Il popolare critico d’arte e personaggio televisivo Vittorio Sgarbi ha lanciato una raccolta firme per fermare i futuri lavori a Palazzo dei Diamanti, a Ferrara. Lo storico edificio rinascimentale vedrà infatti alcuni lavori di risistemazione su cui è in corso un forte scontro in città: da una parte c’è Vittorio Sgarbi, secondo il quale i lavori creeranno un ampliamento del Palazzo poco consono e inopportuno, mentre dal Comune giungono rassicurazioni sul fatto che si tratterà semplicemente di lavori di restauro che non andranno ad alterare il Palazzo.
Ad ogni modo, Sgarbi, attraverso la Fondazione Cavallini Sgarbi, si è attivato con una raccolta firme: “A Ferrara, città del Rinascimento, patrimonio mondiale dell’UNESCO, Palazzo dei Diamanti, il più importante edificio della Addizione erculea”, si legge nel testo della petizione, “sta per essere aggredito, nella sua perfezione, da un progetto di «ampliamento» del costo di 3,5 milioni di euro, su cui si è già espressa negativamente «Italia Nostra». L’intervento soffoca il rapporto dell’edificio con lo spazio aperto della città. E assume lo stesso assurdo significato che avrebbe aggiungere un canto alla Divina Commedia o all’Orlando Furioso. La seguente raccolta di firme non è contro nessuno, ma per difendere l’integrità, minacciata da una visione utilitaristica, di un monumento che appartiene alla umanità. Ciò che vale per Dante e per Ariosto vale per Biagio Rossetti”. Sgarbi inoltre ha proposto che, con la stessa cifra che sarà impiegata per i lavori a Palazzo dei Diamanti, venga anzi recuperato Palazzo Prosperi Sacrati.
Su Change.org ci sono i nomi di quelli che al momento sarebbero i circa duecento firmatari della petizione: figurano nomi come l’ex ministro dei beni culturali Massimo Bray, l’ex presidente del FAI Andrea Carandini, storici dell’arte tra i quali David Ekserdjian, Andrea Emiliani, Antonio Natali, gli architetti Mario Botta e Pier Luigi Cerri, i fotografi Aurelio Amendola e Italo Zannier, gli scrittori Pietro Citati, Tahar Ben Jelloun, Claudio Magris e Moni Ovadia, i giornalisti Furio Colombo, Roberto D’Agostino e Massimo Gramellini, personaggi dello spettacolo come Albano, Mogol, Roberto Vecchioni, Sergio Castellitto, Luca Barbareschi e Alessandro Preziosi, politici di tutti gli schieramenti come Massimo D’Alema, Luigi Brugnaro, Maria Stella Gelmini, Luca Lotti, Leoluca Orlando.
Il punto nodale della questione è il padiglione in vetro e acciaio che sorgerà nel giardino di Palazzo dei Diamanti: un’inaccettabile interferenza con l’edificio storico secondo Sgarbi, ma il Comune di Ferrara ha ribattuto in conferenza stampa ieri, affidando la replica alla direttrice delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, Maria Luisa Pacelli: “Palazzo dei Diamanti non viene toccato”, ha specificato, “viene restaurato. Il famoso ampliamento non lo riguarda: viene costruito un padiglione completamente reversibile nel giardino retrostante, e molto distante dal muro che separa la prima corte dal giardino. Questo è”. Inoltre il sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, già protagonista nei giorni scorsi di durissimi scontri con Sgarbi, in conferenza stampa ha specificato che alcuni nomi dei firmatari in realtà non risulterebbero. Un concetto ribadito anche dall’assessore alla cultura Massimo Maisto: “chiederei ai giornalisti, siccome tante persone le conoscete, di fare un po’ di verifiche: perché qualcuno ha firmato davvero, qualcuno non ha firmato. E io credo che sia una cosa grave”.
Di seguito, la presentazione del progetto così come da comunicato del team che lo realizzerà, e che è composto da 3TI Progetti, Labics, Elisabetta Fabbri e Vitruvio s.r.l.: “La nuova addizione, di fatto, fonda la propria matrice formale sulla stessa logica geometrica che struttura il Palazzo progettato da Biagio Rossetti, una scelta che consente al nuovo intervento – differente per linguaggio e materia – di entrare nella logica evolutiva del manufatto esistente. L’adozione di un’unica e rigorosa matrice geometrica che governa tutte le misure, da quelle principali fino al ritmo dei pilastri, non solo consente di trovare la misura corretta per ogni parte, ma rivela anche la volontà di concepire la nuova addizione come elemento di relazione e non come oggetto autonomo. Coerentemente con la struttura spaziale del Palazzo dei Diamanti – caratterizzato da una alternanza di pieni e vuoti, volumi edilizi e spazi aperti – il nuovo intervento si dispone planimetricamente in modo tale da continuarne idealmente la logica: la nuova fabbrica, infatti, si distanzia dal muro che conclude il cortile cinquecentesco realizzando un ulteriore cortile che arricchisce la già preziosa sequenza spaziale. In questo modo il percorso ideale che dall’ingresso del Palazzo, attravers o il corpo di fabbrica e il portico, arriva nel cortile fino al muro di confine verso il giardino, prosegue in una nuova sequenza che alterna ancora pieni e vuoti. Una sequenza caratterizzata dalla presenza dell’acqua, che attribuisce allo spazio vuoto un carattere sospeso, e del portico del nuovo manufatto che restituisce profondità allo sguardo. [...] Infine, quella condizione di non finito che caratterizza il Palazzo ferrarese, palesemente riscontrabile nel contrasto tra la ricchezza dei paramenti esterni in marmo e il carattere maggiormente spoglio del cortile interno e del muro di confine del giardino, si ritrova anche n e l nuovo intervento: non c’è rivestimento, non ci sono sovrastrutture. L’edificio è ridotto all’essenziale, alla sua pura struttura, come una antica fabbrica in divenire”.
Nell’immagine: un rendering del progetto.
Ferrara, lavori a Palazzo dei Diamanti: Sgarbi raccoglie firme per fermarli, il Comune ribatte |