Assalto al Decreto Cultura: la Lega propone emendamento che indebolisce le Soprintendenze


La Lega ha presentato un emendamento al Decreto Cultura del ministro Giuli (già dichiarato inammissibile, ma che potrebbe essere riformulato) per rendere non vincolante il parere delle Soprintendenze, salvo in alcuni casi specifici. Per il PD è deregulation dannosa. Ecco cosa significherebbe.

Dovrebbe arrivare lunedì prossimo 3 febbraio nell’aula della Camera il decreto legge “cultura”, approvato dal consiglio dei ministri il 23 dicembre scorso. “Il Decreto approvato oggi è un primo passo per rispondere alle esigenze della catena del valore della cultura e per dare una prospettiva, per affermare una visione internazionale di un nuovo Ministero della cultura”, dichiarava Alessandro Giuli il 23 dicembre. Giusto per ricordarlo, il “decreto legge” dovrebbe servire solo in casi di urgenza e necessità, ma in questo caso, come in altri nel recente passato della Repubblica, l’urgenza fatica a vedersi: le principali misure varate a due giorni dal Natale sono la creazione di una nuova struttura dirigenziale (con dirigenti presi all’esterno del ministero), più fondi per l’editoria cartacea, fondi ad alcune strutture specifiche (Giunta storica nazionale, Museo della fotografia...) e correttivi di razionalizzazione di misure precedenti. 

In questi giorni è stato il turno degli emendamenti: quasi duecento quelli presentati dai deputati nella Commissione VII cultura, scienza e istruzione della Camera. L’esame è in corso, e dovrebbe concludersi domani. La maggioranza degli emendamenti è stata valutata inammissibile, mentre 71 saranno votati. C’è un po’ di tutto: da altri soldi per l’editoria o più soldi per i carnevali storici, a quelli per il personale del ministero, alla razionalizzazione di risorse esistenti, fino all’espansione delle categorie che potranno beneficiarne. Uno in particolare ha il timbro del Ministero: è quello presentato dal relatore Federico Mollicone (FdI) che prevede di costituire una cabina di regia, costo 866 mila euro l’anno, composta da tre dirigenti scelti all’esterno del Ministero della Cultura e cinque funzionari, per il “Piano Olivetti per la Cultura” promosso all’articolo 1 del decreto. Cabina di regia già bocciata, per ragioni economiche, nel Consiglio dei ministri che aveva approvato il decreto, per cui il “Piano” è per ora una scatola vuota, senza personale né fondi.

Ministero della Cultura. Foto: Finestre sull'Arte
Ministero della Cultura. Foto: Finestre sull’Arte

Soprintendenze “legate”: botta e risposta

Ma è un emendamento già dichiarato inammissibile (ma che con ogni probabilità sarà ripresentato in aula riformulato, date le premesse) che sta tenendo banco in queste ore. È quello presentato dalla Lega, con il deputato Gianangelo Bof, che prevede di mettere mano al Codice dei beni culturali rendendo non più vincolanti i pareri delle Soprintendenze, salvo in alcuni casi specifici (i beni che abbiano rilevanza monumentale). Significherebbe mano libera per l’edilizia privata, la pannellistica in prossimità di beni paesaggistici, e mani legate nel caso di opere pubbliche particolarmente impattanti.

“Un grave attacco alla tutela del patrimonio culturale italiano e un pericoloso precedente che rischia di compromettere la pianificazione urbanistica delle nostre città. Questa proposta, mascherata da ’semplificazione’, rischia di tradursi in una deregulation dannosa”, ha commentato, segnalando l’emendamento, la capogruppo Pd nella commissione Cultura della Camera, Irene Manzi. La Lega ha scelto la via della rivendicazione politica e, con una serie di comunicati stampa (con le stesse parole attribuite di volta in volta ai parlamentari del territorio), ha dichiarato, nel pomeriggio di ieri, a emendamento già giudicato inammissibile: “Semplificazione, efficienza e velocizzazione delle pratiche per i nostri sindaci e cittadini. Con un emendamento presentato al dl Cultura dal deputato della Lega Gianangelo Bof, prevediamo che il parere della Soprintendenza non sia più vincolante per le pratiche che riguardano le opere pubbliche, eccetto quelle di rilevanza storica o monumentali. Più autonomia ai nostri sindaci sulle decisioni urbanistiche e meno burocrazia, seguendo la strada tracciata da Matteo Salvini con il Salva-Casa. Avanti verso l’approvazione: obiettivo liberare gli uffici comunali da tante pratiche e sbloccare le opere pubbliche”. Fonti del Ministero hanno fatto sapere che il ministro Giuli darà parere negativo all’emendamento, se ripresentato, anche perché sarebbe una modifica del codice di enorme impatto. Ma la sfida politica, anche interna alla maggioranza, è lanciata. “Ecco cosa pensano alcuni politici dei nostri organi di tutela del patrimonio: un ostacolo, un intralcio di cui liberarsi”, commenta caustica l’associazione Mi Riconosci.

Emendamenti ritirati, emendamenti che torneranno

Ha fatto meno rumore, ma è stato subito stigmatizzato dai sindacati, un altro emendamento, proposto da Simona Loizzo (Lega) e altri, che prevedeva la stabilizzazione dei Soprintendenti in carica con nomina fiduciaria (cioè senza aver superato un concorso per dirigenti, in deroga) da più di 30 mesi, circa 15 persone. Fp Cgil, Confsal Unsa, Uilpa e Usb Pi hanno commentato: “Particolare attenzione la norma, proposta dalla stessa maggioranza, che ha come finalità la stabilizzazione – unicamente mediante colloquio – di funzionari che, in virtù di un incarico fiduciario già protrattosi per diverso tempo e nei fatti già scaduto, diverrebbero dirigenti di II fascia”. Gli incarichi fiduciari, secondo i sindacati, “possono sopperire a situazioni emergenziali ma non possono, né devono, diventare la regola né possono essere interpretati come l’anticamera di una stabilizzazione ex lege, tanto meno con un colloquio orale”. Anche questo emendamento è stato ritirato nella giornata di ieri.

Ma la discussione sul provvedimento cardine delle politiche culturali 2025, anno peraltro di spending review e tagli, prosegue a colpi di emendamenti e comunicati stampa: non il modo più sano e utile per costruire soluzioni. Ma quello che da anni il Parlamento s’è dato per poter intervenire su provvedimenti già varati dal governo.


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Leonardo Bison

L'autore di questo articolo: Leonardo Bison

Dottore di ricerca in archeologia all'Università di Bristol (Regno Unito), collabora con Il Fatto Quotidiano ed è attivista dell'associazione Mi Riconosci.



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