Biennale di Venezia, ecco quanto costano i padiglioni (ma tanti paesi preferiscono non dirlo)


Quanto sono costati i padiglioni nazionali della Biennale di Venezia 2024? Molti paesi non rispondono o preferiscono non rivelare questa informazione, ma da alcuni è stato possibile sapere qual è stato il costo della loro partecipazione.

Quanto costano i padiglioni nazionali della Biennale di Venezia? L’esborso che tutti i paesi, ogni due anni, corrispondono per partecipare alla principale mostra d’arte contemporanea mondiale non è poca cosa: sono però davvero pochi i paesi disposti a divulgare le cifre esatte del costo delle loro mostre, e rarissimi sono quelli che inseriscono questa informazione in maniera chiara nei comunicati stampa. Una luminosissima eccezione, nella generale reticenza da parte dei paesi che partecipano alla Biennale di Venezia, è l’Italia: il nostro paese è probabilmente l’unico che mette in chiaro, nero su bianco, facilmente a portata di mano, nei comunicati stampa, quanto costa la propria partecipazione alla Biennale. Altri paesi preferiscono invece affidare alle dichiarazioni di un loro rappresentante questa informazione. Per altri ancora occorre chiedere. Ma la maggior parte dei paesi nicchia. Ad ogni modo, è possibile farsi un’idea dei costi: abbiamo contattato quasi tutti i paesi che hanno partecipato all’edizione 2024 della Biennale di Venezia (gli unici che non siamo riusciti a raggiungere sono stati Bangladesh, Cuba, Iran, Israele, Senegal e Uganda) e abbiamo raccolto un po’ di dati.

Partiamo proprio dall’Italia. Come dicevamo, l’Italia è forse l’unico paese che diffonde il costo totale del padiglione già nel comunicato stampa. E il padiglione di casa nostra quest’anno è costato 1,2 milioni di euro, 800mila dei quali garantiti dalle casse pubbliche e in particolare dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura (che dimostra come sempre una trasparenza rara sui costi), mentre i rimanenti 400mila messi a disposizione da due soggetti privati, ovvero Tod’s in qualità di partner e Banca Ifis in qualità di sponsor. Hanno dichiarato pubblicamente i costi dei rispettivi padiglioni anche alcuni altri paesi. Alla Nigeria, partecipare alla Biennale 2024 è costato 1,5 milioni di dollari, secondo quanto si apprende dalle informazioni raccolte dal Financial Times: un terzo di questa somma è stata radunata dagli artisti che partecipano alla mostra, in grado di coinvolgere partner privati. Anche le Seychelles hanno pubblicamente dichiarato il costo della loro partecipazione, per bocca di Emmanuel D’Offay, direttore della Creative Seychelles Agency, l’agenzia pubblica che gestisce la partecipazione del paese: costo dell’operazione, tra i 2 e i 3 milioni di rupie delle Seychelles (ovvero tra i 140 e i 210mila euro).

Tra i paesi meglio disposti a comunicare le cifre figurano gli Stati Uniti. “Il budget per il Padiglione degli Stati Uniti di quest’anno”, ci ha fatto sapere l’ufficio stampa, “è di 5,8 milioni di dollari, di cui 375mila dollari sono stati forniti dall’Ufficio per gli affari educativi e culturali del Dipartimento di Stato americano. I fondi rimanenti sono stati forniti da numerosi donatori privati”. Vediamo i costi di altri padiglioni. Il progetto della Svizzera, uno dei più apprezzati dalla critica in questa edizione, ha visto un costo totale pari a 550mila franchi svizzeri: 250mila sono stati coperti da un soggetto pubblico, ovvero Pro Helvetia – Fondazione Svizzera per la Cultura, mentre i restanti 300mila sono stati garantiti dagli sponsor. La confinante Austria ha garantito al padiglione nazionale un contributo pubblico di 660mila euro, ai quali si affiancano altre risorse private, delle quali tuttavia non ci è stata rivelata l’entità.

Padiglione Italia
Padiglione Italia. Foto: Andrea Avezzù
Padiglione Nigeria
Padiglione Nigeria. Foto: Andrea Avezzù
Padiglione Seychelles
Padiglione Seychelles. Foto: Andrea Avezzù
Padiglione Stati Uniti
Padiglione Stati Uniti. Foto: Matteo De Mayda
Padiglione Svizzera
Padiglione Svizzera

Tra i primi paesi a rispondere alla nostra inchiesta figura la Slovacchia, che assieme alla Repubblica Ceca partecipa allo stesso padiglione, quello che fu della Cecoslovacchia (due i progetti, uno per paese). Il budget allocato per quest’anno dalla Slovacchia è stato di 200mila euro, interamente finanziato dal Ministero della Cultura della Repubblica slovacca, senza alcuno sponsor privato coinvolto nel progetto. Più evasiva, invece, la Germania. “Le risorse complessive per il padiglione”, ci ha detto la portavoce del padiglione tedesco, “sono date dal budget di base dell’IFA (Institut für Auslandsbeziehungen), dalle quote associative dell’organizzazione promotrice ifa Friends of the German Pavilion e da fondi di terze parti. L’Ifa prevede un budget di base di 650.000 euro (più spese di viaggio e costi del personale per la gestione del progetto) per un periodo di tre anni, provenienti dai fondi forniti dal Ministero degli Esteri federale. A ciò si aggiungono le quote associative dell’ifa Friends of the German Pavilion. Il curatore raccoglie ulteriori fondi come finanziamenti di terzi. Il budget totale varia da emissione a emissione e dipende dai fondi raccolti da terze parti”. I finanziamenti degli sponsor sono tuttavia coperti da costi di riservatezza. L’ufficio stampa del padiglione tedesco ci ha comunque rivelato che i fondi pubblici coprono circa il 40% del costo triennale del progetto. Dunque, grosso modo, se i nostri calcoli sono giusti, per il triennio marzo 2023 – marzo 2025, la Germania dovrebbe aver speso per partecipare alla Biennale di Venezia circa 1,6 milioni di euro.

