Ancora sulla battaglia di Anghiari: la bufala del 'Cerca trova'


Chiariamo con questo articolo perché la scritta 'Cerca trova' nella Battaglia di Marciano di Giorgio Vasari non si riferisce alla Battaglia di Anghiari di Leonardo.

Mentre cercavamo materiale per scrivere il riassunto della ricerca della Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci, la pittura murale che Maurizio Seracini e il suo team vorrebbero trovare sotto alla Battaglia di Marciano della Chiana di Giorgio Vasari nel Salone dei Cinquecento (Palazzo Vecchio, Firenze), ci siamo imbattuti in una impressionante serie di articoli tratti dalle fonti più disparate (quotidiani, riviste, blog, siti web, forum e quant’altro) che riportano un’osservazione dello stesso Seracini. Un’osservazione che a detta di molti sarebbe un enorme e inequivocabile indizio della presenza del dipinto di Leonardo sotto a quello di Vasari. In un articolo apparso nel mese di marzo sul Corriere Fiorentino si legge: “negli anni ’70, Seracini notò le parole ’cerca trova’ dipinte nell’affresco del Vasari e cominciò a credere che si trattasse di un indizio per risolvere il mistero del Leonardo perduto”1. O ancora, da La Nazione: “una prova essenziale per Seracini è rappresentata dalle parole ’Cerca trova’, impresse sopra uno stendardo dipinto nell’affresco del Vasari”2.

La scritta in questione, “Cerca trova”, si trova rappresentata su una bandiera verde portata dai ribelli fiorentini che combattendo dalla parte dei senesi si scontrarono con l’esercito mediceo a Marciano della Chiana. Ora, basterebbe un minimo di buon senso per evitare di pensare che quella sia, come i quotidiani (e Seracini) vogliono farci credere, una prova inconfutabile del fatto che Vasari abbia nascosto sotto alla Battaglia di Marciano della Chiana il perduto dipinto leonardesco. Persino l’animatore parrocchiale più a corto di idee sarebbe in grado di escogitare qualche espediente più raffinato per far capire che sotto a un dipinto se ne cela un altro, e pensare che Vasari sia stato così banale e scontato da scrivere “Cerca trova” per indicare che sotto al suo affresco ci sarebbe la Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci, ridimensionerebbe di molto la grandezza di uno dei più grandi storiografi di sempre (oltre che di uno dei principali esponenti del Manierismo).

Giorgio Vasari, La battaglia di Scannagallo (1565 circa; affresco; Firenze, Palazzo Vecchio)
Giorgio Vasari, La battaglia di Scannagallo (1565 circa; affresco; Firenze, Palazzo Vecchio)


La scritta 'Cerca trova' nell'affresco di Vasari
La scritta ’Cerca trova’ nell’affresco di Vasari

Per capire quindi quella scritta “Cerca trova” è necessario approfondire la battaglia che si combattè a Marciano della Chiana il 2 agosto del 1554. Lo scontro, noto anche come Battaglia di Scannagallo dal nome del fosso presso cui fu combattuta, vide opposti fiorentini, imperiali e spagnoli da una parte, tutti comandati da Gian Giacomo de’ Medici, e senesi, francesi e svizzeri (oltre a fuoriusciti fiorentini) dall’altra: le forze senesi erano comandate da Piero Strozzi, anche lui fiorentino (non dimentichiamo che gli Strozzi furono praticamente da sempre rivali dei Medici).

Tutto questo avvenne nel contesto delle guerre contro Siena, che si arrese definitivamente a Firenze nel 1559, anno in cui la Repubblica di Siena cessò di esistere e i suoi territori andarono a confluire in quelli fiorentini (e ovviamente fu anche l’anno dell’ingresso trionfale a Siena del duca di Firenze Cosimo de’ Medici, divenuto poi nel 1569 granduca di Toscana). La battaglia di Marciano della Chiana fu vinta dai fiorentini, e l’episodio segnò l’inizio della fine per Siena perché l’esercito al comando di Piero Strozzi subì una sconfitta gravissima e di fatto lasciò il via libera alla conquista di Siena da parte di Firenze.

