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Redazione
, scritto il 01/11/2019
Categorie: News Focus / Argomenti: Arte contemporanea
Un'Artissima 2019 all'insegna di sesso, politica, dissacrazione. Ecco quali sono le opere più forti e irriverenti e quali i protagonisti di questa edizione.
È un’Artissima 2019 all’insegna del sesso, della dissacrazione e della politica. Il tema scelto dalla direttrice Ilaria Bonacossa e dal team curatoriale, Abstract sex. We don’t have any clothes, only equipments, si è rivelato all’altezza delle aspettative, e Artissima ha confermato la sua vocazione di fiera di ricerca. Come sempre, i commenti dell’anteprima sono divisi tra quelli di chi ha apprezzato il coraggio di certe scelte (tra gli stand più commentati, quello di The Gallery Apart, che prende posizione sul dramma dei rifugiati) o la qualità di certe opere, e quelli di chi ha rivisto opere che certe gallerie hanno già presentato in passato oppure auspicava un’impostazione diversa.
Ma le fiere, si sa, dividono sempre gli operatori di settore, ed è difficile trovare pareri unanimi: qui, semplicemente, vi proponiamo le nostre impressioni. L’edizione numero ventisei è molto variegata: non mancano, come sempre, i nomi storicizzati (eccone qualcuno: Pier Paolo Calzolari, Carla Accardi, Ugo Mulas, Marisa Merz, Tomaso Binga, Luigi Ghirri, Guido Guidi, Joseph Kosuth, Jannis Kounellis: al solito, c’è tanta Arte Povera), ci sono molti dei protagonisti della Biennale di Venezia di quest’anno (dai “leoni d’oro” Jimmie Durham e Arthur Jafa ai protagonisti del padiglione Italia Liliana Moro e Chiara Fumai, e poi ancora Otobong Nkanga, Lawrence Abu Hamdan, Augustas Serapinas), tanti artisti che rappresentano il top della scena mondiale (William Kentridge, Shirin Neshat, Anna Boghiguian giusto per fare alcuni nomi), diversi interessanti giovani da tenere d’occhio. Tra questi ultimi, oltre ad alcuni di cui già abbiamo parlato su queste pagine (Thomas Braida, che con la sua orgiastica Siesta del sol propone una delle opere più forti e interessanti di tutta la fiera, e ancora Fabrizio Cotognini, Cosimo Veneziano), suggeriamo di non perdere i lavori del giovanissimo Alfredo Aceto (classe 1991: il suo grande smile è tra i lavori più fotografati di Artissima), oppure il rumeno Štefan Sava che lavora su materiali inusuali, la svedese Anna Uddenberg che riflette sulla condizione della donna e l’olandese Puck Verkade, che a nostro avviso spicca nella sezione Present future dedicata agli emergenti, presentando una serie di lavori oggetti ironici e pungenti allo stand di Dürst, Britt & Mayhew.
Come detto in apertura di questo breve sunto di Artissima, c’è tanto sesso, ovviamente: non poteva mancare Renate Bertlmann (presente allo stand di Silvia Steinek Galerie, con anche un “brano” del suo Padiglione Austriaco della Biennale: lo abbiamo inserito comunque tra i flop 10 dell’edizione 2019 della grande mostra veneziana), né la solita Vanessa Beecroft (sempre da Lia Rumma), ma ci sono anche proposte insolite. Spiccano un ironico e allo stesso tempo inquietante Caution men working, insolito lavoro di William Wegman che solitamente ci abitua ad altro tipo di opere, il caustico e terribile Slave market di Moataz Nasr che colpisce con un pugno in faccia l’osservatore rendendolo edotto su come in certe parti del mondo la donna viene considerata, o la Bridal wound di Liliane Lijn che ragiona sul binomio “sesso e matrimonio”, o ancora l’interessante lavoro di Martin Kersels sugli aspetti più misteriosi dell’erotismo. E poi ancora molte riflessioni sul corpo (su tutte si segnala Exposure #132 di Barbara Probst). Ci sono però anche proposte più scanzonate, che declinano la sessualità in toni più giocosi: imperdibili i video di Ruth Patir che ci mostrano statue antiche in atteggiamenti equivoci o provocatori, gli uomini-scimmia che si accoppiano di Haiyang Wang o il divertente vaso di Lei Xue con Paperino e Paperina impegnati in un coito.
Le opere politiche ovviamente guardano alle questioni di più stringente attualità. Colpiscono, come detto, le opere da The Gallery Apart (in particolare gli striscioni sui rifugiati dell’azero Babi Badalov), le considerazioni su “futuro e politica” di Giuseppe Stampone, la “ribellione” di Shirin Neshat, le rovine di Palmira fotografate da Massimiliano Gatti, il ponte di mattoni sulle “acque agitate” di Matt Golden, e poi ancora lo straordinario “polittico” di Anna Boghiguian presentato da Sfeir-Semler Gallery, che possiamo tranquillamente considerare tra le migliori opere di questa Artissima: i riquadri riflettono su tutto ciò che accade nel mondo, tra guerre, bombardamenti, recrudescenze dei fascismi (si guardi il particolare dello scimpanzé che ride tra Mussolini e Hitler), ragni giganti e formiche che s’impossessano dei paesaggi umani, tigri che hanno la meglio su cervelli, un’umanità che procede alla cieca. Tra le opere più dissacranti, il “premio” va all’installazione-bestemmia di Fernando Sinaga: Marginal, col suo anagramma “GOD-DOG” era peraltro già stata protagonista di una mostra personale dell’affermato artista spagnolo.
