Massa e il progetto delle 105 fontane


Approvato il progetto delle 105 fontane a Massa: ma non sarebbe meglio valorizzare il patrimonio storico-artistico piuttosto che lanciarsi in imprese di dubbia cultura e utilità?

A Massa se ne parla da un po’ (ovvero dalla scorsa estate): sentivamo anche noi l’esigenza di dire qualcosa in proposito, ma ci siamo astenuti dal farlo perché ci sembrava una delle tante “idee estive” così frequenti dalle nostre parti, idee che solitamente non trovano sbocchi concreti e si risolvono con un paio di articoli sui giornali locali e qualche discussione al bar. Ora che però il consiglio comunale ha approvato, peraltro all’unanimità, il progetto Massa Città delle 105 fontane1, la faccenda sembra aver assunto intenzioni serie. Per chi si fosse perso qualcosa, il progetto prevede la realizzazione di ben 105 (centocinque!) fontane dislocate su tutto il territorio massese, dal litorale fino alle frazioni a monte, e queste fontane dovranno riprodurre altrettanti famosi monumenti del mondo2.

Un’idea definita “rivoluzionaria”3 quando è stata lanciata. A dire il vero non è niente di nuovo né di innovativo: per esempio a Viserba, frazione di Rimini, esiste un parco molto famoso e molto carino, Italia in miniatura, dove sono riprodotti in scala molti monumenti italiani (o forse il carattere “rivoluzionario” dell’idea è perché questa volta le riproduzioni vengono fatte su base mondiale?). La differenza sta nel fatto che a Viserba i monumenti in scala si trovano in un apposito parco, a Massa si vogliono disseminare per tutta la città. Che bello. In un futuro più o meno prossimo, potremo quindi avere le Piramidi di Giza in piazza Betti, la Casa Bianca ai Quercioli, l’Arco di Costantino sulla salita del castello, la Tour Eiffel in mezzo a una qualche rotatoria (magari in quella di via Marina Vecchia dove qualche anno fa fu posta la statua di san Francesco, per l’occasione trasformato in vigile urbano), e, perché no, anche la Basilica di San Pietro davanti a Palazzo Ducale, di fianco all’obelisco.

Secondo le intenzioni dell’estensore della proposta, il consigliere comunale Riccardo Della Pina, il progetto dovrebbe porsi come “museo diffuso”4 (termine che negli ultimi tempi è diventato particolarmente di moda). Sarebbe oltremodo interessante conoscere quale tipo di “cultura museale” dovrebbe essere quella diffusa da un progetto del genere. Potremmo molto banalmente definire un museo come un luogo dove si raccolgono testimonianze artistiche, storiche, scientifiche, letterarie, che dovrebbe avere l’obiettivo di far conoscere queste testimonianze ai cittadini, educarli attraverso le proprie raccolte, diffondere conoscenza e attraverso queste operazioni sviluppare senso critico e coscienza civica. Ma anche promuovere ricerche e studi. Semplificando, potremmo rivolgerci alla definizione di “museo” che troviamo al comma 2 dell’articolo 101 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio5, che identifica il museo come una “struttura permanente che acquisisce, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio”. Niente a che vedere quindi con il percorso delle “105 fontane” dal momento che mi pare difficile si possa applicare il concetto di “bene culturale” a una serie di riproduzioni di monumenti. Nessuno si sognerebbe, tanto per continuare a fare l’esempio di poco fa, di considerare i monumenti dell’Italia in miniatura come beni culturali. Una simile operazione potrebbe essere più assimilabile a un progetto di edutainment, ovvero intrattenimento con fini divulgativi o di sensibilizzazione.

Difficile anche pensare a considerare le “105 fontane” come un complesso monumentale, definito nello stesso comma come un “insieme formato da una pluralità di fabbricati edificati anche in epoche diverse, che con il tempo hanno acquisito, come insieme, una autonoma rilevanza artistica, storica o etnoantropologica”. E qui mancherebbe già uno dei requisiti base, ovvero il “tempo”, dal momento che si tratterebbe di 105 piccoli monumenti (o meglio, piccole riproduzioni di monumenti) creati ex novo, oltretutto come “operazione di marketing”, come sostiene lo stesso ideatore del progetto. Già, perché quando Massa avrà queste fontane, diventerà una grande attrattiva per turisti provenienti da ogni parte del mondo, con la città che andrà “sulle brochure turistiche di tutto il mondo, contribuendo a creare ricchezza e posti di lavoro”. Non si comprende bene per quale motivo un turista russo dovrebbe arrivare a Massa per vedere la riproduzione del Cremlino o un turista americano per ammirare il Golden Gate fuori dal casello dell’autostrada (in questi giorni fervono i lavori per una nuova rotatoria proprio all’uscita del casello dell’A12, magari potrà essere candidata a ospitare una delle 105 fontane) invece che ammirare, per esempio, l’affresco del Pinturicchio conservato in Duomo (e neanche un affresco da poco: trattasi di un frammento della originaria decorazione della cappella Cybo in Santa Maria del Popolo a Roma, ne parleremo anche nella prossima puntata del podcast), oppure le opere di Bernardino del Castelletto al Museo Diocesano, o per visitare il bellissimo castello Malaspina con molti dei suoi ambienti che conservano ancora le decorazioni dell’epoca in cui furono realizzate e che rappresenta una notevolissima testimonianza del nostro passato, oppure le sale di Palazzo Ducale, o ancora, molto semplicemente, per farsi un paio di giorni al mare in tutto relax spendendo meno che a prenotare nella vicina Forte dei Marmi con il vantaggio di poter comunque passare le serate in Versilia.

