio della guerra di successione di Mantova e del Monferrato, apertasi a seguito della disputa del trono gonzaghesco dopo l’estinzione del ramo diretto della casata. Alcuni dipinti gonzagheschi erano stati acquistati nella prima metà del Seicento dal militare senese Ottavio Piccolomini, che serviva nell’esercito imperiale coi gradi di colonnello al tempo del conflitto mantovano-monferrino. Ottavio sarebbe poi divenuto comandante delle truppe imperiali durante la Guerra dei Trent’Anni, avrebbe partecipato a numerose battaglie in Germania e, nell’ambito dei negoziati che condussero alla Pace di Vestfalia del 1648, sarebbe stato tra i principali diplomatici che portarono avanti le trattative. Nella guerra di successione di Mantova e del Monferrato del 1628-1631 combatté, come detto, al fianco degli imperiali e contro i franco-mantovani: molte delle opere della collezione entrarono in suo possesso durante il Sacco di Mantova. Il 18 luglio anche il Palazzo Ducale, principale sede dei tesori dei Gonzaga, fu saccheggiato e i suoi tesori spartiti tra i comandanti delle forze imperiali. Il primo nucleo della raccolta è pertanto quello di origine gonzaghesca, e il fatto che nella collezione Piccolomini fossero presenti molte opere di artisti del Nord Europa si spiega con le relazioni commerciali e culturali che i paesi del settentrione del continente intessevano con Mantova.
Il secondo nucleo è quello che si originò grazie all’operato di Lidovino Piccolomini di Modanella, prelato, dignitario della corte degli Asburgo d’Austria, divenuto poi preposto della cattedrale di Trento. Lidovino, raffinato e colto collezionista, nutrì una forte passione per l’arte e costituì a Trento una grande collezione di oggetti d’arte che si preoccupò di incrementare costantemente durante tutta la sua vita. La sua raccolta, dopo la sua scomparsa, venne trasferita in gran parte da Trento a Siena (questo agli inizi del Settecento). La raccolta di Lidovino, che nel frattempo si era arricchita con quella di Ottavio Piccolomini, confluì nella dote di Caterina, figlia di Antonio Piccolomini di Modanella, con cui si estinse il ramo familiare. Grazie al matrimonio tra Caterina e Giuseppe Spannocchi, la collezione Piccolomini si congiunse alla piccola, ma preziosa, quadreria della famiglia dello sposo, raccolta a partire dal Cinquecento e accresciuta nel tempo, terzo nucleo della raccolta. I preziosi dipinti e oggetti d’arte, scenograficamente allestiti nell’appartamento occupato dai coniugi in occasione delle nozze, destavano lo stupore e l’ammirazione di ogni colto visitatore quali testimonianze di un esibito prestigio familiare. Passata per via ereditaria ai figli della coppia, la parte della collezione costituita dalla celebrata quadreria venne donata nel 1835 alla Comunità Civica senese e dunque consegnata alla sfera pubblica. La collezione, tuttavia, venne smembrata negli anni successivi, e dopo alterne vicende la raccolta è oggi in buona parte ricomposta con i 165 dipinti esposti al quarto livello del Complesso museale Santa Maria della Scala. Qui, l’allestimento rispecchia la stratificazione e la ricchezza della collezione, accompagnando il visitatore a scoprire i 165 dipinti che la compongono, e che torneranno ad essere un nucleo unico per la prima volta dopo più di un secolo, poiché erano fino ad oggi divisi tra la Pinacoteca Nazionale (che ne custodiva 137), il Museo Civico di Siena (24), l’Amministrazione Provinciale (2) e le Gallerie degli Uffizi di Firenze (2).
