È stata positiva la ripartenza dei musei che hanno riaperto le porte al pubblico a partire dal 18 maggio: in tutta Italia, da nord a sud, gli abitanti hanno dimostrato voglia di cultura, desiderio di riappropriarsi dei musei, di rinsaldare il legame con la cultura del territorio. Certo, non dobbiamo aspettarci i grandi numeri che i musei erano riusciti a toccare prima della pandemia di Covid-19 da coronavirus: inoltre, occorre tener conto del fatto che, fino al 3 giugno, essendo ancora vietati gli spostamenti tra regioni, i musei possono esser visitati solo dal pubblico dell’area. Ma tutti concordano sul fatto che i segnali sono positivi: il lavoro fatto online da tanti durante le settimane del confinamento ha ripagato e in molti si sono avvicinati ai musei.
Tra i primissimi che hanno riaperto i battenti già il 18 maggio (a questo link è possibile consultare il nostro mega-calendario delle riaperture, aggiornato quotidianamente), figura il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (MIC), tornato ad accogliere il pubblico sia nelle sale della collezione permanente sia in quelle riservate alla mostra temporanea Picasso. La sfida della ceramica, per l’occasione prorogata fino al 2 giugno. “Il MIC”, ci ha detto Claudia Casali, direttrice dell’istituto faentino, “è stato il primo museo della provincia di Ravenna e della Regione a riaprire al pubblico lunedì 18 maggio, data simbolica poiché Giornata Internazionale dei Musei. I visitatori lentamente si sono avvicinati agli spazi museali ma il riscontro è stato molto positivo. Abbiamo avuto attestati di stima e simpatia per il lavoro social effettuato in questi mesi di chiusura ma, soprattutto, ci ha riempiti di gioia un cartello lasciato da un anonimo all’ingresso del museo con la scritta ‘MIC CI SEI MANCATO’”.
Una doppia accoglienza, dunque: il museo che torna a dare il benvenuto ai visitatori, e questi ultimi che rispondono con una sorprendente manifestazione d’affetto. Claudia Casali è convinta che per arrivare a questo risultato sia stato essenziale il lavoro svolto a musei chiusi. “Nel complesso”, conclude Casali, “giudico positivamente le presenze e le relazioni che si sono instaurate in questa prima settimana. Il ritorno a fruire della bellezza delle opere direttamente e non via web/schermo è fondamentale. La cultura in generale ha reagito bene alla chiusura proponendo molti contenuti di fruizione. Ma sarà un cammino lento e difficile per noi operatori museali, poiché dovremo riabituare il visitatore a cercare e a trovare l’empatia della bellezza, il dialogo con le opere, la visita al nostro grande patrimonio”.
Visitatori al MIC di Faenza il giorno della riapertura |
In Emilia Romagna, una delle regioni dove si registra il maggior numero di riaperture, hanno riaperto fin dalla prima settimana anche i musei civici di Bologna: sono di nuovo aperti il MAMbo, il Museo Morandi, il Museo Civico Archeologico, il Museo Civico Medievale, il Museo Davia Bargellini, il Museo della Memoria di Ustica, il Museo Internazionale della Musica, il Museo del Risorgimento e il Museo del Patrimonio Industriale. “Dal 18 maggio”, ci racconta il presidente dell’Istituzione Bologna Musei, Roberto Grandi, “l’Istituzione Bologna Musei ha riaperto gradualmente al pubblico le sue sedi espositive, con orari ridotti e secondo un calendario progressivo e scaglionato nell’arco della prima settimana. Nel weekend di sabato 23 e domenica 24 maggio, unici giorni di apertura in contemporanea di nove musei, i visitatori rilevati sono stati 274. Il pubblico si è da subito posto in modo gentile e collaborativo, dimostrando senso di responsabilità nel rispettare le nuove misure adottate per garantire la visita in sicurezza”.
Ma non solo: malgrado le prescrizioni di carattere medico-sanitario che tutti i musei hanno adottato per riaprire in sicurezza minimizzando il rischio contagio (obbligo di distanziamento fisico, obbligo d’indossare la mascherina, accessi contingentati), il pubblico presente è stato contento di tornare nei musei, anche perché molti luoghi della cultura si possono visitare senza correre il rischio di trovarsi in mezzo alla ressa. “Generalizzate sono state le espressioni di apprezzamento per la riapertura dei luoghi culturali e la possibilità di visitare mostre e collezioni beneficiando di condizioni di fruizione ottimali, senza rischi di affollamento”, sottolinea Grandi. “In alcuni casi, queste circostanze favorevoli hanno consentito di rendere ancora più gradevole e approfondita la visita, grazie alla disponibilità degli operatori museali presenti nelle sale per rispondere a domande e curiosità, con un’attenzione personalizzata al singolo visitatore”.