L’Argentina si finanzia con un mix di risorse pubbliche e private: il budget raccolto con il fundraising tra gli sponsor è stato di 100mila dollari, mentre non nota all’ufficio stampa è la cifra accordata dal governo argentino attraverso il Ministero degli Esteri (“non conosciamo l’ammontare totale”, ci spiega il portavoce, “perché non prepariamo il bilancio ma una lista di strumenti, materiali e necessità che l’Ufficio Cultura del Ministero negozia con un’azienda locale, e noi non siamo coinvolti nel processo”). Ancora in Sudamerica, il Padiglione di Panama, che per la prima volta partecipa alla Biennale con un suo padiglione nazionale, è l’unico tra quelli che ci hanno risposto a non reggersi su risorse pubbliche: è stato infatti sostenuto da fondi privati, principalmente da collezionisti d’arte, galleristi e sponsor aziendali panamensi di diversi settori con sede a Panama. “Abbiamo raccolto fondi nella regione di 200mila dollari”, ci spiega un portavoce, “anche se stiamo ancora raccogliendo fondi per la durata della Biennale e quindi in questo momento non abbiamo chiaro il budget totale. Il Padiglione di Panama è stato finanziato da un mix di sponsor privati e aziendali, collezionisti e sostenitori. Dato che questo è stato il nostro primo Padiglione in assoluto e sebbene abbiamo creato un progetto per i futuri Padiglioni di Panama, non siamo sicuri che questo formato rimarrà lo stesso per le future Biennali. Dipende in gran parte dal team del Padiglione per la prossima Biennale”. Infine, il curatore del padiglione della Tanzania, durante la nostra visita alla mostra del paese africano che partecipa per la prima volta alla Biennale, ci ha fatto sapere che il costo del loro progetto è stato di appena 6mila euro.

Padiglione Austria
Padiglione Austria. Foto: Matteo De Mayda
Padiglione Slovacchia
Padiglione Slovacchia. Foto: Matteo De Mayda
Padiglione Germania
Padiglione Germania. Foto: Matteo De Mayda
Padiglione Argentina
Padiglione Argentina. Foto: Andrea Avezzù
Padiglione Panama
Padiglione Panama. Foto: Andrea Avezzù
Padiglione Tanzania
Padiglione Tanzania. Foto: Andrea Avezzù

Numerosi i paesi che hanno preferito non rivelare i costi, ognuno con varie motivazioni, oppure semplicemente non comunicandoci la cifra. “Non siamo in grado di rivelare il budget per questo progetto”, ci ha detto l’ufficio stampa del padiglione di Singapore. “Come Società a responsabilità limitata (CLG), il SAM-Singapore Art Museum ha sempre esercitato prudenza, equità e trasparenza nei suoi processi di appalto. Questo vale per tutti i progetti della SAM, compreso il Padiglione di Singapore alla Biennale Arte”. Non si sbottona l’Uruguay, che nella sua risposta si è limitato a dirci che il padiglione viene finanziato dal Ministero della Cultura del paese sudamericano, attraverso l’Instituto Nacional de Artes Visuales e in coordinamento con il Departamento de Internacionalización de la Cultura, responsabile dell’organizzazione e del finanziamento delle mostre che rappresentano l’Uruguay alla Biennale, per le quali nomina un commissario e seleziona un progetto con un team composto da un curatore e un artista, secondo i requisiti della Fondazione La Biennale di Venezia, attraverso un bando pubblico e aperto.

Il Canada adduce ragioni di “riservatezza commerciale”, e ci fa sapere che al costo totale contribuiscono risorse finanziarie pubbliche e private. Non rivelano i costi neppure gli Emirati Arabi Uniti, al pari del confinante Oman, che peraltro partecipa per la prima volta alla Biennale. Non giungono informazioni sui costi neanche dai Paesi Bassi: “pensiamo sia più importante”, ci ha detto la commissaria olandese, “che si racconti la storia del CATPC e di Renzo Martens [ndr, gli artisti partecipanti] il più spesso e il meglio possibile”. La Spagna si trincera dietro un “non possiamo fornire informazioni sui costi”, e ci fa sapere che il padiglione nazionale è stato finanziato in parte con risorse pubbliche (Agenzia Spagnola per l’Azione Culturale - Acción Cultural Española), in parte con risorse derivanti da sponsor (Inelcom Collection, Botín Foundation), e con il supporto delle gallerie dell’artista Sandra Gamarra Heshiki (Galeria Leme e 80m2 Livia Benavides), che ha rappresentato quest’anno il paese. Anche la Francia non ci ha rivelato le informazioni sui costi, idem per San Marino, e lo stesso dicasi per l’Ungheria, la cui partecipazione è finanziata dal locale Ministero per la Cultura.

Non hanno invece risposto alla nostra richiesta di contatto gli uffici stampa o i referenti di Albania, Arabia Saudita, Australia, Azerbaigian, Belgio, Benin, Bulgaria, Camerun, Cile, Cina, Cipro, Città del Vaticano, Croazia, Danimarca, Egitto, Estonia, Etiopia, Filippine, Finlandia, Giappone, Georgia, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Islanda, Kosovo, Lettonia, Libano, Lituania, Lussemburgo, Macedonia, Malta, Messico, Mongolia, Montenegro, Paesi Nordici, Perù, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Slovenia, Sudafrica, Turchia, Ucraina, Uzbekistan e Zimbabwe.


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