La Fontana di Trevi è senza dubbio uno dei più famosi monumenti al mondo: prima di tutto, naturalmente, per la straordinaria opera del tardo barocco che è, ma anche per il rituale che vi è associato a cui ogni turista che viene a Roma non vuole sottrarsi: il lancio della monetina di spalle, tenendo gli occhi chiusi e la mano destra sulla spalla sinistra, per poi girarsi e vederla cadere prima che scompaia in acqua. Un pellegrinaggio laico per tutti i visitatori che sperano così di esprimere un desiderio e vederselo realizzato, anche se in teoria il gesto propiziatorio sarebbe per poter tornare nella Città eterna. Nessuno si sottrae al gesto, nemmeno i capi di Stato venuti a Roma per il G20 nel 2021.
Ma da dove nasce questa consuetudine? Intanto diciamo subito che, qualunque sia la motivazione, sono in molti quelli che la praticano: ogni anno infatti dalla vasca si recuperano le monete (anche tre volte a settimana) contenute al suo interno e la somma consta di centinaia di migliaia di euro: nel 2022 stati raccolti oltre 33mila kg di monete, dal controvalore di oltre 1,4 milioni di euro. Non solo euro: si trova anche valuta straniera di ogni parte del mondo, e oggetti di qualsiasi tipo che, non si sa se per la foga o per volontà, finiscono in acqua. Occhiali, bracciali, orologi, anelli e addirittura dentiere, come rivelò il direttore della Caritas diocesana al Messaggero in un articolo di qualche tempo fa. È infatti la Caritas di Roma la destinataria di tale ingente contenuto che, una volta raccolto dall’azienda di servizi pubblici Acea, ha il compito di pulirlo, contarlo e utilizzarlo per opere di sostegno alla povertà o al disagio.
Per chi pensasse invece di fare il gesto contrario, cioè infilare la mano nell’acqua e prendersi qualche moneta, è bene che sappia che è vietato dal 2010. Chi lo fa viene fermato (c’è un presidio fisso della Polizia municipale in piazza) e multato, come del resto anche chi si immerge per un bagno emulatore della celebre scena di “La dolce vita”: 450 euro di sanzione.
E anche se la tradizione chiede che dopo il lancio della moneta si debba bere l’acqua che sgorga dalla fontana bisogna sapere che non si può più fare nemmeno questo, in quanto l’acqua della vasca è di ricircolo. Non c’è divieto, ma l’istinto di autoconservazione lo dovrebbe sconsigliare.
Per alcuni il rito della moneta partì con l’archeologo Wolfgang Helbig che, nell’Ottocento, nel dover partire da Roma decise quel gesto come buon auspicio, e anche lo storico Theodor Mommsen ne scriveva in modo memorabile: “La felicità dei tempi romani, la grazia, la tranquillità, la gaiezza, la pienezza della vita e della convivenza romana legano tutti coloro che sono arrivati a Fontana di Trevi in un legame con Roma e insieme in un legame reciproco di comunanza duratura... ”. Ma è con il turismo a partire dagli anni Cinquanta del Novecento che il gesto è entrato a far parte dell’immaginario collettivo aiutato anche dal cinema. Non solo il pluricitato Fellini nel 1960 ma film come Tre soldi nella fontana e Totòtruffa 62 con l’altrettanta famosa scena della vendita della Fontana da parte di Totò a un povero sprovveduto.
Per altri, le radici affondano nell’antica Roma visto che i romani avevano come rito pagano quello di gettare moneta nell’acqua di mare o fimi per accordarsi la benevolenza delle divinità prima di un viaggio. Sta di fatto che l’enorme opera settecentesca ha sviluppato un fascino che la rende meta obbligata per chiunque venga a Roma con un motu propriu di generosità.
L'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.