Il Museo Civico Medievale di Bologna. Ph. Credit Roberto Serra |
Sul fronte dei musei statali, la Galleria Borghese di Roma è stata tra gli apripista, e anche il museo della capitale ha registrato sensazioni positive. Abbiamo raggiunto la direttrice, Anna Coliva, che ha intanto ricordato proprio che “la Galleria Borghese è stata tra i primi musei a riaprire le proprie porte al pubblico martedì 19 maggio”, evidenziando al contempo che “on era possibile fare previsioni su come sarebbe andata la prima giornata di riapertura ed è stata una piacevole e inaspettata sorpresa scoprire che il pubblico ha risposto con entusiasmo alla nostra sfida, confermando una volta di più che il grande sforzo compiuto per riaprire in totale sicurezza il Museo, dopo oltre due mesi di chiusura, era giusto e doveroso nei confronti di una comunità che per le inevitabili conseguenze dovute all’emergenza sanitaria è stata privata dell’esperienza e della crescita culturale”.
Buoni anche i risultati sulla presenza, e in generale il pubblico ha risposto con grande slancio, dimostrando di non subire molto il peso delle norme medico-sanitarie. Secondo Anna Coliva, quanto accaduto alla Galleria Borghese è la dimostrazione che l’Italia ha grande voglia di tornare a frequentare i luoghi della cultura: “il primo giorno”, dichiara la direttrice, “sono giunte al Museo 100 persone e nei giorni a seguire c’è stato un costante incremento. Durante il primo fine settimana abbiamo registrato sold out. I visitatori sono stati entusiasti di passeggiare per le sale del Museo in un’atmosfera di piacevole scorrevolezza, come ormai non si faceva più da anni a causa degli ingenti flussi turistici, in particolar modo stranieri, a cui la Galleria Borghese era abituata prima della chiusura. Anche le grandi sciagure sono foriere di opportunità. La riappropriazione da parte degli italiani, e soprattutto dei romani, del museo più rappresentativo della città è un inaspettato beneficio che la pandemia ci ha lasciato”.
Visitatori alla Galleria Borghese il primo giorno di riapertura |
Da Roma a Firenze, un luogo della cultura che ha ottenuto un riscontro andato forse anche al di là delle migliori aspettative è stato il Giardino di Boboli, il primo del polo degli Uffizi a riaprire al pubblico lo scorso 21 maggio (Palazzo Pitti ha invece riaperto il 28 maggio, mentre la Galleria degli Uffizi tornerà a esser percorsa dai visitatori mercoledì 3 giugno). Complice il fatto che si tratta di un luogo all’aperto, ameno e molto amato dai fiorentini, la risposta è stata notevole.
“In questi primi giorni dopo la riapertura del Giardino di Boboli”, ha dichiarato il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike D. Schmidt, “abbiamo ospitato oltre duemila e cento visitatori, dei quali circa settecento, dunque un terzo, residenti fiorentini, e due terzi provenienti da tutta la Toscana: questo dimostra che il doppio obiettivo di ricollegare i cittadini con la propria storia, con i propri tesori, e di favorire il turismo di prossimità, funziona pienamente. La ripresa si manifesta anche con il grande desiderio di riappropriarci delle bellezze naturali e artistiche che il nostro territorio offre a piene mani. Le Gallerie degli Uffizi rispondono con entusiasmo a questa necessità”.
Il Giardino di Boboli |
Il viaggio prosegue a sud, al Parco Archeologico di Paestum e Velia, anch’esso tra i primi luoghi della cultura statali a riaprire, dal momento che fin dal 18 maggio i visitatori potevano tornare nell’area archeologica, una delle più visitate del Meridione. Abbiamo sentito Maria Boffa e Rossella Anna Tedesco dell’ufficio stampa: “il Parco Archeologico di Paestum e Velia”, ci hanno detto, “ha riaperto al pubblico lo scorso 18 maggio, garantendo una visita in sicurezza senza compromettere l’offerta culturale. Tra le misure adottate: ingressi contingentati, itinerari obbligati con visite per fasce orarie, aggiornamento dell’App Paestum per il monitoraggio dei flussi, termoscanner, obbligo di visita con mascherina, dispenser con gel disinfettante e predilezione degli acquisti on line e dei pagamenti contactless”.
