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Redazione
, scritto il 02/11/2018
Categorie: News Focus / Argomenti: Arte contemporanea
Parte Artissima 2018, la grande fiera d'arte contemporanea a Torino dal 2 al 4 novembre, e noi vi diamo almeno cinque buone ragioni (tra le tante) per visitarla.
Di Artissima 2018, l’importante mostra mercato d’arte contemporanea che come ogni anno si svolge a Torino e che quest’anno giunge alla sua venticinquesima edizione, vi abbiamo già dato alcune anticipazioni: con alcune informazioni di carattere generale e con un’intervista ad Anna Daneri, curatrice della sezione Back to the future. Finestre sull’Arte, per il secondo anno consecutivo, è in-kind media partner di Artissima: siamo stati alla preview della mostra, e Artissima conferma anche per il 2018 la sua vocazione di fiera di ricerca, votata all’elevata qualità, e dalle quotazioni in ascesa. Noi però vogliamo darvi almeno cinque buoni motivi (tra le tante) per spingervi a visitare l’edizione di quest’anno, che si tiene all’Oval di Torino dal 2 al 4 novembre. Eccole di seguito.
1. I disegni
C’è poco da discutere: la sezione Disegni riscuote un successo di critica e di pubblico pressoché unanime. Merito dell’azzeccatissima selezione dei curatori: João Mourão e Luís Silva, riconfermati alla guida di Disegni dopo l’ottimo risultato del 2017, si sono dati da fare e hanno portato a Torino dei progetti davvero degni di nota. All’interno della sezione spiccano la serie dei Fiori del catalano Francesc Ruiz (Barcellona, 1971), presentati da García Galería, che tra loro discorrono di omosessualità e liberazione sessuale, i paesaggi parigini di Alexandre Singh (Bordeaux, 1980) con le loro Torri Eiffel-cavatappi, portati in fiera da Monitor, o ancora le geometrie di Ignacio Uriarte (Krefeld, 1972) allo stand di Philipp von Rosen e Galleria Gentili. Insomma: vedere quali siano le declinazioni contemporanee di una pratica d’antichissima tradizione come quella del disegno è sempre un validissimo motivo per recarsi ad Artissima.
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Francesc Ruiz, Fiori (2013; inchiostro su carta, 70 x 50 cm)
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Alexandre Singh, TB90 (2018; acquerello su stampa a getto d’inchiostro, 70,5 x 55 cm)
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2. Le opere di Raymond Pettibon allo stand di In Arco
Sempre parlando di Disegni, uno dei momenti più alti della sezione, cui vale la pena dedicare una ragione a sé stante, è probabilmente lo stand di In Arco, galleria torinese in attività dal 1987 che ad Artissima 2018 porta le opere di Raymond Pettibon (Tucson, 1957), che ha reso del fumetto una raffinata forma d’arte, ponendosi come modello ispiratore non solo per fumettisti, ma anche per molti artisti visuali d’ogni parte del mondo (alcune sue opere si trovano anche al MoMA di New York). L’universo hardcore-punk di Raymond Pettibon è ben rappresentato da una selezione di opere che guarda soprattutto ai lavori degli anni Ottanta e Novanta e li presenta al pubblico torinese per un viaggio di sicuro interesse.
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Raymond Pettibon, Wrapped in flesh (1990; gouache su carta, 66,5 x 51 cm)
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Raymond Pettibon, Untitled (My... ) (1992; inchiostri su carta, 55 x 46 cm)
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3. Chiara Fumai presentata da Guido Costa Projects
E per rimanere sui nomi singoli, non si possono non notare le opere di Chiara Fumai (Roma, 1978 - Bari, 2017) allo stand di Guido Costa Projects: poco dopo la scomparsa dell’artista romana, occorsa nell’estate del 2017, la galleria torinese aveva allestito la mostra Nico Fumai: being remix, l’ultimo progetto al quale Chiara aveva lavorato. Le opere di quella mostra sono ora esposte per la prima volta in una fiera: ecco quindi i dipinti che riproducono le copertine dei singoli della cantante fittizia “Nico Fumai”, alter ego dell’artista che pesca nella storia della musica degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta per creare un percorso a metà tra realtà e immaginazione.
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Opere di Chiara Fumai allo stand di Guido Costa Projects
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Chiara Fumai, Waiting for a train (2017; acrilico su tela, 80 x 80 cm)
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4. Il focus sugli anni Ottanta
A proposito di anni Ottanta: quest’anno Artissima ha un’impronta piuttosto ottantiana. Sarà che la fiera compie venticinque anni e ha voluto dichiaratamente guardare alla sua storia andando anche a riscoprire i prodromi che hanno portato alla sua creazione (ed è intento dichiarato della sezione Back to the future ripercorrere il quindicennio 1980-1994: peraltro quest’anno la sezione tocca vette molto alte, Anna Daneri ha svolto un lavoro egregio), ma sta di fatto che quel decennio, decisivo per le arti contemporanee, ha una presenza forte in fiera. Non solo nella sezione Back to the future: qui, da segnalare, soprattutto le opere di Jorge Eielson (Lima, 1924 - Milano, 2006) presentato da Il Chiostro, quelle di Margaret Harrison (Wakefield, 1940) da ADN Galería e il particolarissimo stand di Almeida e Dale con i lavori di Mestre Didi (Salvador, 1917 - 2013). Ma anche in tutta la fiera: è ottantiana una delle opere che hanno più destato l’interesse del pubblico, la romantica Who is she di Jean Dupuy (Moulins, 1925), presentata dalla galleria Loevenbruck, ma ottantiane sono molte delle opere più interessanti disseminate lungo la fiera e che consentono di ripercorrere alcuni interessanti brani della storia dell’arte degli ultimi anni.
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Le opere di Mestre Didi allo stand di Almeida e Dale
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Jean Dupuy, Who is she (1981; acrilico su tela, 195 x 155 cm)
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5. La storia
Già, la storia: Artissima riesce anche a delineare una buona storia dell’arte degli ultimi decenni grazie alle storiche gallerie che ogni anno portano in mostra opere dei grandi artisti dagli anni Cinquanta in poi. Visitare Artissima, dunque, significa sempre fare un viaggio tra la grande arte degli ultimi tempi. L’Arte Povera alla Galleria de’ Foscherari, le opere del Gruppo 70 (Lucia Marcucci, Lamberto Pignotti, Nanni Balestrini e altri) da Frittelli, gli anni Sessanta (da Turcato a Perilli, da Angeli a Tacchi) alla Galleria Tega, lo spazialismo da Mazzoleni. È quasi come entrare in una grande mostra.
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Cesare Tacchi, Quadro per una coppia felice (1965; inchiostro su tessuto imbottito e chiodi su tavola, 100 x 120 x 10 cm)
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Lucia Marcucci, I segreti della stampa (1971; collage su cartone, 66 x 48 cm)
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