Diario Romagna, testimonianze dall'alluvione. Parte 3: artisti volontari al Museo Zauli


Gravemente colpito dall’alluvione del 18 maggio, il Museo Carlo Zauli di Faenza ha potuto contare, nei giorni dell’emergenza, su tanti volontari. E tra di loro alcuni artisti. Ecco le loro testimonianze.

Il Museo Carlo Zauli di Faenza è stato tra gli istituti più colpiti dall’alluvione che si è abbattuta sulla Romagna. Si trova nel centro storico di Faenza, nei locali che dal 1949 appartennero a Carlo Zauli, importante scultore del Novecento del quale il museo promuove la storia, sempre comunque attento a studiare e diffondere i linguaggi dell’arte contemporanea. “L’alluvione del 18 maggio”, racconta Matteo Zauli, direttore del museo, “ha devastato cantine, piano terra, e giardino, tutti spazi adibiti a esposizioni, eventi e laboratori. Sono state distrutte numerose opere della nostra collezione, e si sono danneggiati impianti e strutture. Saranno indispensabili ingenti lavori di restauro specializzato”. Su GoFundMe è stata avviata una raccolta fondi ed è possibile contribuire donando un importo di entità libera. Nei giorni successivi all’alluvione, diversi volontari hanno aiutato il Museo Carlo Zauli a rimuovere acqua e fango. Tra i volontari, alcuni artisti: sono loro i protagonisti della terza puntata di Diario Romagna.

Il Museo Carlo Zauli. Foto: Lucia Borghi
Il Museo Carlo Zauli. Foto: Lucia Borghi
Il Museo Carlo Zauli. Foto: Lucia Borghi
Il Museo Carlo Zauli. Foto: Lucia Borghi
Il Museo Carlo Zauli. Foto: Lucia Borghi
Il Museo Carlo Zauli. Foto: Lucia Borghi
Il Museo Carlo Zauli. Foto: Lucia Borghi
Il Museo Carlo Zauli. Foto: Lucia Borghi
Il Museo Carlo Zauli. Foto: Lucia Borghi
Il Museo Carlo Zauli. Foto: Lucia Borghi
Il Museo Carlo Zauli. Foto: Lucia Borghi
Il Museo Carlo Zauli. Foto: Lucia Borghi
Il Museo Carlo Zauli. Foto: Lucia Borghi
Il Museo Carlo Zauli. Foto: Lucia Borghi
Il Museo Carlo Zauli. Foto: Cris Bagnara
Il Museo Carlo Zauli. Foto: Cris Bagnara
Il Museo Carlo Zauli. Foto: Cris Bagnara
Il Museo Carlo Zauli. Foto: Cris Bagnara
Il Museo Carlo Zauli. Foto: Cris Bagnara
Il Museo Carlo Zauli. Foto: Cris Bagnara

Jacopo Casadei

Dell’arrivo nel centro di Faenza mi ha segnato in particolar modo la cortina di polvere lungo le strade, che confondeva le sagome delle persone e dei volontari; i badili portati in spalla ricordavano tristemente delle baionette. Il Lamone, lungo gli argini, mostrava a tutti gli arredi di case ricoperti di motta, con un distacco raggelante, un’offesa fuori da ogni controllo umano.

Al Museo Zauli le opere nelle cantine e negli spazi espositivi al piano terra erano letteralmente invase o sommerse da acqua e fango.

Terra alla terra, in un mantra improvviso, come se quella stessa argilla dalla quale Carlo Zauli le aveva create se le volesse riprendere, in un atto di prepotenza. Una stretta forte al cuore.

Jacopo Casadei e Monica Semprini
Jacopo Casadei e Monica Semprini

David Casini

Cinque, dieci, quindici, stavo contando le ore che ho trascorso al Museo Carlo Zauli nei giorni dopo l’alluvione.

Non sono molte anzi, a dire il vero, se paragonate alle giornate infinite dei volontari e delle volontarie impegnati nelle attività di soccorso, sono una nullità.

Ma pensando ai minuti – trecento, seicento, novecento – iniziano a essere per me qualcosa. Un minuto basta per provare una sensazione: spaesamento, incredulità, commozione, empatia, forza, ironia.

