Artissima, la fiera d’arte contemporanea di Torino, giunge nel 2024 alla sua trentunesima edizione, confermando il capoluogo piemontese come uno dei centri nevralgici per il mercato dell’arte contemporanea. Tra le migliaia di opere presentate nelle gallerie di Artissima, abbiamo selezionato quest’anno venti opere che potrebbero catturare l’attenzione del pubblico, dei critici, dei collezionisti. In questo articolo vi guidiamo alla scoperta di queste opere con una breve descrizione delle prime dieci, accompagnate da descrizioni dettagliate e relativi prezzi.
Parlare dei prezzi delle opere d’arte in un contesto come Artissima non è solo un esercizio di mera curiosità economica, ma un’opportunità per capire come il mercato dell’arte reagisca ai cambiamenti culturali e ai trend globali, oltre che una guida per consentire ai collezionisti, soprattutto quelli che hanno cominciato da poco a orientarsi in questo mondo, di comprendere le quotazioni degli artisti. Le cifre che accompagnano queste opere variano enormemente, e riflettono una molteplicità di fattori: il prestigio dell’artista, l’originalità del lavoro, la complessità tecnica. Mentre alcune delle opere in fiera sono accessibili, altre sono riservate a un pubblico più esclusivo, con valutazioni che superano cifre a cinque zeri.
La nostra selezione include lavori di artisti affermati, capaci di attrarre immediatamente l’attenzione dei collezionisti più esigenti, ma anche di nuovi talenti, che utilizzano il linguaggio contemporaneo con freschezza e innovazione. Ogni opera, in questo senso, diventa un pezzo della narrazione culturale di Artissima e una possibile finestra su ciò che verrà.
Le Dinamiche circolari sono tra le opere più note di Marina Apollonio (Trieste, 1940), una delle pioniere dell’op art e dell’arte cinetica. Con questa serie, cominciata negli anni Sessanta, Apollonio esplora come il movimento e la percezione influenzano l’esperienza visiva, creando opere che invitano l’osservatore a diventare parte attiva del processo. Le sue opere coinvolgono elementi circolari che, attraverso il movimento e gli effetti ottici, generano giochi visivi dinamici. Le Dinamiche circolari non di rado coinvolgono il movimento, e fanno inoltre utilizzo di cerchi concentrici e colori contrastanti (il bianco e il nero su tutti) per ingannare l’occhio e produrre illusioni dinamiche che non di rado danno senso di vertigine, fino addirittura a infastidire lo spettatore proprio per la forza di questi effetti ottici. Tornabuoni arte propone nello stand di Artissima due opere della serie, di dimensioni diverse: Dinamica circolare spirale 41 orario 115 è la più grande delle due.
Il grande tappeto di Elisabetta Benassi (Roma, 1966), riproduce un telegramma che nel 1919 il regista sovietico Dziga Vertov inviò al Büro des Spartakusbriefe (Redazione della Lettera Spartachista), una rivista comunista illegale operante a Berlino in Sofienstrasse, per denunciare come le narrazioni cinematografiche spesso possano ingannare gli spettatori. La traduzione del telegramma: “Abbasso il velo profumato di baci, gli omicidi, le colombe e i giochi di prestigio! Abbiamo bisogno di persone consapevoli, non di una massa inconsapevole, pronta a cedere a qualsiasi suggestione! Viva la coscienza dei puri che possono vedere e sentire!”. Il telegramma si concludeva con la firma del regista. L’opera è stata esposta quest’anno alla retrospettiva su Elisabetta Benassi che si è tenuta al MACRO di Roma. L’opera dimostra una delle modalità tipiche del lavoro di Elisabetta Benassi che utilizza spesso oggetti trovati, che si riferiscono ad accadimenti politici o artistici del Novecento, per trasformarli in opere d’arte che niente hanno a che vedere con lo status iniziale dell’oggetto (un telegramma trasformato in tappeto in questo caso).
