Riceviamo e pubblichiamo di seguito le considerazioni che l’ex direttore degli Uffizi, Antonio Natali, ha inviato alla redazione di Finestre sull’Arte per rispondere al sottosegretario Gianluca Vacca, che nei giorni scorsi ha pubblicato la risposta all’interrogazione parlamentare di Stefano Fassina in cui si chiedeva quale fosse la posizione del Ministero dei Beni Culturali sul nuovo allestimento della sala di Michelangelo agli Uffizi.
L’allestimento della sala di Michelangelo nella versione di Antonio Natali del 2012. Ph. Credit Finestre sull’Arte |
Uffizi, nuovo allestimento della Sala 41 (2018). Ph. Credit Finestre sull’Arte |
Il sottosegretario Gianluca Vacca ha risposto all’interrogazione di Stefano Fassina (voce isolata, cui esprimo gratitudine) che chiedeva conto al Ministro dei beni culturali dello smantellamento della sala col Tondo Doni di Michelangelo (da me concepita soltanto pochi anni fa) e del susseguente ordinamento (pensato dal nuovo direttore) d’una sala dedicata a Michelangelo e Raffaello. Dopo il riscontro dell’onorevole Vacca, alcuni amici indignati per la pesantezza, ma soprattutto per l’iniquità dei giudizi da lui espressi, m’hanno invitato a recedere da quel silenzio che ho scelto fin dalla mia epurazione da parte di Franceschini. Non ho però intenzione di romperlo nemmeno stavolta. Verrà il momento; ma non è questa l’occasione. Se devo desistere dalla risoluzione che mi sono imposta lo farò quando mi parrà che ne valga la pena. E questo non è il caso: troppi errori, troppe disinformazioni, troppe cose palesemente ignorate, troppa parzialità, troppo dilettantismo in quella risposta. Tengo a modello quello specialista che, dovendo ribattere a persone supponenti ma lontane dalla competenza necessaria a ragionare d’una materia delicata, l’invitava a studiare, studiare e poi ristudiare, per poter almeno tentare d’abbozzare una discussione seria.
Agli amici che, al cospetto di critiche infondate, mi dicono di far sentire chiara la mia voce ricordo le parole rivolte da papa Francesco ai giornalisti che gli chiedevano cosa pensasse delle accuse che dall’interno della Chiesa gli venivano mosse. Francesco con la consueta semplicità replicò che ognuno di loro conosceva bene come stessero davvero le cose e che dunque il suo parere sarebbe servito solo ad alimentare polemiche utili unicamente a chi vuole il male della Chiesa: nel caso in questione, chi conosca la storia dell’arte, abbia nozioni di museologia e reputi i musei luoghi d’educazione e non macchine per fare soldi, guardi i due progetti per l’esposizione del Tondo Doni e si dia una risposta.
Mi vien infine di rammentare una frase proferita da un politico di sinistra (di grande cultura e di bell’eloquio) allorché gli esposi il mio rammarico per essersi lui un po’ troppo defilato dal dibattito pubblico. Mi ribatté con alcune domande che m’intristirono, ma che mi fu difficile rintuzzare. Chiedeva a me e a se stesso che senso avesse parlare ai giorni attuali; e parlare con chi, eventualmente, e per chi. In giro si raccontano cose – disse – a cui la gente inspiegabilmente crede e, se qualcuno propone un’altra e più attendibile interpretazione della realtà, nemmeno viene ascoltato. Anche questa stagione passerà, concludemmo. La competenza tornerà a prevalere sull’approssimazione: oggi è il ruolo a conferire competenza; ma il Paese tornerà a marciare solo quando si capirà che invece è l’esatto contrario, quando cioè sarà la competenza a determinare il ruolo.
L’allestimento della sala di Michelangelo nella versione di Antonio Natali del 2012. Ph. Credit Friends of the Uffizi Gallery |
Uffizi, nuovo allestimento della Sala 41 (2018). Ph. Credit Finestre sull’Arte |