Il concerto dei concerti, i 35 anni dei Pink Floyd a Venezia


Il 15 luglio 1989, in occasione della Festa del Redentore a Venezia, si tenne su una chiatta di fronte San Marco il concerto dei Pink Floyd. Entrò nella storia della musica e oggi si celebrano i suoi 35 anni.

Imprescindibili, unici, avanguardisti. Lo sappiamo tutti, i Pink Floyd, gruppo britannico fondato negli anni Sessanta, esistono da prima del tempo e anche prima della musica stessa. Eppure, quelle melodie e la loro presenza risuonano ancora troppo estranee, fin troppo di avanti per poter essere comprese e assimilate a dovere. E forse è per questo che il pubblico e la critica li incorona principi dell’avanguardia. I Pink Floyd corrono più veloci del tempo. Dal canto suo, il tempo non li raggiunge e non arriva nemmeno ai loro suoni così estranei all’orecchio umano, ma così tanto armonici. Vivono in un’altra dimensione, differente da quella di ogni altra band. È uno spazio ultradimensionale il loro, cristallizzato nell’etere. E lo dimostrano vincendo a mani basse quando nel 1972, guidati dal regista Adrian Maben, presentano al mondo il loro Pink Floyd: Live at Pompeii. Un concerto memorabile, intenso e di elevazione. Ed ecco cosa è il Live at Pompeii: una carezza verso le ombre che ancora oggi vagano tra le rovine della città sepolta dal Vesuvio. Come si fa ad entrare in contatto con gli spettri del passato? Installa amplificatori e strumenti di ultima generazione all’interno di un anfiteatro vuoto e canta fino a tarda notte. Le sedute vuote serviranno alle ombre di Pompei; perché tra tutti, proprio loro possiedono il diritto di ascoltare i Pink Floyd. Ma chi altri è riuscito nella storia della musica ad unire il mondo terreno a quello ultraterreno? Niente da dire, i Pink Floyd sono avanti, lo ripetiamo. Così metafisici, così eterni, così belli.

E forse è proprio per questo che ci sembra di percepire la sindrome di Stendhal in ogni parte dell’anima quando li ascoltiamo. Parlare di effetti esclusivamente fisici sarebbe troppo riduttivo. Per Umberto Galimberti, filosofo contemporaneo, la musica così come la scultura o la pittura, può produrre gli effetti descritti da Stendhal attribuiti generalmente di fronte ad un quadro. In effetti non è forse anch’essa una forma d’arte? Galimberti descrive infatti la sindrome fatta da Stendhal “caratterizzata da tachicardia, vertigini, capogiro, confusione mentale che lo aveva afflitto al cospetto di opere d’arte” legandosi al pensiero di filosofi che riportavano l’ipotesi che le neuroscienze e i neuroni specchio potessero e possano attivare nello spettatore le stesse caratteristiche delle opere d’arte alla musica “che non esaurisce il suo senso in ciò che si sente ma rinvia a quell’indicibile a cui rimanda ciò che la musica dice”. Chiude un altro intervento con “La bellezza quindi non è una cosa tranquilla, la bellezza è qualcosa che ti sorprende”. Senso di smarrimento, di beatitudine, di inquietudine e di bellezza sono caratteristiche di ciò che nel 1989, gli Italiani, i Veneziani e il resto del mondo hanno provato con presenza della band in concerto nel bacino di San Marco, in Laguna. Pink Floyd a Venezia: Un Concerto per l’Europa è stato uno spettacolo unico. E che sia stato soprannominato “il concerto delle polemiche”, francamente a noi non importa. Oggi, nell’anniversario dei 35 anni del live più grande che una band potesse donare al mondo intero, vogliamo ricordare la meraviglia, l’eredità musicale ed emozionale che i Pink Floyd ci hanno concesso e regalato. Qualcuno dice “Sono venuto. Ho visto. Sono inciampato. Ne sono uscito un uomo migliore. Mi sono inchinato davanti ai Pink Floyd”, altri invece commentano con un’unica parola “Inarrivabile”. C’è anche chi ricorda “Ero qui! Dolci ricordi di una bellissima settimana culminata sabato 15 luglio 1989 in Piazza San Marco davanti a Palazzo Ducale. Caos e maestosità, un tale privilegio. È stato magnifico”.

Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989
Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989
Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989
Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989
Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989
Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989
Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989
Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989
Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989
Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989