Poi arrivano i secondi e quelli sono tanti. Per ogni secondo una cosa da fare e mentre ti pieghi, afferri, sposti, sfreghi, tornano i ricordi, anche quelli di tanti anni fa, dei quattro anni vissuti in quell’appartamento che si affaccia proprio su questo giardino divenuto cantiere per il recupero e la pulizia dei gessi dal fango.

Tuuu-tuu-tuu… e nel frattempo Matteo, non risponde mai al telefono.

Foto di David Casini
Foto di David Casini

Michele Guido

Faenza 27-28 maggio, 1-2-3 giugno

stazione-museo-piazza-abitazione-museo-stazione: questi sono stati i miei movimenti, a piedi o in bici, durante il mio soggiorno a Faenza; la mia visione è assolutamente parziale rispetto a quello che poteva essere lo stato totale della città.

Al museo Carlo Zauli ho visto attivarsi proprio quei processi che sono dettati dall’alluvione:

accumulo e straripamento!

Accumulo è stato il fango che ha sommerso le superfici dei carchi fino a cancellare l’immagine che essi contenevano; la quantità di acqua che ha mosso le sculture e le ha “sedimentate” in alcune zone del museo; decine e decine di calchi frantumati e accatastati tra assi di legno e putrelle piegate dal peso del fango; le cantine, dopo la rimozione dell’acqua, davano la sensazione di stare nell’opera di Santiago Sierra, House in Mud, 2005 dopo che si era svolta una performance di Hermann Nitsch! I sacchi lacerati, sia di argilla nera che di ossidi rossi, si erano uniti al fango riversati ovunque, sulle pareti e sul pavimento.

Straripamento è stato l’enorme quantità di calchi e stampi in gesso che i volontari, come un fiume in piena, hanno riversato dalle cantine al cortile del museo; straripamento è stata l’esperienza vissuta nel museo che le centinaia di persone provenienti da tutte le parti d’Italia hanno portato via con sé!

Molti sono stati i giorni dedicati alla pulitura accurata di tutto ciò che era stato riversato nel cortile del museo per riportare alla luce la storia e la memoria che i calchi e le sculture conservano da tempo.

Non si è salvato tutto, ma sta nel processo della vita delle cose; alcune volte una parte di esse creano una stratificazione di sedimenti, oppure possono diventare dei reperti e delle scoperte.

La roccia che suscita più interesse di studio è quella che contiene più venature data dalla stratificazione di varie materie.

Il museo sta creando il suo archivio, un catalogo di memoria che prima non c’era: un passo per ricominciare a progettare il futuro.

Michele Guido, Faenza 03.05.2023 02.01
Michele Guido, Faenza 03.05.2023 02.01
Michele Guido, Faenza 03.05.2023 03.01
Michele Guido, Faenza 03.05.2023 03.01
Michele Guido, Faenza 03.05.2023 04.01
Michele Guido, Faenza 03.05.2023 04.01

Mona Lisa Tina

Nell’arco della mia carriera professionale ho collaborato con tante realtà e istituzioni ma è da tre anni a questa parte che ho avuto l’opportunità di aprire un dialogo sensibile e profondo con la famiglia Zauli, fondatori del Museo Carlo Zauli a Faenza in provincia di Ravenna, purtroppo gravemente colpito dall’alluvione del 17 maggio scorso. La collaborazione con i figli del Maestro, in modo particolare con Matteo Zauli (Direttore artistico) e Laura Zauli (Vicepresidente) ha fatto sì che potessi esprimermi sia come artista visiva, sia come arte terapeuta in un contesto estremamente delicato e rispettoso attraverso la pratica di entrambe le discipline. Dal 2019 infatti, conduco il Progetto degli Arts Therapies Labs Carlo Zauli all’interno del Dipartimento di Arte Terapia del Museo in partnership con La Scuola Nuove Arti Terapie, Direttore Oliviero Rossi.

Riporto adesso la descrizione della mia testimonianza in relazione al terribile accadimento.

