Eike Schmidt: “il mio cuore è qui a Firenze. Agli Uffizi c'è ancora tanto lavoro da fare, vorrei rimanere”


Le dichiarazioni di Eike Schmidt, direttore degli Uffizi, dopo la rinuncia all’incarico di direttore del Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike D. Schmidt, ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito alla sua decisione di rinunciare all’incarico di direttore del Kunsthistorisches Museum di Vienna, per il quale era stato designato nel 2017. L’intenzione di Schmidt è quella di rimanere agli Uffizi: il direttore si è infatti dichiarato molto legato a Firenze e ha affermato che il lavoro da fare è ancora tanto.

“Ho deciso di rinunciare a dirigere il Kunsthistorisches Museum di Vienna”, ha dichiarato ieri Schmidt in conferenza stampa, “nonostante avessi vinto un concorso lì due anni fa e nonostante nel frattempo sia andato ripetutamente a Vienna per preparare questo lavoro futuro: Firenze mi sta troppo a cuore. Siamo in una fase in cui vediamo i primi frutti importanti di tutte le misure che abbiamo messo in campo come squadra, tutti insieme: agli Uffizi c’è veramente una squadra fantastica con cui ho la possibilità di collaborare ogni giorno, e che voglio ringraziare”.

Quella di rinunciare a Firenze, ha detto Schmidt, “è stata veramente una decisione non banale, non semplice, ma molto chiara: vorrei rimanere a Firenze, c’è ancora tanto da fare. Questo nonostante tutte le connessioni storiche che ci sono tra le collezioni degli Uffizi e quelle di Vienna, specialmente dal 1737 al 1859, quando durante il regno degli Asburgo-Lorena molti capolavori furono trasportati dalle residenze asburgiche a Firenze, a partire da opere come l’Madonna delle Rose di Tiziano, l’Allegoria sacra di Giorgione, i Quattro filosofi di Rubens: abbiamo tanti capolavori che dall’Austria sono venuti qui. Anche il dipinto di Jan van Huysum recuperato di recente dalla Germania fu acquistato da Leopoldo II, quindi da un Asburgo-Lorena, e poi abbiamo un capolavoro dell’architettura non solo asburgica ma in un certo senso viennese, all’interno del Giardino di Boboli, e cioè il Kaffeehaus che stiamo restaurando per riportarlo alla sua funzione originale, che era quella di poter servire da bevande e dolci. Abbiamo quindi tante connessioni, così come abbiamo peraltro anche tanti prestiti in entrambe le direzioni. Sono convinto che, dopo questa mia decisione, anche queste relazioni non verranno meno ma, anzi, si intensificheranno”.

In merito al suo futuro, che potrebbe essere legato a Firenze (anche se il ministro dei beni culturali Dario Franceschini ha dichiarato ieri che della permanenza di Schmidt agli Uffizi si potrà parlare solo se la cosa non creerà incidenti diplomatici con l’Austria), il direttore degli Uffizi ha affermato che la sua decisione di rimanere agli Uffizi è solo il primo passo: “prima dovevo rinunciare, ora mi candido per un secondo mandato. Spero che mi verrà data questa possibilità. Sono di tanto in tanto in contatto con Roma, ma questo era un passo che dovevo fare io, che riguarda me, la mia persona, e non Roma. Naturalmente sul mio curriculum sarebbe stata una bella cosa mettere anche il Kunsthistorisches Museum, uno dei più importanti al mondo, ma comunque io non vivo per il mio curriculum, o per il mio epitaffio: io vivo per la mia vita, per Firenze e per gli Uffizi”. La decisione di rimanere è maturata, ha sottolineato Schmidt, sulla base della consapevolezza che ci sono progetti importanti da portare avanti, a cominciare dal Corridoio Vasariano e dai nuovi allestimenti.

Schmidt ha infine dichiarato che la decisione di rinunciare alla direzione del Kunsthistorisches è stata consensuale (“sono stato a Vienna la settimana scorsa”, ha detto Schmidt, “ho parlato estesamente con l’attuale direttrice del Kunsthistorisches Museum di Vienna, che si trova in una situazione simmetrica rispetto alla mia, perché anche lei aveva dei progetti che voleva portare avanti”), che sarà a Vienna tra oggi e domani per chiarire i punti che rimangono in sospeso, e che ufficialmente il suo ultimo giorno di lavoro agli Uffizi rimane sempre il 31 ottobre, che tra l’altro, ha ricordato, “è il giorno di Anna Maria Luisa de’ Medici, il giorno del patto di famiglia che Anna Maria Luisa de’ Medici ha firmato con Francesco Stefano di Asburgo-Lorena per lasciare le opere d’arte di Firenze nelle mani degli asburgici: qui invece abbiamo una situazione opposta, io personalmente lascio le terre asburgiche per rimanere invece a Firenze”.

“La sostanza”, ha concluso Eike Schmidt, “è che il mio cuore è qui a Firenze e questo non cambierà”.

Eike Schmidt: “il mio cuore è qui a Firenze. Agli Uffizi c'è ancora tanto lavoro da fare, vorrei rimanere”
Eike Schmidt: “il mio cuore è qui a Firenze. Agli Uffizi c'è ancora tanto lavoro da fare, vorrei rimanere”


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