Un concorso da 2.000 posti per il Ministero dei Beni Culturali: è quanto vorrebbe fare il ministro Bonisoli per sopperire alle carenze d’organico che ormai caratterizzano il MiBAC. Lo ha proposto questa mattina durante il suo intervento in audizione di fronte alle Commissioni Cultura di Camera e Senato riunite in seduta comune. Il ministro ha dapprima proposto un’analisi della situazione vigente: “Non è che al ministero manchi personale: stiamo parlando di un organico complessivo di più di 16.000 persone, quindi non sono poche. Però vi ricordo che la pianta organica del ministero è di 19.050 unità, e siamo abbastanza lontani, ci mancano migliaia di posizioni per raggiungere questo obiettivo. Vi do anche un paio di dati, perché penso sia importante condividerli. Nei prossimi tre anni, questo incluso, noi avremo 3.437 persone che andranno in pensione, a regole di pensionamento vigente. Contati male sono circa il 20% dei funzionari, degli addetti del ministero. L’età media del ministero è di 54,66 anni. Tenete conto che l’età media della pubblica amministrazione italiana, che già di per sé è già una pubblica amministrazione anziana rispetto ad altre pubbliche amministrazioni di altri paesi, è di 48 anni: quindi questo è un ministero vecchio e sottodimensionato”.
Per rispondere a queste emergenze, in passato sono state adottate soluzioni di emergenza: “fino a oggi abbiamo utilizzato il servizio civile per sopperire ad alcuni deficit di organico, utilizziamo in maniera importante Ales, che è la società in house del ministero per fornire personale e per tenere aperti Uffizi e quant’altro, e questo secondo me è qualcosa che ci deve far riflettere. Secondo me questo è il problema di porci delle domande e capire se è possibile trovare una soluzione strutturale. Il servizio civile, altre forme di volontariato, e le società in house, a mio avviso, sono soluzioni che devono trovare una loro ragione d’essere in una temporaneità. Nel momento in cui questa temporaneità non c’è, e chi inizia a lavorare in un certo modo si aspetta di lavorare per vent’anni, allora questo è un qualcosa che non funziona”.
Di qui, l’idea di un grande concorso: “vorrei lanciare un concorso, e secondo me servono almeno 2.000 posti, nel 2019. Possibilmente con un numero di idonei maggiore in modo da avere poi un serbatoio su cui lavorare, ma anche solamente per controbilanciare le pensioni. Preferisco farne uno da 2.000 nel 2019 e uno magari di eguale o addirittura maggiore entità un paio di anni più avanti, per evitare un altra sindrome che ho visto nei ministeri, e cioè l’entrata massiccia, in un unico anno, di un forte numero di persone (è successo per esempio, in questo Ministero, mi sembra nel 1984, quando sono entrate 6.000 persone in un anno), perché si crea un tappo, un blocco generazionale, che rappresenta un po’ una distorsione di quelli che dovrebbero essere dei buoni processi organizzativi”.
Per altre posizioni si potrebbe invece ricorrere alle graduatorie del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, tramite mobilità tra pubbliche amministrazioni: “in alcuni ministeri noi abbiamo degli esuberi in funzioni o profili che a noi interessano, per esempio vi segnalo il MIUR, che in alcune regioni ha degli esuberi nelle graduatori per l’insegnamento di persone laureate, che magari sono estremamente motivate e appassionate ai temi di cui ci occupiamo (biblioteche, archivi, storia dell’arte, archeologia, e anche legge perché nelle soprintendenze ci vuole qualcuno che faccia i bandi). Se io riesco a prendere alcune centinaia di persone che vivono di supplenze o vivono di un grosso tasso di precarietà perché le graduatorie sono bloccate di fatto, e riesco a dar loro, su base volontaria (nessun trasferimento, nessun comando), a chi vuole, la possibilità di venire a lavorare da noi, soprattutto in alcune zone, penso sia una cosa opportuna. Dovremo lavorare insieme con i colleghi del MIUR, costruiremo un tavolo, faremo una cosa puntuale, perché qua stiam parlando di soluzioni che non funzionano se c’è un trasferimento, quindi stiamo parlando di soluzioni all’interno della stessa regione, o idealmente addirittura nello stesso posto. Magari non saranno numeri importanti, sicuramente non è una soluzione al problema principale della pianta organica di cui parlavo prima, però penso che possa essere qualcosa d’interessante da esplorare, e almeno da realizzare, se non nei numeri che ho in mente, almeno parzialmente. È un’opportunità a disposizione, penso sia il caso di coglierla”.
Infine, qualche considerazione sull’alternanza scuola-lavoro: “Se noi riusciamo a trovare una forma protetta, una forma dove ci sia un minimo di specialità nel fare un’alternanza scuola-lavoro in questo settore (stiamo parlando di ragazzi di 17-18 anni, quindi di persone molto giovani), il fatto di dare un riconoscimento, magari in sede di concorso pubblico, penso che questo potrebbe essere un incentivo ad attrarre sui temi dell’alternanza scuola-lavoro ragazzi e ragazze che naturalmente hanno una propensione per occuparsi di temi come la cultura”.
Nella foto: Alberto Bonisoli durante il suo intervento.
Bonisoli, MiBAC: per il 2019 vorrei lanciare un concorso da 2.000 posti |