Uno spettacolo multimediale, fatto di giochi di luci e suoni in quadrifonia (introdotta nel 1970 dalla band, è prima tecnica di registrazione e riproduzione del suono, prevede quattro flussi sonori trasmessi attraverso diversi diffusori acustici), il concerto dei Pink Floyd a Venezia, prodotto e finanziato da Rai per un miliardo di lire e trasmesso in mondovisione, è stato un evento gratuito e senza eguali. Un momento epico, differente da ogni altra tipologia di esibizione e ben lontano da quello che a Pompei nel 1972 li rese immortali. Organizzato per la festa del Redentore (memoriale che celebra ancora oggi la fine dell’epidemia di peste del 1575-1577) il live, che in principio doveva essere una prova generale in visione della candidatura di Venezia sede dell’Expo 2000, finì per essere eletto uno tra i concerti più iconici della storia. C’è chi, ovviamente, lo definisce ancora oggi il live più controverso invece, a causa della cattiva organizzazione e dell’impatto ambientale che ne conseguì, ma sappiamo anche che ogni evento possiede il suo dark side, come lo definirebbe la band. Un palco galleggiante di fronte a San Marco dalle dimensioni di 90 per 30 per 25 metri: ecco l’allestimento pensato per i Pink Floyd, che riprendeva l’idea delle feste settecentesche in onore del Redentore, fatte di orchestre posizionate sulle gondole e su barche di diversi tipi. Questa era l’idea che si voleva trasmettere con il palco fluttuante nella laguna. Di fronte alla band invece più di 200 000 spettatori; alcuni su terra ferma, alcuni su imbarcazioni sotto il palco al fianco delle casse e altri 100 milioni di telespettatori, in diretta tv sintonizzati da tutta Italia, Francia, America, Unione Sovietica fino alle due Germanie, allora ancora divise. Ci fu anche chi, sulle rive di San Marco indossando le t-shirt “Live at Venice”, si arrampicò sui tetti delle impalcature e occupò le postazioni dedicate alle illuminazioni dei palazzi. Ah! Cosa non si fa per i Pink Floyd.

Focus dell’evento fu inoltre rivolto al volume della loro musica. A causa del timore che l’audio potesse in qualche modo danneggiare il patrimonio di San Marco, in particolar modo i mosaici di epoca bizantina della Basilica di San Marco, la soprintendenza ai beni culturali dichiarò un limite di sessanta decibel. Questo generò il mal contento tra il pubblico il quale lo definì non tra i migliori sonori. Nonostante ciò la gente ha veramente amato il live, i decibel non avevano poi così tanta importanza. L’importante era essere presenti in quel momento a Venezia, e vivere i Pink Floyd nella città che Filippo Tommaso Marinetti, esponente del Futurismo, considerava passatista. “Uno dei rimpianti più grandi della mia vita... avevo 17 anni, dovevo andare con i miei fratelli e amici poi mi sono ritirato all’ultimo momento... poi guardando il concerto alla tv, mi sono reso conto di aver buttato via un appuntamento con la storia”, ricorda qualcuno con rammarico. Parliamo di 90 minuti di puro capolavoro, nonostante la sua forma ridotta rispetto ai classici live Floydiani. Una scaletta di 14 canzoni, alcune tagliate, tra le più memorabili e altre eliminate rispetto alla scaletta originale; l’assolo iniziale di Shine On You Crazy Diamond e Time di David Gilmour accompagnato dall’iconica Fender Stratocaster Black Strat rossa. Al fine di rispettare i tempi televisivi, dallo spettacolo sono state eliminate canzoni, tra cui One slip, A new machine, One of these days e Welcome to the machine, ma nemmeno questo ha così tanta importanza. Ai Pink Floyd si può perdonare davvero tutto.

Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989
Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989
Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989
Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989
Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989
Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989
Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989
Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989
Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989
Concerto dei Pink Floyd a Venezia, 15 luglio 1989

Una dissolvenza incrociata su Gilmour e Richard Wright introduce l’inizio del concerto, poi il palco si trasforma in un’astronave di luci e colori attraverso i classici effetti laser geometrici, a volte partiti dal cerchio luminoso installato dietro gli artisti, che caratterizzano da sempre i loro live. Li ricordiamo nella loro massima potenza ad esempio nel Live at Pompeii di David Gilmour del 2016 durante l’assolo da brividi di Confortably Numb (presente naturalmente nella scaletta Veneziana). E qui ecco percepire la sindrome di Stendhal analizzata da Galimberti. Immancabili le meravigliose Learning to fly, Yet Another Movie e The great gig in the sky famosa per la sua intensità e l’improvvisazione vocale della donna, sulla base scritta da Wright. Wish you were here è invece tra i momenti più intimi, toccanti ed emozionanti dello spettacolo; un attimo di raccoglimento in cui Gilmour intona le note del pezzo con la sua Martin D-35 acustica regalando al pubblico emozioni che toccano le corde dell’anima. Non manca l’intramontabile Another brick in the wall, probabilmente tra le canzoni più famose del complesso. Un brano di denuncia e protesta contro il sistema di apprendimento scolastico che dovrebbe permettere la crescita individuale dello studente senza il bisogno di mettere in ridicolo le eccezionalità. Lo spettacolo termina poi con Run like hell, con un palco infuocato e a seguire uno scintillio di luci regalate dai fuochi d’artificio della festa Veneziana.

I Pink Floyd hanno retto la tensione del palco e del pubblico in maniera sublime, eccezionale. Citare gli aspetti critici emersi dopo lo spettacolo non ci interessa veramente. Pink Floyd a Venezia: Un Concerto per l’Europa ha lasciato e lascia ancora oggi senza ombra di dubbio, un segno indelebile nella storia della città di Venezia. Un evento dalle dimensioni titaniche, un frammento di storia e di musica rock cristallizzato nei ricordi di chi in quel 15 luglio del 1989 ha deciso di vivere solo di emozioni e brividi lungo la schiena. Lode quindi agli eterni, imprescindibili, avanguardisti Pink Floyd.


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Noemi Capoccia

L'autrice di questo articolo: Noemi Capoccia

Originaria di Lecce, classe 1995, ha conseguito la laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara nel 2021. Le sue passioni sono l'arte antica e l'archeologia. Dal 2024 lavora in Finestre sull'Arte.



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