Una settimana successiva alla prima alluvione da cui però il Museo ne è uscito illeso, ne è susseguita una seconda più violenta e distruttiva arrecando gravi danni di cui siamo tutti a conoscenza. Appena informata della brutta notizia ho cercato di mettermi in contatto immediatamente con Laura e Matteo, accertandomi che stessero bene fisicamente ma potendo solo immaginare il loro sconcerto e la loro preoccupazione per tutto il resto.

Lo sgomento emotivo molto forte del primo momento e dei successivi giorni, ha lasciato fortunatamente spazio ad una reazione costruttiva e coraggiosa non solo nella famiglia Zauli ma anche in tutte quelle persone che si sono strette attorno ad essa, tra artisti, volontari e amici, promuovendo una profonda e toccante dimensione di resilienza.

Per quanto mi riguarda, percependomi parte dello staff di lavoro e mossa da un sincero affetto verso Matteo, Laura e Monica ho sentito la necessità di apportare il mio piccolo contributo con la volontà concreta di sostenerli in qualsiasi modo possibile anche attraverso le mie competenze di arte terapeuta. Ho avuto la possibilità di raggiungere il Museo per dare una mano purtroppo un pomeriggio soltanto, a causa della dinamicità del mio lavoro che mi porta a viaggiare tanto.

Una volta varcata la soglia, il Museo si è palesato come uno spazio archeologico a cielo aperto dove tante persone si davano molto da fare per rimediare, ciascuno come poteva, al disastro che l’alluvione aveva lasciato: c’era chi come me, in giardino toglieva il fango dai gessi e dalle sculture, chi invece in cantina era impegnato allo smistamento e al travasamento delle terre antiche in sacchi puliti e asciutti.

Qui, insieme alle tante persone che non conoscevo e con le quali ho avuto modo di scambiare qualche parola e opinione, si percepiva nell’aria un sentimento di compassionevole solidarietà, di Amore, nel suo significato più ampio. Questo mi ha fatto pensare che si fosse avviato, grazie alla presenza e alla partecipazione di tutti, una forza trasformatrice piena di speranza in opposizione al terribile e traumatico evento.

Piacevolmente stupita dalle sensazioni positive di quel pomeriggio e mossa dalla necessità di voler fare di più, ho pensato di organizzare alcune giornate di sedute individuali di arte terapia online, il cui ricavato sarebbe stato devoluto completamente, come effettivamente è accaduto, alla famiglia Zauli, sia per il ripristino degli spazi, sia per il restauro/recupero delle opere danneggiate.

L’iniziativa ha avuto un grande successo, registrando il massimo delle prenotazioni che potessimo raggiungere; un segnale che ritengo estremamente positivo e che fa pensare al bisogno naturale che gli esseri umani hanno di stringersi attorno ai loro simili in particolari momenti di difficoltà per trasformare la sofferenza in un’esperienza condivisa e così facendo alleviarla.

L’esperienza traumatica dell’alluvione che ha toccato profondamente il Museo Carlo Zauli, tutta la comunità Faentina e quelle dei paesi vicini con pesanti conseguenze, se da un lato ha fatto emergere le tante criticità dovute in parte alla mancanza di una presa di posizione di una certa classe politica, dall’altro, pur nella complessità e tragicità dell’evento ha riportato l’attenzione di tutti noi sull’importanza che hanno il sostegno reciproco e la solidarietà. Sono stati i piccoli grandi gesti di ognuno offerti con sensibilità e attenzione che hanno ripristinato senso e obiettività al tempo che abbiamo vissuto. Credo che nonostante lo stile di vita che conduciamo sia incentrato esclusivamente sui bisogni e ambizioni personali di ciascuno, sia importante percepirci come esseri umani pieni di risorse che appartengono ad una comunità dove il significato della parola “umano” ha a che fare, per me, con la dimensione del cuore, del sentimento e della speranza.

Sono trascorsi oramai due mesi dal brutto episodio: i lavori di restauro sono stati avviati e forse ci vorrà tempo per riportare il Museo alla sua forma più splendente ma ciò non toglie che esso procede fiero verso un percorso di rinascita e di profonda fioritura.

Mona Lisa Tina
Mona Lisa Tina
Mona Lisa Tina
Mona Lisa Tina

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