Parte oggi la prima Artissima diretta da Luigi Fassi, che prende il timone della fiera d’arte contemporanea di Torino, giunta alla ventinovesima edizione, raccogliendo l’eredità di Ilaria Bonacossa. La prima fiera targata Fassi ha registrato pareri molto positivi: tanta qualità negli stand, un ottimo mix tra artisti storicizzati, artisti mid-career e giovani interessanti, presenze internazionali curate e di qualità, eleganza, forte presenza dei medium tradizionali, a partire dalla pittura. Insomma, una fiera pulita che conserva l’impianto tradizionale (la Main Section unita alle tre sezioni New Entries, Monologue/Dialogue e Art Spaces & Editions e alle tre sezioni curate Disegni, Present Future e Back to the future) con una proposta di alto livello. Dopo due anni di pandemia, il compito non era facile e Fassi lo ha svolto in maniera egregia.
Come per ogni Artissima, anche quest’anno la nostra redazione ha selezionato quelli che, a nostro avviso, sono stati i dieci migliori stand. Eccoli di seguito!
Quello della galleria londinese diretta da Saverio e Carlo Repetto è sicuramente uno degli stand che si fanno più notare soprattutto per la “rumorosa” presenza di un Untitled di Arcangelo Sassolino che passa la giornata a spaccare ceppi di legna a ritmo lento, per indurre l’osservatore a ragionare sulla condizione effimera delle nostre esistenze, un po’ come la vicina, recente opera Momento, una candida risma di fogli A4 brutalmente piegata. Completano la proposta un interessante nucleo di Arte Povera, specialità di Repetto (Kounellis, Penone, Calzolari) e le opere di Mirella Bentivoglio ed Elisabetta Gut, importanti esponenti al femminile della poesia visiva.
Stand minimalista quello della galleria napoletana, malgrado i cinque artisti portati in mostra, che però si integrano bene per similarità di linguaggi: ecco dunque l’Alfabeto proverbiale di Tomaso Binga che dialoga con l’Alfabeto del potere del giovane Antonio Della Guardia per dimostrare le implicazioni del linguaggio. Utilizzano la parola anche le opere della giovanissima Teresa Gargiulo (classe 1996), che si presenta con un lavoro intimo e delicato, mentre si fa notare per l’imponenza visiva della sua opera l’ecuadoregno Oscar Santillán, che cattura gli sguardi con il suo Antimundo.
La galleria genovese domina la sezione Monologue/Dialogue con un dialogo, appunto, tra due nomi importanti dell’arte sudamericana, quelli di Mariana Castillo Deball e Tomás Saraceno. Dell’artista messicana presenti, tra le altre, due opere della recente serie Calendar Fall Away, presentate al Padiglione del Messico della Biennale di Venezia di quest’anno (si tratta di grandi incisioni che alludono al calendario gregoriano e a quello delle civiltà mesoamericane: è un lavoro che affronta il tema della colonizzazione), mentre dell’argentino spicca una delle sue particolari installazioni aeree che portano l’osservatore in un mondo fatto di aria e nuvole.
Nella sezione Back to the future svetta Dep Art con uno stand monografico dedicato a Imi Knoebel, uno dei nomi di punta dell’astrattismo tedesco e artista che fa parte dei nomi di spicco della galleria milanese, che gli ha dedicato di recente anche una importante monografica nei suoi spazi. Lo stand è l’occasione per conoscere questo interessante artista che, scrive nel testo critico Anna Gritz, “combina elementi sintattici del minimalismo con l’estetica costruttivista, indaga le dinamiche di forma, colore, superficie e struttura, esplorando l’instabile spazio interstiziale tra oggetto pittorico e scultoreo”.
Dal Sudafrica, e precisamente dalla capitale Città del Capo, arriva ad Artissima la galleria Whatiftheworld, fondata nel 2008: propone uno stand monografico dedicato alla giovane Mia Chaplin, artista sudafricana classe 1990, che lavora con pittura e ceramica e si fa notare in fiera per il suo lavoro espressivo e decisamente materico, che affronta tematiche riguardanti la sfera del femminile, con uno stile che si fa notare per la sua densità e la sua sensualità. Un’interessante rivelazione: lo stand propone dipinti di grande, medio e piccolo formato, oltre a particolarissime ceramiche.
Miglior stand della sezione Disegni ci è parso essere quello della galleria tedesca Alexander Levy che si presenta con un solo show dedicato alla spagnola Vicky Uslé, artista che nel suo lavoro riflette le sue scelte di vita che l’hanno portata a rimanere nella natia Cantabria, vicina alla natura: le sue opere dunque trasfigurano la natura comunicando a chi le osserva la percezione che si ricava dal contatto tra il soggetto e la natura (“Il paesaggio come genere”, dice l’artista, “deve catturare la natura così come viene percepita, rappresentata e immaginata”). In mostra ci sono impegnativi lavori di grande formato, ma anche opere più piccole
Uno dei grandi nomi dell’arte italiana degli anni Sessanta, Cesare Tacchi, in dialogo con un giovane, Michele Tocca (classe 1983, da Subiaco), per la sezione Monologue/Dialogue: è questa la proposta della galleria romana Z20 Sara Zanin. Il dialogo funziona benissimo, consente di scoprire un interessante nome dell’arte italiana emergente (che entrerà presto nelle collezioni della GAM di Torino grazie ai fondi del Piano Arte Contemporanea), e la scelta di esporre un numero ristretto di opere consente di apprezzare appieno similarità e differenze tra i due artisti.
Un nucleo eterogeneo di artisti (sono ben dodici: Agnieszka Polska, Jan Kiefer, Koak, Martin Aagaard Hansen, Martin Soto Climent, Niklas Asker, Max Ruf, Nova Jiang, Soshiro Matsubara, Ulala Imai, Urara Tsuchiya e Yoan Mudry), che affrontano temi legati al corpo, alla sensualità, alla tragicità delle nostre esistenze: questa è la proposta della londinese Union Pacific. Spiccano il sorprendente bacile con orgia animalesca della giapponese Urara Tsuchiya, gli intrecci del messicano Martin Soto Climent a metà tra pittura e scultura, memori dello spazialismo ma utilizzati per affrontare tematiche come il desiderio e il decadimento fisico, e i dipinti dell’americana Koak che indagano sui risvolti più intimi della condizione femminile.
Lo stand di Primo Marella, uno dei più attraenti della Main Section, attira il pubblico per la presenza di alcuni grandi lavori di Abdoulaye Konaté, uno dei grandi nomi dell’arte africana contemporanea, di cui sono esposti un paio di grandi arazzi che si distinguono per i loro colori sgargianti e richiamano l’usanza africana di adoperare i tessuti anche come mezzo di comunicazione, e per le illusioni del giapponese Kenji Sugiyama, che con le sue Inside Outside gioca sulle nostre percezioni presentandoci straordinarie libreria in miniatura che con un gioco di specchi ci paiono svilupparsi in profondità oltre la parete.
Una delle opere più belle di tutta Artissima è allo stand di Vistamare: si tratta di Muro, azzurro di Ettore Spalletti, opera di grande formato del 2016 che con il colore amatissimo dal maestro abruzzese ci fa quasi dimenticare di essere in una fiera. Di Spalletti presente anche un’interessante opera su alabastro, ma non è la presenza del grande artista recentemente scomparso l’unico motivo per visitare lo stand di Vistamare: interessanti, per esempio, anche le nuove opere di Lorenzo Scotto di Luzio e le piccole tele del cipriota Polys Peslikas, cui la galleria ha dedicato anche una personale nel 2020.