Alcuni nostri amici, lettori e fan di Facebook ci hanno chiesto perché abbiamo profuso parole sulle nomine di Massimo Bray e di Ilaria Borletti Buitoni ma non abbiamo espresso alcun commento sulla nomina di Giancarlo Galan a presidente della Commissione Cultura della Camera1. La nostra risposta: vi sembra che sia il caso di commentare? Su Bray e Borletti Buitoni si poteva almeno discutere di idee, condivisibili o meno che fossero. Su Galan, l’unica cosa che possiamo fare è ricordare il suo recente curriculum, ovvero quando il parlamentare del PdL ha avuto a che fare con la cultura.
Il 23 marzo del 2011, Galan veniva nominato Ministro per i Beni Culturali in seguito alle dimissioni di Sandro Bondi2. L’ex-ministro Galan si ricorda intanto per il suo programma per i beni culturali, fondato sull’assunto “la cultura è la benzina del paese” (abbiamo già discusso più volte sul sito di quanto sia inopportuna -oltre che vecchia- questa metafora). Tra le sue proposte: un “consiglio dei giovani per il ministero dei beni culturali con i migliori laureati italiani nel settore” (mai costituitosi), “norme per facilitare capacità di spesa del ministero” e per Pompei “una norma che faciliti le sponsorizzazioni” (mai viste), un generico “punterò anche sul terzo settore no profit e le imprese per la cultura”3: insomma, un “piano Roosevelt della cultura”, come lo aveva definito a suo tempo. Peccato però che di questo piano Roosevelt non siano rimaste grosse tracce nella cultura italiana.
Giancarlo Galan si ricorda anche per un famoso provvedimento, concreto (anzi... fin troppo concreto!): un articolo de Il Giornale dell’Arte uscito sull’edizione cartacea del giornale nel luglio 2011, faceva sapere che “tra gli esperti scelti da Galan come consiglieri personali” figurava anche Marino Massimo De Caro (“già con Galan all’Agricoltura per le bioenergie”, puntualizzava il giornale)4. Non serve ricordare chi sia Marino Massimo De Caro, che in seguito sarebbe stato nominato (sebbene non da Galan, che neppure ratificò la nomina) direttore della Biblioteca dei Girolamini: basta cercare un po’ su Google per farsi un’idea ben definita. E benché Galan si sia dichiarato “amareggiato” per i saccheggi alla Biblioteca dei Girolamini e abbia avvertito “tutta la responsabilità morale di aver eletto De Caro ad incarico così delicato”5, l’aver nominato De Caro come suo consigliere probabilmente non per particolari titoli professionali o scientifici (come si può desumere dal suo curriculum), ma perché gli fu segnalato da Marcello Dell’Utri6, non gioca certo a suo favore. E su tutto questo, si è già espresso appena tre giorni fa Tomaso Montanari sul suo blog sul Fatto Quotidiano7. Montanari però ha fatto in tempo a non assistere alle prime dichiarazioni di Giancarlo Galan in qualità di presidente della Commissione Cultura.
Date le premesse, chi ha voglia di commentare?
L'autore di questo articolo: Federico Giannini
Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).