Liliana Maresca (Avellaneda, 1951 – Buenos Aires, 1994) è stata una figura chiave della scena artistica argentina e non soltanto fin dall’inizio degli anni Ottanta, ovvero a partire dai primi anni della democrazia argentina, ed è diventata rapidamente una figura influente, che ha operato tramite diversi mezzi espressivi: dipinti, oggetti, sculture, installazioni, performance. Il suo lavoro riflette lo spirito neodada degli artisti argentini del tempo. Ad Artissima, nella sezione Back to the future la galleria argentina Rolf Art ha presentato tra le altre la sua serie Liliana Maresca with her artworks del 1983, esemplificativa di come l’artista abbia sempre utilizzato il proprio corpo come una sorta di ariete per scardinare il contesto culturale del suo tempo. Nella serie del 1983, l’artista si fotografa nuda con alcuni oggetti realizzati con materiale riciclato. L’idea di riempirli di ulteriore significato attraverso l’accostamento degli oggetti al suo corpo nudo, sensuale e provocante, nasce dalla necessità di esplorare i limiti fisici degli oggetti stessi, legandoli a un procedimento teatrale che intende rimuoverli dalla loro inerzia, dalla loro condizione di elementi inanimati.
Una serie piuttosto nota del pittore Velasco Vitali (Bellano, 1960), ovvero uno dei principali nomi della pittura italiana contemporanea, raffiguranti campi da tennis in terra rossa, dopo il passaggio dei giocatori, con le pennellate che simulano le impronte delle scarpe, le cancellature delle righe bianche, il disordine in cui solitamente versa il campo a partita finita. Si tratta, anzitutto, di un ricordo di gioventù, su cui agisce l’intenzione dell’artista: “quello spazio di terra rossa”, ha scritto il critico Stefano Bucci, “è, piuttosto, un’architettura del ricordo, il progetto per un sogno non tanto di una coppa da vincere in uno dei tornei del Grande Slam (magari alla maniera di Jannik Sinner), quanto di un mondo nuovo. È dunque uno spazio astratto come il quadrato rosso di Malevic, su cui, secondo il suo stile, Velasco ha lavorato senza concedersi un attimo di tregua, trovando ogni volta un frammento di linea bianca da aggiungere, una nuova sfumatura di rosso da perfezionare. Il risultato appare come un’affascinante sequenza di spazi molto astratti e molto contemporanei, molto simili e allo stesso tempo molto diversi, che diventano ‘cosa vera’ grazie proprio a quelle linee bianche e a quella rete (che può sembrare il muretto di un piccolo giardino segreto) che costringono la memoria a farsi reale, delimitando concretamente lo spazio del ricordo”.
Lo stand di A+B Gallery è dominato da una grande tela di Nazzarena Poli Maramotti (Montecchio Emilia, 1987), intitolata La pace (il cielo è in terra). Poli Maramotti esplora costantemente soggetti tradizionali (ritratto, paesaggio e natura morta) e al contempo indaga le possibili relazioni tra forma e colore, tono e luce, densità e leggerezza della materia, il tutto all’interno di una pratica pittorica di stampo anch’esso tradizionale. Lavorando con soggetti ricorrenti, l’artista si libera dalle preoccupazioni sul contenuto, “permettendole di concentrarsi su azioni di sottrazione della forma, aprendo le porte al sensoriale e concedendo al soggetto solo la parvenza della sua riconoscibilità, a favore di un’opera di possibilità” (così Davide Ferri). Nel 2023, Poli Maramotti è stata finalista del Premio Lissone. Le sue opere sono incluse nelle collezioni del Ministero bavarese dell’Istruzione, della Cultura, della Scienza e delle Arti, della Neue Pinakothek di Monaco di Baviera, della Fondazione Jeska-Thorwart di Norimberga e di importanti collezioni private in Italia.
Alice Amati presenta uno stand personale dell’artista polacco Rafal Topolewski, residente a Lisbona, nella sezione New Entries di Artissima. Si tratta della prima presentazione personale dell’artista in Italia, oltre che del debutto della galleria ad Artissima. Lo stand della galleria ad Artissima trae ispirazione dal tema dell’edizione 2024 della fiera: The Era of Daydreaming. I dipinti intimi e di piccole dimensioni di Rafal Topolewski sembrano abitare un regno di semi-coscienza, evocativo dello stato sfuggente in cui si scivola mentre si sogna ad occhi aperti. Nella pratica dell’artista, ricordi personali e sogni si fondono insieme dando vita a dipinti che derivano dallo stato mentale liminale tra il sonno e la veglia. Pertanto, le raffigurazioni di volti condividono un’espressione vuota, che suggerisce una mente non del tutto presente, e gli oggetti sono sovrapposti l’uno all’altro, in una logica fuori dal comune. La combinazione di frammenti ritagliati in modo goffo e la giustapposizione di elementi simbolici contrastanti riproducono qualcosa del modo inquietante in cui le cose si confondono nella qualità allucinatoria dei sogni. L’opera dell’artista invita gli spettatori a immergersi in uno spazio inquietante in cui logica e ragione lasciano il posto a intuizione ed emozione. La frequente inclusione del ritratto dell’artista suggerisce l’interesse di Topolewski nell’interrogare la propria psiche mentre stuzzica le cuciture della nostra coscienza collettiva.
