Come è ormai consuetudine della nostra rivista, per questa edizione 2019 di Flashback, la settima dell’interessante mostra-mercato di Torino, che ha nella frase “tutta l’arte è contemporanea” il suo motto e che propone sia opere d’arte antica che opere d’arte contemporanea, proponiamo la top ten di quelle che a nostro avviso sono le opere più interessanti che potete trovare quest’anno in fiera. L’edizione 2019, molto ricca, ha proposto una selezione di grande qualità, di cui vi diamo un breve sunto in questo articolo. Con una novità anche da parte nostra: per la prima volta, in una nostra top ten “da fiera” includiamo tutti i prezzi delle opere che vi proponiamo. Buona lettura!
Angelo Garino, Interno con nudo (1920), presentato da Arcuti Fine Art. Richiesta: 90mila euro.
Capolavoro della maturità di Angelo Garino (Torino, 1860 - Nizza, 1945), questo dipinto ha per protagonista Tea, la “musa” di Garino, all’epoca sessantenne: era un transgender dell’epoca (erano gli stessi anni in cui il noto artista danese Einar Wegener diventava donna e si faceva chiamare Lili Elbe: la vicenda è stata narrata nel celeberrimo film The Danish Girl) e il pittore la ritrae in un bodoir pieno di oggetti e curiosità di ogni tipo. “Garino”, ha scritto lo storico dell’arte Armando Audioli, “Garino ci conduce subito in una dimensione strettamente individuale, avulsa dal flusso temporale e dalla storia. Una dimensione psichica, prima ancora che fisica”. E la bellezza della protagonista, sottolinea ancora Audioli, è “una bellezza sofisticata, artificiosa, alterata. Una bellezza vertiginosa proprio perché innaturale e perversa. [...] Una bellezza scaturita dall’irrisolto conflitto con la bassa prosa della vita quotidiana e devota a un unico credo: la fede incondizionata in un’arte d’eccezione”.
Angelo Garino, Interno con nudo (1920; olio su tela, 72,5 x 140 cm). Presentato da Arcuti Fine Art. Richiesta: 90mila euro |
Thayaht, Il tennista (1935 circa), presentato da Galleria Russo. Richiesta: 50mila euro.
Interessante esempio della produzione scultorea di Thayaht (Ernesto Michahelles; Firenze, 1893 - Pietrasanta, 1959), che cominciò a fare scultura a partire dal 1920, quest’opera, che raffigura uno splendido Tennista, prende in esame il gesto atletico del giocatore di tennis cercando di coglierne il movimento (il tennista, in particolare, è qui impegnato in un rovescio). Ne risulta una figura fluida e sinuosa, dotata di un’eleganza antimonumentale.
Thayaht, Il tennista (1935 circa; gesso, 71,5 x 43,5 x 57 cm). Presentato da Galleria Russo. Richiesta: 50mila euro |
Pieter Neefs il Vecchio e Frans Francken III, Interno notturno di chiesa con figure (1636), presentato da Caretto & Occhinegro. Richiesta: 25mila euro.
Specialista di vedute di interni di chiesa, Pieter Neefs il Vecchio (Anversa, 1578 circa - 1656/1661) raffigura, in questo dipinto, un insolito notturno ambientato all’interno di un edificio di culto. La luce è garantita dalle candele accese qua e là all’interno delle navate: elementi che contribuiscono ad accrescere il senso mistico che l’atmosfera creata da Neefs riesce a emanare. Per dipingere la sua scena, Neefs si ispirò alla cattedrale di Anversa, la sua città natale. Le figure sono invece da assegnare alla mano di Frans Francken III, che varie volte collaborò con Neefs. Una particolarità è il fatto che la chiesa è disadorna: tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, si diffuse nelle Fiandre e, più in generale, nelle zone in cui era diffuso il protestantesimo, un’ondata di vera iconoclastia che portò alla distruzione di diverse opere. Le cose sarebbero però cambiate nel Seicento, epoca in cui la fioritura delle arti investì anche le chiese che tornarono a popolarsi di opere d’arte.
Pieter Neefs il Vecchio e Frans Francken III, Interno notturno di chiesa con figure (1636; olio su tavola, 39,4 x 57,7 cm). Presentato da Caretto & Occhinegro. Richiesta: 25 mila euro |
RAM, Papaveri (1935), presentato da Frascione Arte. Richiesta: 25mila euro.
Si tratta del bozzetto per la copertina della rivista Natura, nel numero di giugno 1936 (anno “XIV” dell’era fascista, come vediamo nella scritta in basso a sinistra). RAM (Ruggero Alfredo Michahelles; Firenze, 1898 - 1976), fratello di Thayaht, in un’opera apparentemente semplice, esprime comunque, come ha sottolineato la studiosa Susanna Ragionieri, una “varietà di accenti, ricca e sfaccettata come non mai”, che ci forniscono un’eloquente idea della fisionomia di RAM intorno alla metà degli anni Trenta. Questi Papaveri, spiega la studiosa, sono caratterizzati da una “esuberanza vitale” che allo stesso tempo denota “acutezza psicologica nell’esaltazione franca e appassionata di una bellezza fragile e presto destinata a sciuparsi, che sembra determinare il rosso debordante dei Papaveri dal riquadro della copertina”.