|
Lucas Cranach (bottega), Lucrezia (1510-1512 circa; olio su tavola, 42 x 27,7 cm; Siena, Collezione Piccolomini Spannocchi)
|
|
Ambito di Abel Grimmer, La Torre di Babele (fine del secolo XVI – inizio del secolo XVII; olio su tavola, 49,9 x 66,5 cm; Siena, Collezione Piccolomini Spannocchi)
|
|
Albrecht Dürer, San Girolamo (1514; olio su tavola, 33,2 x 25,6 cm; Siena, Collezione Piccolomini Spannocchi)
|
|
Jacob Marrell, Fiori (1655; olio su rame, 36,5x25 cm; Siena, Collezione Piccolomini Spannocchi)
|
|
Johann Koenig, Ratto d’Europa (Siena, Collezione Piccolomini Spannocchi)
|
|
Hendrick van Steenwijk il Giovane, San Girolamo nello studio (Siena, Collezione Piccolomini Spannocchi)
|
Il ricongiungimento della collezione in Santa Maria della Scala è stato possibile grazie a importanti ricerche che hanno portato alla luce importanti novità che consentono oggi, a più di quarant’anni dai primi studi sull’argomento avviati da Anna Maria Ciaranfi e Gabriele Borghini, di avere un quadro molto più chiaro sugli eventi, sull’intreccio delle vicende familiari, sul percorso dalle opere. L’operazione di riunificazione della collezione è accompagnata da un catalogo scientifico, nato dalla necessità di divulgare le novità emerse dagli studi e dall’aggiornamento delle conoscenze sulle opere, possibile grazie al contributo di esperti e storici dell’arte di tutta Italia. Fondamentale per le ricerche è stato il rinvenimento dell’archivio familiare dei Piccolomini ritrovato nel castello di Modanella (vicino a Rapolano Terme, nelle campagne senesi), che si riteneva disperso, e un ruolo primario è stato ricoperto anche dallo spoglio documentario che ha permesso di comprendere in maniera più chiara il percorso, tutt’altro che lineare, seguito dalle 165 opere che sono state riconosciute come facenti parte della collezione. Alcune, peraltro, finora non erano mai state poste direttamente in connesione con la raccolta.
Il progetto di riunificazione della raccolta nei locali del Santa Maria della Scala (il cui prologo è stato la mostra intitolata Una Città Ideale. Dürer, Altdorfer e i Maestri Nordici dalla Collezione Spannocchi di Siena) si colloca all’interno dell’accordo di valorizzazione siglato tra il Ministero dei Beni Culturali e il Comune di Siena nel 2017, finalizzato all’organizzazione e alla promozione dal punto di vista culturale e territoriale della sinergia fra musei civici e statali cittadini. La realizzazione del progetto è stata resa possibile grazie alla collaborazione tra la Direzione Regionale Musei della Toscana (direttore Stefano Casciu), il Comune di Siena (sindaco Luigi De Mossi), e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo (soprintendente Andrea Muzzi). A ciò si unisce il contributo della Galleria degli Uffizi, con il prestito concesso dal Direttore Eike Schmidt delle due opere della collezione Piccolomini Spannocchi lì depositate dal 1913, e quello dell’Amministrazione Provinciale (presidente Silvio Franceschelli) con la concessione delle due opere ancora conservate nella sua sede. La cura scientifica del progetto e del catalogo, edito da Pacini Editore, è stata affidata a Cristina Gnoni Mavarelli, Anna Maria Guiducci, Maria Mangiavacchi, Elena Pinzauti, Veronica Randon, Felicia Rotundo, Francesca Scialla, facenti parte con Roberta Mari, Debora Barbagli, Caterina Biagini del gruppo di lavoro che da oltre due anni segue il progetto. Alla fase finale dell’organizzazione ha contribuito la nuova direttrice della Pinacoteca di Siena Elena Rossoni. L’allestimento è stato curato dallo Studio di architettura Andrea Milani ed è realizzato dalla ditta EXIBIZ – DIVISIONE EFB SRL di Perugia.
|
Allestimento della Collezione Piccolomini Spannocchi nel complesso di Santa Maria della Scala a Siena
|
|
Allestimento della Collezione Piccolomini Spannocchi nel complesso di Santa Maria della Scala a Siena
|
|
Allestimento della Collezione Piccolomini Spannocchi nel complesso di Santa Maria della Scala a Siena
|
|
Allestimento della Collezione Piccolomini Spannocchi nel complesso di Santa Maria della Scala a Siena
|
|
Allestimento della Collezione Piccolomini Spannocchi nel complesso di Santa Maria della Scala a Siena
|
La consultazione di questo articolo è e rimarrà sempre gratuita. Se ti è piaciuto o lo hai ritenuto interessante,
iscriviti alla nostra newsletter gratuita! Niente spam, una sola
uscita la domenica, più eventuali extra, per aggiornarti su tutte le nostre novità!
La tua lettura settimanale su tutto il mondo dell'arte
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER