A Torino, nella giornata di sabato, si è tenuto un flash mob di protesta per la morte di George Floyd, l’uomo americano di 48 anni ucciso durante un fermo di polizia lo scorso 25 maggio: il sit-in, che ha previsto un silenzio di 8 minuti e 46 secondi (il tempo nel corso del quale il poliziotto ha tenuto premuto il ginocchio sul collo di Floyd) si è svolto secondo le regole anti-contagio da coronavirus. A fine manifestazione tuttavia un altro corteo ha compiuto alcuni atti vandalici ai danni di Palazzo di Città, sede del municipio torinese.
In particolare, sono stati imbrattati i muri esterni, con scritte contro Trump e la polizia, ed è stata coperta di vernice spray anche la statua di Vittorio Emanuele II. Attorno all’episodio si è consumato anche un piccolo scontro politico, tra il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle Andrea Russi e il consigliere di circoscrizione del Pd Gianvito Pontrandolfo. “Trovo assolutamente condivisibile”, ha detto Russi, “esprimere il proprio dissenso nei confronti della violenza gratuita. Purtroppo però una parte dei manifestanti ha avuto la bella trovata di imbrattare i muri e le statue di Palazzo Civico, esercitando nei confronti del patrimonio culturale pubblico, dunque della collettività, un’altra forma di violenza, altrettanto vergognosa e deplorevole”. Russi auspica infine la speranza che “i manifestanti in buona fede, che per fortuna ieri rappresentavano la quasi totalità della piazza, possano trovare coraggio di dissociarsi da questo scempio”. Pontrandolfo si concentra sul concetto di violenza di Russi e replica: “Altrettanto mica tanto. Il monumento lo ripulisci e in ogni caso non ha una vita. George Floyd invece era un essere umano”.
Nella foto, il monumento a Vittorio Emanuele imbrattato.
Torino, Palazzo di Città imbrattato con scritte contro Trump e la polizia durante la manifestazione |