Lo scontro viene descritto con dovizia di particolari nelle Istorie Fiorentine dello storico fiorentino Bernardo Segni (1504-1558), che ci descrive anche alcune delle bandiere portate dagli avversari dei fiorentini: ed è qui che s’inizia a capire che quel “Cerca trova” notato da Seracini si riferisce a tutt’altra situazione. Leggiamo infatti in Bernardo Segni, a proposito dei giovani fuoriusciti fiorentini che combattevano al fianco dei senesi e dei francesi: "a questi il re Enrico di Francia per più animargli in questo proposito, aveva donate loro venti bandiere, le quali erano di colore verde, entrovi scritto il nome di libertà con quel verso di Dante: Libertà vo cercando, ch’è sì cara"3. Una bandiera verde, come quella dipinta da Vasari, e con un motto che non è poi così dissimile da quello che leggiamo sull’affresco. E sappiamo inoltre che altre bandiere, anch’esse verdi, recavano altri motti inneggianti alla libertà di Firenze (intesa come libertà dai Medici), per esempio la scritta Libertas o la sigla SPQF (Senatus Popolusque Florentinus, “il senato e il popolo fiorentino”). Ma perché Vasari ha deciso di scrivere “Cerca trova” e non l’intero verso dantesco che secondo Segni decorava le bandiere dei ribelli?

Per rispondere a questa domanda ci viene in aiuto uno storico dell’arte che notò la scritta “Cerca trova” ben prima di Seracini: ora non è possilbe sapere se Maurizio Seracini ritiene d’esser stato il primo ad averla notata, ma in tal caso occorrerà informarlo che arriva almeno per secondo. Nel 1969 infatti lo storico dell’arte Lionello Giorgio Boccia pubblicava sulla rivista L’Arte un saggio intitolato Un inedito dello Stradano: la Rotella Odescalchi all’interno del quale si faceva riferimento non soltanto all’affresco di Vasari rappresentante la battaglia di Marciano della Chiana, ma anche alle bandiere portate dagli schieramenti, tra le quali ovviamente quella verde con la scritta “Cerca trova”! Ecco cosa scriveva Boccia a proposito delle bandiere: “Altre, numerose, sono verdi ed erano, come si è visto, quelle dei fuoriusciti fiorentini antimedicei. Queste bandiere verdi compaiono anche nel grande affresco vasariano, ma al posto del LIBERTAS S.P.Q.F. che vi doveva comparire, una di esse (la penultima verso l’estrema ala sinistra dello Strozzi) è iscritta, con pesante ironia, ’chi cerca trova’, per alludere alla falsa ricerca di libertà dei fuoriusciti, divenuti strumento straniero e che ora trovavano il giusto castigo”4.

Dunque la frase che molti vorrebbero come prova inconfutabile del fatto che Vasari abbia nascosto la Battaglia di Anghiari sarebbe in realtà un motto sarcastico, un motto di scherno nei confronti di un gruppo di esuli ribelli (considerati ovviamente traditori di Firenze) che combattendo al fianco di Siena cercavano un modo per liberare Firenze dai Medici, e per quella libertà che avevano cercato, avevano in cambio trovato una durissima punizione, perché molti a seguito dello scontro furono fatti prigionieri, portati a Firenze e quindi giustiziati. Ecco quindi spiegato il senso di quel “Cerca trova” inserito sul drappo verde. O vogliamo ancora continuare a credere che Vasari abbia organizzato una banalissima caccia al tesoro, con il risultato che da artista-storico dell’arte, Giorgio Vasari viene trasformato in un animatore turistico?


Note

1. Federica Sanna, Alla ricerca del Leonardo perduto, “C’è lo stesso nero della Gioconda”, da Corriere Fiorentino, 12 marzo 2012
2. Leonardo, l’ultimo segreto. Il docufilm che racconta la battaglia di Anghiari, da La Nazione, 12 marzo 2012
3. Bernardo Segni, Istorie Fiorentine dall’anno MDXXVII al MDLV, edizione Barbera, Bianchi e comp. del 1857, libro XIV, pagg. 547-548. A questo indirizzo è disponibile una versione digitale del testo.
4. Lionello Giorgio Boccia, Un inedito dello Stradano: la Rotella Odescalchi, in L’Arte, vol. 5, 1969, pag. 111.

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Federico Giannini

L'autore di questo articolo: Federico Giannini

Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).






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