A Torino, in Palazzo Chiablese, è aperta sino al 28 luglio la mostra “Guercino. Il mestiere del pittore” che presenta, tra le altre opere, i preziosi capolavori che il pittore di Cento inviò al duca Carlo Emanuele I di Savoia e dopo di lui. Un itinerario tra le opere.
Nell’impettita, superba Torino, nello splendore solare della piazza sabauda di fianco alla Reggia Reale, entro le acconcie sale di Palazzo Chiablese, sta una mostra luminosa e splendida, forse inaspettata ma per questo sorprendente e magnifica che squaderna all’emozionato spettatore una serie di capolavori vividi e assoluti di Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666), il quale si pone – al centro del XVII secolo – come punto d’incontro nel gran teatro che vide sulla scena europea le personalità protagoniste di Rubens, di Rembrandt e di Diego Velasquez. Proprio quest’ultimo, nel 1629, corresse l’itinerario del suo primo viaggio in Italia per rendere un omaggio diretto al già celebre e venerato maestro di Cento nella sua piccola città.
Senza dubbio alcuni avvenimenti critici e sociali hanno posto quest’anno in una luce di gran merito il pittore che vinse ogni ostacolo creativo e luministico dopo la morte, entro il primo decennio del Seicento, di Annibale Carracci e del Caravaggio. Guercino principe, dunque, e tale rimane nei visitatori della mostra, infervorati sempre più nello scorrere delle sale dalle varie e vibranti tele narranti storia e prodigi.
L’esposizione avviene grazie alla valorizzazione del patrimonio dei Musei Reali, accompagnata dall’Autorità Ecclesiastica, dove le opere del Guercino sono state curate e rimesse alla più alta attenzione. Si vuole qui soltanto accennare al continuo arricchimento secolare, in città, dei dipinti del centese che è avvenuto attraverso personalità storiche di rango e acquisti continuativi. Così ora Torino può vantarsi di un ruolo rilevante nel campo degli studi e dei meriti che riguardano il seicento europeo.
Nel richiamo risalta tuttavia il singolare titolo della Mostra: Guercino. Il mestiere del pittore e dobbiamo dare atto a questa decisa determinazione degli organizzatori e delle curatrici, che fa vivere un pittore “dal di dentro” e che conduce il visitatore a partecipare di congetture, scelte ed atti che un artista deve compiere di fronte al fare. Prima di tutto nutrendo se stesso, eppoi avanzando ogni volta nel processo creativo, laddove sempre diversamente i molti elementi della cultura e della capacità visiva debbono essere raccolti, selezionati e posti “in unum” nel lavoro da consegnare. Ed è bello vedere che la prima consegna Guercino la fa a se stesso, al suo compiacimento, trasmettendola poi intatta ai committenti ma in realtà a tutte le generazioni: egli, così veloce nel lavoro “che bozzava e finiva insieme”.
Un plauso particolare va alle curatrici, Annamaria Bava e Gelsomina Spione, che hanno strutturato benissimo la mostra e la sostengono con i loro saggi dall’eccellente prosa. Le sezioni sono dieci e il loro ritmo concatena tutta l’esposizione aumentando l’interesse. Abbiamo così composto un itinerario di visita, scegliendo per ciascuna sezione una o più opere rappresentative.
I. Come si forma un pittore: il confronto con i maestri
II. Rappresentare la realtà: Guercino e il paesaggio
III. Da allievo a maestro: l’Accademia del Nudo
IV. L’affermazione del pittore: viaggi, relazioni, committenze
V. Nella bottega dell’artista: natura e oggetti in posa
VI. Il processo creativo: l’invenzione, la riproposizione di modelli, le copie
VII. Il prezzo delle opere e il mercato
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VIII. Il mondo intorno al pittore: scienza vs. magia
IX. Il gran teatro della pittura
X. Un tema di successo: Sibille e Femmes Fortes
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L'autore di questo articolo: Giuseppe Adani
Membro dell’Accademia Clementina, monografista del Correggio.