Anche qui, numeri lontani da quelli del passato (sono almeno venti volte inferiori rispetto a quelli del regime normale), ma i risultati fanno ben sperare per i prossimi mesi perché anche a Paestum si è registrato entusiasmo da parte del pubblico. “Nella prima settimana di apertura”, dicono Boffa e Tedesco, “il sito di Paestum ha registrato 537 ingressi; mentre l’area archeologica di Velia ha accolto 36 visitatori. La risposta del pubblico è stata più che positiva: la possibilità di trascorrere una giornata tra storia, archeologia e paesaggio è stata la motivazione più forte che ha spinto alla visita. L’offerta culturale del Parco, inclusiva e accessibile, ha invogliato soprattutto le famiglie a visitare i due siti archeologici ricercando relax, svago, cultura, scoperte e apprendimento. Positiva anche l’impressione sulla gestione dell’emergenza Covid-19, ritenendo gli spazi sicuri e confortevoli, tanto da invogliare alla permanenza e alla partecipazione”.
Inaugurazione della riapertura a Paestum: il secondo da sinistra (cravatta blu) è il direttore Gabriel Zuchtriegel |
Infine, abbiamo voluto constatare la situazione in una delle città-simbolo dell’epidemia, Brescia: la provincia lombarda è infatti al momento la terza in Italia per numero di contagi assoluti (dopo Milano e Torino) e la quinta per casi in rapporto alla popolazione (dopo Cremona, Piacenza, Lodi e Bergamo). E anche a Brescia, nonostante sia stata una delle città più colpite, i visitatori sono tornati a riprendersi i loro musei, con numeri che permettono di guardare con positività al futuro.
Abbiamo raggiunto il direttore di Fondazione Brescia Musei, Stefano Karadjov, per avere le sue impressioni sulla riapertura dei primi musei cittadini. “La Pinacoteca Tosio Martinengo e il Museo di Santa Giulia”, ha detto il direttore, “hanno riaperto giovedì 21 maggio con nuovi orari serali nei giorni feriali e con il prolungamento nei festivi nelle ore serali con l’obiettivo di rispondere a una domanda per il momento prettamente territoriale, in assenza di turismo e pubblico scolastico. Le nuove modalità d’accesso dipendono dalle esigenze di controllo del distanziamento e da criteri legati alla nuova sostenibilità economica delle aperture e prevedono la prenotazione e l’ingresso distanziato ogni 45 minuti per un numero di 15 utenti a visita. Le visite sono state costruite secondo l’ottimale percorribilità degli spazi in relazione agli highlight museali e il personale di supporto è stato formato a fornire istruzioni e informazioni sulle sale”.
È stata accolta in maniera molto positiva, e con grande partecipazione di pubblico, l’apertura alla sera, segno che su questo punto occorrerà discutere a lungo nelle prossime settimane, perché si tratta di una possibilità in più per i cittadini, e anche di una misura di sicurezza, dal momento che estendere l’orario significa diluire la concentrazione del pubblico. Infine, anche il pubblico di Brescia ha risposto con fervore all’apertura. “I circa 160 visitatori nella prima sera e i 120 nella seconda”, afferma Karadjov, “fanno pensare alla bontà della scelta serale. L’utenza ha positivamente commentato la formazione degli operatori confermando che la modalità di accompagnamento contribuisce a migliorare la fruizione e a garantire un’esperienza antistress in linea con le esigenze del pubblico in questa fase storica”.
La Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia |
Per concludere, occorre ribadire che la ripartenza dei musei è avvenuta all’insegna della totale sicurezza: il messaggio che i direttori degli istituti di tutta Italia stanno cercando di far passare è che i musei sono luoghi sicuri, che si possono visitare in tutta tranquillità perché in questa fase non sono affollati, perché sono stati emanati stretti protocolli a cui tutti si stanno attenendo, perché gli ambienti vengono sanificati e igienizzati ovunque e in tutti i musei si seguono precise e scrupolose norme di carattere medico-sanitario, e perché il personale è attento e vigile affinché tutti possano essere al sicuro.
E di tutto questo il pubblico si è accorto: le valutazioni sono buone dappertutto, assicurano i direttori. I visitatori sanno che nei musei i rischi sono bassi, che sono luoghi di cui si era sentita la mancanza e che costituiranno una base importante da cui poter ripartire per rilanciare un paese colpito ma pronto a rialzarsi.