Che senso hanno le Primarie della Cultura del FAI?


Riflessione sulle Primarie della Cultura del FAI e sui suoi obiettivi all'indomani della candidatura di Ilaria Borletti Buitoni alle elezioni con Monti

Già il 6 gennaio, quando il FAI (Fondo Ambiente Italiano) aveva lanciato le sue Primarie della Cultura, avevo storto il naso. Tengo a precisare che noi sosteniamo e apprezziamo moltissimo tutte le attività del FAI, e oltretutto tra i nostri collaboratori abbiamo due membri del FAI, Riccardo Zironi e Chiara Zucchellini.

Però francamente non mi sento affatto di condividere la scelta di lanciare queste Primarie della Cultura. Intanto perché i temi che si possono votare nell’elenco disponibile online dovrebbero essere tutte priorità per un paese che vuole definirsi civile. E poi perché il sito www.primariedellacultura.it è poco chiaro: alla voce "Primarie della cultura“ si legge infatti che ”non potendo scegliere i candidati, i cittadini dovrebbero avere almeno l’opportunità di scegliere le idee che vorrebbero vedere sostenute dai prossimi governanti". Detta così, sembrerebbe quasi che il FAI inviti a fare una cernita tra i quindici temi proposti nell’elenco, temi che, lo ripetiamo, secondo noi di Finestre sull’Arte dovrebbero avere tutti pari priorità. E che tutto ciò non sia agevolmente interpretabile, lo dimostra anche un articolo del Corriere della Sera dell’8 gennaio in cui si dice che “le cinque idee più votate saranno presentate ai candidati delle prossime elezioni perché se ne facciano carico”1. Bene, e gli altri dieci, che sono altrettanto importanti? Non dovremmo occuparcene solo perché non sono arrivati tra i primi cinque posti in una consultazione online? È vero che sul sito delle Primarie della Cultura si dice che i dati raccolti “servono a stilare la classifica dei temi più votati” senza accenni a “primi cinque” o a scelte, ma è altrettanto vero che manca chiarezza se un giornale come il Corriere ha fornito l’interpretazione di cui poco sopra.

Per non parlare poi della trovata del banner con Giotto, Leonardo da Vinci, Dante Alighieri, Giuseppe Verdi e Federico Fellini impegnati in un comizio elettorale. Una trovata già definita “abbastanza imbarazzante” da Tomaso Montanari2, e secondo me Montanari è stato pure gentile. E come ciliegina sulla torta, la foto, dietro a Giotto, del Duomo e del Campanile di Pisa. Quindi cinque nomi che conoscono anche i sassi e quello che forse è il monumento italiano più noto nel mondo: l’esatto contrario del nostro principio in base al quale la cultura non è fatta di grandi nomi e di quei due o tre capolavori che chiunque conosce. Se quindi uno degli intenti delle Primarie della Cultura è quello di riformare il tipo di politica portata avanti negli ultimi anni dal Ministero dei Beni Culturali, almeno visivamente direi che l’obiettivo è stato pienamente mancato. Oltretutto uno dei temi delle Primarie è Meno Italialand, più Italia: politiche integrate per il turismo, e il fatto che la Torre di Pisa sia uno dei simboli di Italialand, rende molto meno credibile questa consultazione online.

E infine, ci sarebbe poi da discutere sulla terzietà dell’iniziativa alla luce della candidatura di Ilaria Borletti Buitoni, Presidente del FAI, alle prossime elezioni politiche3 e per di più con la lista di Mario Monti, ovvero un presidente del consiglio che, parole di Salvatore Settis, “non ha mostrato la minima sensibilità per i problemi dell’ambiente, dei beni culturali, della scuola, dell’università, della ricerca, della cultura” e che “non ha mostrato alcuna attenzione a questi problemi nemmeno nella sua Agenda, con ciò confermando che, qualora tornasse alla guida del governo, proseguirebbe l’opera di sistematico smantellamento delle strutture statali della tutela e di privatizzazione del patrimonio pubblico iniziato dal governo Berlusconi e di fatto perseguita anche dal governo ’tecnico’”4. Tant’è vero che all’indomani della candidatura di Ilaria Borletti Buitoni, Salvatore Settis ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica di Consigliere del FAI. Il lancio delle primarie il 7 gennaio e la candidatura di Ilaria Borletti Buitoni di cui è stata data notizia l’8 gennaio fanno perlomeno sorgere qualche dubbio. Quindi ripeto, grande rispetto per il FAI, ma di fronte a tutto questo, che senso hanno le Primarie della Cultura?


Note

1. Angelo Crespi, Il Fai e le “primarie della cultura”. Cinque cose concrete da fare subito, dal Corriere della Sera, 8 gennaio 2013.

2. Tomaso Montanari, Primarie della Cultura: iniziativa lodevole ma non basta, dal Fatto Quotidiano, 8 gennaio 2013.

3. Cfr. Monti candida Bombassei, Sechi e Vezzali, da ADN Kronos, 8 gennaio 2013.

4. Cfr. Lettera di dimissioni di Salvatore Settis dal FAI, testo disponibile online sul sito Patrimonio sos, 9 gennaio 2013.


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Federico Giannini

L'autore di questo articolo: Federico Giannini

Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).






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