Mentre la National Gallery di Londra si prepara ad accogliere la grande mostra su Artemisia Gentileschi (Roma, 1593 - Napoli, 1654), nella capitale inglese c’è anche un dipinto di Artemisia che cerca un museo che possa esporlo: si tratta del Davide e Golia, la più recente scoperta della pittrice d’origini toscane, grazie al lavoro di Gianni Papi, Simon Gillespie e Tracey B. Chaplin, che hanno illustrato il dipinto in un articolo a loro firma pubblicato sull’ultimo numero del Burlington Magazine (marzo 2020). Il dipinto si trova adesso presso lo studio di Gillespie, restauratore, che ha sottoposto l’opera a un intervento di pulitura che ha consentito di ritrovare la firma di Artemisia, posta sulla spada dell’eroe biblico.
L’opera è di proprietà di un collezionista privato inglese che intende mantenere l’anonimato ma che vorrebbe trovare un museo in grado di esporre l’opera. Raggiunto dalla rivista Artnet News, ha fatto sapere che “sarebbe meraviglioso se un museo pubblico appropriato esprimesse il suo interesse a esporre l’opera”. Il Davide e Golia non sarà però alla mostra della National Gallery: lo studio che assegna l’opera ad Artemisia è infatti di pubblicazione troppo recente per consentire al dipinto di entrare nella grande rassegna londinese. Ma l’opera è comunque nota da tempo e la scoperta pubblicata sul Burlington, ha fatto sapere Gillespie, si deve soprattutto all’intuito di Gianni Papi, che aveva riconosciuto la mano di Artemisia anche prima che il dipinto (che si presentava sporco e con ridipinture) venisse restaurato.
Artemisia Gentileschi, Davide e Golia (1639 circa; olio su tela, 201 x 133 cm; Collezione privata) |
La firma sulla spada di Davide |
Il Davide e Golia, che risale al 1639 circa (quindi con tutta probabilità al soggiorno inglese dell’artista) era stato acquistato dall’attuale proprietario nel dicembre del 2018, passato in asta dalla casa Hampel Fine Art di Monaco di Baviera e aggiudicato alla cifra di 103mila euro (un vero affare per il collezionista, dato che di recente dipinti di Artemisia Gentileschi, ovviamente riconosciuti come tali prima della vendita, sono passati in asta a cifre anche 40-50 volte superiori): all’epoca, invece, l’opera era andata in asta come “attribuita ad Artemisia Gentileschi”, con un solo riferimento bibliografico, ovvero un articolo sulla rivista Nuovi studi del 1996 dello stesso Gianni Papi, che aveva formulato la sua attribuzione basandosi esclusivamente su una vecchia fotografia in bianco e nero, e di pessima qualità, dell’opera (che è comparsa per la prima volta sul mercato a Londra negli anni Settanta, con attribuzione a Giovanni Francesco Guerrieri). Non sappiamo quali giri abbia compiuto la tela da allora: sappiamo solo che nel 2018 è tornata sul mercato in Germania. È stato l’attuale proprietario ad aver portato il dipinto allo studio di Simon Gillespie per farlo analizzare e pulire.
Il dipinto di Artemisia è molto vicino a un omologo Davide e Golia dipinto negli anni Venti del Seicento da Domenico Fetti (Roma, 1588 - Venezia, 1623), oggi conservato al Nationalmuseum di Stoccolma: evidentemente Artemisia lo conosceva perché ripropone la stessa impaginazione. Come ha notato Papi, sono molti gli aspetti che fanno pensare a un’opera eseguita da Artemisia tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta del Seicento, in particolar modo i colori: l’ocra della veste di David infatti è tipico dei dipinti di Artemisia eseguiti in questo periodo (ne è un esempio l’Allegoria della pittura di Palazzo Barberini, realizzata negli anni Trenta). E ancora, le maniche del David richiamano tessuti che compaiono in altre opere di Artemisia dell’epoca, e lo stesso si può dire del modo in cui la luce rischiara il volto del protagonista (ricorda quella dell’Ester e Assuero), oltre che del cielo nuvoloso. Sempre secondo Papi, il Davide e Golia sarebbe quello menzionato nelle fonti settecentesche che parlano delle collezioni di re Carlo I d’Inghilterra (il grande scrittore Horace Walpole, per esempio, aveva scritto che “re Carlo ha molti dipinti di Artemisia e il suo preferito è un Davide con la testa di Golia”). Del dipinto esiste anche un’altra versione, andata in asta da Dorotheum nel 2019, che però risulta solo attribuita ad Artemisia (non abbiamo certezza che sia lei l’autrice).
Opera di altissima qualità, è stata restituita a una piena leggibilità dopo l’intervento di Gillespie che, come detto, ha consentito anche la scoperta della firma, che era coperta da uno strato di vernici offuscate e di ridipinture. Vicino alla firma compare anche la data, anche se le ultime due cifre sono illeggibili. “Trovare la firma durante la rimozione delle ridipinture”, ha dichiarato Simon Gillespie, “è stato un qualcosa di meraviglioso. Questa scoperta sottolinea l’importanza della pratica della conservazione nel supportare le conclusioni degli storici dell’arte”.
Nell’immagine sotto: il dipinto prima e dopo il restauro.
Un “Davide e Golia” assegnato definitivamente e senza dubbi ad Artemisia Gentileschi cerca un museo che lo esponga |