Prezzi relativamente economici per la giovane Silvia Listorti (Milano, 1987), che ha esordito con la sua prima personale proprio in questo 2024, nella sua galleria, la Galleria Studio G7 di Bologna. Le sue Sovrapposizioni sono una serie di disegni in carta di riso e realizzati a grafite e pigmento: i materiali si stratificano sulla carta, lavorata attraverso un processo meticoloso e duraturo, sfidando il limite fisico del supporto. Listorti, milanese, si è diplomata in Arti Visive alla Nuova Accademia di Belle Arti (NABA), e in pittura all’Accademia di Brera. Nel 2023 ha vinto il Premio Massimiliano Galliani per il disegno under 35.
“Non ci ho mai creduto, all’idea della rappresentazione di un immaginario legato alla realtà. Il quadro lo penso piuttosto come un marchingegno che disimpegna il pensiero dal mondo”. Così il toscano Marco Salvetti (Pietrasanta, 1983) descrive il suo lavoro. Lanciato dalla galleria Cardelli&Fontana, dove nel 2023 si è tenuta la sua mostra Super Amateur, Salvetti è entrato tra gli artisti di punta della galleria sarzanese (una delle poche ad Artissima che pubblica in chiaro i prezzi: un notevole punto di merito) ed è tra i pittori più interessanti d’Italia nella sua fascia d’età, sicuramente da seguire. Ad Artissima, la galleria presenta una nuova serie di lavori con i quali Salvetti approfondisce ulteriormente la sua pratica neoespressionista, fondata su continui rimandi tra astratto e figurativo, sul frequente uso del disegno e del collage, sulla memoria della storia dell’arte.
Giuseppe Francalanza (Modica, 2000) è un giovanissimo pittore siciliano che vive e lavora a Vienna. Nel suo universo pittorico, l’immagine non è mai statica: macchie di colore ocra si accumulano, si fondono e si scontrano, rivelando soggetti eterei, corpi, elementi naturali e macchine che cambiano sotto il bagliore delle luci. Le sue opere appaiono animate da un tumulto interiore, fondono ricordi e paesaggi e affondano le loro radici nell’immaginario siciliano. Il confine tra il figurativo e l’astratto è volutamente sfumato, frutto di una tecnica in cui alla pronunciata gestualità iniziale segue il lavoro più riflessivo del disegno, che modella le forme ed evoca presenze evanescenti. È un conflitto tra l’immediatezza della pittura e il depositarsi dell’immagine nella mente dell’artista, e poi sulla tela. Le aree non dipinte emergono come punti luminosi, in netto contrasto con le aree di intensa stratificazione cromatica. Quella di Francalanza è al contempo una ricerca di purezza e di distruzione, una tensione di opposti riecheggiata nei soggetti raffigurati.
Lo stand di Ponce+Robles, il più interessante della sezione Disegni, è interamente dedicato ai Coffee Drawings del giovane spagnolo José Castiella (Pamplona, 1987), che espone per la prima volta le sue opere in Italia. Attraverso la sua pratica, fondata su una continua speculazione sulla materia, Castiella esplora la possibilità di nuove forme di vita dopo il crollo, cercando di riflettere e catturare le proprie preoccupazioni di fronte all’ignoto, e proporre la generazione di un nuovo mondo come un modo per parlare indirettamente di quello attuale. I Coffee Drawings sono disegni di personaggi che emergono da macchie che si formano dal caso, sul pavimento dello studio dell’artista. È un processo in cui colate e segni gestuali suggeriscono vita e contenuti, ricchi di riferimenti sia alla storia dell’arte che alla cultura popolare, alla fantascienza, ai videogiochi e agli anime. I personaggi-macchia che popolano le sue composizioni si collegano a Hieronymus Bosch, e qualcosa del terrore cosmico di Lovecraft sembra circondarli mentre il linguaggio pittorico si intreccia con un certo carattere tragicomico. Un mondo dall’aspetto fantascientifico che sembra parlarci di pulsioni nascoste, del viaggio interiore e della paura dell’ignoto.