Vincolo o libera circolazione? Come lo Stato si comporta con le opere d'arte sul mercato


Trattenere un’opera d’arte ponendo un vincolo oppure lasciare che l’opera circoli sul libero mercato? È una delle questioni più intricate che uno Stato oggi deve affrontare nel settore dei beni culturali. Un articolo per vedere le ragioni dello Stato, quelle del mercato, e quali criteri andrebbero adottati nelle scelte.

Trattenere un’opera d’arte ponendo un vincolo di interesse culturale oppure lasciare che l’opera circoli sul libero mercato? È una delle questioni più intricate che uno Stato oggi deve affrontare nel settore dei beni culturali, e le decisioni scatenano spesso polemiche, tanto in una direzione quanto nell’altra: per esempio, perché uno Stato ha bloccato la circolazione di un bene, magari non essenziale alle proprie raccolte pubbliche, ponendo un vincolo che impedisce all’opera di uscire dai confini nazionali (con la conseguenza che non è più acquistabile da chi risiede all’estero, e quindi l’opera perde valore), oppure perché, al contrario, si è lasciato sfuggire un’opera importante per le collezioni nazionali.

Trovare un ben bilanciato punto di equilibrio tra la tutela del patrimonio culturale del paese e il libero commercio dei beni è di conseguenza compito di una legislazione sui beni culturali evoluta: nei prossimi giorni vedremo, su queste pagine, come i paesi occidentali più importanti per il mercato dell’arte, oppure quelli che hanno un patrimonio culturale rilevante, hanno affrontato e affrontano questo dovere. Oggi, in questo articolo, vediamo quali sono le ragioni per cui uno Stato può scegliere di trattenere un’opera, ponendo un vincolo e quindi impedendo che l’opera esca dai confini nazionali (solitamente il vincolo viene posto anche per consentire allo Stato di esercitare il diritto di prelazione che ne discende: poi, in alcuni paesi, viene posto anche un limite temporale per consentire allo Stato di fare la sua offerta) o per cui, al contrario, può decidere di lasciarla circolare sul libero mercato. E vediamo anche quali dovrebbero essere i criteri atti a guidare le scelte.

L’esigenza di porre delle regole sull’esportazione è dovuta alla particolare natura delle opere d’arte: parliamo infatti di oggetti che hanno una caratteristica unica, ovvero da una parte rappresentano un bene che ha un valore economico, in altre parole una merce, ma dall’altra hanno anche un valore storico, artistico e culturale che può essere anche di estrema importanza per il paese in cui l’opera si trova. Questo perché l’opera d’arte può raccontare una parte di storia del paese, perché può essere un oggetto unico e quindi privarsene vorrebbe dire rinunciare a un pezzo fondamentale e senza eguali della propria storia, oppure perché rilevante per comprendere un contesto, o ancora perché da sempre legato a un luogo particolare: possono essere molti i motivi per cui uno Stato può avere interesse a trattenere un’opera d’arte.

Uno stand alla fiera Modenantiquaria, Milano (2024)
Uno stand alla fiera Modenantiquaria, Milano (2024)
Uno stand alla fiera Modenantiquaria, Milano (2022)
Uno stand alla fiera Modenantiquaria, Milano (2022)
Uno stand alla fiera Amart, Milano
Uno stand alla fiera Amart, Milano (2023)

Le ragioni dello Stato: perché trattenere un’opera

Trattenere un’opera d’arte significativa nel paese è un modo garantire che i cittadini possano accedere e riconoscere le proprie radici culturali e storiche. La dispersione delle opere d’arte all’estero potrebbe indebolire questo legame con il passato e frammentare il patrimonio nazionale. Mantenere le opere d’arte all’interno del proprio territorio permette dunque a uno Stato di valorizzare il proprio patrimonio artistico e culturale. Le opere d’arte trattenute possono essere esposte in musei pubblici, contribuendo all’educazione culturale della popolazione e all’arricchimento del turismo culturale. Il turismo legato al patrimonio culturale è una fonte importante di reddito per molti paesi e un’opera d’arte di grande valore può diventare un’attrazione centrale.