In attesa della nostra “top ten”, che pubblicheremo con i prezzi delle opere e per la quale abbiamo scelto dieci di quelle che, a nostro avviso, potrebbero essere opere-simbolo di questa Artissima 2019, ecco qua una gallery con alcuni dei lavori più interessanti. È inoltre possibile leggere, sempre a proposito di Artissima: l’intervista alla direttrice Ilaria Bonacossa, quella a Vittoria Martini (che cura la mostra Artissima Telephone), l’intervista a Lorenzo Giusti (coordinatore del team curatoriale della sezione Back to the future sui pionieri dell’arte contemporanea) e quella a Ilaria Gianni (coordinatrice del team curatoriale della sezione Present future dedicata ai giovani emergenti. Ecco di seguito la nostra gallery di Artissima 2019.
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Thomas Braida, Siesta del sol (2019; olio su tela, 280 x 480 cm). Presentato da Monitor
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Giuseppe Stampone, Welcome to Bruxelles (2019; penna bic su legno, 29,5 x 35 cm). Presentato da Prometeogallery
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Barbara Probst, Exposure #132: N.Y.C., 368 Broadway, 02.09.18, 3:56 p.m. (2018; inchiostro ultrachrome su carta di cotone, trittico, ognuno 112 x 112 cm). Presentato da Galleria Monica De Cardenas
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Vanessa Beecroft, VB52.002.NT (2003; stampa digitale, 163,4 x 127 cm). Presentato da Galleria Lia Rumma
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Sandra Vasquez de la Horra, El Mamon de Afrodita (2012; grafite su carta, cera, 107,2 x 78,5 cm). Presentato da Galeria Senda
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Ruth Patir, Cleo (Female Statuettes from the Dayan Collection) (2018; video 24’’ su schermo al plasma, in loop, 56,2 x 33,7 cm). Presentato da Braverman
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Teresa Burga, Adán y Eva, dalla serie Dibujos #2 (1972; penna su carta, 21,7 x 16,6 cm). Presentato da Galerie Barbara Thumm
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Liliane Lijn, Bridal wound (1986-1990; vetro, penne di struzzo, base in marmo bianco, 38 x 35 x 27 cm). Presentato da Rodeo
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Alfredo Aceto, The laughing window 1 (2019; tessuto di acrilico argentato, cotone, gommapiuma e materiale sintetico, 150 x 180 x 7 cm). Presentato da Dittrich & Schlechtriem
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Otobong Nkanga, The leftovers (2018; tecnica mista, 165 x 250 cm). Presentato da Lumen Travo Gallery
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Takeo Hanazawa, Golden age (Any Where Out of the World) (2019; olio su tavola, 35,5 x 28 cm). Presentato da Gallery Side 2
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William Wegman, Caution Men Working (1984; inchiostro su carta, 35,5 x 30 cm). Presentato da Florence Loewy
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Ştefan Sava, The fall (2018; acrilico e carboncino su barella degli anni Trenta, 57 x 230 x 15 cm). Presentato da Ivan Gallery
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Shirin Neshat, Rebellious silence (1994, inchiostro su carta). Presentato da Noire Gallery
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Haiyang Wang, Skins 09 (2019; pastello su carta, 66,5 x 51,5 cm). Presentato da Capsule Shanghai
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Anna Uddenberg, Climber (warcraft) (2019; materiali vari, 135 x 125 x 115 cm). Presentato da Gunter Lepkowski
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Golden Family Matt Golden, Troubled waters (2018; mattoni di risulta e argilla, 130 x 490 cm). Presentato da Pi Artworks
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Renate Bertlmann, Ex voto (1988; argilla dipinta, oro, plexibox, 14 x 7 x 7 cm). Presentato da Silvia Steinek Gallery
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Yuli Yamagata, Finger (soft) (2018; lycra, fibra di silicone, filo e porcellana, 60 x 50 x 4 cm). Presentato da Madragoa
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Romina De Novellis, Gradiva (2017; fotografia a colori in carta Hahnemühle montata su alluminio, 110 x 150 x 5 cm). Presentato da Galleria Alberta Pane
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Babi Badalov, Refugees will come (green) (2018; pittura su tessuto, 110 x 150 cm). Presentato da The Gallery Apart Rome
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Moataz Nasr, Om el Saad (The Slave Market) (2019; stampa su carta di cotone, 150 x 210 cm). Presentato da Galleria Continua
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Fernando Sinaga, Marginal (2004-2005; alluminio, vetro, fotografia su acetato, acciaio inox, ottone, butile e shellac). Presentato da Galeria Aural
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Arthur Jafa, Micah (2004; stampa su acrilico montata su tavola di alluminio, 177,8 x 119 cm). Presentato da Gavin Brown Enterprises
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Anna Boghiguian, In the world. East and West, North and South III (2017; dipinti, carta, legno, metallo e vetro, 206 x 66 x 130 cm). Presentato da Sfeir-Semler
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Massimiliano Gatti, Rovine Palmira #06 (2009 - ; stampa a inchiostro su carta di cotone, 60 x 90 cm). Presentato da Podbielski Contemporary
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Martin Kersels, Who’s that girl (2018; legno, copertina di LP, plastica, stoffa, 51 x 50 x 12 cm). Presentato da Guido Costa Projects
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Franco Mazzucchelli, Bieca decorazione (2018; pvc, aria, 60 x 60 x 15 cm). Presentato da ChertLüdde
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