Il Movimento 5 Stelle ha criticato il progetto (e per una volta siamo d’accordo con loro) definendolo una “allucinazione collettiva”6. A noi piacerebbe sapere su quali basi culturali poggia il progetto dell 105 fontane: Massa è una città che fu capitale di un ducato, che ha sul suo territorio notevoli testimonianze storiche del proprio illustre passato, spesso sconosciute (quanti massesi sanno che in Duomo c’è un affresco del Pinturicchio, quanti hanno visto le opere di Bernardino del Castelletto? Sarebbe interessante fare un’indagine) e in alcuni casi lasciate in stato di totale abbandono (qualche mese fa sul nostro sito abbiamo parlato di Villa Massoni che giace nel più avanzato degrado tra l’indifferenza dei più). Allora perché investire tempo e risorse su un progetto di durata pluriennale quando si potrebbe invece valorizzare e far conoscere quello che si ha già? Che senso ha sparpagliare riproduzioni di monumenti del mondo sul territorio comunale quando neanche gli stessi massesi conoscono le opere di pregio conservate al Museo Diocesano o quando Villa Massoni cade a pezzi? Massa, come già detto, è una città ricca di testimonianze storiche e artistiche: forse sarebbe meglio lavorare per diffondere l’immagine di Massa come quella di una città dall’illustre passato ducale, che ha avuto una corte illuminata, creando dei percorsi ad hoc in città, organizzando manifestazioni ed eventi con l’obiettivo di esaltare il patrimonio storico-artistico, e affiancando alla tradizionale immagine di Massa come località balneare, anche quella di città d’arte.

Dubbi anche sulle modalità di realizzazione di tali fontane: sarebbero infatti indetti dall’amministrazione comunale dei concorsi tra scuole d’arte aventi per premio la collocazione della fontana-riproduzione in questo percorso7. Anche in questo caso, non si comprende in che modo dovranno svolgersi questi concorsi, chi dovrà giudicare le riproduzioni, in che modo le opere dovranno giungere a Massa per la valutazione e a spese di chi: non pensiamo proprio che possa essere vero il fatto che il progetto sarà “a costo zero”, perché comunque organizzare un concorso comporta dei costi (anche se il consigliere Della Pina sa già dove trovarli: mecenati privati!) e soprattutto mantenere non una, non due, non tre, ma ben centocinque fontane di marmo apuano in buone condizioni, comporta altri notevoli costi. A proposito: dove si è mai visto un concorso artistico per la realizzazione della miglior riproduzione di un monumento? Verrebbe del tutto mortificata la creatività e la genialità dell’artista. E i turisti forse verrebbero per domandarsi che fine abbia fatto il proverbiale genio italiano se il massimo che sappiamo proporre di questi tempi è un insieme di copie di monumenti.

Rivolgiamo quindi due domande a tutti coloro che in consiglio comunale hanno approvato il progetto: due domande che nessuno si è ancora posto ma che dovevano essere essenziali per una discussione prima dell’approvazione. La prima: su quali basi culturali dovrebbe poggiare il progetto delle 105 fontane. La seconda: come pensa il consiglio di attirare presenze turistiche attraverso un progetto che nulla ha a che vedere con la memoria storica della città di Massa. E fatte queste considerazioni, il consiglio non dovrebbe domandarsi se è meglio convogliare le energie in progetti di valorizzazione e divulgazione del patrimonio artistico e delle testimonianze storiche di Massa?


Note

1. Alessandro Maggiani, Approvato il progetto “Massa città delle 105 fontane”, da quiMassa.it, 13 marzo 2013.

2. Claudio Figaia, Operazione 105 fontane: “Così Massa sarà famosa”, da Il Tirreno, 24 giugno 2012.

3. Cfr articolo in nota 2.

4. Cfr articolo in nota 2.

5. A questo link il testo del Codice.

6. Il Movimento 5 Stelle contro il progetto delle 105 fontane, da ANews 24, 21 marzo 2013.

7. Cfr articolo in nota 2.


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Federico Giannini

L'autore di questo articolo: Federico Giannini

Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).






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