Ancora, quando un’opera d’arte viene esportata, c’è il rischio che non torni più nel paese di origine. Questo può portare alla perdita permanente di pezzi di grande importanza storica o culturale, che potrebbero finire in collezioni private all’estero e diventare inaccessibili al pubblico. Trattenere un’opera d’arte previene questa dispersione e garantisce che il patrimonio culturale rimanga intatto e accessibile. Molte opere d’arte hanno infatti anche un valore storico che va oltre il loro valore estetico o monetario. Rappresentano, in altre parole, momenti cruciali della storia di un paese, eventi significativi, oppure sono legate a figure storiche importanti. Lo Stato può decidere di trattenere queste opere per assicurare che la storia e la memoria collettiva della nazione siano preservate e trasmesse alle future generazioni.

Gli Stati possono poi trattenere opere d’arte per sostenere e arricchire le collezioni delle proprie istituzioni culturali e dei propri musei. Queste istituzioni svolgono un ruolo fondamentale nella conservazione, nello studio e nella divulgazione del patrimonio culturale. Mantenere opere d’arte di grande importanza all’interno del paese permette a queste istituzioni di offrire un’educazione culturale più ricca e completa.

Le opere d’arte possono inoltre essere studiate meglio se sono accessibili a ricercatori e accademici di tutto il mondo. Fare in modo che le opere d’arte diventino beni pubblici può facilitare il loro studio in diversi contesti accademici, portando a nuove scoperte e a una maggiore comprensione del patrimonio culturale. Questo approccio può anche stimolare collaborazioni internazionali tra studiosi e istituzioni.

Stand alla fiera Flashback, Torino (2018)
Stand alla fiera Flashback, Torino (2018)
Stand alla Biennale Internazionale d'Antiquariato di Firenze (2018)
Stand alla Biennale Internazionale d’Antiquariato di Firenze (2018)
Stand alla Mostra Nazionale dell'Antiquariato, Sarzana (2023)
Stand alla Mostra Nazionale dell’Antiquariato, Sarzana (2023)

Le ragioni del mercato: perché lasciare che l’opera circoli liberamente

Dall’altra parte esistono però anche valide ragioni per favorire il commercio delle opere d’arte. Intanto, si tratta di rendere vivace il mercato. Il mercato dell’arte può avere un impatto significativo sull’economia, generando reddito attraverso vendite, aste e collezionismo. Permettere la circolazione delle opere d’arte può contribuire a stimolare l’attività economica, promuovendo il commercio e attirando investimenti.

Un mercato dell’arte vivace può anche favorire la crescita del settore culturale e creativo, che ha ricadute positive sull’economia nazionale. Inoltre, lasciare che un’opera d’arte circoli sul mercato internazionale può aumentare la sua visibilità e riconoscibilità globale. Le opere d’arte che viaggiano e vengono esposte in diverse nazioni possono ottenere un riconoscimento più ampio, contribuendo a mettere in risalto l’arte e la cultura di un paese anche al di fuori dei suoi confini. Questo può portare a una maggiore apprezzamento e alla promozione del patrimonio culturale nazionale su scala globale. Le vendite di opere d’arte possono inoltre generare notevoli entrate per i proprietari e per il mercato.

Per i musei e le istituzioni culturali, vendere alcune opere può essere una strategia per raccogliere fondi necessari per l’acquisizione di nuove opere, per la conservazione, per progetti educativi e in generale per tutte le attività della vita del museo. Questo approccio può anche aiutare a finanziare progetti culturali e di conservazione che beneficiano la collettività. La vendita di opere nelle collezioni museali, pratica nota come deaccessioning, è tuttavia consentita soltanto in alcuni paesi: negli Stati Uniti, per esempio, è prassi del tutto consueta, in Italia invece il deaccessioning ai musei pubblici non è consentito.