RAM, Papaveri, bozzetto per la copertina di Natura del giugno 1936 (1935; olio su tavola di compensato, 53 x 41 cm). Presentato da Frascione Arte. Richiesta: 25 mila euro |
Pasquale Ottino, San Girolamo e Fuga in egitto (1590-1600 circa), presentati da Il Mercante delle Venezie. Richiesta: 20mila euro la coppia.
Due piccole ma preziose opere giovanili di Pasquale Ottino (Verona, 1578 - 1630), che sarebbe diventato uno dei massimi esponenti della pittura caravaggesca a Verona. Sono due opere giovanili, realizzate secondo la tecnica tradizionale veronese dell’olio su paragone: sono dipinti, cioè, su piccole lastre di ardesia nera (detta “pietra di paragone” per la sua somiglianza con il materiale con cui in antico si verificava l’oro) che conferiscono alla scena, allo stesso tempo, caratteristiche di straordinaria lucentezza e il fondo cupo che molti degli artisti del tempo cercavano. Pasquale Ottino si sarebbe trasferito a Roma, dove avrebbe appreso le novità dell’arte caravaggesca, nei primi anni del Seicento: in questa coppia di dipinti è invece ancora legato a una pittura di stampo cinquecentesco, ma in grado di raggiungere alti esiti di raffinatezza.
Pasquale Ottino, San Girolamo e Fuga in egitto (1590-1600 circa; olio su ardesia, 20 x 30 cm ciascuno). Presentato da Il Mercante delle Venezie. Richiesta: 20mila euro la coppia |
Pino Pascali, Rinoceronte e Giraffa (1964), presentato da Campaiola. Richiesta: 13mila euro.
“Natura? È una parola che fa paura. Per esempio, se si guarda questo rinoceronte, è certamente un rinoceronte, è una forma che ho cercato senza cercare; io non l’ho fatto perché sia strutturato secondo la forma di un rinoceronte, ma non ho tuttavia disdegnato altri fattori e di questa forma ho salvato ciò che avrebbe potuto esserlo. Può darsi che in questa realizzazione ci siano delle soluzioni non mie, che sono di altri scultori, che rivelano altri modi di pensare”. La figura del rinoceronte è spesso presente nell’opera di Pino Pascali (Bari, 1935 - Roma, 1968), che in questo brano di conversazione, nel quale l’artista parlava con la critica Carla Lonzi, diviene una specie di simbolo di un certo suo modo d’intendere l’arte: non come repertorio di forme, ma come modo per indagare la natura (anche se, diceva Pascali nella stessa conversazione, non sapeva spiegare cosa intendesse per “naturale”). L’opera proposta da Campaiola, proveniente dalla raccolta del collezionista di Sandro Lodola, in passato ha partecipato ad alcune mostre dell’artista pugliese.
Pino Pascali, Rinoceronte e Giraffa (1964; tecnica mista su carta, 22 x 28 cm). Presentato da Campaiola. Richiesta: 13mila euro |
Aldo Mondino, D’après Millet (1984), presentato da Biasutti&Biasutti. Richiesta: 12mila euro.
In questa tempera su carta, Aldo Mondino (Torino, 1938 - 2005), reinterpreta uno dei capolavori di Jean-François Millet, il Seminatore, grande capolavoro dell’artista francese, apprezzato e copiato anche da Vincent van Gogh. Mondino nutrì un forte interesse nei confronti del realismo ottocentesco, che qui si esprime con una citazione diretta: non era comunque l’unica volta che Mondino si rifaceva all’arte di Millet. L’artista torinese rivisita Millet attraverso le volumetrie espanse che caratterizzano molti dei suoi personaggi, con una gamma cromatica assai ridotta (compaiono solo il bianco, il rosso e il blu: forse è fin troppo facile trovarci un omaggio alla nazionalità dell’artista di riferimento) e con una forte sensazione di movimento.
Aldo Mondino, D’après Millet (1984; tempera su carta, 120 x 100 cm). Presentato da Biasutti&Biasutti. Richiesta: 12mila euro |
Ōshima Joun, Rane in lotta (1920), presentato da Gilistra. Richiesta: 3.800 euro.
Ōshima Joun (Tokyo, 1858 - 1940) è stato uno dei più grandi scultori giapponesi attivi a cavallo tra Ottocento e Novecento, specialista della scultura in bronzo, ambito nel quale fu al tempo uno dei principali maestri. Durante la sua carriera fu capace di raggiungere anche fama internazionale: nel 1900 vinse anche il primo premio all’Esposizione Universale di Parigi. L’opera che Gilistra presenta a Flashback è un okimono, ovvero una scultura che aveva funzioni esclusivamente decorative: il repertorio degli okimono era molto vario (anche perché si trattava di oggetti che non avevano alcuna funzione pratica), e in questo caso il soggetto è una bizzarra lotta tra due rane. L’opera viene venduta con il suo originale tomobako, ovvero la confezione, l’involucro tipico in legno.
Ōshima Joun, Rane in lotta (1920; argento, diametro 8,5 cm). Presentato da Gilistra. Richiesta: 3.800 euro |