Una parrocchia di provincia, quella di San Pietro Apostolo ad Avenza (Comune di Carrara), sta tentando il miracolo: riportare a casa un trittico del 1438, realizzato per l’edificio di culto, ma uscito dalla sua chiesa secoli fa. L’opera, il Trittico Ringli (prende il nome dal suo committente, il capitano di ventura Peter von Johanns Ringli, che prestò servizio nella fortezza di Avenza quando, tra il 1437 e il 1441, Francesco Sforza era comandante delle milizie della Repubblica Fiorentina: Ringli, mercenario svizzero, era un suo luogotenente in terra apuana), probabilmente lasciò molto presto la chiesa: stando alle ricostruzioni storiche, il trittico sarebbe uscito già a metà Quattrocento in direzione Genova (che all’epoca esercitava il suo dominio sul territorio carrarese), per poi affrontare diverse peripezie e trasferimenti, anche intercontinentali, finché, nel 2018, non è stato acquistato dal gallerista e storico dell’arte Matteo Salamon di Milano. L’opera presenta, nei tre scomparti, san Pietro (al centro, santo titolare della chiesa), sant’Antonio Abate e santa Maria Maddalena (ai lati, titolari di due ospedali che in antico si trovavano nel tratto di via Francigena controllato dal castello di Avenza).
Salamon ha fatto restaurare il dipinto dalla restauratrice Loredana Gallo, ha fatto riunire i tre pannelli (che erano stati separati a inizio Novecento per facilitare la vendita) e ha commissionato approfonditi studi sull’opera, attribuita da Federico Zeri al Maestro di Sant’Ivo: le ricognizioni, compiute da Angelo Tartuferi, massimo esperto italiano di pittura del primo Quattrocento, e da Annamaria Bernacchioni, hanno confermato la provenienza del trittico e la sua attribuzione, consentendo anche di spostare in avanti nel tempo la data della possibile scomparsa del Maestro di Sant’Ivo, che si riteneva scomparso negli anni Venti del XV secolo. Si tratta di un’opera importantissima anche perché realizzata con la tecnica del “fondo oro di metà” (una lega metà oro e metà argento, rarissima), e la chiesa di Avenza vuole riportarla dov’era nel Quattrocento.
E il ritorno a casa di un’opera così importante, dopo quasi sei secoli di assenza, sarebbe un evento più unico che raro. Ne è convinto Matteo Salamon, che abbiamo raggiunto nei giorni scorsi: “penso sia la prima volta che capita una cosa del genere, ovvero che un antiquario si ritrova un’opera che viene ricostituita nella sua interezza, e per la quale viene accertata la provenienza in maniera così puntuale e precisa. Un quadro che, peraltro, è uscito dall’Italia nel 1895, ha girato in Germania, in America, ancora in Germania, in Inghilterra, finché non l’ho comprato io. Ed è anche incredibile il fatto che, oltre a essere stato conservato bene, sia stato mantenuto insieme”.
Il parroco di Avenza, don Marino Navalesi, venuto a sapere del fatto che il trittico è nelle disponibilità della Galleria Salamon, si è messo in contatto con il gallerista per trattare la cessione. E adesso, con le offerte dei fedeli e con il sostegno delle aziende del territorio, la parrocchia sta cercando di raccogliere la cifra necessaria per riportare a casa l’opera (160mila euro). Il raggiungimento del traguardo è imminente ma, ci ha spiegato don Marino, serve ancora il contributo delle persone e delle aziende. “Abbiamo dato notizia su tutti i giornali locali, ne abbiamo parlato a messa, sono andato a trovare le aziende del territorio”, ci ha spiegato il sacerdote. “Tutti ci aiuteranno ad arrivare alla somma richiesta, ma è necessario che il flusso delle offerte continui”.
Don Marino ha rivolto anche un appello a tutti, fedeli e amanti dell’arte: “sono profondamente certo che, con l’aiuto di tutti e con un pizzico di orgoglio paesano, che gli avenzini ben conoscono, riusciremo velocemente a realizzare questo sogno. Il poco di molti farà molto e il giusto degli altri farà il resto”. Per contribuire è possibile versare una somma, di qualsiasi importo, sull’IBAN del conto corrente appositamente aperto presso la Banca Carige (agenzia di Avenza): IT67 A 06175 24504 0000 82104580.
Nel frattempo, sottolinea don Marino, la parrocchia continua imperterrita le proprie attività di carità, con lo stesso slancio di sempre, e l’acquisto dell’opera non andrà a inficiare in alcun modo sulle attività che la comunità di San Pietro Avenza svolge tutti i giorni a favore dei poveri e dei bisognosi. Il Trittico Ringli sarà inoltre oggetto di un lungo approfondimento, a cura di Ilaria Baratta, con excursus sulla storia del dipinto e del suo legame con la chiesa, e con interviste a Matteo Salamon e Marino Navalesi, che sarà pubblicato sul numero 3 di Finestre sull’Arte on paper, in uscita a settembre 2019 (in vendita solo su abbonamento entro il 18 agosto).
Nell’immagine: Maestro di Sant’Ivo, San Pietro in trono tra sant’Antonio abate e Maria Maddalena detto anche Trittico Ringli (1438; tempera su tavola a fondo oro di metà, 133,8 x 149,2 cm)
Avenza, una parrocchia tenta il miracolo: riportare a casa un trittico del 1438 uscito dalla chiesa secoli fa |