Ancora, uno Stato non eccessivamente invasivo sul mercato può fare in modo che ne risulti incentivato il collezionismo privato, pratica che peraltro può rivestire un ruolo importante nella conservazione e valorizzazione delle opere d’arte. I collezionisti privati, infatti, spesso spendono notevoli somme per acquistare, mantenere e restaurare opere d’arte, contribuendo così alla loro preservazione. Inoltre, le sponsorizzazioni private possono fornire risorse finanziarie che supportano musei e gallerie, migliorando le loro collezioni e servizi. E talvolta le collezioni private vengono aperte al pubblico. C’è poi un tema di diritto di proprietà privata, principio fondamentale in tutte le giurisdizioni occidentali. I proprietari di opere d’arte hanno il diritto di decidere cosa fare con le loro proprietà, inclusa la possibilità di venderle. Gli Stati devono rispettare questo diritto, e il loro intervento per limitare la circolazione di un bene che appartiene a un privato dovrebbe cercare di garantire il più possibile un equilibrio tra la conservazione del patrimonio culturale e il rispetto per i diritti individuali.

Inoltre, lasciare le opere d’arte sul mercato può favorire il commercio internazionale e attirare investimenti esteri. Le case d’asta e i mercati d’arte globali sono luoghi dove le opere possono essere comprate e vendute da collezionisti e investitori di tutto il mondo. Questo flusso di capitale può essere vantaggioso per il settore culturale e creativo, in quanto in grado di contribuire alla crescita economica e alla competitività globale.

La decisione di uno Stato di lasciare un’opera d’arte sul mercato o al contrario di trattenerla può essere influenzata da una combinazione di considerazioni economiche, culturali, legali e pratiche. Mentre il mantenimento delle opere d’arte nel paese può servire a proteggere e valorizzare il patrimonio culturale, permettere che queste opere circolino nel mercato internazionale può offrire vantaggi significativi in termini di economia, riconoscibilità globale e rispetto dei diritti di proprietà. Bilanciare questi fattori è una parte cruciale della gestione del patrimonio culturale e del commercio d’arte.

Asta da Pandolfini
Asta da Pandolfini
Asta da Finarte
Asta da Finarte
Asta da Il Ponte
Asta da Il Ponte

Su quali basi uno Stato dovrebbe decidere se porre un vincolo su un’opera o autorizzare la sua circolazione

La decisione di uno Stato di trattenere un’opera d’arte e impedire la sua esportazione dovrebbe essere basata su una serie di criteri ben definiti, in grado di riflettere l’importanza culturale, storica e pratica del bene. Intanto, uno dei criteri più significativi è l’importanza culturale o storica dell’opera d’arte in sé. Gli Stati tendono a trattenere o vincolare opere che rappresentano elementi chiave della loro cultura, della loro storia, della loro tradizione. Si tratta dunque di opere che documentano eventi storici significativi o figure storiche cruciali, o ancora oggetti che rappresentano un aspetto unico della cultura nazionale (oppure regionale, ovviamente: il vincolo può riguardare anche opere che magari non rivestono una grande importanza per l’intero paese, ma hanno un valore eccezionale per una città, un territorio o una regione), difficile da trovare in altri luoghi.

C’è poi il criterio dell’eccezionale valore artistico: si parla dunque di opere di artisti fondamentali oppure particolarmente influenti e che possono essere considerate troppo rare o troppo preziose per essere esportate. Opere che mostrano un’alta qualità artistica, opere che hanno innovato il campo dell’arte, oppure opere fondamentali per comprendere il percorso di un artista o un movimento artistico. Opere che garantiscono il completamento di una collezione, per garantire che le istituzioni culturali abbiano una rappresentazione completa e significativa del patrimonio. Opere che, insomma, se esposte in un museo consentono al pubblico di comprendere meglio un artista o un movimento, e la cui partenza per l’estero provocherebbe di conseguenza una lacuna, una mancanza nelle raccolte nazionali. Inoltre, il trattenimento favorisce anche la ricerca accademica e l’educazione, quindi per un’opera che viene acquistata dallo Stato esiste la garanzia che rimanga accessibile a studiosi, ricercatori e studenti.

Un altro criterio è quello del contesto di provenienza, altro fattore che può influenzare la decisione di trattenere un’opera d’arte. Le opere che hanno una connessione diretta con il luogo di origine o con la storia nazionale o regionale sono spesso considerate essenziali per le raccolte pubbliche. Parliamo dunque di opere che hanno un significato speciale per una comunità, o ancora opere che servono per ristabilire un contesto che nel tempo era andato disperso, oppure beni che vengono ricongiunti a una collezione della quale facevano parte, oppure che tornano nel loro ambiente d’origine.

