Non è stata una buona idea esporre il Crocifisso di San Marcello al Corso sotto la pioggia battente che l’altro ieri, venerdì 27 marzo, cadeva su Roma: le immagini della benedizione urbi et orbi di papa Francesco, del resto, ci hanno mostrato che la scultura trecentesca è stata esposta all’acqua e, in alcuni primi piani, si vedevano le gocce rigare inequivocabilmente il corpo del Cristo appeso alla croce. È un’opera degli anni Settanta del Trecento (ne abbiamo raccontato la storia), e stando a quanto oggi riporta il Messaggero, l’esposizione sotto la pioggia avrebbe provocato seri danni alla scultura.
“Quasi due ore sotto l’acqua hanno gonfiato il legno secolare”, si legge nell’articolo firmato da Franca Giansoldati. “Gli stucchi in diversi punti sono saltati, così come parti della leggera vernice antica, in alcune sezioni poi la tempera utilizzata dall’anonimo artista per disegnare il sangue che sgorga dal costato si è allentata, si è increspata la superficie lignea lavorata sui capelli, e rovinati alcuni particolari sulle braccia. I danni sono in fase di valutazione e per questo la statua sarebbe stata ricoverata in fretta e furia in Vaticano dove sono a disposizioni laboratori di ricostruzione e restauro. Pare che a nessuno ieri pomeriggio sia venuto in mente che un pezzo di antiquariato del genere potesse subire alterazioni sotto il temporale. E ora c’è chi si chiede perché l’antico crocifisso non sia stato collocato altrove, protetto magari sotto la grande tettoia papale, riparato dalla pioggia battente. Avrebbe sottratto poco spazio, vicino allo scranno sul quale sedeva papa Francesco”.
Dal Vaticano sembra non siano arrivati commenti sulla vicenda, e dallo Stato italiano neppure, visto che il Crocifisso di San Marcello al Corso è un’opera di proprietà statale, tutelata dal Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno, al quale appartiene la chiesa di via del Corso assieme a tutto il suo patrimonio.
“I maligni”, riporta Giansoldati, “affermano che la decisione di abbandonare il crocifisso miracoloso alle intemperie sia arrivata dal capo delle cerimonie liturgiche, monsignor Guido Marini, al fine di poter lasciare integra la coreografia essenziale: il Papa da solo sotto la tettoia illuminata, sul sagrato, senza alcun altro elemento”. Ma di chiunque sia la colpa, adesso ci troviamo con un’opera che avrebbe subito danni importanti, perché è come se qualcuno le avesse tirato addosso secchiate d’acqua, e ovviamente tutti sanno quanti danni l’umidità possa provocare al legno, specialmente se antico. Adesso toccherà valutare cosa è successo e, nel caso i danni siano ingenti, comprendere se sarà possibile recuperare l’opera, e quanto costerà farlo. Quando bastava semplicemente metterla al riparo.
Il Messaggero: “danneggiato il Crocifisso di San Marcello al Corso”. La pioggia avrebbe gonfiato il legno |