Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America smorza i toni in merito alle minacce del presidente Donald Trump, che nella notte tra il 4 e il 5 febbraio aveva fatto sapere che gli Stati Uniti hanno individuato 52 obiettivi da colpire in Iran, tra i quali alcuni importanti per la cultura iraniana. Il segretario della difesa, Mark T. Esper, e il capo degli Stati maggiori riuniti, il generale Mark A. Milley, hanno tenuto una conferenza stampa al Pentagono, nel corso della quale hanno risposto alle domande dei giornalisti sulla recente escalation della tensione USA-Iran.
Un giornalista ha chiesto se davvero gli Stati Uniti intendono colpire siti culturali in Iran, e il generale Milley si è limitato a rispondere: “seguiremo le leggi dei conflitti armati”. Alla richiesta di conferma da parte del giornalista (“questo significa che non lo farete, perché colpire un sito culturale è un crimine di guerra”), Milley ha ribadito che “così prevedono le leggi dei conflitti armati”.
Contro le parole di Trump si era già levata la comunità culturale internazionale. Ai richiami dell’Unesco avevano fatto seguito, nella giornata di ieri, quelli congiunti di ICOM e ICOMOS, che, ricordando come negli ultimi anni “il patrimonio culturale sia stato saccheggiato o distrutto per finanziare la guerra o per colpire l’identità e le sicurezze degli avversari”, hanno rimarcato la loro “condanna di ogni distruzione deliberata di patrimonio culturale” (“richiamiamo tutte le parti al rispetto degli accordi internazionali che regolano i conflitti armati, e a proteggere il patrimonio culturale mondiale ovunque si trovi, indipendentemente dai credi religiosi o dalle intenzioni politiche”), quelli della Association of Art Museums (“in caso di ostilità, occorrerà proteggere il patrimonio culturale di Iran e Iraq”) e quelli del World Monuments Fund (“ogni minaccia al patrimonio culturale, dell’Iran o di qualsiasi altro paese, è assolutamente inaccettabile”).
A unirsi al coro di unanime condanna anche molti direttori di musei, tra i quali il direttore del Metropolitan di New York, Max Hollein (“colpire siti del patrimonio culturale dell’umanità”, ha scritto in una nota congiunta assieme al presidente del Met, Daniel H. Weiss, “è aberrante nei confronti dei valori collettivi della nostra società: il mondo sa cosa si guadagna proteggendo i siti culturali ma, tragicamente, sa anche cosa si perde quando distruzione e caos prevalgono”), il direttore del Victoria and Albert Museum di Londra, Tristram Hunt (“Così come era aberrante la distruzione di Palmira e di altri significativi siti da parte dell’Isis, allo stesso modo la minaccia del governo USA dev’essere condannata”), il direttore del Fine Arts Museum di San Francisco, Thomas Campbell, già direttore del Met (“quando il presidente degli Stati Uniti sovverte ogni sistema valoriale per il quale la nostra nazione si è sempre battuta, e minaccia attacchi distruttivi contro una delle più antiche civiltà del mondo, è necessario parlare in modo veemente e urgente”).
Nella foto: il Pentagono, sede del Dipartimento della Difesa degli USA.
Patrimonio culturale Iran minacciato, il Pentagono rassicura: “seguiremo le leggi dei conflitti armati” |