Da non sottovalutare, infine, il criterio della rarità: se sul mercato finisce un’opera di un artista poco rappresentato nei musei di un paese, è interesse dello Stato cercare di trattenerlo. Ci sono artisti importanti che, in virtù della loro storia collezionistica, sono molto più presenti in raccolte private che nei musei pubblici, e in casi come questi uno Stato potrebbe decidere di porre un vincolo. La rarità può essere anche relativa a un soggetto poco o mai frequentato da un artista, che dunque potrebbe essere rappresentato con maggior completezza in un percorso museale.

Sono i criteri che, in Italia, sono identificati per legge. Esiste infatti un decreto ministeriale, il DM 6 dicembre 2017 n. 537, sugli indirizzi per la valutazione del rilascio dell’attestato di libera circolazione (ovvero il documento che in Italia garantisce a un bene la possibilità di essere esportato), che individua sei criteri: la qualità artistica dell’opera; la rarità (in senso qualitativo e/o quantitativo); la rilevanza della rappresentazione; l’appartenenza a un complesso e/o contesto storico, artistico, archeologico, monumentale; la testimonianza particolarmente significativa per la storia del collezionismo; la testimonianza rilevante, sotto il profilo archeologico, artistico, storico, etnografico, di relazioni significative tra diverse aree culturali, anche di produzione e/o provenienza straniera. Ognuno di questi criteri viene accuratamente definito: la qualità va valutata in base al “magistero esecutivo”, alla “capacità espressiva”, e alla “invenzione, originalità”, mentre la rarità è da considerare in relazione, per esempio, all’autore dell’opera (quindi un artista poco rappresentato nelle collezioni nazionali), alla tipologia, alla cronologia, ai materiali e alle tecniche esecutive, al grado di presenza nelle collezioni pubbliche, alla rilevanza storico-cronologica, o al valore di prototipo se si parla di oggetti relativi alla storia della scienza, della tecnica e dell’industria. Per “rilevanza della rappresentazione” si intende, per esempio, un’opera non comune quanto a iconografia/iconologia, oppure se costituisce un’importante documentazione o testimonianza storica. Infine, per “testimonianza rilevante di relazioni significative tra diverse aree culturali” significa un’opera che costituisce una testimonianza di dialogo o di scambio tra la cultura artistica, archeologica, antropologica italiana e il resto del mondo.

Quali sono invece le opere che dovrebbero essere lasciate libere? Quelle che non rientrano nei criteri sopra stabiliti: quindi opere che non hanno un’importanza culturale, storica o artistica significativa rispetto ad altre opere nel patrimonio nazionale, per esempio opere poco rilevanti o lavori di artisti o periodi storici che non hanno un impatto particolarmente forte nel contesto nazionale o nei contesti regionali. L’opera può avere inoltre un valore economico anche molto elevato ma può essere lavoro di un artista già abbondantemente rappresentato nelle collezioni nazionali: se dunque l’acquisto rischia di essere un doppione, o se c’è è un eccesso di opere simili, è più accettabile permettere l’esportazione.

La decisione di uno Stato di trattenere un’opera d’arte è, in sostanza, influenzata da una combinazione di criteri culturali, storici, artistici, economici e legali. Ogni Stato adotta un approccio che riflette le sue priorità e le sue politiche culturali, cercando di bilanciare la protezione del patrimonio culturale con le esigenze economiche e le considerazioni di mercato. E non è detto che spesso opti per la scelta migliore (le tante polemiche, recenti e lontane nel tempo, sono lì a dimostrarlo): è un terreno soggetto a errori spesso anche gravi. L’approccio equilibrato tra la preservazione del patrimonio culturale e le esigenze pratiche ed economiche è essenziale per gestire efficacemente le collezioni artistiche e culturali, e in uno Stato che funziona questo richiede conoscenza della storia dell’arte e delle collezioni pubbliche, mancanza di preconcetti nei riguardi del libero mercato, uffici che abbiano personale competente e che lavorino senza difficoltà dovute a lacune d’organico.


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